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Via ferrata Bocchette 2/2

Post n°42 pubblicato il 27 Ottobre 2014 da FraZigno

 

Alla bocca delle Armi inizia però il primo problema. Il nevaio da attraversare è completamente ghiacciato e il percorso diventa estremamente difficile senza ramponi. Non è stato facile affrontare le poche centinaia di metri che ci separavano con l'attacco del sentiero delle Bocchette Alte. Normalmente, con condizioni ideali, tale distanza la si può percorre in meno di 20 minuti; noi, utilizzando diverse strategie per non scivolare, ne abbiamo impiegati quasi 60.

Alle dodici e mezza, lasciamo finalmente il nevaio della Bocca delle Armi, salutiamo il rifugio Alimonta costruito al centro di questa valle a 2580 metri e iniziamo la salita verso la cima di Molveno, il primo tratto delle Bocchette Alte. Il percorso che stiamo per affrontare è finalmente la realizzazione di un obiettivo che mi trascinavo oramai da più di 5 anni. Il primo tratto si rileva facile. Dopo un tratto di scale e cordini, arriviamo sull'altopiano della bocca bassa dei Massodi. Successivamente, affrontiamo una serie di scale che ci fanno perdere un centinaio di metri di quota e ci ritroviamo così sul traverso più impegnativo dell'intera ferrata, punto in cui incrociamo la via ferrata Detassis. Superato il traverso, troviamo una decina di scale in successione che ci fanno riguadagnare i metri di quota persi in precedenza e toccare quasi i 2900 metri di quota. La via ferrata a questo punto diventa un sentiero attrezzato che ci porta fino al punto più alto dell'intera spedizione: i 3010 metri presso la Bocca della Vallazza.


 

Sono le 15 e decidiamo di mangiare.

Ci ripariamo in una sorta di trincea e, riparati dal vento, recuperiamo un po' di forze mangiando un paio di panini con affettato e formaggio. Dopo mezz'ora ripartiamo, l'avventura prosegue ed ora dobbiamo affrontare la famosissima scala dell'amicizia. Circa 60 scalini per coprire una salto di quasi 35 metri nel vuoto attaccati ai gradini della scala.

 

L'emozione è forte e sconsigliata per chi soffre di vertigini. 

 

Affrontata la scala, dopo un breve tratto di sentiero attrezzato e un paio di scale molto più brevi, ci ritroviamo nella parte di percorso più facile in cui non sono presenti attrezzature.

Dopo circa un'ora di passeggiata tranquilla, verso le 17, arriviamo in un punto della ferrata in cui difficilmente non si prova un po' di paura. Dobbiamo attraversare un traverso su neve ghiacciata di un nevaio estremamente pendente e con una scarsa percentuale di salvezza nel caso di scivolamento. Per fortuna un cordino metallico è stato tirato da una estremità all'altra del nevaio in modo da facilitare e rendere sicuro il passaggio. Tutto procede per il meglio così verso le 17.30 dopo aver per un attimo perso il sentiero e camminato sotto Cima Brenta (3150 m), ci ritroviamo sull'ultimo tratto di ferrata che in discesa ci porterà alla bocca di Tuckett a 2648 metri. Arriviamo alla bocca di Tuckett alle 18:48. Le tenebre stanno avanzando e anche in questo caso la neve del nevaio è ghiacciata. Esausti, io e Fabrizio decidiamo di scendere lungo il nevaio sfruttando il nostro posteriore.

Quando terminiamo la scivolata del nevaio è buio. Per percorrere l'ultimo tratto di sentiero che ci porterà al bivacco invernale del Tuckett utilizziamo le pile. Il bivacco è pieno ma troviamo ugualmente due letti su cui riposare. L'eroico Piac dorme sul materassino gonfiabile!

Sono le 21 e privi di forze cerchiamo di prendere sonno e riposare. In totale abbiamo camminato per circa 12 ore, fatto 926 metri in salita e1069 metri in discesa. Il punto più alto 3010 metri quello più basso 2280 metri del rifugio Tuckett.


Il giorno dopo era in programma il rientro ad Andalo passando dal rifugio Stoppani, il Passo della Gaiarda e Malga Spora. Per ovvi motivi, la spedizione decide di optare per un più facile e corto rientro scendendo a Madonna di Campiglio dalla Val Vallesinella.

Grande spedizione e bellissima gita, le bocchette medie e alte sono state finalmente fatte

 

                                  well done mate!

 
 
 
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