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Esondazioni .Prevenire e ridurre gli effetti della cementificazione dei bacini

Post n°4 pubblicato il 15 Febbraio 2014 da why66

Avendo individuato nella cementificazione dei bacini , la causa generale di incremento della frequenza delle esondazioni , in special modo nelle aree molto urbanizzate ,vediamo prima di tutto  i metodi per mitigare e se possibile annullare gli effetti della cementificazione .

 

Dobbiamo chiederci , è possibile realizzare nuovi insediamenti urbanistici senza incrementare le portate massime del bacino ?

Le opere da realizzare con questa finalità sono efficaci e sostenibili ?

Fortunatamente posiamo dare risposte positive .

Ma vediamo meglio nel dettaglio quali interventi si possono attuare .

Innanzi tutto per quanto riguarda le superfici cortilizie interne , anche per la sosta dei veicoli , si possono realizzare della pavimentazioni disperdenti adatte allo scopo , sia con manufatti cementizi che con manufatti ancor più leggeri in resine plastiche , che sopportano i carichi , permettono la realizzazione di superfici parzialmente o quasi completamente a prato , ed in conseguenza filtranti .

I costi sono dell'ordine di quelli di una buona pavimentazione stradale , anche se possono richiedere costi di manutenzione maggiori .

Per quanto riguarda le pavimentazioni viarie oggi esistono asfalti cosidetti filtranti , realizzati con inerti con granulometrie maggiori e tali da non intasare completamente gli spazi . Sono utilizzati dalle società di gestione delle autostrade perche migliorano la percorrenza e la visibilità non sollevando veli d'acqua e spruzzi, non formando pozzanghere superficiali, potrebbero essere una ottima soluzione nel caso se ne diffonda ulteriormente l'uso , e si riducano i costi.

Occorre comunqque realizzare vasche di raccolta e dispersione delle acque, (anche  cunette e fossi disperdenti ). Qualora ne sussistano le condizioni , queste vasche di raccolta potrebbero essere adibite all'utilizzo irriguo di parchi pubblici ( si rammenta l'opportunità di separare le " acque di prima pioggia " che risultano fortemente inquinate in quanto  lavano le superfici dalle polveri depositate , e solo queste essere avviate alle fognature).

Tutte le acque dei tetti delle superfici coperte private devono essere convogliate in vasche di raccolta e disperdimento nel terreno , con le raccomandazioni relative alle acque di prima pioggia , eventualmente utilizzate anche , ai  fini di inaffiamento estivo , o con  finalità di riserve antincendio, in particolare nel caso di insediamenti commerciali , industriali o di magazzini per la logistica . 

Per fare un esempio numerico , il caso della villetta a schiera che aveva una copertura comprese gli sporti di gronda indicata in 80 mq per ogni unità immobiliare, ipotizzando una intensità di pioggia critica di 75 mm ora,  per un ora di pioggia alla massima intensità occorerà disperdere nel suolo 6000 litri o,almeno una consistente quota.Realizzando una vasca di almeno 3000 liti  si ottiene che 3000 litri + la frazione infiltrata nel terreno durante la prima ora  , non raggiungano le fognature. Nelle ore successive poi l'intensità media di pioggia tenderà naturalmente a scendere e si avrà un maggior peso della quota dispersa nel terreno per infiltrazione, i tempi medi di corrivazione vengono così allungati anche per la parte non infiltrata nei terreni.

Delle vasche prefabbricate in manufatti cementizi disperdenti a forma di anello circolare potrebbero essere realizzate con un costo indicativo di 1000-1500 euro per la singola unità abitativa. 

In alcuni paesi , sono stati studiati dispositivi per lo stoccaggio delle acque piovane sui tetti piani , i costi sono pù che altro di manutenzione , in particolare delle guaine impermeabilizzanti.  Adatto ad esempio ad alcuni tipi di capannoni e di attività. 

Nel caso non basti e relativamente ai casi di grossi investimenti immobiliari , come la realizzazioni di interi nuovi quartieri , tipo le newtown , la realizzazione di ampie aree commerciali ( centri commerciali ed outlet ) aree artigianali o distretti industriali , centri per la logistica e simili ,si possono introdurre aree a verde pubblico da realizzare a valle del nuovo insediamento ed a monte della rete idrografica del centro storico  da salvaguardare , dove prevedere aree destinate ad accogliere periodicamentele esondazioni , con tempi di ritorno , anche di un secolo .

