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Post N° 48

Post n°48 pubblicato il 08 Gennaio 2009 da giovannydelprete


Una lunghissima
guerra



I Carabinieri sono stati
impegnati in prima linea, pagando un alto tributo di sangue, nella
lotta contro la mafia e la criminalità organizzata. E, finalmente,
sono arrivati importanti successi



La sfida più difficile alle forze
dell'ordine viene proprio da quei profondi intrecci politici,
economici, sociali e culturali che hanno generato attività
criminali e che da regioni come la Sicilia, la Calabria e la
Campagna si sono diffusi in tutta la penisola, riuscendo spesso a
superare i confini nazionali.


Carabinieri cacciatori in azione nella zona dell'AspromonteLo sviluppo del
malcostume e della corruzione politica hanno potentemente
favorito l'estendersi della criminalità organizzata anche in
regioni prima vergini. Eclatante è, senza dubbio, il caso
della Puglia, sino agli anni Ottanta caratterizzata da una
normale criminalità concentrata soprattutto nelle grandi città
portuali. A partire dal 1985 l'offensiva di espansione della
NCO (Nuova Camorra Organizzata) del boss Raffaele Cutolo si è
saldata alle locali strutture criminali. Per lunghi anni la
crescita di un potere mafioso in quella regione, pur
documentata dai rapporti delle forze di polizia, è stata
praticamente del tutto ignorata a livello politico. La Sacra
Corona Unita e le organizzazioni consorelle hanno potuto senza
troppo contrasto mettere in piedi un fiorente traffico di
droga, quando un'azione tempestiva e decisa avrebbe potuto
eliminare le prime teste di ponte. Prima di arrivare a Cosa
Nostra, rivediamo cosa sono e cosa hanno combinato le altre
due grandi organizzazioni malavitose.


La camorra era già fiorente nel
secolo scorso, aveva già avuto modo di stringere ambigue alleanze
anche a livello di prefetti e ministri degli Interni. Come negli
altri due fenomeni essa parte dalla creazione di un potere
parallelo che offre protezione e controllo politico-sociale in
cambio di concreti favori. Anche in essa vengono coltivati i miti
del camorrista buono, valoroso, abile nel maneggio delle armi,
protettore dei deboli e raddrizzatore di torti. Alla NCO si
contrapponeva negli anni 1990-1992 la Nuova Famiglia, più legata
alla tradizione originaria della camorra, la quale, al di qua dei
miti, significa una sola cosa. Essere camorrista vuol dire
prevaricare sugli individui e sulle attività economiche per
ottenere il potere, usando prepotenza, astuzia e spietata violenza
senza scrupoli. La camorra tradizionale era un'organizzazione
centralizzata, con una struttura piramidale, i cui membri erano
legati da apposite cerimonie di giuramento e di iniziazione. Quasi
sempre coincidenti con clan familiari, queste strutture mantenevano
il controllo su singoli rioni di Napoli o paesi della fascia
vesuviana specialmente nei settori dell'ortofrutta e dei mercati
generali.


Raffaele Cutolo, Boss della Nuova Camorra Organizzata.Il dopoguerra apre nuove
occasioni alle famiglie camorriste. Ci sono da spartirsi le risorse
erogate dallo Stato, ci sono le opportunità di speculazioni
edilizie (con conseguente scempio urbanistico) in città come Napoli
e Salerno e dell'intera costa campana, ci sono relazioni da
stabilire a livello locale con gruppi politici clientelari per
averne in cambio appalti, concessioni, privilegi. Ma fino agli anni
Sessanta la camorra resta un fenomeno radicato e limitato; poi
intervengono due fatti nuovi.


LA BIONDA CHE UCCIDE. Un
vecchio manifesto di sensibilizzazione alla minaccia del
contrabbando faceva vedere un fumatore che si accendeva la sua
sigaretta, mentre alle sue spalle una mano armata sparava. Il
messaggio era semplice: chi compra dal banchetto abusivo, arma la
mano del grande crimine. La campagna pubblicitaria è passata, come
è passata la proposta dell'allora ministro delle Finanze, Rino
Formica, di dare un lavoro legale ai contrabbandieri napoletani per
sottrarre manovalanza alla criminalità organizzata. I banchetti
sono rimasti e sono talvolta cambiati i piccoli venditori, sempre
di più immigrati da paesi più poveri. Ma se si alza lo sguardo dai
pesci piccoli, si vede che trent'anni fa si verificato il passaggio
dal contrabbando di piccolo cabotaggio ad un vero e proprio
business. I clan marsigliesi, che prima controllavano questo
traffico, vengono emarginati.

