Creato da friz59 il 23/01/2006
...vorrei restare per sempre ostaggio di un amore....senza scampo.

Dentro gli occhi - R. Vecchioni


 
 

Girls in their summer clothes

 

Sexi filmato...ehehe

 

EUROPA VS ITALIA


 
 

Da ascoltare.



 

Da qui....

Da questo posto del mondo
non vedo le stelle,
sento solo la tua voce da lontano....


 

Da me a te.....


 
 

Riposo.


 

Gli occhi

 

T'amo...




Ho un brivido
quando lo penso,
quando lo sussurro,
quando lo scrivo.
Ho un sorriso
quando ti immagino
qui davanti che
ascolti
le mie parole.
Ho un pianto
quando so che
non sei qui,
che sei lontana,
che non verrai.

Ho parole d’amore
per i tuoi occhi
lucidi e
le tue mani stanche,
per il tuo cuore
che cerca il mio.
Ma t’amo
semplicemente
t’amo….
come un intreccio
di mani,
come due silenzi
finiti in un
bacio.

Fiorenzo 06/09/2007

 

Una goccia

C'è una goccia di me,
scesa dalla mia guancia
nella tua mano...
accanto ad una goccia di te,
chiudi la mano e saremo
insieme per sempre.
Fiorenzo
 

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Ultimi commenti

ok per quanto riguarda il post oggi ho avuto i chiarimenti...
Inviato da: friz59
il 10/07/2009 alle 00:33
 
probabilmente perchè hai cercato spiegazioni ovunque tranne...
Inviato da: sirbiss66
il 07/07/2009 alle 23:54
 
Grz Nadia un abbraccio a te.
Inviato da: friz59
il 07/07/2009 alle 16:24
 
Ciao Fiore un pensiero per te Clicca
Inviato da: Nadia_Sara
il 07/07/2009 alle 15:36
 
Dispiace anche a leggerle certe cose....
Inviato da: Aridelia_sono_io
il 04/07/2009 alle 21:33
 
 

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La luce della luna - Il mozzo IV ep.

Post n°257 pubblicato il 22 Febbraio 2009 da friz59

LA LUCE DELLA LUNA - Il Mozzo epis. IV


Erano giorni di intenso lavoro quelli che stavano passando sulla nave, numerosi approdi,scaricare…caricare ripartire, controllare documenti, riunioni di bordo…insomma non aveva avuto tempo dirilassarsi.Ma non erano certo queste cose che potevano metterla in difficoltà, all’accademia si impara anche ad affrontare situazioni ben più complesse e difficili.
Era appoggiata al parapetto del ponte di comando a vedere l’orizzonte.
C’era una cosa che la turbava un poco invece. Da qualche giorno il vicecapitano andava oltre i suoi compiti e nonostante i richiami non accennava a ritornare nei ranghi; lo conosceva bene,erano sposati da 18 anni e lei sapeva perfettamente che quando cominciavano questi periodi di insubordinazione voleva dire che la vita di bordo gli stava stretta e al primo approdo di manutenzione si sarebbe volatilizzato da qualche parte, una volta lo hanno trovato ubriaco fradicio in una taverna, un’altra assieme ad alcuni membri dell’equipaggio hanno fatto a botte con una ronda della polizia e sono stati al fresco per 3 giorni, un’altra ancora era stato agganciato da 2 prostitute che gli hanno rubato il portafoglio e i vestiti.Insomma si cacciava continuamente in qualche guaio, tanto che stanca di andarlo a recuperare ogni volta lo aveva ammonito che alla prossima che faceva nonsarebbe più intervenuta e anzi lo avrebbe disconosciuto come vice e come marito.
Lui era convinto che non lo avrebbe mai fatto, che lei non lo avrebbe mai abbandonato, che quelle minacce erano solo parole dette così per ripicca e continuò a fare quello che faceva da sempre, ad ogni approdo se ne andava a zonzo con qualcuno dell’equipaggio per poi trovarsi invischiato in qualche rissa ubriaco o in cella al commissariato.
Lei per tutta risposta mantenne la promessa e non si preoccupò più di andarlo a tirar fuori dai soliti guai e anzi lo fece con più rabbia e determinazione quando per caso venne a sapere da un marinaio che ogni volta che attraccavano al porto di Saint Tropez lui andava a casa di una tipa del luogo,conosciuta ad una festa sulla nave l’anno prima, con cui aveva una relazione che durava da un bel po’.
A quel punto non poteva certo perdonarlo, nonostante i suoi giuramenti che era una relazione passeggera che non era vero che era un anno che si vedevano, era solo una scappatella a sentir lui.

