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Post N° 38

Post n°38 pubblicato il 12 Dicembre 2006 da feroce.saladino
 

 

CONSIDERAZIONI DI UNA DONNA DI MEZZ'ETA'

 

Sono arrivata a 44 anni e degli uomini non ho ancora capito granché. Sicuramente sono poco originale, visto che pare essere un sentire comune alla maggior parte delle donne di ogni età. Ma questa sensazione mi turba a livello personale ed il detto “mal comune mezzo gaudio” non mi solleva per niente… anzi, mi inquieta ancora di più. E’ un po’ come trovarsi nel bel mezzo di una catastrofe, dove il fatto di sapere che il resto della popolazione è nelle tue stesse condizioni non può certo sollevare, ma gettare nello sconforto più assoluto.

Sull’argomento sono stati scritti fiumi di parole nei quali, a onor del vero, mi sono tuffata come un pesce d’acqua dolce alla ricerca del suo habitat naturale. Ogni volta ho attinto a piene mani a quelle fonti e ogni volta ho creduto di aver soddisfatto la mia sete. Ogni volta ho creduto di capire ed ogni volta ho capito di non aver compreso… ma cosa? Cosa ci sarà mai da comprendere?

Va bene, gli uomini sono diversi dalle donne. Questo, però, mi conduce alla innegabile conclusione che le donne sono diverse dagli uomini. Detto così sembra ovvio, ma non lo è, cambia il soggetto, cambia la prospettiva.

Ho sempre letto che i “maschi” (soggetto) pensano, sentono e comunicano in modo diverso dalle donne. I fiumi di parole nei quali mi sono tuffata sono nati tutti dalla stessa sorgente: quella della differenza tra gli uomini e le donne; e sono finiti tutti nello stesso mare: quello della comprensione femminile. Già, perché se sono i maschi ad essere diversi dalle donne, e non viceversa, è la donna che deve comprendere le differenze e, se vuole che il rapporto non naufraghi, agire di conseguenza. Il contrario non esiste.

Nuotando in quei fiumi a volte ho pensato che le donne, probabilmente, sono degli esseri superiori e, in quanto tali, a loro è dato l’unico sapere e l’unico potere; altre volte ho sospettato invece che sono delle nullità e, perciò, devono soccombere al volere maschile… sensazioni contraddittorie che mi hanno fatto sentire ancora più confusa. Meglio procedere per gradi.

Innanzitutto, e qui mi baso unicamente sulla mia esperienza personale e su quella delle mie più care amiche con le quali ho condiviso le gioie e i dolori dei rapporti d’amore o presunti tali, ho avuto modo di rilevare che esistono nella sostanza due tipologie di uomini.

La prima, che è anche quella più comune, è costituita da quei soggetti di sesso maschile che noi donne abbiamo catalogato con il termine che racchiude in uno tutta la loro essenza:  stronzi”.

Gli uomini appartenenti a questa categoria hanno in fondo un grande pregio, si mostrano subito per quello che sono, senza finzioni o strategie di sorta. Siamo noi donne che ci illudiamo che col tempo possano cambiare. Illusione che rimane tale. Appunto!

Questo soggetto ha un unico punto di riferimento: se stesso. Tutto il resto, se esiste, può solo gravitargli intorno e solo se lui glielo concede. Un perfetto sistema solare dove il pianeta donna dovrebbe avere l’accortezza di non avvicinarsi troppo alla stella primaria se vuole evitare che la vita che lo popola venga bruciata.

C’è da dire che, se il maschio in questione ci concede un seppur minimo cenno di interesse, noi femmine siamo portate a pensare di aver ottenuto la più grande delle gratificazioni.