I flussi passano ora da Napoli e l'invio in soggiorno obbligato di
boss di Cosa Nostra del calibro di Antonino Camporeale, Filippo
Gioè Imperiale, Francesco Paolo Bontade favorisce la creazione di
nuove alleanze. Cosa Nostra ha interesse a creare strutture più
efficienti in Campania con le quali combinare affari: Michele Zaza
e famiglie come i Mazzarella e i Nuvoletta sono considerati come
gli interlocutori ideali in quanto affiliati alle "famiglie" di
Palermo.


l'arresto di Renato Vallanzasca nel 1977Un'altra ondata di criminosa
prosperità arriva a metà degli anni Settanta con il traffico della
droga. La camorra può ormai disporre di quadri maturi,
sprovincializzati, assolutamente in grado di trattare da pari a
pari senza conflitti con gli "uomini d'onore" siciliani. "Ma
nonostante questo ruolo conquistato (...) e i poteri e lo spazio
economico occupati, la camorra (...) fin quasi alle soglie del 1980
non era sta fa adeguatamente valutata dallo Stato e dall'opinione
pubblica nazionale (...). In definitiva si può dire che la camorra
è vissuta all'ombra della mafia, utilizzando il suo modello e
riuscendo a consolidare posizioni senza grandi clamori e senza
reazioni consistenti da parte delle pubbliche autorità", recita il
rapporto provvisorio approvato dalla commissione parlamentare
antimafia del 1982, istituita subito dopo l'uccisione del generale
Dalla Chiesa.


IL NUOVO CAMORRISTA. Figura
centrale di questa espansione è Raffaele Cutolo nato a Ottaviano
del Vesuvio. Anche lui conosce presto le sbarre del carcere per un
omicidio, ma trasforma uno scacco in un trampolino di lancio.
Servendosi delle estorsioni dei suoi amici fuori di prigione,
investe attentamente i soldi all'interno per alleviare le
condizioni di giovani detenuti, spesso destinati a uscire presto.
Cutolo usa anche il suo ascendente per comporre liti e dispute. I
risultati non si fanno attendere: la popolarità tra gli ex-detenutí
è altissima, i legami di gratitudine sono molto saldi e una serie
di "fiori" comincia ad affluire nelle casse del camorrista. Le
offerte in danaro sono però il primo passo per creare una falange
di fedelissimi.


una pattuglia di Carabinieri Cinofili. Costituito nel 1957, il reparto cinfili viene impiegato nella ricerca di latitanti e nelle operazioni di soccorsoIl 5 febbraio
1978 Cutolo evade dal manicomio criminale di Aversa e sino al
maggio 1979 (quando viene riacciuffato) la campagna acquisti
procede a pieno ritmo. La NCO è una piramide il cui vertice
assoluto è lui, o' professore; Pasquale Barra, detto o'
'nnimale per la sua ferocia, è il fedele vice che controlla
con pugno di ferro i capizona; Oreste Pagano è il vice per la
Lombardia. La politica di alleanze è intensa e vivace:
rapporti d'influenza, come visto, si sviluppano in Puglia e
nel resto della Campania; ottimi sono rapporti con la
'ndrangheta; alleanze vengono strette con le bande lombarde di
Renato Vallanzasca (il bel René) e Francis Turatello (faccia
d'angelo). Ormai nemmeno la reclusione ferma l'espansione
delle attività economiche: gioco d'azzardo, lotto nero,
totonero, spaccio di droga, contrabbando di armi e sigarette,
rapine, estorsioni, tangenti, truffe sui fondi CEE, biglietti
falsi per lo stadio, furto e ricettazione, usura.


Sempre in carcere, grazie a turpi
complicità, Cutolo gestisce il torbido affare della liberazione
dalle Brigate Rosse dell'assessore regionale campano Ciro Cirillo.
Il grande pubblico si accorge finalmente della minaccia quando
bisogna ricostruire il cratere dopo il terremoto d'Irpinia. Nel
1980 le cricche clientelari si lanciano sulla torta degli appalti
per la ricostruzione, oggetto di molte indagini e processi in
corso.

Centinaia di edifici vengono dichiarati falsamente inagibili o
danneggiati, dozzine di piani-fantasma vengono approvati e
finanziati con grande facilità e su tutto si stende la lunga ombra
della camorra.


Chi invece si è accorto presto dei
nuovo e sgradevole andazzo sono i clan camorristi di più vecchia
data. Nel 1978 Michele Zaza e i suoi creano l'onorata fratellanza,
ma Cutolo se ne infischia e infiltra i suoi in nuovi territori.
Quando tenta di prendere i controllo della zona
Forcella-Duchessa-Mercato-Via del Duomo, nelle mani dei
Giugliano-Marano, questi si alleano con quelli di San
Giovanni-Portici ed alla fine del 1979 scoppia la guerra tra NCO e
Nuova Famiglia. E una guerra senza quartiere: nel 1979 si
registrano 71 omicidi di marca camorrista; l'anno successivo sono
134 e salgono a 193 nel 1981, a 237 nel 1982, a 238 nel 1983, per
scendere a 114 nel 1984. La guerra si conclude con un indebolimento
dei cutoliani e con un rafforzamento della presenza camorristica
nel napoletano.