Solo che non era così“bisogna sempre negare …anche l’evidenza vero?!” con le lacrime agli occhi gli aveva gridato in faccia quel giorno.
“Si, io sono sempre sulla nave a lavorare e forse hai ragione qualche volta ti ho trascurato, ma non sono andata a infilarmi in chissà quali posti per dimenticarti, non mi sono appesa ai pantaloni del primo ganzo che ho conosciuto, io ti ho sempre amato e rispettato e tu invece….” Gli mancava la voce ….le venne meno anche il respiro…si sedette e riprese fiato, ma non aveva ancora finito con lui…
“il rispetto dove è andato a finire? Tutte le tue promesse di non infilarti più nei casini, di lavorare sodo per migliorare la nostra situazione……per poter un giorno crescere nostro figlioche potesse avere un padre ed una madre che non fossero in giro per il mondo !!Dove sono tutte queste belle parole che mi dicevi ..eh ????!!!! “ era furibonda, incavolata nera, lo avrebbe strangolato se solo fosse servito a qualcosa.
“Cosa credi, solo perché non ho un tetto dove andare …solo perché qui è casa tua ….che non possa mandarti all’inferno e pensare solo a me stessa???!! Ti sbagli di grosso caro mio… io la vendo cara la mia pelle !!”
Erano passati 4 anni ormai da quell’episodio ma ancora le tuonava dentro l’eco di quelle parole e il dolore di rendersi conto che aveva buttato via del tempo appresso ad un uomo che non la rispettava come moglie e come donna e decise che era meglio per tutti e due se ognuno d’ora in poi facesse la propria vita, ma fino a quando il figlio non fosse grande da badare a se stesso sarebbero rimasti assieme, una tregua forzata insomma, un compromesso che comunque era lacerante e umiliante.
Ma col passare del tempo si abituò a vivere per se stessa e per il figlio senza far conto su marito. Sul lavoro lei era inflessibile e lo trattava come tutti gli altri dandogli il rispetto che spetta ad un ufficiale, ma fuori dal lavoro lo ignorava o quasi,anzi a volte aveva un senso di fastidio averlo attorno.
Quel pomeriggio le vennero in mente tutti questi flashback come in un film degli anni 60, forse era stanca più del solito o forse si stava stancando di questa situazione, non lo sapeva nemmeno lei; altre volte le prendevano i ricordi a volteggiare in testa ma non così intensamente come in questo periodo.
Stavano navigando al largo della Corsica quel giorno, il mare era calmo, il vento pure, tutto sembrava fermo immobile, era pomeriggio inoltrato e ormai cominciava a calare il sole.
Andò in cabina di comando e telefonò al nostromo di portarle una tazza di thè e della cioccolata, eragolosa di cioccolata, non c’erano ordini da dare in quel momento e non c’erano pericoli in vista, la radio di bordo era muta già dalla mattina, la rotta erasegnata e quindi una buona tazza di thè ci stava proprio bene.
Sorseggiò il thè caldo con molta calma intervallando i sorsi con un cubetto di cioccolata, era una cosa quasi libidinosa quel thè e la cioccolata e se ne compiaceva.
Ormai il sole era calato e ilbuio invadeva piano piano tutto il mare e quello che portava sopra, le luci sulla costa sembravano lanternine disseminate da Pollicino, mentre gli ultimi gabbiani volteggiavano intorno alla nave in cerca di un ultimo boccone.
Ad un certo punto si alzò di scatto dalla sedia si avvicinò all’interfono :
“Il signor vice capitano è pregato di recarsi in sala comando,,,,il signor vicecapitano è pregato direcarsi in sala comando….”
Dopo alcuni minuti arrivò ilvicecapitano:
“Ai suoi comandi capitano ! “disse mettendosi sull’attenti come il regolamento imponeva.
“Vicecomadante prenda lei il comando fino alle 20,30, io devo ritirami nella mia cabina, se ci sono emergenze mi allerti” rispose anche lei sull’attenti e mettendo il berretto di comando sottobraccio si diresse al ponte inferiore nella sua cabina.
“Qui è il vicecomandante che vi parla, fino alle 20,30 assumerò il comando, Tutti ai propri posti!” gridò il vicecapitano dentro all’interfono
Scese in cabina e si lasciò cadere sopra il letto come fosse stremata dopo un duro lavoro, poi si alzò e si mise davanti allo specchio, si guardò e come se quella riflessa nello specchio fosse una persona diversa disse a voce alta: “Lei chi sarebbe signora vestita di bianco? Non mi dica che è comandante pure lei !...anche lei afflitta da un vicecapitano ?” si fermò immobile davanti allo specchio e scoppiò in una risata
“Si ha ragione lei forse è meglio che mi faccia una doccia…a dopo”
Si spogliò buttando tutto sopra il letto alla rinfusa ed entrò nel box doccia dove l’acqua calda che scendeva lungo il suo corpo sembrava quasi le stesse togliendo della zavorra e mille e più pensieri inutili che come polvere si erano appiccicati alla pelle,ma le ferite dentro quelle no, quelle bruciavano lo stesso anche sotto l’acqua e non andavano via.
Cercò di rilassarsi e digodere di quello scroscio di acqua e bagnoschiuma.
Uscì e si asciugò in fretta,la differenza di temperatura la fece rabbrividire, si rivestì ma questa volta in “borghese” voleva svestire i panni del capitano per un poco, voleva essere solo la donna che era o che si sentiva di essere.
Finì di vestirsi, si mise il profumo preferito, rimise in ordine la divisa chiuse la luce e uscì.

