Fettuccinari

Maratona di Trieste

Trieste, un percorso da sfruttare

In una precedente newsletter avevo indicato le maratone da preferire per il loro percorso scorrevole, e quindi favorevole per ottimizzare il proprio rendimento. Si trattava delle maratone di Treviso, Salsomaggiore e Carpi. Queste tre corse hanno il traguardo posto ad un livello altimetrico più basso rispetto alla partenza. Il favorevole dislivello dei tre percorsi in questione, di poco superiore ai 100 metri, consente di sfruttare un bonus di oltre un minuto. Per questa caratteristica, le gare non rispettano la Regola 240 del R.T.I che indica che la partenza non deve essere posta ad un dislivello superiore ai 43 metri rispetto all'arrivo.
Non si tratta però di un dato cronometrico scontato, perchè la pendenza della strada non è tale da essere considerata discesa vera e propria. La perdita del dislivello è molto regolare e contenuta, tale da indicare che la strada non è in discesa ma si può definire piuttosto come un falsopiano. E spesso il dislivello si azzera quando all'arrivo mancano ancora un bel po' di chilometri, e quindi lo sforzo per giungere sul traguardo è in buona parte praticamente tutto da sostenere. Tuttavia la leggera pendenza consente 1) di avvantagiarsi leggermente sulla tabella dei passaggi, 2) spendere meno energie.
Alle maratone di Treviso, Salsomaggiore e Carpi ora metto davanti la prova di Trieste. Il nuovo percorso presenta un vantaggio altimetrico molto superiore rispetto ai 100 metri delle tre indicate.
La maratona di Trieste parte a 395 sul livello del mare, ed anche se sale un po' nei primi 5,5km arrivando a 444 metri, successivamente perde tutta la quota in 26,5km arrivando a livello del mare dopo 32km di gara. A questo punto il percorso è praticamente tutto piatto, se non per un paio di leggere salite. Il forte dislivello di oltre 400 metri consente un bonus di oltre tre minuti rispetto ad un percorso pianeggiante. Il margine potrebbe essere anche maggiore, ma si deve considerare la perdita derivante dalla salita dei 5km iniziali.
L'unico aspetto sfavorevole di un percorso che presenta così tanto dislivello riguarda le sollecitazioni muscolari da impatto, che in discesa aumentano di portata. Quando si corre in discesa l'azione di frenata è elevata ed aumentano le cosiddette contrazioni eccentriche del muscolo, che più che essere contrazioni sono invece dei piccoli stiramenti. Lo stiramento (contrazione eccentrica) si oppone alla contrazione concentrica (di accorciamento) e queste due forze sollecitano le fibre muscolari e i tendini, aumentandone lo stress. Ecco perchè la discesa ha degli effetti meccanici sfavorevoli, specialmente quando è molto lunga e soprattutto quando i muscoli sono meno reattivi per la stanchezza accumulata.
Ad ogni modo, il vantaggio del minore costo energetico per la corsa in discesa dovrebbe essere superiore ai disagi delle contrazioni eccentriche.
Si deve però considerare che i tempi conseguiti su questo tracciato, così come quelli in cui il punto di partenza è superiore al punto di arrivo di oltre 43 metri (1/1000) non sono statisticamente omologabili. Ma per chi cerca di conseguire il tempo minimo di partecipazione per la maratona di Boston, questo aspetto non è considerato. Anche gli americani corrono numerosi alla S. George Marathon nello Utah, che presenta un dislivello di quasi 700 metri, proprio per ottenere il minimo di partecipazione.

fonte: http://www.orlandopizzolato.com/it/371