FlautoDiVertebra

19.43


 Ho tentato a custodirti sognoannichilirti, folgorartidentro ad un mio modo d'esseremansuefando il gesto, arrestarlo dentropensando così adagio da tramortire l'intrusioneavrei serrato il giunco dentro il flutto di salsedinee tracciato nella sagoma un trampolo di morte[inetto incubo a procrastinare giudizio]se ciò che chiamo è impeto ciecoche s'assopisce attento, forse nugoli di tremori retrattilisotto la bordura di un siffatto vasto soliloquio come una lisca a conferirmi ferma, invariatastivo il patimento rostro così scoscesa da salirtie se sull'orecchio pigio, laddove il fiato s'annidauna colata a gretto travisamento non risparmia [accordi boccacceschi]corde d'un conclusivo piacere i nostri suggelliil mio succhiare fune che sfilaccia di sapidità lungo l'argine che ci siamo elargiti.Tu giungi e sverni, didentro le fenditure della mia glabra inapparenzaun folgore d'improvviso, bulimia, ad incupirti le pupillesotto ciglia di ragazzo, alacre a falciar respiri.