Uscì sul ponte centrale,ormai fuori era buio, una grande luna stava ferma a nord ovest e illuminava la scena, fece un rapido giro intorno alla nave poi prese la scaletta che portavaal ponte superiore e si appoggiò al parapetto verso poppa cercando con los guardo le luci sulla costa e tirando ad indovinare che città fosse, anche selo sapeva benissimo ormai quella rotta la faceva da tanti anni, ma si divertì aquel gioco con se stessa. Poi ad un tratto qualcosa la distrasse dal gioco e lo sguardo si portò verso il ponte inferiore, vide una sagoma camminare versopoppa, guardò bene ed ebbe un brivido, era lui..il mozzo, l’uomo che le aveva dichiarato il suo amore, che era diventato amico, confidente, e lei gli voleva bene, intensamente.
Lui non si accorse che leiera li sul ponte superiore e allora lei si ritrasse un poco, non voleva che la vedesse quella sera, non aveva voglia di compagnia dopo una giornata così,sebbene si sentisse sempre a suo agio quando stava assieme a lui. Ma la curiosità e l’attrazione che aveva per lui la fece sporgere per vederlo, lui stava appoggiato al parapetto sul ponte sotto forse anche lui immerso in pensieri o forse stava pensando a lei, chissà…
Lei si sentiva attratta da lui, non poteva negarlo, anche se cercava di tenere a freno questa sua attrazione per non complicarsi ulteriormente l’esistenza, ma da quando lo aveva conosciuto al suo imbarco sulla nave la sua stima e ammirazione per quell’uomo aumentava; era molto diverso dal suo vicecapitano, sia nei modi che nelle idee,lui e lei avevano molte cose in comune, si sentivano in sintonia quando parlavano e pure se quando parlavano di cose futili o scherzavano.
Le ritornò in mente quel giorno che lei andò nella sua cabina e lui la baciò intensamente fu sorpresa enello stesso tempo inebriata da quel gesto che, da capitano avrebbe potuto far pagare caro a lui, ma che invece la sciolse in un abbraccio come da molto tempo non aveva avuto.
Sarebbe stato bello in quel momento scendere sotto e abbracciarlo li sul ponte, lasciarsi andare tra le sue braccia, le braccia di qualcuno che veramente le voleva bene, che certamente l’avrebbe rispettata non solo come capitano ma soprattutto come donna.
Mentre pensava questo il suo sguardo si posò sulle sue mani, erano belle dalle dita lunghe, le unghie tenute bene e in quella luce notturna la fede nuziale brillava. I suoi occhi furono colpiti da quel bagliore e le ritornarono in mente i pensieri del pomeriggio e nuovi brutti ricordi, allora la tolse la girò diverse volte fra le mani, la tenne sul palmo della mano destra come a soppesarla e le parve che fosse pesante abbastanza di ricordi da dimenticare fra frustrazioni e rinunce.
Le scese una lacrima, poi baciò l’anello e lo fece volare nel mare.
“Andrà a fondo assieme atutti i miei brutti ricordi, ho ricominciato a vivere a sentire che i miei sentimenti non sono morti, che posso ancora essere amata, quello che è stata lamia vita è ormai chiusa nello scrigno del mio cuore, ma il mio cuore ha posto per mille altre cose positive” sorrise per quel suo gesto, chiamò l’amico mozzo e lo salutò con la mano, lui rispose al suo saluto e le disse di scendere da lui.
“Non posso scendere devo riprendere servizio…scusami, ci vediamo domani, buonanotte !” e gli mandò un bacio con la mano.
“Buonanotte mio capitano !” e lui pure rispose con un bacio con la mano.
Tutto era silenzio attorno solo il rumore delle onde che si infrangevano sulla chiglia rompeva quel silenzio di tanto in tanto, lei si ritrasse dal ponte e dalla scala interna scese nella sua cabina per riprendere ad essere il capitano di quella nave,rinfrancata da quella serata normale ma per lei ora davvero speciale.

