Creato da giovannydelprete il 07/01/2009

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Post N° 36

Post n°36 pubblicato il 08 Gennaio 2009 da giovannydelprete


Il separatismo
siciliano



Enrico De Nicola alla celebrazione del 133° annuale dell'Arma, il 5 giugno 1947In quei
giorni carichi di tensione Brunetti dormiva ogni notte per
poche ore soltanto su una branda al Viminale. Le votazioni si
svolsero senza incidenti il 2 giugno 1946: la Repubblica
ottenne 12 milioni 717.923 voti contro i 10 milioni 719.284
voti raccolti dalla Monarchia. Umberto non sostenne la
successiva campagna dei suoi sostenitori che accusarono il
Ministero dell'Interno di brogli e lasciò l'Italia il 13
giugno per raggiungere il suo esilio a Cascais, in Portogallo.
Quindici giorni dopo il liberale napoletano Enrico De Nicola
fu eletto capo provvisorio della Repubblica. Al suo fianco i
Corazzieri che, sciolti dal giuramento di fedeltà personale al
"re di maggio", diventarono le guardie dei
Presidente.


Nelle elezioni per la Costituente,
le prime elezioni libere dall'ottobre 1922, la Democrazia Cristiana
ottenne il 35,2 per cento dei voti; il 20,7 per cento andò ai
socialisti e il 19 per cento al PCI. E interessante notare che un
buon milione di voti e ben trenta deputati andarono al Fronte
dell'Uomo Qualunque, capeggiato dal drammaturgo Guglielmo Giannini,
un movimento di protesta particolarmente forte nel meridione, dove
l'odio per il governo di Roma era alimentato dalle condizioni di
arretratezza. La mafia rurale stava allora rialzando la testa e
stava stringendo nuovi legami con quella italo?americana impiantata
negli Stati Uniti.


Fu in quel contesto che si sviluppò
la disgraziata idea del separatismo siciliano, funesta come tutti i
tentativi di spaccare la coesione nazionale. I Carabinieri furono
in prima linea nella lotta contro il separatismo.


Il 22 luglio 1943, un giorno prima
della liberazione, il Giornale di Sicilia titolò in prima pagina:
"La Sicilia che non ha mai tradito riconsacra il suo diritto alla
libertà e all'indipendenza", lanciando il primo messaggio
separatista. Cinque giorni dopo un neocostituito CIS (Comitato per
l'Indipendenza della Sicilia) chiese agli alleati la creazione di
un governo provvisorio nell'isola. Nella prima settimana di agosto
fu dato alle stampe il numero 1 del foglio indipendentista Sicilia
liberata. Trascorse un anno prima che le autorità decidessero la
soppressione del foglio.


Salvatore Giuliano con Gaspare Pisciotta, suo braccio destro e poi suo assassinoPER DUE SACCHI
DI GRANO.
Il 2 settembre 1943 un giovanotto proveniente da
San Giuseppe Jato e diretto a sud della natia Montelepre stava
trasportando un paio di sacchi di grano. Non era un semplice
contadino, ma uno dei tanti corrieri del mercato nero del
grano che prosperava sotto l'occhio vigile della mafia e
grazie alla compiacenza di troppe autorità. Giunto alla
località Quattro Molini fu bloccato da due carabinieri e due
guardie campestri. Gli andò male: venne fermato e il carico
gli fu confiscato. Ma a quel punto sopraggiunse un altro
contrabbandiere e tre dei tutori dell'ordine si mossero per
bloccarlo. Uno soltanto era rimasto a sorvegliare il
giovanotto che, con una ginocchiata si sbarazzò dello scomodo
custode, tentando di nascondersi in un boschetto inseguito
dagli altri tutori dell'ordine. Rispose al fuoco uccidendo
l'inseguitore più vicino. Il carabiniere Antonio Mancino fu la
prima vittima del bandito Salvatore Giuliano.


