Creato da AeAInsiemePerLoro il 01/06/2012 |
Messaggi del 02/06/2012
Post n°36 pubblicato il 02 Giugno 2012 da AeAInsiemePerLoro
(ANSA) - TRENTO, 1 GIU - Scoperti dai forestali in val di Ledro due presunti bracconieri-uccellatori della provincia di Brescia. I due sono stati fermati a Tremalzo con due nidi di tordo bottaccio, nascosti nella loro auto, contenenti sette pulcini. Il reati contestati sono quelli di maltrattamento di animali, furto al patrimonio indisponibile dello Stato e uccellagione. I bracconieri - osservano i forestali - prelevano questi pulcini direttamente dal nido, a scopo di allevamento per essere poi venduti quali richiami vivi a cacciatori da capanno. |
Post n°35 pubblicato il 02 Giugno 2012 da AeAInsiemePerLoro
"Gli animali sono ancora equiparati a cose e quindi privi di reale tutela normativa” Abbiamo deciso di cominciare con questa frase, perché racchiude un po’ il significato della nostra ricerca. Infatti, dopo esserci documentate su internet e sui giornali, ci siamo rese conto di quanto l’uomo sfrutti gli animali senza un vero e proprio motivo, per puro divertimento; basti pensare all’innumerevole quantità di indumenti fabbricati con pelli di animali, o a tutte quelle persone che si recano al circo, e cioè pagano per vedere l’umiliazione di un essere vivente. Dobbiamo però dire che, negli ultimi anni, l’uso degli animali negli spettacoli circensi è posto sotto accusa da una crescente sensibilità di cittadini che lo considerano una manifestazione di violenza proprio per la presenza degli animali costretti, per la loro intera esistenza, in anguste gabbie da cui possono uscire solamente per compiere esercizi contrari alla loro natura. |
Post n°34 pubblicato il 02 Giugno 2012 da AeAInsiemePerLoro
Treviso - Stop ai maltrattamenti sugli animali. Lo chiede il presidente della Provincia Muraro e altri amministratori fra cui il sindaco di Ponzano Granello e l’assessore all’Ambiente del Comune di Casier, Paolo Calmasini. Muraro prende posizione a seguito dei recenti, esecrabili, atti di violenza sugli animali accaduti sul territorio provinciale: il cane Bubo ucciso a calci a da un trevigiano a Venezia, il gatto trafitto da una freccia a Ponzano, fino al recente ritrovamento nel Sile, a Casier, di due cani decapitati. “Dopo i recenti episodi di violenza nei confronti degli animali, è ora di mettere la parola fine ai maltrattamenti – ha detto Muraro - Servono controlli più rigidi e pene più severe per fermare i responsabili di tanta violenza che troppo spesso rimangono senza un nome. Ricordo che la legge punisce l'abbandono o il maltrattamento degli animali con l'arresto fino a un anno o con un'ammenda fino a 10 mila euro. A tal proposito, plaudo al sindaco di Ponzano, Giorgio Granello che ha annunciato l'intenzione di varare sanzioni pesanti contro chi maltratta gli animali, dopo l'atroce episodio di un gatto trafitto da una freccia. Muraro sottolinea che non è possibile paragonare la morte di un cane a quella di un essere umano, tuttavia evidenzia che la violenza gratuita in qualunque forma si manifesti va combattuta. “Ogni forma di violenza è da condannare, in particolare quella inflitta a esseri indifesi. Gli animali troppo spesso non reagiscono ai maltrattamenti per la fiducia e l'amore incondizionato per l'essere umano che si macchia di comportamenti a dir poco vigliacchi – prosegue Muraro – Abbiamo molto da imparare dal mondo animale, codici che noi umani abbiamo quasi del tutto perso. Senza dimenticare che gli animali provano sentimenti e dolore esattamente come chi li maltratta. Non auspico solo dunque stop ai maltrattamenti –Muraro afferma che è necessario adoperarsi “per far crescere la sensibilità e la tolleranza nei confronti degli animali, a partire dai luoghi pubblici e dai parchi perché si costruisca una coscienza collettiva di vero rispetto”. Muraro tiene a ribadire che la Provincia è attenta nei confronti degli animali anche perché il loro abbandono può risultare un problema per tutti i cittadini. Ricordo che sono oltre 150.000 gli animali domestici che ogni anno vengono abbandonati, e di questi l'80% muore di incidenti stradali. Un gesto criminale - chiude Muraro -che provoca anche grave rischio per la sicurezza stradale. Non a caso, ogni anno in prima persona lancio una campagna contro l’abbandono dei cani e degli animali domestici”. |