Fiorenzo

 
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il nostro tempo.

Post n°256 pubblicato il 21 Febbraio 2009 da friz59

Non voglio più sognarti
voglio viverti
ora
adesso,
voglio le tue mani,
ora
adesso,
voglio amarti
ora
adesso.
Domani potrebbe
non essere più
il nostro
tempo.


Fiorenzo

 
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Gioco letterario

Post n°255 pubblicato il 15 Febbraio 2009 da friz59

 

Ringrazio tutti coloro che hanno messo un commento al mio raccontino per il gioco letterario "incipit", sono rimasto piacevolmente sorpreso dai commenti, sia quelli con suggerimenti, sia quelli con i complimenti. La storia l'ho concepita così proprio per dare un senso di riflessione specialmente in quest'ondata di Sanvalentinismo che imperversa, solo che poi leggendo i giornali le cronache ci dicono tutt'altra cosa al riguardo i rapporti fra le persone e le coppie in particolare.

 

Passerò a commentare i vostri racconti

 

Ringrazio inoltre la mia amica Dalia - Aridelia_sono_io, per avermi segnalato il gioco ed avermi spronato a partecipare sapendo che a me piace scrivere, Grazie Dalia è anche merito tuo,,,,,un bacio !

 

A presto, Fiorenzo

 

 

 
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Un San Valentino che non c'è

Post n°254 pubblicato il 14 Febbraio 2009 da friz59

Oggi è un giorno che tutto il mondo si affanna a
celebrare nei modi più disparati, rincorrendo oggetti e forme che nulla hanno a
che fare con il sentimento dell'Amore.
In questo turbine di qualunquismo dove "un diamante è per sempre" (ma chi l'ha detto?) dove bisogna essere visibili agli occhi degli
altri perché altrimenti non si è dei bravi fidanzati/e, mariti/mogli,
compagni/e, ecc ecc. dimenticando che ogni giorno dobbiamo mettere in
discussione noi stessi e cercare la felicità assieme a chi ci ama o dice di
amarci.
Ogni giorno si deve festeggiare, ogni giorno dobbiamorinnovarci per fare in modo che la vita nostra e del nostro/a compagno/a sia
UNA e non sempre due magari appicicaticcie, dove ciò che tiene insieme è solo l'interesse economico, sessuale o che altro, dimenticando che siamo persone, che abbiamo bisogno di sentirci apprezzati, amati, sostenuti nelle avversità così come
nelle felicità.
Io oggi festeggio te, amore mio, come ho festeggiato ieri e l'altro ieri ancora e così tutti i giorni, tutte le stagioni del tempo. Non c'è ora del giorno in cui non ti pensi, in cui non ti senta vicina, in cui mi fermerei volentieri a leggerti negli occhi, a donarti un bacio.
Ogni giorno sono presente nella tua vita, così come ora che ti sto scrivendo, in ogni momento mi troverai dentro ad un sorriso, dentro ad un semplice "come stai?" e così io troverò te.
Non devo dimostrarti niente come tu non devi dimostrare niente a me, l'Amore è una cosa che il tempo dipana, plasma, fortifica, trasforma se noi sapremo sentirlo dentro di noi. L'amore non è un gioiello in più, non è una cena a lume di candela, non è un viaggio in posti lontani, l'Amore è semplicemente dirti TI AMO quando, stanca per la giornata intensa, mi dai la buonanotte con un bacio che mi porta già a domani.

 
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Era una magnifica giornata....

Post n°253 pubblicato il 13 Febbraio 2009 da friz59

 

Questo racconto partecipa al concorso “incipit” sul blog:
http://blog.libero.it/AltreLatitudini