Predisponendo una viabilità interna dei parchi realizzata a quote opportune , con strade, anche sterrate,  in rilevato e tali da garantire la funzionalità del parco anche immediatamente dopo le esondazioni, e per permettere in modo semplice, veloce ed efficace gli interventi di pulizia e manutenzione .

In questi casi  occorre vincolare la realizzazione alla presentazione di un progetto delle opere da realizzare , individuate con un adeguato studio idrologico ed idraulico delle soluzioni proposte .

La realizzazione degli accorgimenti e delle opere illustrate necessarie per alleviare o addirittura annullare gli effetti della nuova ulteriore cementificazione ,avrebbe l'indubbio beneficio di non peggiorare ulteriormente le cose.

Ma cosa fare nelle aree già compromesse ?

Inoltre anche se in genere di costo sostenibile ,sarebbero completamente a carico dei soli nuovi insediamenti , teoricamente a favore della collettività , ma in realtà a tutto vantaggio degli edifici preesistenti ed in particolare di quelli di maggior valore situati nei centri storici . 

Si potrebbero comunque finanziare , in parte o in totale , portando in detrazione i maggiori costi dagli oneri di urbanizzazione , al fine di incentivare l'attività immobiliare che versa attualmente in grave crisi.

A mio modo di vedere per poter non solo stabilizzare le situazioni , ma per migliorare le situazioni pregresse sarebbe opportuno , ragionando sulle caratteristiche tecniche di ogni bacino , e relativamente ai livelli di prevenzione del rischio che si vogliono raggiungere , procedere alla definizione di un piano di intervento attuativo di bacino , addivenire alla individuazione di interventi ( e  costi) standard , stabilire dei limiti temporali di intervento e chiedere tali realizzazioni anche alle proprietà degli edifici esistenti . Qualora le condizioni di fattibilità non persistano, per la mancanza di spazi per le vasche disperdenti , o per convenienza delle amministrazioni locali , che si troverebbero comunque ad attuare in questo caso gli interventi di adeguamento per tutti gli  edifici pubblici  , nonchè eventualmente anche per la viabilità pubblica , si potrebbe monetizzare per i centri storici i costi tramite anche una rateizzazione poliennale , con cui finanziare la realizzazione delle opere previste dal piano di bacino unitamente a quelle a carico della parte di proprietà pubblica. Una simile soluzione avrebbe il vantaggio del coordinamento degli interventi pubblici e privati , e di una certezza di avanzamento unificato degli interventi stessi, e permetterebbe ipotesi di recupero nell'ordine di un  decennio, per la realizzazione delle opere previste dal piano di intervento .

Detti piani dovrebbero prevedere l'integrazione con altri interventi qualora necessari quali sistemazione di sponde ed argini o realizzazione di canali deviatori e/o scolmatori.

Le quote a carico dei privati potrebbero essere ammesse al godimento di incentivazioni fiscali rispetto alla tassazione delle proprietà immobiliari interessate.

 
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L'influenza della cementificazione sulle piene dei bacini

Post n°3 pubblicato il 14 Febbraio 2014 da why66

 

Come abbiamo visto le portate di piena dipendo da fattori come la piovosità , come la forma del bacino , e come la pendenza media , che in genere non sono influenzati dalla presenza delle attività umane .

La piovosità si ritiene che sia influenzata dalle attività umane ( immissione CO2, effetto serra , che posono modificare il clima - cosidette variazioni climatiche ).

Questi effetti alle volte anche naturali  sono lenti nel tempo , come l'avvicendarsi dei periodi glaciali , e non ne teniamo conto nella nostra trattazione

Risultano invece decisamente influenzati dalla realizzazione di edifici e manufatti vari utilizzati dall'uomo , per la sua vita e le sue attività, i valori di permeabilità / impermeabilità dei suoli .

Fenomeno in genere indicato come cementificazione dei suoli.

 

Questo gioca un ruolo fondamentale sulla formazione delle piene , per i tempi che concorrono alla realizzazione del fenomeno di collettamento delle acque possiamo considerare le superfici dei tetti , e dei piazzali ,o cortili cementati o asfaltati come superfici completamente impermeabili così pure le superfici delle strade asfaltate o lastricate da pavimentazioni a lastre di cemento .

 

Si hanno così modificazioni importanti dei valori in gioco. 

