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Calendario per il 2011
La provincia di Padova, amministrata dal centrodestra, ha distribuito il calendario per l’anno nuovo, cancellando però alcune feste nazionali. Il calendario doveva essere distribuito ai bambini delle scuole medie della provincia, in occasione della Befana – che, infatti, vola sulla sua scopa fra le pagine dello stesso. Eppure questo “innocuo” dono ha già scatenato numerose polemiche. Cosa ha fatto infuriare i benpensanti?
Innanzi tutto, poiché quest’anno il 25 aprile coincide con il Lunedì dell’Angelo, l’amministrazione ha preferito riferirsi alla festa religiosa invece che alla tanto osannata (e anacronistica) festa della liberazione. Queste le motivazioni di tale scelta, come spiegato dall’assessore alla Cultura e Identità veneta, Leandro Comacchio, e dal presidente della Provincia di Padova, Barbara Degani: “Abbiamo voluto attingere dalla lingua veneta parole e modi di dire” sostengono nella presentazione dell’iniziativa “per non dimenticare le nostre origini e per trasmettere a voi più piccoli le tradizioni antiche che ci caratterizzano da anni”.
E infatti tra le feste del calendario risultano anche la “terza edizione della festa del popolo veneto”, in programma il 25 marzo e l’inizio del BatiMarso (28 febbraio), la tradizionale festa della regione veneta, con tanto di poesia in dialetto locale che ricorda ai bambini le tradizioni della loro terra – come, d’altronde, l’intero calendario.
Eppure non tutti hanno apprezzato tale iniziativa. Tra questi il sindaco del comune di Solesino, nella bassa Padovana, amministrata dal centrosinistra, che ha rimandato al mittente il calendario.
“Peccato che tra le varie ricorrenze – fa notare l’amministrazione comunale di Solesino – si evidenzi anche la 3ª edizione della Festa del popolo veneto, che non ci sembra trovar spazio fra quelle tradizioni venete antiche di cui si diceva nell’introduzione. Ma proseguendo ci accorgiamo che il 25 Aprile Festa della liberazione per noi italiani, viene citato come Pasquetta e San Marco, mentre il 1º Maggio, Festa nazionale del lavoro, è indicato come una semplice domenica non degna di particolari citazioni”.
Eppure basterebbe parlare con un po’ di gente della strada per capire come tali feste non siano più sentite tra il popolo. Le persone sono stufe di paroloni retoriche, mai seguite dalle promesse tanto declamate. Che senso ha festeggiare il lavoro quando quest’ultimo non è più tutelato da nessuno e tutti si ergono a paladini del mercato e della riduzione dei costi, in primis quello dei lavoratori? Per non parlare poi della festa del 25 aprile. Mai percepita come festa nazionale, se non da una sola parte politica (quella comunista), e che non ha più alcun senso continuare a festeggiare a più di sessant’anni dalla fine della seconda Guerra Mondiale. Molto meno retorica e più fatti, allora sì che la gente tornerebbe a gremire le piazze per le feste nazionali.
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Inviato da: momizio
il 31/01/2011 alle 00:03