L'Arma si mobilitò per catturare
Giuliano: il 25 dicembre 1943 fu organizzata una gigantesca retata
nei dintorni di Montelepre. Un centinaio di compaesani di Giuliano
(inclusi il padre, lo zio e un cugino), sospettati di complicità,
vennero arrestati. Giuliano venne alla fine scovato, ma riuscì a
sfuggire alla cattura uccidendo un milite e ferendone un altro.
Ebbe così inizio una latitanza tristemente leggendaria che si
protrasse fino al 1950 e che presto si intrecciò con la causa del
separatismo siciliano.


li 4 ottobre 1943 un autorevole
esponente indipendentista, Finocchiaro Aprile, aveva chiesto
esplicitamente l'abdicazione di Vittorio Emanuele III e la
creazione di una repubblica in Sicilia. Il 9 dicembre vi era stata
la pubblica adesione di 11 deputati ex siciliani al CIS,
sottolineata da una petizione agli alleati perché evitassero alla
Sicilia di tornare sotto il governo Badoglio. Con il passaggio dei
poteri dall'AMGOT all'amministrazione italiana l'agitazione
politica per la secessione dall'Italia si intensificò e nell'aprile
1944 il CIS si trasformò nel MIS (Movimento per l'Indipendenza
della Sicilia), che impresse un maggior dinamismo alla lotta.


Fu nel MIS che emerse la figura
carismatica di Antonio Canepa. Iscritto nel 1932 al partito
fascista, aveva partecipato a un colpo di mano per l'annessione di
San Marino all'Italia (1933). Sorpreso in un albergo della piccola
repubblica, mentre era in procinto di organizzare con il fratello
una "marcia su San Marino" alla vigilia dell'operazione, riuscì a
sfuggire alla custodia della locale gendarmeria e a scampare alla
condanna a morte. Nove anni più tardi scrisse, con lo pseudonimo di
Mario Turri, un libello intitolato: "La Sicilia ai siciliani! ?
Documenti per la storia della lotta antifascista in Sicilia".


un comizio al Politeama di Palermo di Andrea Finocchiaro Aprile, fondatore del Movimento per l'Indipendenza della SiciliaL'ILLEGALITÀ
ARMATA.
Nell'isola la situazione diveniva di giorno in
giorno più incandescente: i proprietari terrieri conservatori
non solo giocavano la carta del MIS, ma mantenevano e
sviluppavano i legami mafiosi, anche per difendersi dai
partiti che sostenevano le rivendicazioni contadine.


Le leggi di riforma agraria varate
dal ministro Cullo furono viste come il fumo negli occhi dai
latifondisti, molti dei quali non esitarono ad affidarsi alla mafia
per difendere i loro privilegi.


Nell'ottobre 1944 il primo congresso
del MIS a Taormina non solo riaffermò i suoi orientamenti
repubblicani e separatisti, ma segretamente si preparò per la lotta
armata. Il 14 dicembre gli universitari di Catania, guidati da
Canepa, incaricato di storia delle dottrine politiche nell'ateneo,
organizzarono una dimostrazione contro la leva. Il municipio, il
distretto militare, il tribunale, l'intendenza di finanza e
l'esattoria furono dati alle fiamme. Canepa si incaricò di
scegliere gli studenti che avrebbero costituito il primo nucleo
dell'EVIS (Esercito Volontario per l'Indipendenza della Sicilia) e
di stampare i primi manifesti a sostegno della causa.


Il più conosciuto fra tali manifesti
fu quello che raffigurava il bandito Giuliano nell'atto di tagliare
le catene che univano la Trinacria al continente, agganciando
l'isola alla terra promessa degli USA. Il testo non lasciava spazio
a compromessi: "A morte i sbirri succhiatori del popolo siciliano e
perché sono i principali radici fascisti, viva il separatismo della
libertà, Giuliano". Si compiva in tal modo la prima significativa
saldatura tra criminalità comune e terrorismo nella storia della
Repubblica. Non sarà l'ultima.