Per comprendere  l'importanza  di dette modificazioni  , prendiamo ad esempio un intervento immobiliare su  un area edificabile privata di 13500 mq  completamente permeabile ( ad esempio un ex terreno agricolo a prato , o utilizzato per colture foraggere o simili ) in zona di pianura o collina con dolci pendenze , dove si realizza un intervento di nuova edificazione edilizia che prevede la realizzazione di  60 villette a schiera da tre piani fuori terra di 200 mq ciascuna ( urbanisticamente equivalenti a 360 abitanti )

Avremo  alla fine dell'intervento

Tetti e grondaie                          4800  mq

Aree impermeabili a cortile         1500  mq

Strade di accesso private            3360  mq

 totale aree impermeabili                                   9660 mq

Orti e giardini                                                     3840 mq

 

A questo occorre aggiungere i mq impermeabili della viabilità pubblica che unisce il nuovo intervento al centro urbano ( ipotizziamo 1000 m di lunghezza per 8m di larghezza ), con un totale di ulteriori   8000 mq di aree impermeabili . 

In una zona di pianura o di dolce collina i tempi di corrivazione  delle acque , sulla superficie a prato o coltivata , della quota parte che nel frattempo non è riuscita ad infiltrare , e poi per raggiungere il centro abitato esistente possono essere di diverse ore. 

Per l'area trasformata dall'intervento immobiliare i tempi di corrivazione , possono scendere a poche decine di minuti.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                 

 

Tenuto conto che i tempi di corrivazione delle acque dai tetti e dai piazzali e strade sono praticamente corrispondenti ai tempi di riempimento delle tubazioni della fognatura acque di pioggia , ne deriva che possiamo trascurare il contributo naturale di orti e giardini e ci troviamo il contributo di 18000 mq impermeabili che arriva al corso d’acqua , e che prima non contribuiva alla piena ( nel nostro esempio sono 50 mq di superficie impermeabile per le strutture necessarie per ogni nuovo abitante ).

Ragionamenti simili li possiamo fare anche per edifici unifamiliari , per edifici condominiali ed ancor peggio per edifici per attività artigianali , commerciali od industriali e potremo constatare che

A – le superficie coperte ed impermeabili aggiunte praticamente vengono a costituire  la portata di piena

B che il contributo iniziale del terreno non modificato , avendo tempi di corrivazione più lunghi viene ad avere un peso assai minore  , e solo per fenomeni metereologici molto lunghi ( più lunghi di alcune volte dei tempi di corrivazione delle fognature realizzate ) si sommerà al contributo delle aree impermeabili ( cio' avviene in particolare nelle zone collinari o montane con forti pendenze , dove i tempi di corrivazione sui terreni naturali sono piuttosto bassi)

  

C questo contributo (A ) non è l’unico contributo alla formazione delle piene per la presenza dell’uomo , occorre tener conto anche degli effetti negativi che sovente hanno i manufatti presenti direttamente sul corso d’acqua o nelle aree golenali , aree comprese tra gli argini e destinate a contenere le esondazioni ,manufatti che quindi risultano esposti a ripetute esondazioni ,  ma a lungo andare possono essere causa di esondazione anche gli argini stessi  e particolarmente la copertura dei corsi d’acqua , per ostruzioni dovute al trasporto solido in particolare tronchi e rami uniti a  manufatti come i robusti teli  plastici  che avvolgono i materiali trasportati sui transpallet abbandonati e che le piene possono portare ai corsi d'acqua

 

Gli argini poi non realizzati  con un progetto generale dalla foce sino alla sorgente del corso d’acqua , ma generalmente pensati e realizzati in genere partendo dalla foce dopo una esondazione. 

L’esondazione successiva, magari dopo diverse decine di anni, sarà a monte del primo argine realizzato ed essendo questo risultato insufficiente , se ne realizzerà uno più ampio, cio comporta che a distanza di qualche secolo se non si interviene avremo che gli argini proseguendo verso la foce anziché allargarsi sovente si restringono , creando problemi  al deflusso delle portate di piena.

 

Se si escludono gli interventi palesemente errati o per l’ubicazione  ( edificazione in golena o addirittura alveo , creazione di ostacoli al deflusso in alveo , realizzazione di coperture dei coersi senza poi effettuare interventi periodici di pulizia ), possiamo dire che la causa generale di aumento della frequenza delle esondazioni è la presenza di tutti gli edifici esistenti a monte della sezione di esondazione , che aumentano ,le portate di piena e riducono i tempi di corrivazione.