Era una magnifica giornata, tiepida e  trasparente. Le montagne formavano un semicerchio di vette innevate  e sembravano così vicine da poterle toccare allungando un braccio. Le otto del mattino. Pareva impossibile che avesse potuto rovinarsi in quel modo  la sera prima.
Da solo seduto davanti alla veranda di quelle casa di montagna tutta di legno che da sempre era un rifugio per i suoi pensieri,  fin da piccolo quando ci veniva con suo padre,  ammirava quelle vette bianche e la luce del sole che da dietro le illuminava,  Doveva camminare, sentiva il bisogno di camminare di stancarsi di far viaggiare i pensieri oltre il presente, oltre la tristezza che lo attanagliava dalla sera prima dove aveva avuto una accesa discussione con la sua donna; la sua donna, colei che amava più di tutto,  lo aveva accusato di non affrontare i problemi di petto, come si dice, ma di scappare quando arrivano.
Forse aveva ragione, non era stato leale lasciarla da sola a risolvere il problema, ma lui non se la sentiva di caricarsi su di se tutto il peso di una decisione simile, lui voleva rimanere li dove da sempre aveva lavorato e vissuto, non voleva seguirla in Svezia !
Quella sera l’aveva lasciata da sola a decidere e già questo la fece andare su tutte le furie: “devo decidere io anche per te !?Non sai affrontare le tue responsabilità….devi sempre scappare quando c’è da decidere qualcosa per il nostro futuro !” gli gridò colma di rabbia e ferita nel suo sentimento verso quell’uomo che adorava, l’aveva tradita, l’aveva abbandonata a decidere
“Lo sai tesoro che a me non piace andare in giro per il mondo, poi in Svezia ! Mica dietro l’angolo…non potremo più vivere come abbiamo fatto finora, forse non potremo più stare insieme come ora…...” fissò lo sguardo a terra poi quasi sussurrando “io ti amo, farei di tutto per te ma non chiedermi di lasciare la mia terra, le mie montagne”
“Le tue montagne mica si spostano” rispose sarcastica lei
“Certo che no… “ e fece un sorriso indecifrabile.
“insomma Roberto non ti sto dicendo che voglio abbandonarti per seguire una mia aspirazione, la mia carriera professionale, ti chiedo solo di restare al mio fianco, di aiutarmi, tutto qui. Ci amiamo da tanto tempo che penso ormai i nostri sentimenti reciproci siano consolidati e abituati ad ogni tempesta…almeno lo credevo fino ad ora. Ora dovrei pensare diversamente?” aveva l’aria di sfida questa frase, ma il suo viso era bagnato dalle lacrime e rosso dalla rabbia.
Lui la guardò negli occhi, mise le mani sui suoi lunghi capelli, la carezzò dicendole “No certo amore, non voglio che il nostro sentimento si rompa proprio adesso, lasciami un po’ di tempo per convincermi che quello che tu proponi è la cosa più giusta per noi, per tutti e due. Forse hai ragione, la mia è una visione egoistica della nostra vita, dovrei considerare di più il fatto che dobbiamo decidere per noi e non individualmente, scusami”
“ Se non riesci a capire che la nostra vita ora è fatta di noi, non più io e te ma NOI” e lo disse scandendo le sillabe come si fa con gli scolaretti di prima elementare per farli abituare al suono delle parole “Roberto io ti amo e lo sai, non posso costringerti a seguirmi se non lo vuoi, ma io voglio quel posto di lavoro perché mi gratificherebbe di tanti sacrifici e mi darebbe la possibilità di migliorare anche economicamente la NOSTRA vita” lo disse questa volta con calma, con quella pacatezza che da sempre lui ammirava di quella donna, il suo saper dire le cose senza mai perdere al calma, invece questa volta l’aveva persa, ma è durato poco.
Le montagne erano ora accecate dalla luce solare che faceva brillare quel manto bianco, si sentiva ancora irrequieto avrebbe forse lei il diritto di imporre la sua vita anche a lui? Davvero quella era la donna della sua vita? Domande che passarono nella sua mente ma solo il tempo di un lampo, poi capì che forse il suo egoismo aveva messo in secondo ordine il suo sentimento e lei.
Così si alzo un po’ indolente dalla sedia mise lo zaino in spalla e si avviò per il sentiero che ormai conosceva molto bene, un sentiero che salendo gradatamente  per oltre 5 km portava ad un falsopiano che da quelle parti chiamavano Plan dell’Usignolo, un piccolo pianoro fra le dolomiti dove fin dai primi del secolo scorso sorge un rifugio con possibilità di alloggio, ci aveva soggiornato parecchie volte con papà e suo fratello maggiore; lassù a quasi 3000 mt era uno spettacolo vedere le vette innevate anche ad aprile, il loro candore abbagliava quasi e agli occhi del bambino di allora parevano ancora più grandi. Ma ogni ciottolo che incontrava e scalciava gli riapriva la ferita della discussione con lei, la mente allora rimuginava le parole che si erano detti, i risentimenti e le paure di non voler cambiare la propria vita per far felice lei che dopotutto era quello che anche lui voleva. Dopo tre ore di cammino ormai stanco arrivò al Plan dell’Usignolo, era bellissimo come sempre, questa volta c’era la neve anche sul piano, tutto intorno era silenzio rotto solo di tanto in tanto dagli stridi delle corvi, arrivò al rifugio, si sedete su una panca poso’ lo zaino e il suo sguardo percorse tutto l’anfiteatro di vette che aveva davanti, sentì una gioia immensa dentro di se e disse fra se:
“la mia felicità sono queste montagne, queste vette innevate, ma la mia felicità non è la tua lo so,,,,,ma io ti aiuterò a trovarla te lo giuro amore !”
Si sdraiò sulla panca quasi a voler prendere tutti i raggi del sole che in quel momento facevano capolino da dietro le montagne, e dopo un poco si addormentò.




