Per te angelo mio

Post N° 390


Verrà la morte e avrà i tuoi occhi Verrà la morte e avrà i tuoi occhi –questa morte che ci accompagnadal mattino alla sera, insonne,sorda, come un vecchio rimorsoo un vizio assurdo. I tuoi occhisaranno una vana parola,un grido taciuto, un silenzio.Così li vedi ogni mattinaquando su te sola ti pieghinello specchio. O cara speranza,quel giorno sapremo anche noiche sei la vita e sei il nulla. Per tutti la morte ha uno sguardo.Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.Sarà come smettere un vizio,come vedere nello specchioriemergere un viso morto,come ascoltare un labbro chiuso.Scenderemo nel gorgo muti.Cesare Pavese 22 marzo 1950 Interpretazione      La poesia si apre con l’immagine di una donna, che si guarda allo specchio la mattina e vede nei suoi occhi la vita spegnersi lentamente in solitudine, in un presente dominato dalla morte (“un vizio assurdo”), mentre al futuro è riservato sempre la “cara speranza” dell’amore e della vita. Ma per chi non si fa più illusioni, come il poeta, questa speranza è diventata ormai, solo un desiderio di morte, l’unica cosa autentica e vera rimasta in un mondo senza più sentimenti.     Il poeta, allora, ne prende il posto e attende la morte, che verrà a liberarlo dal disamore con gli stessi occhi di lei: disperati e soli. I simboli della vita sono ora quelli della morte, non più considerata un male, ma una liberazione,mentre “il vizio assurdo” è diventato la vita senza più amore.      L’inizio è di stampo profetico: “Tempus veniet”, Seneca. Segue il tema degli occhi, caratteristico della poesia d’origine petrarchesca e poi, l’invocazione alla speranza, che richiama alla mente certi luoghi leopardiani e di “A Silvia in particolare, versi 49 – 50: “Anche peria fra poco la speranza mia dolce, agli anni miei…”, dai quali Pavese riprende le parole “cara” e “speranza”.      L’insistente impiego dei verbi al futuro mostra come per Pavese l’amore appartenga ad un tipo d’esperienza, che non è realizzabile nel presente, quel presente dominato dalla “morte” e dal “nulla” Se vita e morte appaiono congiunte indissolubilmente, solo la morte, venendo a mancare la vita, ormai ridotta ad inautenticità e sconfitta, potrà realizzare il perenne e insoddisfatto desiderio d’amore del poeta.