Se detta analisi viene condivisa  posiamo ritenere colpevoli dell’aumento della frequenza delle esondazioni i proprietari degli edifici e dei manufatti a monte della sezione di esondazione , che di fatto antepongono il diritto di scaricare rapidamente  le acque , raccoltesi sulle loro proprietà , al diritto della comunità di non essere travolto da dette acque.

Oggi giorno con le registrazioni elettroniche delle reti pluviometriche e delle portate fluviali , sarà possibile confrontare l'andamento dei tempi di corrivazione effettivi per le portate di piena .

La diminuzione di questi starà ad indicare una misura indiretta della antropizzazione o cementificazione del bacino .

Una indagine in tale senso anche se solo di tipo indicativo si puo' ottenere andando a ricercare notizie sul numero di esondazioni in determinate zone di città ,in determinati tempi, come ad  esempio il numero annuo per zone con frequenti esondazioni.

 

 
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Ogni volta che piove per un giorno sembra che lItalia crolli , sprofondi, va sottacqua

Post n°2 pubblicato il 13 Febbraio 2014 da why66

 

In questo primo post sull'argomento esondazioni e piene vorrei fornire , nel modo più semplice possibile , senza nessuna formula , ma in modo soltanto descrittivo gli elementi tecnici che concorrono alla formazione della portata di piena di un corso d'acqua superficiale .Il nostro obbiettivo finale sarà cercare di comprendere le ragioni per cui sembra che la frequenza dei fenomeni stia aumentando , non tanto per le grandi piene , quelle delle alluvioni storiche ma di eventi che si ripetono con frequenza annuale  o stagionale , che creano  comunque danni , problemi , fastidi, notti fuori casa , problemi alla mobilità , danni ad automobili travolte dalle acque e purtroppo anche qualche vittima.

Per il proseguo dell'analisi debbo  introdurre alcune semplici nozioni e definizioni.

 Come tutti ben sappiamo le acque scorrono sempre verso il basso, sono mosse dalla forza di gravità , e possiedono una energia potenziale dovuta alla loro posizione ( le acque che si trovano in un lago più alto scendono verso un lago più basso ).

 

Bacino idrico o idrografico o meglio bacino imbrifero ( delle acque di pioggia ) definiamo così l’area su cui l’acqua che cade si riunisce in un corso d’acqua ( torrente o fiume ).

Torrente quando la pendenza ( motrice ) del corso d’acqua è elevata e la vena d’acqua che vi scorre può essere regolata solo da monte .

Quando viene realizzato un corso d’acqua artificiale diamo il nome di canale . quando su un fiume naturale si interviene per regolarizzare le sponde , in genere per il contenimento delle portate idriche , ma anche per altri scopi ( es . navigazione ) si parla anche di canalizzazione.

 

Le acque di pioggia quando cadono sul terreno si muovono verso il basso , essenzialmente in due modi infiltrandosi nel terreno o scorrendo su di esso .In generale si presentano anche fenomeni di evapotraspirazione importanti per il calcolo delle portate irrigue e dei periodi irrigui , e nelle zone aride e semiaride, che però non prendiamo in considerazione ai nostri fini in quanto ininfluenti per fenomeni relativamente veloci .

 

La quantità di acque che si infiltrano dipende dalla pendenza del terreno e dalla natura delle superfici ( rocce, boschi, pascoli , prati , terreni agricoli lavorati ecc) ciascun terreno avrà capacità di infiltrazione differenti .

Tranne casi particolari che vanno sotto il nome di fenomeni carsici , dove le acque scorrono sottoterra formando grotte e fiumi , in genere le acque che si infiltrano in terreni con basse pendenze di tipo alluvionale ( la maggior parte di pianure e zone collinari senza grosse pendenze) si muovono molto lentamente ed in genere impiegano molte ore o giorni interi a raggiungere il fiume.

 

Le acque che non si infiltrano nel terreno vi scorrono sopra ( ruscellamento ) la velocità con cui si spostano dipende in modo molto selettivo dalle pendenze locali del Bacino e dalla natura delle superfici . in particolare le acque scelgono in modo naturale la via più “veloce “ per raggiungere il corso d’acqua .

Avviene che nel punto di caduta si indirizzano immediatamente lungo la linea di massima pendenza locale ( il percorso più breve  tra punti a determinate quote diverse).

In un Bacino ( lo possiamo constatare  in modo immediato nei bacini imbriferi di montagna bacini la cui forma è stata sagomata dall’erosione delle acque fluviali) queste linee di massima pendenza tendono generalmente a convergere verso il fondo dove scorre il torrente o il fiume . quando divergono vengono a costituire un punto di una linea di spartiacque che separa due bacini contigui ma differenti.