I TANTI NOMI DEL PATTO DI
SANGUE.
C'è una realtà criminale che è stata così poco
conosciuta e così poco descritta che già nell'Ottocento non si
sapeva bene come chiamarla. Mafia, camorra, camorra reggina,
picciotteria, Famiglia Montalbano, la Santa. Solo due termini sono
rispettivamente correnti nei luoghi e nei mass media: onorata
società e 'ndrangheta. Il primo nome richiama il concetto di onore.
Esso è considerato l'unità di misura del valore di una persona, di
una famiglia e ruota essenzialmente intorno alla figura della
donna. La donna dà e toglie onore, quindi va controllata e tutelata
strettamente perché l'onore non le venga tolto. Se questo
accadesse, tocca all'uomo riparare in un unico modo: uccidendo chi
l'ha disonorata. Altrimenti né lui, né la sua famiglia hanno più
l'onore. Il secondo appellativo ha invece molto probabilmente
origini grecaniche. Andragathos significa uomo valoroso e
coraggioso e solo una persona con questi requisiti può accedere
all'onorata società.


Le cosche mafiose calabresi sono
ampiamente conosciute con il vocabolo 'ndrina, un'organizzazione
locale autonoma, talvolta distinta in maggiore e minore se nello
stesso comune ve ne sono due di differente importanza. Anche
'ndrina è di origine grecanica ed indica la persona dalla schiena
dritta, che non si piega mai. Un codice, talvolta scritto e spesso
tramandato oralmente, regola la gerarchia degli appartenenti.
"L'albero della scienza è diviso in sei parti: il fusto rappresenta
il capo di società; il rifusto il contabile e il mastro di
giornata; i rami i camorristi di sangue e di sgarro; i ramoscelli i
picciotti o puntaioli; i fiori rappresentano i giovani d'onore; le
foglie rappresentano la carogne e i traditori della 'ndrangheta che
finiscono per marcire ai piedi dell'albero della scienza", recita
uno degli statuti sequestrati.


L'entrata nella 'ndrina viene
chiamata battesimo, non solo per la solennità dell'avvenimento, ma
anche perché chi appartiene all'onorata società vi appartiene per
sempre; lo 'ndranghetista è infatti un uomo con due battesimi.
Nelle sue memorie un camorrista della 'ndrina del paesino di
Presinaci ricorda come fosse stato battezzato picciotto al termine
di una rigorosa cerimonia con la formula: "Da questo momento
conosco Serafino Castagna come picciotto appartenente a questo
onorato corpo di società. Giuro con lui di spartire il giusto e
l'ingiusto, qui e fuori di qui e in qualsiasi posto. Se macchie
d'onore porterà, tragedia e infamità cadranno su di lui e non sulla
società". Per passare da picciotto a camorrista bisognava
commettere uno o più sfregi ordinati dalla 'ndrina e poi fare la
tirata del sangue. In questa cerimonia l'aspirante camorrista
doveva duellare con un camorrista e colpirlo tre volte e
succhiargli il sangue dalle ferite. Le lame dei coltelli erano
avvolte nello spago e solo la punta fuoriusciva.


IL METODO MORI IN CALABRIA.
Nel 1955 vengono commessi numerosi delitti che convincono l'allora
ministro degli Interni, Tambroni, ad agire con i mezzi forti. Già
nel mese di aprile i Carabinieri avevano partecipato alla caccia di
quello che la stampa battezzava "il mostro di Presinaci", quel
Salvatore Castagna che in un sol giorno aveva ammazzato cinque
compaesani. Cinquecento Carabinieri con unità cinofile, insieme ai
colleghi della polizia, riescono dopo una battuta che ricorda
quelle contro il brigantaggio a catturare lo 'ndranghetista.


Nell'estate il ministro spedisce in
Calabria il giovane questore di Trieste, Carmelo Marzano, in
sostituzione del questore Pietro Sciabica, per ripulire dai
latitanti il reggino. Tanta è la distanza tra Stato e cittadini che
viene coniata l'ironica battuta: "A Reggio sono arrivati i
marziani".


Marzano si muove con rapidità
allontanando fuori dalla questura le persone giudicate meno
affidabili. Sul flusso di raccomandazioni e sollecitazioni da parte
di esponenti politici cala il black-out totale.

