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Gorilla

Post n°8 pubblicato il 09 Novembre 2006 da picturdgl

Il paese delle mille colline

 

Gli unici rumori che si odono sono i colpi di machete sulle liane che impediscono il passaggio e i grugniti che la guida emette come richiamo. Tutto il resto è nel silenzio più assoluto, solo il frusciare delle foglie. È cominciata la fase più delicata e più emozionante dell'intera escursione: l’avvicinamento ai gorilla. Può durare anche mezz'ora e più, ma si conclude quasi sempre con 1'avvistamento di un gruppo e 1'incontro con uno o più componenti.

La presentazione avviene all'improvviso e lascia senza fiato. Movimenti misurati e lenti, posizione seduta o carponi, voce bassa sono gli atteggiamenti da tenere in presenza di uno o più gorilla il resto viene da sé. Siamo di fronte al gorilla nero dl montagna (gorilla gorilla beringei), che oramai sopravvive solo in questa parte del mondo: la catena dei Vulcani Virunga, spartiacque tra il bacino del Nilo e quello del fiume Congo, oggi ribattezzato Zaire.

Il prologo a questo incontro si svolge a Bologna, in casa di alcuni amici che hanno in comune la passione per i viaggi e, soprattutto, per i viaggi in Africa. La scelta cade su una zona, 1'Africa Equatoriale, che richiama subito alla mente le grandi avventure di Livingstone e Stanley, le spedizioni con centinaia di portatori e la foresta misteriosa

II viaggio-avventura inizia a Kigali, capitale del Randa, quasi esattamente al centro dell'Africa, dove noleggiamo un pulmino che ci accompagnerà per tutto il percorso senza risentire, se non in minima parte, delle condizioni veramen­te disagevoli delle strade. Queste strade attraversano in tutte le direzioni il Rwanda, che è caratterizzato da un territorio completamente collinoso, che gli vale 1'appellativo di paese delle mille colline. Non esistono grosse concentrazioni urbane, se non a Kigali e Gisenyi, sul lago Kiwu. Questo lago, uno dei poli di attrazione del Rwanda, ha una superficie che è sette volte il lago di Garda, fa parte della catena dei grandi laghi che vanno dal Malawi all'Etiopia e fa da confine tra Rwanda e Zaire. Nelle sue acque, uniche tra tutti i laghi d'Africa, ci si può bagnare tranquillamente senza rischi di malattie tropicali.

Da Gisenyi a Goma, in Zaire, il passo è breve, tanto che le due città, pur essendo in stati diversi, sembrano una unica. Da Goma parte la strada che diventa pista subito fuori dal paese e costeggia la catena dei vulcani Virunga. Il primo che si incontra, preannunciato da una gigantesca colata di lava nerissima in mezzo alla quale sta ricrescendo la vegetazione, è il famoso Niyragongo, uno dei due ancora in attività, poi gli altri, che ritroveremo in Rwanda. La pista, dopo aver attraversato numerosi villaggi ai margini della foresta equatoriale che copre tutto lo Zaire fino all'oceano Atlantico, ci porta all'ingresso del parco più suggestivo dell'Africa: il parco dei monti Virunga. Si stende parallelo alla catena dei vulcani, proseguendo verso nord, ai conimi con 1'Uganda ai piedi del Ruwenzori. Si possono scoprire ed ammirare moltissime specie di animali e di uccelli, tra cui la stupenda aquila pescatrice, immersi in uno scenario forse unico al mondo: le savane a perdita d'occhio, dalla cui erba spuntano le agili impala, la foresta, nella quale è possibile incontrare il leopardo o i leoni che si riposano tra i rami degli alberi, il fiume Rutshuru, con i suoi 3500 ippopotami e le verdissime anse o la costa a strapiombo.