Convergendo dette linee spingono le acque ad unirsi e sommare le portate causando un innalzamento del livello dell’acqua che scorre . A parità di altre condizioni questo comporta un accelerazione delle velocità di scorrimento . Una lama d’acqua  alta il doppio avrà una velocità non doppia ma quadrupla .

Per le modalità sopra descritte  se scegliamo un punto del torrente o fiume che le acque formano ( sezione del bacino ): abbiamo che tutte e solo le  le acque che sono piovute sul bacino, transiteranno o superficalmente o in profondità (acque infiltrate nei terreni ). ma con tempi assai diversi tra di loro , mentre le acque che cadono istantaneamente sul bacino arriveranno alla sezione in tempi diversi.

Il bacino quindi funge da trasportatore e da concentratore delle acque cadute . per queste ragioni  i tempi di percorrenza e le portate del bacino dipenderanno oltre che dalle altre caratteristiche già indicate anche dalla forma del bacino stesso..

Una curiosità rilevante a tale proposito è quanto successo nella più grossa piena registrata sul territorio italiano , la famosa piena del Po nota come Alluvione del Polesine dove si registrarono portate di 10.000 mc al secondo.

La lunghezza del fiume che comporta una percorrenza dell’onda di piena di almeno 5 -6 giorni giorni, il bacino imbrifero lungo e relativamente stretto posto con giacitura ovest-est in un’area normalmente interessata da fenomeni metereologici che provengono dall’Oceano Atlantico e si spostano verso est , lo spostamento nella medesima direzione della perturbazione che ha interessato le zone a monte dell’avanzamento del fronte di piena alimentandolo continuamente per più giorni ha portato alla realizzazione di quell’evento record.

Per una determinata pioggia il tempo che la portata d’acqua  impiega ad arrivare nella sezione del bacino prende il nome di tempo di corrivazione. Ad un tempo di corrivazione minore a parità di volumi di pioggia corrispondono portate maggiori .

Le serie storiche pluviometriche permettono di conoscere i valori medi e massimi di pioggia registrate in alcuni punti del territorio nei diversi periodi dell’anno .

 

L’Idrologia Tecnica ha lo scopo di individuare i legami tra le serie pluviometriche e le serie delle portate  di un bacino trattandone i dati delle serie statistiche in particolare per stimare le portate di magra o di piena future ed individuare i valori della portata massima di piena del bacino nella sezione di riferimento , utilizzando dei modelli statistici , valutandone per quanto possibile l’applicabilità e l’attendibilità. Come detto non entreremo in un argomento così specialistico ma spero che invece ne abbiamo individuato i meccanismi di base .

Questi valori studiati e registrati da alcune centinaia d’anni non permettono di rilevare le variazioni geologiche climatiche , che sicuramente sono intervenute , basti pensare al succedersi delle ere glaciali ed al variare delle condizioni pluviometriche associate , nonche alle portate immagazzinate nei ghiacciai , come autentici serbatoi solidi di acqua, Ma ai fini della nostra trattazione non prendiamo in considerazione questi fenomeni , perché hanno tempi lunghissimi e perche generano problematiche sicuramente più importanti delle solo variazioni delle portate dei corsi d’acqua

 

Anche se non abbiamo usato una sola formula abbiamo messo in fila una bella serie di concetti , che spero abbiano aiutato a comprendere il meccanismo della formazione delle portate fluviali ed in particolare delle piene in caso di pioggia .

 

Le acque infiltrate nel terreno che formano le falde subalvee e poi da queste rilasciate sono quelle che forniscono il valore di base o di magra del corso d’acqua ,contribuiscono poi fenomeni come il disgelo delle nevi e dei ghiacci dei ghiacciai di alta quota in genere non coincidenti coi periodi di pioggia.

 

Per ogni corso d’acqua sono state rilevate ad iniziare dal 1700 le portate d’acqua giornalmente in alcune sezioni , permettendo di disporre delle serie storiche delle portate di magra o di piena del fiume., In alcune realtà si tiene un registro ufficiale delle piene alluvionali dei corsi d’acqua.

 

Ciò che abbiamo descritto è quanto avviene in natura in un bacino imbrifero, quando non ci sono manipolazioni del meccanismo per la presenza dell’uomo e delle sue attività Dal prossimo post cercherò di individuare le modalità con cui la presenza dell'uomo influenza questi meccanismi.

