Figli Liberi

Il caro governo vuole chiudere i BLOG


Fa discutere il ddl sull'editoria licenziato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 12 ottobre e passato in sordina fino a quando sul Web non si è iniziato a criticare il testo.Il disegno di legge prevede per ogni sito internet e per i blog personali un obbligo di iscrizione al Roc (Registo Operatori Comunicazione) in un registro custodito dall’Autorià per le Comunicazioni; in questo modo anche internet entrerebbe a pieno titolo sotto la giurisdizione delle norme penali sulla stampa. Secondo il testo "per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento, che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso" (art 2, comma 1) mentre "non costituiscono prodotti editoriali quelli destinati alla sola informazione aziendale, sia ad uso interno sia presso il pubblico".A criticare il ddl è stato prima di tutto Beppe Grillo al quale ha risposto subito il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Ricardo Franco Levi il quale ha sottolineato "che con il provvedimento non intendiamo tappare la bocca a Internet".I Verdi hanno annunciato emendamenti mentre il presidente della commissione Cultura della Camera, Pietro Folena, ha precisato che "chi fa un blog non è un editore e non deve sottostare a regole riguardanti la stampa o gli operatori della comunicazione". Alle critiche ha risposto, seppur tardivamente, anche il ministro delle Comunicazioni Gentiloni secondo cui "l'allarme è giustificato e il ddl va corretto, perché lascia spazio a interpretazioni assurde e restrittive"."Pensavo che la nuova legge sull'editoria", ha aggiunto il ministro, "confermasse semplicemente le norme esistenti, che da sei anni prevedono sì una registrazione, ma soltanto per un ristretto numero di testate giornalistiche on line, caratterizzate da periodicità, per avere accesso ai contributi della legge sull'editoria. Va bene applicare anche ai giornali on line le norme in vigore per i giornali, ma sarebbe un grave errore estenderle a siti e blog: ho sempre sostenuto questa tesi, sia in Parlamento che nei dibattiti pubblici. Il testo, invece, è troppo vago sul punto e autorizza interpretazioni estensive che alla fine potrebbero limitare l'attività di molti siti e blog. Meglio, molto meglio lasciare le regole attuali che in fondo su questo punto hanno funzionato".Era proprio necessario far montare la protesta prima di capire che c'era qualcosa che non andava nel decreto?