Fiorenzo - Friz59

 
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Sarò li.

Post n°252 pubblicato il 11 Febbraio 2009 da friz59

Sarò li
ad aspettarti,
in una sera di
emozioni che si
perderanno dentro
gli occhi tuoi.

Sarò li
col cuore in gola
e un fiore in mano
a sorriderti,
a ritrovare
le tue mani,
a dirti
che
sono qui
per amarti.

Fiorenzo

 
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La terza Repubblica del Vaticano

Post n°251 pubblicato il 07 Febbraio 2009 da friz59

Editoriale di Ezio Mauro direttore di Repubblca su Repubblica online del 07/02/2009


UNA questione di vita e di morte, una tragedia familiare, un caso di amore e di disperazione tra genitori e figlia che cercava di sciogliersi nella legalità dopo un tormento di 17 anni, è stato trasformato ieri da Silvio Berlusconi in un conflitto istituzionale senza precedenti tra il governo e il Quirinale, con il Capo dello Stato che non ha firmato il decreto d'urgenza del governo sul caso Englaro, dopo aver inutilmente invitato il Premier a riflettere sulla sua incostituzionalità, e con Berlusconi che ha contestato le prerogative del Presidente della Repubblica, annunciando la volontà di governare a colpi di decreti legge senza il controllo del Quirinale. Pronto in caso contrario a "rivolgersi al popolo" per cambiare la Costituzione.

Il Presidente del Consiglio non era mai intervenuto in questi mesi nel dibattito morale, politico e culturale sollevato da Beppino Englaro con la scelta di chiedere la sospensione della nutrizione artificiale per sua figlia, ponendo fine ad un'esistenza vegetativa di 17 anni, giudicata irreversibile da 14. Ma ieri l'istinto populista ha consigliato al Premier di scegliere proprio il dramma pubblico di Eluana, giunto al culmine della sua valenza emotiva sollecitata dalla cornice di sacralità guerresca del Vaticano, per sfidare Napolitano su una questione di fondo: il perimetro e la profondità del potere del suo governo, che Berlusconi vuole sovraordinato ad ogni altro potere, libero da vincoli e controlli, dominus incontrastato del comando politico.

È uno scontro che segna un'epoca, perché chiude la prima fase di un quindicennio berlusconiano di poteri contrastati ma bilanciati e ne apre un'altra, che ha l'impronta risolutiva di una resa dei conti costituzionale, per arrivare a quella che Max Weber chiama l'"istituzionalizzazione del carisma" e alla rottura degli equilibri repubblicani: con la minaccia di una sorta di plebiscito popolare per forzare il sistema esistente, disegnare una Costituzione su misura del Premier, e far nascere infine un nuovo governo, come fonte e risultato di questa concezione tecnicamente bonapartista, sia pure all'italiana.

Il caso Eluana, dunque, nel momento più alto della discussione e della partecipazione del Paese, si è ridotto a pretesto e strumento di una partita politica e di potere. Berlusconi aveva infine ceduto alle pressioni del Vaticano e all'opportunità di dare alla sua destra senz'anima e senza tradizione un'identità cristiana totalmente disgiunta dalle biografie e dai valori, ma legata alla precettistica e alle politiche concrete della Chiesa: così ieri mattina ha annunciato al Consiglio dei ministri la volontà di varare un decreto legge di poche righe, per vanificare la sentenza definitiva della magistratura che accoglie la richiesta di Beppino Englaro, e per impedire la sospensione già avviata ad Udine dell'alimentazione e dell'idratazione per Eluana.

Il Presidente della Repubblica, che già aveva spiegato giovedì al governo l'insostenibilità costituzionale del decreto, ha deciso di assumersi su un caso così delicato una pubblica responsabilità, che non si presti ad equivoci davanti all'esecutivo, al Parlamento, alla pubblica opinione. Dando forma e sostanza all'istituto della "moral suasion", ha scritto una lettera a Berlusconi in cui spiega le ragioni che rendono impossibile il decreto, se si guarda - come il Capo dello Stato deve guardare - soltanto alla Costituzione, ai suoi principi, ai criteri che stabilisce per la decretazione d'urgenza. C'è una legge sul fine-vita davanti al Parlamento, dice Napolitano nel messaggio, c'è la necessità di rispettare una pronuncia definitiva della magistratura, se non si vuole violare "il fondamentale principio della separazione e del reciproco rispetto" tra poteri dello Stato, c'è la norma costituzionale dell'uguaglianza tra i cittadini davanti alla legge, quella sulla libertà personale, quella sulla possibilità di rifiutare trattamenti sanitari. Ci sono poi i precedenti di altri inquilini del Quirinale - Pertini, Cossiga, Scalfaro - che non hanno firmato decreti-legge, e soprattutto c'è la funzione di "garanzia istituzionale" che la Costituzione assegna al Capo dello Stato. Da qui l'invito al governo di "evitare un contrasto", riflettendo sulle ragioni del no del Presidente.

