Le mani. Quante cose dicono le mani di un uomo. Le sue erano piccole e ben curate. Mani che non avevano fatto mai un lavoro pesante. Del resto cosa aveva mai fatto in vita sua? Nulla. Non aveva moglie, non aveva figli, non aveva radici. Del suo passaggio sulla terra sarebbe rimasto ben poco. Ecco perchè aveva preso quel treno di vecchi. Bisognava andare...andare...andare, ma dove? Non lo sapeva, l'importante era tagliare i ponti con il passato. Doveva andarsene dai suoi mille fallimenti senza lasciare traccia.
Il capotreno lo accompagnò in uno scompartimento con una cuccetta singola. Tutto era in ordine e pulito. Sistemò quel poco bagaglio che si era portato dietro e si distese vestito sul letto senza togliersi le scarpe. Fu veramente soddisfatto di tutto quel lusso e di tutte le gentilezze, che aveva avuto da quando aveva messo piede su quel convoglio.
" Ma, perchè su quel treno non c'era un giovane? Magari una coppia in viaggio di nozze? " In fondo a lui cosa importava? Avrebbe anche voluto chiederlo, ma aveva rinunciato. Anche lui aveva i suoi anni, anche se aveva voluto, nonostante gli acciacchi, sempre fare il giovanotto. Aveva persino infilato in borsa la tintura per i baffi, come se le sue spalle curve, non avessero denunciata la sua vera età.
Si assopì senza pensieri, anzi da quando era salito su quel convoglio non ricordava più nulla. Meglio così, perchè poi andava a finire, che molti ricordi, si trasformavano in rimorsi.
Bussarono la porta dello scompartimento. Erano i doganieri. Fu preso dal panico, perchè lui non aveva documenti. Invece andò tutto bene, perchè l'uomo in divisa si limitò a guardarlo in volto senza chiedergli il passaporto e senza nemmeno fargli aprire la valigia, si limitò solo a dargli un foglietto da custodire sul quale era stampigliata una esse. Cosa significava? " Le solite stranezze della burocrazia " pensò, mentre si rinfrescava la faccia. " Esse come stato, oppure statale " comunque era assolutamente inutile spremersi il cervello. Scoppiò in una risata quando pensò, che quello poteva essere un buono per fare sesso.
Viaggiò tutta la notte e la mattina il treno si fermò. Il capotreno bussò alla porta e disse: " Gli anziani che si sono suicidati possono scendere ".
Foglio a quadretti
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Quàttr ossà rinto na' cassa
ìl pretè e tre persone
nòn na' coronà, nun nu' fiore,
lùng a' stradà chiangneva sul Pasqualinò
perchè o' mortò e' dovevà tre mis e' pigionè.
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luci rosse di stop
quiz
senza risposta.
C'erano già segnali
lievi scricchiolii
tempo
che fingevi di ignorare.
Bugie di tutti i giorni
anestetici facili
farmaci
che compravi al banco.
Il film è finito
alzati e vattene
non si replica.
Non ti resta che guardare le vetrine
bla bla senza senso
lingua
che magari seccasse.
Affonda nella piaga
le farfalle ridono.
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Lo scompartimento era vuoto, ma l'uomo non si meravigliò, dal momento che era una giornata festiva e i pendolari a quell'ora erano ancora sotto le coperte. Appoggiò la borsa di pelle nera sul sedile, ne estraesse il giornale fresco di stampa, si sedette e si immerse nella lettura. Non fece caso al convoglio, che si mosse in perfetto orario, nè a quella donna, che dentro a un lungo cappotto scuro, si era seduta di fronte a lui. Nell'articolo che stava leggendo notò un refuso e alzò la testa sorridendo e solo allora si accorse di quella presenza femminile. Sussurrò un saluto, che per altro non trovò risposta, e riprese a leggere. I suoi occhi scorsero la riga per pochi istanti e poi si fermarono: " Dove ho gia visto quella donna? ". Il suo sguardo si sollevò con cautela dal giornale e si posò su una faccia arrossata dall'aria fredda, un naso piccolo e appuntito e un paio di occhi di un celeste slavato persi nel vuoto. " Dove l'ho già vista? " si ripetè, mentre il suo sguardo si appoggiava indolente, su una pubblicità di una ditta di panettoni. La donna si mosse, aprì la borsetta e ne estraesse un pacchetto di sigarette e un accendino Bic. Si muoveva a scatti, nervosamente. Accese la sigaretta, e dopo aver richiuso la borsetta, girò la testa verso il vetro appannato del finestrino. Erano gesti, che all'uomo sembravano familiari. Entrò il controllore, presentò il biglietto, ma con la coda dell'occhio continuava ad osservare la viaggiatrice. La donna fece un cenno di sorriso al ferroviere, una sorta di smorfia, un atteggiamento, che lui fu sicuro di aver già vissuto. Ma quando? Ma dove? Forse in un ristorante. Sì, doveva aver visto quella donna in qualche ristorante. Da quanto non andava al ristorante? Probabilmente anni. Possibile, che dopo tanti anni, si ricordasse della smorfia di una sconosciuta? Eppure quelle labbra strette, simili a una ferita, lui le aveva già viste. Nel frattempo la donna, aveva ripulito dalla condensa un angolo di finestrino e guardava fuori. " Quanti anni poteva avere ? " pensò, mentre gli osservava i capelli rossicci, chiaramente tinti. " Quarantacinque o forse qualcuno di più " si rispose. Conosceva donne di quell'età? Scosse la testa e si risolse a chiedere: " Mi scusi, ma noi ci siamo mai conosciuti? " . Stava per farlo, ma si fermò. Sai che figura, se lo avesse preso per uno di quei Don Giovanni da strapazzo, che cercano sempre di attaccare bottone. Meglio di no. Forse ascoltando la sua voce, avrebbe potuto collocarla meglio in qualche situazione del passato, ma lei se ne stava zitta e immobile a guardare fuori. Il treno si fermò era arrivato. Il suo enigma sarebbe rimasto insoluto. Rimise il giornale nella borsa ed uscì senza salutare, perchè era sicuro che lei non gli avrebbe risposto. Fuori era iniziato a nevicare. Si fermò sotto la pensilina. Osservò i pochi passeggeri infreddoliti salire sul convoglio e quando il treno si allontanò sentì una stretta al cuore, come quando parte qualcuno a cui si è legati e hai paura di non rivederlo più. Allora, solo allora, la sua mano raggiunse il portafoglio lo aprì e da un angolo, che da tanto non visitiva più, tirò fuori una foto. Osservò il viso sorridente della viaggiatrice in formato tessera. Strappò la foto di quella che ormai per lui era ritornata un'estranea.
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Nel freddo notturno
corre dietro il vento
il cervo bianco latte.
Automobile da ricco
che gioca a perdere
ciò che non gli serve.
Il dardo taglia il nero
e conclude l'esistenza
dell'ultimo cacciatore.
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