Di nuovo i Carabinieri sono in prima linea nella gigantesca
operazione lanciata dal questore: controllo del territorio, misure
amministrative, ripristino di ammonizione e confino, revisioni dei
porti d'arma. I risultati sono: 261 arresti, 22 fucili, 2 mitra, 61
pistole, 136 pugnali e armi bianche entro il 27 ottobre.


Dopo 57 giorni il ministro dichiara
ufficialmente conclusa l'operazione ma il prefetto di Reggio
Calabria Pietro Rizzo scrive allo stesso ministro: "La mafia che
sarebbe stata presunzione ritenere di aver eliminato nel volgere di
tre mesi, colpita nelle ramificazioni, ha purtroppo salde radici
che soltanto un'azione paziente e graduata nel tempo potranno
distruggere". Sull'azione delle 'ndrine si stende il silenzio.


Nel frattempo, dal 1950 al 1980, la
violenza caratteristica della 'ndrangheta causa il 90 percento dei
2.100 omicidi commessi in zona. Gli anni Sessanta portano nuovi
ignobili e ricchi guadagni con la droga, i sequestri di persona ed
il mercato di appalti e subappalti. Saltano così gli equilibri
rappresentati dai capibastone dominanti nel ventennio
precedente.


Dal 1965 al 1969 infuria la prima
fase della guerra fra le 'ndrine con epicentro a Reggio. Il vecchio
capobastone di San Martino Taurianova Giuseppe Zappia, lancia un
appello all'unità in una riunione segreta, ma la proposta urta
contro il tenace paticolarismo delle famiglie. La seconda fase è
segnata, nel 1974, dall'assassinio di Giovanni De Stefano nel Roof
Garden, un locale chic di Reggio. Nel 1975 vi saranno 93 morti e
101 nell'anno successivo: dallo scontro fra i Tripodo e i De
Stefano emergeranno i secondi. E' in quest'epoca che il coltello
viene definitivamente sostituito con il mitra e con il tritolo: si
perde anche qualunque residuo rispetto della persona umana con
frequenti sfregiamenti di cadaveri. "Sembra che non gli importi
neppure di morire: è la vita che non vale più nulla", commenta
amaro un giovane ufficiale dei Carabinieri.






Approfondimento: Reparti speciali


uomini del GISNel corso degli anni
l'originaria articolazione territoriale dell'Arma dei Carabinieri è
stata adattata alle esigenze geodemografiche ed operative in
relazione alle tipologie e alle metodologie criminali, con reparti
differenziati per entità ed ampiezza giurisdizionale (Divisioni,
Comandi Regionali, Comandi Provinciali, Comandi Intermedi e
Stazioni). Si è quindi aggiunta una linea di reparti ad alto
profilo di specializzazione, dotati di mezzi e tecnologie mirati ad
interventi in situazioni e/o ambienti difficili.


Per cui ai carabinieri a cavallo,
nati con l'Arma stessa e ancora utilissimi in battute su territori
impervi specialmente in Calabria e nelle maggiori isole, si sono
affiancati: dal 1922 gli sciatori e i rocciatori, istituiti con
compiti di vigilanza e soccorso in alta montagna; dal 1953 i
subacquei impiegati per il recupero di corpi di reato nel mare e
nelle acque interne, in situazioni anche molto complesse per
l'insidia dei fondali, dal 1955 i tecnici e gli assistenti di
laboratorio del Centro Carabinieri Investigazioni Scientifiche
(Ccis) per le indagini di polizia giudiziaria; dal 1957 i cinofili,
idonei alla ricerca di catturandi e in operazioni di soccorso; dal
1964 i nuclei operativi e radiomobili per servizi di prevenzione e
pronto intervento con i quali sempre più spesso e con successo
cooperano dal 1965 gli elicotteristi che affiancano pure dal 1969,
specialmente in estate, gli equipaggi delle motovedette; dal 1974 i
tiratori scelti assegnati ai Comandi regionali per situazioni ad
alto rischio, dal 1991 i Cacciatori degli squadroni eliportati, che
operano in funzione antisequestro nella regione dell'Aspromonte e
in Sardegna.


Né vanno dimenticati i Comandi
(Antidroga; Antisofisticazioni e Sanità; Tutela del Patrimonio
Artistico; Banca d'Italia) e i Nuclei (Ispettorati del Lavoro;
Operativo Ecologico e Antifalsificazione monetaria). Un cenno a
parte merita infine il Raggruppamento Operativo Speciale (Ros):
istituito il 3 dicembre 1990 al quale sono affidati compiti di
contrasto specifico della criminalità organizzata su tutto il
territorio nazionale: è articolato in Sezioni e Reparti
specializzati per tipologia criminale e si è distinto in operazioni
particolarmente brillanti, quali la cattura del famigerato boss
mafioso Salvatore Riina (1993).

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