Con ogni probabilità è stato questo richiamo al ruolo di garanzia del Quirinale, unito al gesto pubblico di rendere nullo il decreto del governo, rifiutandosi di emanarlo, che ha convinto Berlusconi a sfruttare l'occasione per aprire la contesa suprema sul potere al vertice dello Stato. In conferenza stampa il Premier ha spiegato la sua scelta sul caso Englaro con motivazioni morali ("Non mi voglio sentire responsabile di un'omissione di soccorso per una persona in pericolo di vita") ma anche con giudizi medico-scientifici approssimativi ("Lo stato vegetativo potrebbe variare"), e con affermazioni incongrue e sorprendenti: "Eluana è una persona viva, che potrebbe anche avere un figlio".

Ma il cuore del ragionamento berlusconiano è un altro: la lettera di Napolitano è impropria, perché il giudizio sulla necessità e urgenza di un decreto spetta per Costituzione al governo e non al Quirinale, mentre il giudizio di costituzionalità tocca al Parlamento. Non solo, ma il decreto d'urgenza è l'unico vero strumento di governo in un sistema costituzionale antiquato. E se il Capo dello Stato "decidesse di caricarsi della responsabilità di una vita", non firmando il decreto, il governo si ribellerebbe invitando il Parlamento "a riunirsi ad horas" per approvare "in due o tre giorni" una legge stralcio che anticipi il testo in discussione al Senato, bloccando così l'esito della vicenda Englaro. Eluana, tuttavia, è già sullo sfondo, ridotta a corpo ideologico e a pretesto politico. Ciò che a Berlusconi interessa dire è che non si può governare il Paese senza la piena e libera potestà governativa sui decreti legge. "Si può arrivare ad una scrittura più chiara della Costituzione. Senza la possibilità di ricorrere a decreti legge, tornerei dal popolo a chiedere di cambiare la Costituzione e il governo".

La sfida è esplicita, addirittura ostentata. Quirinale e Parlamento devono capire che il governo assumerà il potere legislativo attraverso i decreti legge, della cui ammissibilità sarà l'unico giudice, con le Camere chiamate ad una ratifica automatica di maggioranza e il Capo dello Stato costretto ad una firma cieca e meccanica. Berlusconi vuole decidere da solo, in un'aperta trasformazione costituzionale che realizza di fatto il presidenzialismo, aggiungendo potestà legislativa all'esecutivo nella corsia privilegiata della necessità e dell'urgenza, criteri di cui il governo è insieme beneficiario e giudice unico, senza lasciar voce in capitolo al Capo dello Stato. Un Capo dello Stato minacciato pubblicamente dal Premier, se non firma il decreto per un deficit costituzionale, di "caricarsi della responsabilità di una vita". Qualcosa che non era mai avvenuto nella storia della Repubblica, per i toni politici, per i modi istituzionali, per la sostanza costituzionale: e anche per la suggestione umana.

La risposta di Napolitano poteva essere una sola: con rammarico, il Presidente non firma, perché il decreto è incostituzionale. L'assunzione di responsabilità del Quirinale rende nullo il decreto, e costringe Berlusconi a imboccare la strada parlamentare, sia pure con le forme improprie annunciate ieri. Ma la lacerazione rimane, il progetto di salto costituzionale anche. È un progetto bonapartista, con il Premier che chiede di fatto pieni poteri in nome del legame emotivo e carismatico con la propria comunità politica, si pone come rappresentante diretto della nazione e pretende la subordinazione di ogni potere all'esecutivo. Avevamo avvertito da tempo che qui portavano le leggi ad personam, i "lodi" che pongono il Premier sopra la legge, la tentazione continua di sovraordinare l'eletto dal popolo agli altri poteri. Ieri, Napolitano ha saputo opporsi, in nome della Costituzione. La risposta del Premier è stata che il Capo dello Stato non potrà mai più opporsi, e la Costituzione cambierà.

