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Post N° 82

Post n°82 pubblicato il 13 Luglio 2007 da feroce.saladino
 

DINheirO

Un po’ più tardi ci ritroviamo sul divano, di nuovo timidi come scolaretti. Vorrei coccolarla, dirle delle parole dolci, ma non so come fare, visto che nessuno dei due capisce la lingua dell’altro. Rimarrebbe il linguaggio del corpo, ma ciò che posso interpretare dal suo atteggiamento, è che l’ho penetrata fisicamente ma non sono riuscito ad “entrare” in lei, a conquistare la sua fiducia. Abbiamo fatto l’amore ma non siamo diventati intimi. Forse hanno ragione le donne: il sesso senza amore è insipido; ma loro hanno la possibilità di scegliere la persona con cui avere emozioni più intense e gratificanti, noi no.

Ci “parliamo” in parte scrivendo sul mio notes: il portoghese scritto è più comprensibile di quello parlato. È questo il sistema con cui Beethoven comunicava con gli amici quando era ormai completamente sordo. Nei suoi Quaderni di conversazione si trova anche il riferimento alla sua immortale amata, ambigua affermazione che ha scatenato fantasiose illazioni da parte di critici piuttosto ottusi: è chiaro che l’immortale amata del maestro di Bonn non era una persona fisica ma null’altro che la Musica, l’unica ragione della sua esistenza.

Gabriela è ritornata malinconica e pensierosa; cerco di rincuorarla:

-             Mi dispiace di non essere riuscito a soddisfarti e che non hai gosto o amor.

-             Oh non preoccuparti – mi rassicura – Sono un po’ triste per la saudade (la nostalgia) di mio figlio che non vedo da alcuni giorni.

Rimango un po’ stupito. Da un “dialogo “ precedente mi sembrava di aver dedotto che il piccolo rimanesse a casa con la nonna quando Gabriela veniva alla spiaggia, ma poi avevo appreso che la mamma della giovane mulatta è l’unica in famiglia ad avere un lavoro regolare. E allora, con chi sta il bambino quando Gabriela è fuori casa? Mi pare di capire che lui si trovi in una specie di asilo e che la sua mamma lo possa andare a trovare solo una o due volte la settimana. Elicio, questo è il nome del bimbo, compirà 3 anni il prossimo 1° aprile. Gli occhi di Gabriela si illuminano quando le chiedo del figlio, e il nome del bambino, accanto ad un altro nome maschile, è racchiuso entro un cuoricino disegnato sul ventre di Gabriela.

- Da noi, in quel giorno, si usa fare una cosa buffa: il Pesce d’Aprile! – le dico, cercando di divertirla: Ma non comprende: forse è meglio così.

Mi sento in dovere di pagarle la cena.

- Andiamo fuori a cena?

- No grazie. Non ho fame; ho già mangiato a casa,

In verità, neppure io ho appetito. Tutto quel trambusto mi ha affaticato e la reazione indotta dalla doccia mi fa sudare copiosamente. Ho solo sete.

Mi sento più a disagio ora, stando qui, comodamente seduto sul divano, in distaccato colloquio con la mia amante ritornata un’estranea, di quanto non lo fossi poco prima, sperimentando quelle deliziose porcherie.

Alla fine, scrivendo, Gabriela si decide a chiedermi quello che temevo: del dinheiro. Sulle pagine del quaderno che porto sempre con me per raccogliere gli avvenimenti del Diario, compare questa frase:

- Veu pagar o TAXE.

Immagino voglia che le paghi il taxi.

- Vanno bene 20 R$? – Fa cenno di sì.

- Me la cavo con poco – Penso fra me e me. Del resto, avevo già investito molto e inutilmente l’altro giorno, per lei e l’amica.

Non appare soddisfatta. Qualcosa ancora la turba.

Aggiunge alcune frasi sul quaderno, ma non capisco, anche perché la sua scrittura è arzigogolata e non afferro bene neanche i caratteri.

Alla fine, appare ancora quella parola: “TAXE”, in un contesto comprendente il nome di Jay – che le avrebbe detto qualcosa – e il numero “150” seguito da “dinheiro”. Ci rimango abbastanza male, ma non lo dimostro: noblesse obblige. Immagino che Jay sia una specie di mezzano e mi abbia procurato la ragazza alla non trascurabile cifra di 150 R$ (senza contare il resto). Non faccio storie, anche perché, non riuscendo a comprendersi, è facile incorrere in un equivoco. Voglio illudermi che quella sia la cifra che Jay le ha imposto e che dovrà spartire con il suo “pappone”. Le do il denaro. Aggiunge qualche altra parola e di nuovo mi lascia il suo numero di telefono.

Finalmente andiamo fuori. Compone un numero ad una orelha, ma non risponde nessuno. Si raccomanda di chiamarla (“vai ligar para mim”) per uscire ancora, poi mi saluta in fretta e corre dall’altra parte della strada dove prende l’autobus per tornare a casa.

Con molta pazienza e aiutandomi con il dizionario, solo il giorno dopo riesco a decifrare gli ermetici messaggi da lei lasciati sul mio quaderno. Jay l’aveva probabilmente istruita per comportarsi al meglio con il turista italiano: per una scopata avrebbe potuto chiedere 150 R$. Gabriela si rende disponibile ad uscire insieme (“para sair”), “para repeter”. Mi riprometto di farlo, ma solo al costo di una cena: 170 R$ dovrebbe essere il prezzo di una squillo di alto bordo, qui in Brasile.

Errare è umano. Spero che il diavolo non ci metta la coda, facendomi perseverare nell’errore. 

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Commenti al Post:
KiaraMenteAmore
KiaraMenteAmore il 26/08/07 alle 16:57 via WEB
Se perseveri, vuol dire che ti va di farlo...!!! e poi non sempre s'impara dagli errori... a volte bisogna farli, rifarli e rifarli ancora prima di imparare ;)))
Buona domenica
 
feroce.saladino
feroce.saladino il 26/08/07 alle 17:37 via WEB
Alle volte sei costretto a perseverare nell'errore perché non hai alternative o perché tu conosci la soluzione ma chi te la può dare non si piega ai tuoi desideri e alle tue necessità... Ad ogni modo, le cose sono andate come leggerai nel proseguimento del "Diario", se avrai la pazienza di visitare di nuovo il mio blog. Grazie per il tuo commento.
 
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