Post n°33 pubblicato il 02 Giugno 2012 da AeAInsiemePerLoro
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ANCHE DROGHE - Non solo: secondo Peta non sarebbero mancati episodi di utilizzo di droghe per indurre gli animali a rendere al massimo davanti alla macchina da presa e a non avvertire dolori fisici e reumatici. A dare informazioni al gruppo animalista sarebbero stati degli informatori vicini alla produzione che hanno di volta in volta fornito aggiornamenti su quanto stava accadendo sul set e sulle condizioni degli animali. E che Peta ora ringrazia pubblicamente. |
Post n°32 pubblicato il 02 Giugno 2012 da AeAInsiemePerLoro
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Le rondini purtroppo negli ultimi decenni sono calate del 40 per cento e le cause le conosciamo. Monocolture che hanno fatto sparire sia i residui spazi selvaggi che le pozze d'acqua, e poi ci sono meno bovini al pascolo, il che significa meno insetti, e le vecchie stalle sono state sostituite da costruzioni inadatte ad accogliere i loro nidi. Senza parlare della chimica insetticida e inquinante. Occorre dunque fare qualcosa e a tal fine Fulvio Mamone Capria, il presidente della Lipu, invita i Comuni a vietare il restauro degli edifici nel periodo della nidificazione, in special modo delle grondaie e dei sottotetti dove le rondini costruiscono i nidi o prevedono di trovare quelli dell'anno prima. L'arrivo delle rondini verrà inoltre seguito da un progetto educativo basato sul birdwatching. Basterà scorgere, per la prima volta in questa stagione, una rondine o una delle altre quattro specie-simbolo della primavera (rondone, gruccione, cuculo e cicogna bianca), collegarsi a www.springalive.net e inserire l'osservazione. Si creerà una mappa animata che ci consentirà di renderci conto di quanta primavera stia arrivando dal cielo. Sarà inoltre possibile verificare, per la precocità degli arrivi, l'effetto dei cambiamenti climatici. Che le rondini tornino sotto lo stesso tetto è un fenomeno di notevole rilievo. Per gran parte del viaggio sono guidate da un orientamento che istintivamente indica la giusta rotta. Poi, però, occorre una più personale sapienza. L'ultimo tratto è infatti guidato da piccoli segni che ogni rondine ha trattenuto dentro di sé. Ogni individuo ha scritto nella memoria ricordi diversi ed è perciò che ogni casa ha le sue rondini. Ed è anche perciò che ci è lecito dire: sono tornate le «mie» rondini. Il più bel modo per possedere animali selvaggi. |
Post n°31 pubblicato il 02 Giugno 2012 da AeAInsiemePerLoro
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FRONTE COMUNE - «Un soggetto capace di funzionare come aggregatore di istanze fondamentali - ha spiegato Brambilla nel corso delle conferenza stampa organizzata presso gli Horti Sallustiani a Roma - e di costituire un potente fronte comune nelle battaglie ambientaliste e animaliste. Aderendo alla Federazione - ha proseguito - le associazioni decidono di fare fronte comune nelle battaglie etiche, ambientali e scientifiche per il rispetto e i diritti degli animali, la tutela dell'ambiente e la biodiversità». Dalla lotta alla caccia e al bracconaggio alla tutela degli animali dei circhi e degli zoo, dalla promozione di stili alimentari vegani e vegetariani all'uso di fonti di energia rinnovabili alla lotta agli allevamenti intensivi di animali, i temi su cui farà sentire la sua voce. TUTELA DELL'AMBIENTE - Ciò che rende differente la Federazione dagli altri tentativi simili del passato è la forza delle sigle che vi aderiscono e il peso che esse riusciranno a conferire ad azioni, iniziative e proposte. «Una maggioranza - ha ribadito Brambilla - che non vuole più essere silenziosa ma finalmente contribuire a determinare, nella maniera più efficace, l'affermarsi di una nuova cultura di rispetto e tutela per gli animali e l'ambiente». Per accrescere la conoscenza di questi temi da parte dei cittadini, è on line da questa mattina anche il giornale on line «Nel cuore» che diffonde, rilancia, approfondisce e commenta notizie dall'Italia e dal mondo dedicate esclusivamente agli animali e all'ambiente. |
Post n°30 pubblicato il 02 Giugno 2012 da AeAInsiemePerLoro
