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Post N° 106

Post n°106 pubblicato il 14 Maggio 2008 da feroce.saladino
 

Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso…

Lunedì 12/03/2007 (Segunda-feira)

Bete ha qualche impegno di lavoro; deve tornare al suo appartamento. Siamo d’accordo di risentirci nella tarde, per un giro allo “Shopping Barra”, il centro commerciale dove si può passear, guardare i negozi, prendere un gelado. Nel pomeriggio le telefono: mi pare di capire che non è libera e il giro previsto è rimandato. Ne approfitto per recuperare un po’ di forze e frenare l’emorragia di denaro. Ceno da solo. Faccio un salto alla zona del porto, ma oltre ai soliti molestatori non faccio alcun incontro interessante.

Il secondo giorno della nostra conoscenza, quando ancora faticosamente, cercavamo di fare conversazione in spiaggia, avevo chiesto a Bete se esisteva una differenza fra le tonalità della pelle scura degli abitanti del Brasile. Mi aveva risposto che c’erano diversi tipi di carnagione. La creola è la tipica donna di Bahia, la più “africana”, la più scura; quella che viene fotografata con i costumi tradizionali e appare sui depliant delle agenzie di viaggio, sulle cartoline; la si trova raffigurata negli oggetti di artigianato e la sua silhouette è riprodotta anche sui teli e sui pareo da spiaggia.

Ci sono tonalità via via più chiare, di cui non ricordo il nome. Bete si definisce “morena” e aggiunge “cor de canela” (color cannella), riferendosi probabilmente ad una frase di Jorge Amado, l’autore di “Dona Flor e i suoi due mariti”; o al tipo di carnagione dell’interprete principale dell’omonimo film, Sonia Braga, lei pure, come lo scrittore, nativa di Bahia.

Bete si fa viva dopo cena. Mi aveva cercato verso sera per uscire insieme. Io invece mi ero convinto che avesse degli impegni di lavoro e che ci saremmo rivisti il giorno dopo in riva al mare. Saliamo al mio appartamento. Amore e sesso con il solito copione. Veramente la mia perversa fantasia mi aveva suggerito un piano per supplire alle defaillances fisiche. Non essendo in grado di sodomizzare la mia compagna dopo averla fatta godere con la bocca, con le dita e, bontà sua, anche con l’uccello, avevo predisposto una bottiglia vuota di birra, con l’imboccatura non troppo larga, da introdurre nel culo della donna al posto del mio birillo inaffidabile. È un tipo di giochetto anale che pare sia molto diffuso fra gli omosessuali. Ne parla anche il Dr. Reuben nel suo: Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso  ma non avete mai osato chiedere, un best-seller di fine anni ’60. E anche Fassbinder ne fa menzione in un suo film.

 

Purtroppo (o per fortuna?) il mio progetto un po’ porco e azzardato va a monte: il secondo canale della signora è temporaneamente off-limits a causa delle mie ardite introduzioni del giorno prima, quando avevo ancora le unghie non curate. Solo con molta pazienza e grande circospezione esploro l’ano di Bete con l’indice. In compenso, è lei che ha in serbo per me una piccola sorpresa. Mi posiziona con il sedere a 90° per leccare e titillare il mio buco. Non sono un amante del genere, soprattutto se il culo è mio, ma lascio fare e, come Totò in una famosa scenetta televisiva in cui racconta di averle prese di brutto da uno sconosciuto che l’aveva scambiato per un certo Pasquale, mi domando: “ma questa dove vuole arrivare?”.

A un certo punto, mi abbandona per qualche secondo in quella poco virile posizione. Torna con il dito cosparso di una specie di crema. Mi lascio lubrificare, però, dopo pochi secondi, mi sento come Federico Barbarossa quando pronunciò la storica frase: “Bruciate-Mi-lano!”; ho l’orifizio anale in fiamme, impongo l’immediata sospensione della maldestra manovra. Poi apprendo che Bete, evidentemente una dilettante in proposito, aveva utilizzato un po’ del suo dentifricio al mentolo!

 
 
 
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