Percorrendo le piste quasi introvabili della zona giun­giamo a Vitshumbi paese di pescatori alla foce del fiume Rutshuru, sul lago Amin. Questo inimmaginabile ed impro­babile villaggio è composto da un insieme ordinatissimo di capanne tutte uguali poste una di fianco all'altra fino a formare un'enorme scacchiera. La riva del fiume, qui molto largo, è completamente ricoperta dalle barche dei pescatori che scaricano il pesce, riparano le reti e i loro attrezzi, seguiti ovunque da gruppi di pellicani pronti a divorare il pesce che cade in acqua, marabù, ibis e altri uccelli che raccolgono quanto capita alla loro portata. Gli abitanti sono cordiali, offrono il pesce appena pescato e cotto su enormi griglie davanti a le capanne e si divertono moltissimo ad osservarci mentre, come trasognati di fronte ad un simile spettacolo continuiamo a fotografare per riportare a casa il ricordo di un posto così incredibile. Anche se a malincuo­re, lasciamo Vitshumbi, il parco Virunga e lo Zaire, paese

che sta vivendo uno dei suoi momenti economicamente più travagliati, dominato dalla corruzione della classe dirigente che ha contagiato ormai tutta la popolazione; ciò non gli toglie quel suo aspetto ;affascinante ed avvolgente, come la foresta che lo ricopre quasi interamente.

Non lasciamo però la catena dei vulcani Virunga, che accostiamo dalla parte del Rwanda. Arrivando a Ruhenge­ri, si profilano all'orizzonte il Karisimbi (il più alto), poi il Sabynio, il Visoke (su cui saliremo), il Gahinga e Muhabura (la cui cima è perennemente ricoperta da una nuvola che ne contorna la forma). Passiamo la notte a Kinigi, ai piedi del Visoke e la mattina presto partiamo per la spedizione più emozionante di tutto il viaggio: la ricerca di un gruppo di gorilla neri di montagna.

Fino ai piedi del vulcano attraversiamo i campi coltivati che la popolazione vorrebbe estendere ancora più su, restringendo così l'habitat dei gorilla e condannandoli all'estinzione. La creazione del parco ha impedito che ciò avvenisse, ma la battaglia per la salvezza di questi enormi cuccioloni non è ancora vinta, a causa dei bracconieri che li cacciano per prelevarne il teschio o le mani o per catturare i piccoli. Appena comincia la zona protetta, inizia la foresta, dapprima rada e poi sempre più fitta ed opprimente. Le guide aprono la strada con i loro machete, ma il percorso è ugualmente disagevole, a causa dell'intrico di liane, rami e foglie che formano un tappeto che ci costringe a camminare come sollevati da terra. L'insidia è sempre in agguato: basta mettere un piede in fallo per rimanere invischiati nella vegetazione e faticare moltissimo per uscirne. La fatica di queste ore di cammino è però compensata dall'incontro con i gorilla.

Avvistiamo prima alcuni piccoli che giocano su di un albero, poi, nascosto da un cespuglio di frasche, un grosso maschio. Riusciamo a togliere il suo riparo e restiamo senza fiato: sdraiato ed appoggiato ad un tronco, il gorilla ci sta osservando allo stesso modo con cui noi osserviamo lui. Il suo sguardo curioso e vivace passa da uno all'altro del nostro gruppo, fino a che decide di muoversi ed allontanarsi con gli altri. Li seguiamo fino a una radura in un boschetto di bambù, dove si fermano per riposare, per cui ci possiamo avvicinare, quasi sfiorarli, cercando di capire quali siano i pensieri e i sentimenti di questi animali così simili all'uomo. I loro gesti sono calmi e misurati, si atteggiano a pose che ci sono incredibilmente familiari, si sdraiano vicino a noi assumendo i nostri stessi atteggiamenti. Non hanno nulla del terribile King Kong che il cinema ci ha sempre presentato. A malincuore dobbiamo lasciare la compagnia e ritornare al campo di Kinigi, da dove inizia il viaggio di ritorno.

Sull'aereo riaffiorano i ricordi dei momenti più entu­siasmanti e di quelli più difficili, ma anche tutti gli interrogativi sulla sorte di questi Paesi. Sarà possibile mantenere questo aspetto ancora integro, quasi naif che essi possiedono? Il cosiddetto progresso, sul cui altare si sacrificano innumerevoli valori, avrà il sopravvento sugli ultimi rappresentanti di un mondo che la maggior parte degli uomini nemmeno conosce? L'importanza ecologica e ambientale che la foresta riveste per il mondo intero è oggi universalmente riconosciuta; 1'uomo, 1'unico animale che ha sviluppato un sentimento profondo di autodistruzione in nome di una fantomatica «civiltà», riuscirà a fermarsi in tempo, prima che sia troppo tardi?

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dino19520
dino19520 il 20/01/07 alle 11:09 via WEB
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