Se, mentre stiamo facendo l’amore e lui sta per perdere il controllo (unico momento in cui non è presente) gli chiediamo: “ma almeno mi vuoi un pochino pochino di bene?” lui ci risponde: “certo”, noi ci aggrapperemo a quel sostantivo [avverbio] come un naufrago ad un relitto. Quel “certo” resterà impresso nella nostra mente e nel nostro cuore per sempre, poiché ad esso attingeremo ogni qualvolta ci sentiremo abbandonate o trattate al pari di uno scendiletto. Ed esso sarà la nostra consolazione anche quando la relazione sarà finita, perché testimonianza “certa” che lui, in fondo, ci ha amato…

La seconda tipologia di uomo, per la verità più rara della precedente, è costituita da quei soggetti di sesso maschile che, dopo una inevitabile iniziale reticenza a lasciarsi andare, ad un certo punto fanno sentire la donna oggetto dei suoi desideri il centro del loro universo. Quando ciò accade questo tipo di uomo sfodera armi di seduzione impossibili da resistere, pari al richiamo delle sirene per Ulisse.

Lo si ritrova “casualmente” in tutti i luoghi che frequentiamo; ci sommerge di telefonate e messaggi sul cellulare; non manca di presentarsi all’appuntamento in perfetto orario e munito di un delicato fiorellino colto apposta per noi; conosce a menadito le nostre preferenze in fatto di cinema, libri, ristoranti, abbigliamento e hobbies; pende dalle nostre labbra ogni volta che apriamo bocca e ci guarda estasiato persino al risveglio, quando abbiamo quel rivolo di saliva che fa bella mostra di sé a lato della nostra bocca ed i capelli sono stopposi come la canapa per idraulici. Ma ci lascia completamente prive di qualsiasi difesa quando, anche se non siamo aggrovigliate a lui in uno splendido amplesso, ci fissa negli occhi e ci dice “ti amo”.

Il maschio di questa razza è il più infido.

Dopo averci intortato con i suoi modi da perfetto “uomo dei nostri sogni” e averci condotte alla resa su tutti i fronti, assolutamente dipendenti ed incapaci di poter continuare a respirare e vivere senza la sua assidua presenza, in uno stato di totale sudditanza … ebbene, il nostro sovrano, senza alcuna apparente e spiegabile motivazione, si dilegua.

Sconcertate e disorientate, senza più alcun punto di riferimento cerchiamo di comprendere cosa mai possiamo aver detto o fatto per indurlo ad una fuga tanto inaspettata quanto inspiegabile.

Perché noi siamo fatte così. Se LUI si comporta con modi galanti e gentili è perché è una persona splendida, speciale, meravigliosa; se si comporta da cafone, maleducato, insensibile è perché NOI lo abbiamo indotto ad agire in quel determinato modo.

Da questa nostra convinzione di responsabilità per gli spiacevoli comportamenti maschili, credo nascano tutti i trattati e gli scritti che in un modo o nell’altro, nell’analizzare le differenze tra gli uomini e le donne, inducono alla comprensione femminile.

D’altro canto credo che sia meglio non dimenticare che la differenza tra gli uomini e le donne è già immediatamente visibile dalla forma e dalla struttura del corpo. La natura ha voluto sottolineare la diversità soprattutto a livello degli organi sessuali, dotando il maschio di una sporgenza e la femmina di una rientranza. La simbologia di questa disuguaglianza è evidente: il maschio penetra e la femmina accoglie… già qui, secondo me, si percepisce la prima fregatura per la donna.

Se poi si approfondisce appena appena l’argomento, si capisce come l’esistenza femminile sia destinata ad essere decisamente più complicata. Infatti la femmina è dotata di più organi: l'apertura dell'uretra per urinare, la vagina per partorire e il clitoride per il piacere. Il maschio ha un solo organo multifunzionale che serve a tutto. Come a dire che siamo destinate ad avere almeno il triplo delle tribolazioni e delle preoccupazioni già solo per il fatto di essere nate femmine. Son soddisfazioni!!!

L’argomento, perciò, merita un piccolo approfondimento, che non mancherò di continuare ad affrontare con fare dissacratorio perché consapevole del fatto che non esistono soluzioni di sorta all’annosa vertenza.

I cardini principali su cui poggiano quelle che si ritiene siano le differenze tra i due sessi, al di là di quelle anatomiche, sono l’”essere” ed il “sentire”, ossia l’identificazione del soggetto e le sue reazioni.

 
 
 
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