L'altro giorno uscito dal lavoro sono passato il libreria. Un negozio particolare, che vende soltanto testi usati: il classico posto dove trovare qualcosa di raro o introvabile, ma anche il grande classico o il successo di grande pubblico a prezzo stracciato.Ovviamente, quando finisco in posti del genere il tempo accelera spaventosamente e bruciare un'ora è più o meno come bere un bicchiere di acqua.Non cercavo nulla di particolare, ero entrato per curiosare, e alla fine mi imbatto in un romanzo che avevo già letto a quindici anni. In realtà lo avevo sciupato, limitandomi a leggere qualche pagina ogni tanto e alla fine a copiare la schedatura da un compagno... e nonostante ciò mi aveva comunque colpito. Ora, vederlo su quello scaffale, mi ha fatto tornare indietro a quegli anni, come per voler completare un'opera lasciata a metà... senza esitare l'ho comprato.Si tratta di un classico della letteratura italiana: "Il deserto dei tartari" di Buzzati. Una storia senza tempo e senza luogo, una porta spalancata verso riflessioni esistenziali, tanto da poter sembrare uno specchio per la coscienza.Ho ripensato tanto a quella storia: durante i miei studi, quando ero a militare, e anche durante i vari lavori che ho svolto fino ad ora. Eppure la storia calzava perfettamente con tutte queste realtà. E oggi a trentatre anni, ho ancora voglia di rileggerlo, forse per cercare delle risposte che nella vita non sono ancora riuscito a trovare, forse perchè penso che il Ten. Drogo, sia un po' il ritratto di ognuno di noi, e ogni tanto è necessario guardarsi allo specchio per comprendersi meglio.