Ecco perché la data di ieri apre una fase nuova nella vita del Paese, una Terza Repubblica basata su una nuova geografia del potere, una nuova legittimità costituzionale, un nuovo concetto di sovranità, trasferito dal popolo al leader. Si può far finta di non vedere cosa sta accadendo, con l'immorale pretesto della tragedia di Eluana? Ieri la voce più forte a sostegno di Napolitano è stata quella del Presidente della Camera, che sembra ormai muoversi in un perimetro laico e costituzionale, da destra repubblicana. Dall'altra sponda del Tevere, mai così stretto, è venuto il plauso a Berlusconi del Cardinal Martino, presidente del pontificio consiglio Giustizia e Pace, e la sua "profonda delusione" per la scelta di Napolitano di non firmare il decreto. Come se insieme alle chiavi di San Pietro il Vaticano avesse anche la golden share del governo italiano e delle sue libere istituzioni. Certo, sotto gli occhi attoniti del Paese e sotto gli occhi che non vedono di Eluana Englaro ieri è andato in scena uno scambio di favori al ribasso, col Dio italiano consegnato alla destra berlusconiana, come un protettorato, in cambio di una difesa di valori disincarnati e precetti vaticani, da parte di un paganesimo politico servile e mercantile. Dal caso Eluana non nasce una forza cristiana: ma un partito ateo e clericale insieme, che è tutta un'altra cosa.

 
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Luoghi comuni: Italiani

Post n°250 pubblicato il 03 Febbraio 2009 da friz59

  • Cavarsela  (del: 14/11/2006 19:02:15) di Gioele Dix

  • Vivere in Italia è faticoso. Sei costretto ad accettare l'approssimazione, in tutto. Ti devi accontentare. Ti tocca – bene che vada – cavartela . Ecco, io detesto la sensazione che si prova dopo essersela cavata . Non mi va giù come costume, come regola. Io voglio fare le cose bene, non cavarmela . Mi piace portare a termine i progetti, mi piace la gente che studia e si prepara, mi piacciono le opere fatte a regola d'arte . Espressione perfetta che richiama due necessità solo apparentemente divergenti: quella dell'arte e quella delle regole. Pressoché sconosciute o disattese, qui da noi. L'Italia è un paese disperante. Quasi tutto (e quasi sempre) si tira via. Le cose da fare si sistemano alla meno peggio, provvisoriamente, si arrangiano, si arronzano, si accrocchiano, si rinviano, si aggiornano, poi vediamo, poi semmai ci pensiamo, più o meno, all'incirca, grosso modo, una per l'altra, orientativamente, alla buona, alla carlona, presumibilmente, a spanne, alla spera in Dio, approssimativamente, in attesa di, aspettiamo le nuove nomine, il nuovo consiglio di amministrazione, le prossime elezioni, la stagione prossima, la nuova legge di attuazione, il nuovo modulo, la nuova tassa, ci si cautela, ci si attrezza, ci si consulta, si rimanda, se ne riparla, ci si pensa su. La nostra crescita è minata nelle fondamenta dal mito auto-costruito e auto-distruttivo che ci siamo coltivati nel tempo: siamo i campioni del mondo nell'arte di arrangiarsi. Perciò siamo esseri sociali profondamente – e per certi versi irrimediabilmente – asociali. Siamo un enorme branco di cani sciolti. Individualisti e rabbiosi, approssimativi e insoddisfatti. Che tristezza. Eppure amo questo Paese. Sono polemico, ma non sono fra quelli che vorrebbero andarsene. E dove poi? In Lituania? In Cambogia? In Belgio? No, per carità. Sono sicuro che non ce la farei. Perché? Non saprei come cavarmela.

     
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    Sfogliando la margherita

    Post n°249 pubblicato il 03 Febbraio 2009 da friz59

    nel silenzio con le tue mani appoggiate alle mie.......

     
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    A te...

    Post n°248 pubblicato il 18 Gennaio 2009 da friz59



    ....che mi hai scritto:
    "sei l'unica persona che c'è sempre nella mia vita !"
    Grazie....ti amo !
     

     
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    in un immenso deserto,
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    siamo pieni di vita.

    D.
     

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    http://www.beppegrillo.it/
    http://berlusconivsveltroni.blogspot.com/

     

    SQUIZZETTANDOOOOOO

    Se la luce...

    Se la luce di un sorriso
    illumina una
    sera
    quando stai ad
    ascoltare i tuoi
    pensieri, tutto
    diviene insolito.
    Come una strada
    sconosciuta dove
    i tuoi passi errano
    senza capire perchè.
    Se una sera
    un sorriso
    ti affascina
    il cuore
    come un sogno
    che non speravi
    più,
    allora tutto
    è ancora
    nelle tue mani,
    e la strada
    veloce
    sotto i tuoi
    piedi.

     

    Snoopy

     
     
     

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