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COSTRETTO A BERE - Secondo quanto ha raccontato il quotidiano locale, l'Independent Record, l'episodio risale allo scorso primo marzo. Attorno alle 23,30 la polizia del dipartimento di East Helena ha risposto ad una chiamata che segnalava una sospetta intossicazione di un cane in un bar della città. Al loro arrivo gli agenti hanno trovato il piccolo Arly, un batuffolo di meno di dieci kg di peso, in evidente stato di malessere: non riusciva a reggersi sulle zampe, faticava a muoversi in linea retta, continuava a cadere. Il cane, secondo il racconto di alcuni testimoni, è stato costretto a bere all'esterno del locale un bicchiere di vodka da un bicchiere di plastica. I PRIMI SOCCORSI - Gli agenti hanno fermato il proprietario e hanno subito portato il quattrozampe presso una clinica veterinaria dove la dottoressa Michelle Richardson ha subito eseguito un prelievo di sangue. Analizzato all'ospedale St Peter, il campione ha evidenziato una concentrazione di alcol dello 0,348 per cento, poco al di sotto dello 0,4 considerato come possibilmente fatale già per un essere umano e più di quattro volte superiore al limite di 0,08% stabilito come limite per chiunque sieda al volante di un veicolo. Insomma, una percentuale altissima per il piccolo cane. AVVELENAMENTO ALCOLICO - «In 20 anni di attività non ho mai visto un cane con un tale livello di avvelenamento» ha detto la dottoressa Richardson, che ha riferito di avere avuto a che fare altre volte con animali che inavvertitamente avevano ingoiato dolci ripieni di liquore o che avevano leccato i fondi di lattine di birra abbandonate, ma mai con episodi di intossicazione intenzionale. Arly è rimasto ricoverato alcuni giorni, ora dovrebbe essere fuori pericolo. E' stato affidato ad un rifugio gestito da un'associazione ed è in attesa di conoscere la sua sorte. Molto dipenderà anche da quella del suo padrone che non dovrà rispondere solo del reato di crudeltà sugli animali: in una borsa trovata per terra vicino al luogo in cui è stato arrestato gli agenti hanno trovato diverse pillole di stuperfacenti e lo incriminato anche per possesso di droga. |
Post n°29 pubblicato il 02 Giugno 2012 da AeAInsiemePerLoro
LEGAMI ESTENUANTI - Insomma, le favole alla Flipper sarebbero, appunto, solo tali, perché in realtà i delfini sono capaci di azioni da predatori veri, che non esitano a ricorrere alla violenza sessuale per imporsi sui maschi provenienti da altri gruppi. E se già nel 1999 un documentario del National Geographic presentava i delfini non già come pacifici mammiferi, bensì come killer e infanticidi, un successivo studio del giugno dello scorso anno, condotto da un’organizzazione no-profit californiana e pubblicato sul New Scientist, aveva evidenziato come questi animali uccidessero non per procurarsi il cibo, ma per sfogare la loro frustrazione sessuale o per crudeltà pura e semplice. Conclusioni che sembrano essere confermate anche dall’ultima ricerca internazionale, che ha passato sei anni a studiare il comportamento di 120 esemplari che vivono nella Shark Bay, Australia occidentale, scoprendo fra l’altro che il lato curioso dei delfini non è affatto quello di cui parla una nota pubblicità italiana. E’ emerso, infatti, che gli animali vivono in una “società aperta”, nella quale sperimentano periodi di omosessualità e di bisessualità e dove ci si accoppia e ci si lascia dopo un certo periodo di tempo e i legami sono così complicati «da risultare fisicamente e mentalmente estenuanti», secondo il giudizio espresso dal professor Richard Connor, che si è anche detto contento «di non essere un delfino». DRAMMA CONTINUO - Quanto alle relazioni quotidiane, i maschi del gruppo ne instaurano di tre tipi (mentre le femmine esaminate hanno mostrato un solo caso di coalizione temporanea): c’è un’alleanza di base, nella quale due o tre maschi cooperano lo stretto necessario per accoppiarsi con una femmina, che può poi sfociare in un’alleanza di secondo grado, che comporta un accordo di più lunga durata, nel quale si compiono attacchi per tenere lontani i maschi di altri gruppi dalle proprie femmine, ma si cerca anche di conquistare le femmine degli avversari. A volte questo secondo livello, che scatena sanguinose battaglie che possono coinvolgere anche più di 20 delfini che si mordono e colpiscono l’un l’altro per il dominio su una femmina, si fa ancora più forte con un terzo ordine di rapporti, che prevede l’accordo con maschi di altri gruppi. E l’aspetto più singolare di questo gioco di alleanze è che non viene inscenato per difendere il territorio, come invece avviene in genere nel regno animale. «La vita sociale dei delfini maschi che ho studiato è davvero molto intensa – ha spiegato il professor Connor a Discovery News – e sembra un dramma continuo». |
