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Un blog creato da feroce.saladino il 12/09/2006

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« Messaggio #35Lamento d'Arianna »

Una voce nel coro

Post n°36 pubblicato il 08 Dicembre 2006 da feroce.saladino
 
Foto di feroce.saladino

Lui:

data: 16/10/2005 

Ciao Arianna

mi farebbe veramente piacere leggere le tue considerazioni circa i rapporti uomo-donna dal punto di vista femminile, per confrontarli con il mio parzialissimo modo di vedere e la mia esperienza pluridecennale. Ti lascio il mio indirizzo:

feroce.saladino@libero.it

Tengo a precisare, però, che ogni cosa che tu mi dirai potrebbe essere usata contro di te dal tribunale maschilista cui sottoporrò le tue affermazioni, tribunale che io ho fondato e presiedo da molti anni.

...Scherzo...ma forse no.

Ad ogni modo, sappi che il tuo elaborato non è protetto dal copyright, esattamente come le mie disavventure che ti narrerò.

Lavoro presso l'Azienda USL, ma l'abbondanza di donne è del tutto apparente: chi lavora all'ospedale, medico, infermiere o tecnico, ha infinite possibilità di "cuccare" e poi bisogna anche tener conto del carisma o dell'abilità del "seduttore": anche se fossi l'unico uomo su un'isola popolata di donne, con la fortuna che mi ritrovo, piuttosto che darmela si farebbero lesbiche oppure monache.

Baci     Dino


PS: potresti lasciarmi un tuo indirizzo di posta elettronica?

Lei:

data: 16/10/2005  Oggetto: Beccati questo…

Come minacciato, ti invio lo scritto

Allegato: Una voce nel coro [vedi il tag omonimo nell’elenco dei tag di questo blog, dove pubblicherò l’intero testo] 

Lui:

data: 17/10/2005  Oggetto: Colpito ma non affondato

Ciao femmina inquieta 61

ti scrivo a caldo dopo aver letto il tuo “cahier de doléances”, limitatamente alle prime pagine (Cap. l’Essere – fino al sub 4). Solo questo assaggio mi muove un’infinità di reazioni, mi sento ribollire come fa il mosto dentro il Dino (oops…il tino…) e avrei un mucchio di cose da dirti…ma non ne ho il tempo… e poi queste cose si dicono in intimità, guardandosi negli occhi, magari abbracciati, sussurrando nell’orecchio con voce suadente, in un posticino tranquillo a luci soffuse…

Ma prima di abbandonarmi ad un amplesso virtuale che mi farebbe perdere il senso della realtà e il pieno possesso delle mie facoltà mentali, vorrei tentare qualche accenno di replica.

E’ ammirevole il tuo tentativo di definire in che cosa consista la diversità fra uomo e donna, però mi sembra che il tuo discorso “filosofico” parta da un presupposto non dichiarato ma abbastanza evidente al mio occhio di consumato conoscitore della materia: in fondo, tu sei convinta che le caratteristiche maschili siano semplicemente il “rovescio” di quelle femminili, come due opposti di segno contrario, l’anodo e il catodo, il “-" e il “+”, il “male” e “il bene”, il “maschile” come corruzione dello “specifico” femminile, Mr. Hyde e Dr. Jekyll. Non è così, dal mio punto di vista: ci sono motivazioni biologiche, culturali, antropologiche, storiche, ambientali, sociali, ecc. ecc. che hanno contribuito a diversificare i due sessi non solo sul piano fisico. Non è questa la sede, come si dice pomposamente nel gergo degli specialisti, per affrontare tali argomenti.

Un altro appunto riguarda l’impostazione apparentemente scientifica, imparziale, non capziosa del tuo scritto: ti sforzi di prendere in esame l’argomento con rigoroso distacco, ma il tuo “coinvolgimento” è più che evidente (non è una critica: sei un essere umano, una femmina in carne ed ossa, eventualmente una “morbida macchina”, certamente non un freddo computer…).

Già all’inizio, quando dichiari la tua condizione di single che ha sperimentato il matrimonio, la convivenza, la cocente delusione, lo sconforto, e che poi, dopo aver abbracciato la fede femminista, scopre di riuscire ancora ad innamorarsi di un uomo attraverso Internet, sufficientemente lontano per vivere intensamente le rare occasioni di incontro ed evitare l’appiattimento della consuetudine legato alla convivenza, si percepisce che il tuo discorso è un tentativo di razionalizzare, di sublimare la frustrazione che deriva da quelli che tu stessa definisci “fallimenti”: il matrimonio “fallito”, la convivenza, il nuovo amore e, in definitiva, il rapporto con quel misterioso animale chiamato “uomo”.

Non crogiolarti su questi “fallimenti”, non cantare vittoria, non mostrarli orgogliosamente alle amiche, come un generale mostrerebbe le ferite di guerra: io ne ho molte di più...

Ti abbraccio teneramente, come farei con mia figlia quando scoppia in lacrime per uno dei suoi piccoli/grandi drammi da bambina.

Dino

 
 
 
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