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non ci credevo: Le Galapagos

Post n°53 pubblicato il 30 Settembre 2015 da FraZigno
 
Foto di FraZigno

 

Alle 5.00 suona la sveglia nell albergo di Gayalaquil, il taxi lascia in aeroporto. L'aereo per le mitiche Galapagos parte alle 8.10.

 

Arrivati all'aeroporto di Gayalaquil bisogna sbrigare una formalità burocratica di cui non eravamo a conoscenza: si chiama documento di trasporto turismo e costa 20 dollari. I bagagli vengono controllati da una equipe speciale che nota il mio avocado. Non me lo fanno buttare via ma tolgono solamente il picciolo. Il volo aereo dura una ora e quarantacinque minuti. Mi ha colpito molto questo fatto: poco prima dell'atterraggio le hostess hanno aperto le capelliere sopra di noi spruzzando un non-identificabile spray su tutti i bagagli a mano portati. Galapagos che sogno!

Atterriamo e il controllo avviene più che altro per pagare i cento dollari che servono per entrare nel parco. A Francesca fanno il timbro sul passaporto, io mi accorgo di non averlo. Torno subito indietro e con un: " Desculpame, may i have the stamp on my passport?" invito la signorina a timbrare anche il mio documento. Evviva, abbiamo tutte e due il timbro delle Galapagos! Fuori dall'aeroporto dell'isola di Baltra, saliamo sul pullman che ci porta al porto del canale dove salpano le barche per l'isola di Santa Cruz. L'isola di Baltra e quella di Santa Cruz sono divise da un canale largo circa un chilometro, costo della attraversata dollaro. Prendiamo poi un bus collettivo per Puerto Ayola, la principale e unica città dell'isola. Il viaggio dura circa un ora e costa 2 dollari. Arrivati al porto di Puerto Ayora, l'autista ci consiglia di prendere un taxi al costo di un dollaro perché il B&B da noi prenotato è lontano. In cinque minuti il taxi ci lascia davanti all'albergo. Impazienti, lasciamo i bagagli nella camera e subito usciamo alla scoperta del paese: andiamo nell'unico centro di informazione turistica del paese che non sia anche una agenzia turistica. Ci illustrano cosa possiamo visitare da soli e a piedi. La prima cosa che vogliamo assolutamente vedere è il Charles Darwin Research Center che in teoria dovrebbe ospitare anche il Solitario George la famosa tartaruga gigante conosciuta in tutto il mondo. Arriviamo all'entrata del centro di ricerca e vediamo le iguane marine, che spettacolo! Seguiamo il sentiero didattico proposto per la visita del centro e ad un certo punto troviamo, davanti a noi, il cartello che indica che qui risiede la la tartaruga George. La cerchiamo, ma vediamo solo tartarughe di media dimensione e probabilmente femmine ( le femmine e i maschi della specie tartaruga nigra si distinguono per la lunghezza della coda, molto più lunga nei maschi). Francesca non si da pace, vuole vedere George, uno dei suoi miti studiati durante il percorso da biologa. Troviamo un ufficio nelle vicinanze del recinto e subito si fionda all'interno alla ricerca di personale del parco che le possa dare una spiegazione. Trova una ragazza, probabilmente una volontaria, che le da questa terribile notizia: il solitario George è morto circa tre anni fa. È sconvolta, non ci crede! Continuiamo il giro tra iguane terrestri, colibrì, cactus e iguane marine ma con un velo di tristezza negli occhi per la notizia appena appresa. 

La seconda parte della giornata la dedichiamo all'organizzazione dei dieci giorni. Giriamo un paio di agenzie, e verso le 19 soddisfatti per i giri prenotati, torniamo in albergo. Mangiamo del cibo acquistato in supermercato, le Galapagos sono care e i soldi iniziano a scarseggiare. Galapagos il sogno!

Riposa in pace mitico George!

 
 
 
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