SCACCO ALL'EVIS. In quei
mesi, quando aveva già acquisito una fama che aveva varcato i
confini siciliani e quelli italiani con una lunga serie di delitti,
Giuliano fu avvicinato dai capi separatisti.


un rastrellamento compiuto dai Carabinieri in un casolare della Sicilia centrale. La mafia strinse un'alleanza con gli IndipendentistiIl primo incontro
ebbe luogo nella fattoria dei fratelli Genovese, a passo
Rigano. La proposta operativa di trasferirsi nella zona di
Catania, epicentro dell'EVIS, suscitò la sua diffidenza.
"Supra i lastruni sciggrigu" (sul lastricato scivolo), rispose
il bandito che preferiva operare nella copertura offerta dal
terreno intorno a Montelepre, Giuliano, tuttavia, non rifiutò
di prestare la propria immagine all'EVIS. Ai primi del gennaio
1945 i gravissimi incidenti a Ragusa fomentati dall'EVIS in
seguito all'arresto di nove renitenti, crearono seri problemi
ai Carabinieri per il ristabilimento dell'ordine.

Le unità dell'Arma nella provincia di Catania furono poste in stato
di allerta in seguito a ripetute segnalazioni riguardanti la
presenza di bande armate e agguerritissime.

Il 22 giugno 1945 tre carabinieri furono destinati a un posto di
blocco sulla statale 120: il maresciallo Rizzato, il vicebrigadiere
Rosario Cicciò e il carabiniere Carmelo Calabrese. Alle 8,17 di
mattina intimarono l'alt a un motofurgone che, dopo aver finto di
rallentare, accelerò l'andatura. Un colpo di moschetto in aria
indusse il conducente a rallentare dopo un'altra quarantina di
metri. I carabinieri si avvicinarono al mezzo: Cicciò sul lato del
conducente, Rizzato sull'altro lato e Calabrese sul retro della
vettura.


Si accorsero che dentro al cassone
si nascondevano cinque persone con la tuta mimetica, un fazzoletto
giallorosso al collo ed uno scudetto metallico sul petto con la
scritta 'Sicilia": la divisa dell'EVIS. Lo scontro a fuoco fu
inevitabile. Calabrese e Rizzato furono feriti. Cicciò riusci a
colpire a una coscia uno del camion, che aveva in tasca una bomba a
mano. L'esplosione fu devastante. Nel camion rimasero agonizzanti
Canepa, che si nascondeva dietro le false generalità di Ermanno
Presti, e il suo aiutante Carmelo Rosario.


"A bordo stavano armi, ordigni,
munizioni e valori: due moschetti mitra Breda, due pistole
mitragliatrici tedesche, una carabina automatica americana, due
moschetti mod. 91, tre pistole automatiche, 24 bombe a mano Breda,
due bombe a mano Sipe, sei bombe a mano tedesche, 345 cartucce
varie ed altro materiale di equipaggiamento, nonché la somma di L.
305.000", si legge nel rapporto steso immediatamente dopo.


il famoso manifesto separatista che raffigura Giuliano che taglia le catene che legano Sicilia e Italiagiuliano Lo scontro
permise non soltanto di eliminare una figura di spicco
dell'EVIS, ma soprattutto di avviare una seria azione
investigativa su questo esercito clandestino.

I reclutandi erano inizialmente istradati verso le masserie dei
latifondisti aderenti al movimento e di lì al quartier generale
segreto dell'EVIS. A questo punto i ragazzi sottoscrivevano un
giuramento firmandolo con il nome di battaglia, mentre la loro vera
identità era conosciuta solo da Canepa. Da quel momento
cominciavano gli addestramenti militari in appositi campi.


Gli investigatori ricostruirono
pazientemente la rete dei fiancheggiatori per stringere la morsa
intorno all'organizzazione. Questo lavorio permise alle forze
dell'ordine di contrastare la seconda fase offensiva dell'EVIS,
guidata da Concetto Gallo, designato dal MIS a succedere a Canepa.
Nel suo primo appello ai membri della guerriglia annunciò:
"Fratelli, tenetevi pronti per il gran giorno. Indipendenza o
morte!". Ma il 29 dicembre 1944 i Carabinieri accerchiarono uno dei
suoi campi paramilitari, nella piana di Niscemi.


Per l'EVIS fu un disastro, segnato
anche dalla morte di uno studente palermitano e dell'appuntato
Giovanni Cappello. All'esercito clandestino non restò altro da fare
che stringere ancora i propri legami con il banditismo e la mafia
locali.

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