FlautoDiVertebra

6.00


E' quando si protrae l'attendereche mi congiungo al silenziocome rimboccarsi nelle iridi il plenilunioIn veridicità ingurgito gli orizzonti, tutti,l'eclatante fragore del maree dell'esistenza unicamente il fulgoreNella metamorfosi le paroledimorano quest'orbe terracqueoin un linguaggio che il mondo misconosceEppure la replica è la voce stessaguadata dalla follia lungo il tragittoCristallizzarsi è il confine ultimotra il mare e noia due passi di distacco quando avanzaun perimetro che non conosce alboreCiascheduno scopre le sagome del vuotomentre l'oggi si squama tra le veneperseguendo l'albaper ammantare la sua ignuda carnealla mercé dei ventiMa chissà, forse è il tempo che separaa scombuiarci tuttiin cui qualunque cosa a partire della nottepervicace s'ostina a reiterarsi luce