Post n°28 pubblicato il 02 Giugno 2012 da AeAInsiemePerLoro
LEGAMI ESTENUANTI - Insomma, le favole alla Flipper sarebbero, appunto, solo tali, perché in realtà i delfini sono capaci di azioni da predatori veri, che non esitano a ricorrere alla violenza sessuale per imporsi sui maschi provenienti da altri gruppi. E se già nel 1999 un documentario del National Geographic presentava i delfini non già come pacifici mammiferi, bensì come killer e infanticidi, un successivo studio del giugno dello scorso anno, condotto da un’organizzazione no-profit californiana e pubblicato sul New Scientist, aveva evidenziato come questi animali uccidessero non per procurarsi il cibo, ma per sfogare la loro frustrazione sessuale o per crudeltà pura e semplice. Conclusioni che sembrano essere confermate anche dall’ultima ricerca internazionale, che ha passato sei anni a studiare il comportamento di 120 esemplari che vivono nella Shark Bay, Australia occidentale, scoprendo fra l’altro che il lato curioso dei delfini non è affatto quello di cui parla una nota pubblicità italiana. E’ emerso, infatti, che gli animali vivono in una “società aperta”, nella quale sperimentano periodi di omosessualità e di bisessualità e dove ci si accoppia e ci si lascia dopo un certo periodo di tempo e i legami sono così complicati «da risultare fisicamente e mentalmente estenuanti», secondo il giudizio espresso dal professor Richard Connor, che si è anche detto contento «di non essere un delfino». DRAMMA CONTINUO - Quanto alle relazioni quotidiane, i maschi del gruppo ne instaurano di tre tipi (mentre le femmine esaminate hanno mostrato un solo caso di coalizione temporanea): c’è un’alleanza di base, nella quale due o tre maschi cooperano lo stretto necessario per accoppiarsi con una femmina, che può poi sfociare in un’alleanza di secondo grado, che comporta un accordo di più lunga durata, nel quale si compiono attacchi per tenere lontani i maschi di altri gruppi dalle proprie femmine, ma si cerca anche di conquistare le femmine degli avversari. A volte questo secondo livello, che scatena sanguinose battaglie che possono coinvolgere anche più di 20 delfini che si mordono e colpiscono l’un l’altro per il dominio su una femmina, si fa ancora più forte con un terzo ordine di rapporti, che prevede l’accordo con maschi di altri gruppi. E l’aspetto più singolare di questo gioco di alleanze è che non viene inscenato per difendere il territorio, come invece avviene in genere nel regno animale. «La vita sociale dei delfini maschi che ho studiato è davvero molto intensa – ha spiegato il professor Connor a Discovery News – e sembra un dramma continuo». |
Post n°27 pubblicato il 02 Giugno 2012 da AeAInsiemePerLoro
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VIDEO SHOCK - Saranno mostrati al pubblico video dall’Ucraina e personaggi noti interverranno con le loro testimonianze e le loro opinioni sui modi per fermare la strage. I partecipanti all’evento sono invitati a portare con sé i propri cani (in rappresentanza di quelli che vengono uccisi in Ucraina) e un pallone da calcio, simbolo dell’intensificazione e dell’imbarbarimento della strage degli animali senza padrone nelle città in cui avranno luogo le partite: Kiev, la capitale, Leopoli, Donetsk e Kharkiv.
BOICOTTAGGIO - Di fronte a questo chiaro rifiuto al dialogo la delegazione romana ha lasciato gli uffici dell’Ambasciata promettendo di boicottare gli Europei e di continuare a mobilitarsi a favore dei cani con una grande manifestazione, quella organizzata a Roma per domani. A livello diplomatico è andata meglio ad Andrea Cisternino, fotografo di professione e delegato dell’Oipa a nella capitale ucraina, che sta documentando con dovizia di particolari la strage ormai da più di un anno. Il 30 aprile Cisternino ha avuto un colloquio con l’Ambasciatore italiano a Kiev, Fabrizio Romano, che si è reso disponibile a incontrare un ministro del governo ucraino o il sindaco di Kiev per mettere a punto strategie più umane ed efficaci per la gestione del randagismo.