Attendo i vostri primi commenti .

 
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Le ragioni di questo blog-

Post n°1 pubblicato il 13 Febbraio 2014 da why66
 

La mia formazione , quella universitaria  risale ai primi anni 70 , è stata prettamente tecnica. 

E anche se non l'ho fatto per tutta la mia vita lavorativa ho una formazione di ingegnere civile idrualico , con specializzazioni di idraulica classica , idrologia tecnica ed in materia di interventi ambientali (depurazione urbana , trattamento e smaltimento dei rifiuti urbani ) .

Già allora erano evidenti sia nel mondo che in Italia le problematiche ambientali ed altrimenti erano ben note le problematiche connesse al rischio idrogeologico.

Già prima del 1970 il prof. De Marchi era stato incaricato di costituire e guidare l'attività di una commissione ministeriale che studio e mise a punto un ponderoso piano relativo ai dissesti idrogeologici.

Allora non se ne fece nulla , probabilmente per i notevoli capitali che richiedeva intervenire, anche se le condizioni economiche del Paese erano decisamente migliori di quelle odierne . Ma le priorità erano l'allora istituzione delle Regioni , quella del  Servizio Sanitario Nazionale con il piano di interventi per i nuovi ospedali e l'attuazione di un piano nazionale di depurazzione urbana ( realizzazione delle opere dei comprensori consortili di depurazione degli anni 80' ).

Il settore del cosidetto rischio idrogeologico , è diventato via via settore di intervento delle Regioni ed ultimamente con la nascita delle Autorità di bacino e del  Servizio Nazionale di Protezione Civile, con interventi continui per rimediare ai danni e contenere i disagi. Senza quindi un piano di interventi programmati per la prevenzione del rischio. ma solo di interventi successivi a qualche piccolo disastro locale . Mi risulta che solo ora si stanno predisponendo in applicazione di una direttiva CE la  60 del 2007 , i piani per la prevenzione delle alluvioni .

Di fatto in questi ultimi 40 non ci sono statefortunatamente altre grandi alluvioni come il Polesine e Firenze .

L'autorità di bacino del PO che interessa più regioni e bacini lobali ha appena predisposto la cosidetta mappatura del rischio provvisorio di alluvione.

La morfologia del territorio italiano con praticamente presenza di aree montagnose , spesso non distanti dal mare . con la lunga catena appenninica .

L'abbandono delle aree di collina , con situazioni differenti in funzione delle piovosità e caratteristiche pedologiche , con espansione delle aree boschive  nelle zone umide e problemi nelle zone con stagioni aride ( tipo zone interne Sardegna ad esempio , zone colline e montagne brulle , le fiumare calabre o anche soltanto l'entroterra ligure o toscano che guarda verso il mare mediterraneo )

Le di aree di pianura ormai conurbate,sovente  in modo selvaggio con aree edificate di comuni contigui non distanziate tra loro (vedi pianura padana sll'asse autostradale TO MI VE ) 

Di fatto però non c'è periodo dell'anno in cui non ci siano piccole esondazioni ed alluvioni , in genere a carattere locale, alle volte anche con qualche vittima , frane , crolli , tanto che in certi periodi sembra che i bollettini meteo che diventano oggetto dei telegiornali e le notizie del maltempo sembrano bollettini di guerra.

Per tale ragione  mi sono deciso a proporre questo blog,  che non vuole essre un sito scientifico ,ne tecnico disciplinare, per questo ci sono le università tecniche, gli atenei di ingegneria, con le materie cche trattano questi argomenti , la metereologia, l'idraulica , l'idrologia tecnica, la geologia applicata e così via ,bensì un luogo , di discussione ed approfondimento delle problematiche , dove prendere visione anche di proposte risolutive non convenzionali , ma che mirino alla soluzione pratica dei problemi e specialmente alle modalità per attuare una  efficace prevenzione con modalità e costi sostenibili .Il sito è indirizzato a tutti i curiosi che si chiedono se è proprio impossibile fare qualcosa di efficace per prevenire questi fenomeni .invitando chi vuol saperne di più a dedicarsi ai testi di idraulica , di idrografiae di idrologia ed idrologia tecnica che si possono reperire anche sul WEB. La mia speranza è che tra i lettori del blog possano annoverarsi anche dei tecnici degli enti pubblici ( urbanistica ed edilizia privata , amministratori locali , responsabili regionali e locali della protezione civile) e magari anche qualche politico impegnato su ambiente e territorio.

 

 

 
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