INTERROGAZIONE - Sempre italiana l’iniziativa dell’Eurodeputato dell’Idv Andrea Zanoni che ha presentato un’interrogazione alla Commissione Europea per chiedere che la Ue usi tutto il suo peso per costringere le autorità ucraine a fermare la strage rifacendosi all’articolo 19 del Trattato di Lisbona che definisce gli animali «esseri senzienti tutelati dalla legge dell’uomo». Zanoni si chiede anche quanto la Ue stia finanziando la Uefa e siccome i soldi della Ue sono soldi di tutti i cittadini europei, quanto questi ultimi stiano finanziando il massacro senza volerlo.
FORNI CREMATORI MOBILI - In Ucraina gli animali di strada venivano uccisi anche durante il periodo sovietico ma dopo la caduta dell’Urss la situazione si è aggravata. La società si divise in modo netto tra ricchi e poveri e così fu anche per i cani: dall’inizio degli anni Novanta ci sono animali che viaggiano in Mercedes a fianco dei loro proprietari e animali scheletriti e ammalati che vagano barcollando alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Per uccidere i cani una società privata paradossalmente chiamata Shelter for Municipal Dogs (Rifugio per i cani municipali), profumatamente pagata e protetta dalla municipalità della capitale ucraina, utilizzava (e probabilmente ancora lo fa) fucilazioni sommarie di branchi, anche pacifici e accuditi da volontari, o dolorosissimi avvelenamenti, seguiti dalla costruzione di fosse comuni per i cadaveri che venivano poi ricoperti con colate di cemento. Dal 2009 allo scorso novembre nell’Ucraina Orientale le atrocità si sono spinte fino al limite della barbarie. Le municipalità di Mariupol e di Lisichansk hanno scoperto con orgoglio un metodo, a loro dire geniale e veloce, per sbarazzarsi dei randagi: un piccolo forno crematorio mobile dove gli animali venivano gettati vivi o agonizzanti. Il forno costava circa 20mila euro, una cifra che, impiegata diversamente, avrebbe permesso di sterilizzare migliaia di animali. Per fortuna, l’uso del forno è stato oggi proibito, così come è stato chiuso un sito Internet chiamato «l’ammazzacani», (vreditelyam.net), che dava consigli pratici su come uccidere i randagi con veleni o trappole fai da te. FAI DA TE - Comunque, non sono solo le istituzioni, con i loro «dog hunter» (cacciatori di cani) a spargere la morte sulle strade ma anche tanti privati cittadini che operano soprattutto di notte. Il 6 gennaio scorso, per esempio, fuori Kiev, è stato appiccato il fuoco ai sei piccoli rifugi improvvisati che un volontario aveva costruito con grande sforzo per dare protezione a quaranta randagi dei quali si prendeva cura. Gli atti di violenza dei privati sono da imputare anche a una campagna mediatica istituzionale che ha sparso il panico sulla pericolosità dei cani e sulle malattie che questi potrebbero portare. Grave è la risposta delle autorità quando vengono interpellate sugli eccidi. Scelgono di negare e basta. Un esempio su tutti: la polizia di Brovarì, cui era stata portata dall’Oipa Ucraina una documentazione fotografica sulla fucilazione di alcuni randagi, non ha voluto ravvisare alcun illecito e non ha preso alcun provvedimento contro gli «ammazzacani». |
Post n°26 pubblicato il 02 Giugno 2012 da AeAInsiemePerLoro
Uno dei banchetti della Lav per la petizione a sostegno di norme contro la sperimentazione animale (Ansa)LA LEGGE IN EUROPA E IN ITALIA - La direttiva comunitaria dovrà essere approvata entro il 10 novembre. La Lav chiede di sostenere una serie di emendamenti che puntano ad incentivare i metodi alternativi. Ad esempio si chiedono il divieto di allevare in Italia primati ma anche cani e gatti da destinare alla vivisezione, il divieto di utilizzare animali vivi per esercitazioni didattiche ed esperimenti bellici, ispezioni e sanzioni appropriate per le violazioni. «Ogni anno - sottolinea la Lav - nei laboratori italiani si mandano a morte circa 900 mila animali, che salgono a ben 12 milioni nell'Unione europea: morti inaccettabili, rifiutate da un numero crescente di cittadini informati, sensibili ed esigenti tanto sul piano etico che sul piano scientifico». «Dalla cattura in natura alla detenzione nelle gabbie e infine all'esperimento nei laboratori l'animale è costantemente sottoposto a violenze fisiche e psicologiche che lo privano delle basilari necessità - sottolinea poi la biologa Michela Kuan che per la Lav è responsabile del settore Vivisezione -. Non esiste una buona sperimentazione animale: i primati destinati alla vivisezione sono trasportati e catalogati come merce deperibile. Trattati come oggetti, vivono la loro breve esistenza nel terrore tra sofferenza e agonia». |