Funambola

Just do it


Fai la cosa giusta. Ma cosa vorrà dire, poi? Tra ragione ed istinto, quest’ultimo è messo a dura prova e, quasi sempre, finisce per soccombere. Che, poi, è anche naturale che accada, perché lui la fa sempre facile. E me li immagino come figurine dei cartoni animati che fanno a cazzotti sul terrazzo scoperto della mia psiche, botte da orbi da uscirne ciechi. Di fronte a questioni matematiche non ho mai dubbi. So che la logica mi salverà, prima o poi. Basta che mi ci applichi un po’. Mi basta sapere il punto di partenza e quello di arrivo. Per cui, quando all’esame di Scienza delle Costruzioni mi è stato chiesto un importante teorema che non avevo fatto in tempo a studiare, invece di andare nel pallone, mi sono sentita rispondere: “Senta, professore. Il teorema non ho fatto in tempo a memorizzarlo. Però se a lei va bene, posso provare ad arrivarci da sola.” Al che il docente ha annuito, squadrandomi un po’ sospettoso, a dir la verità. “Non chiederei di meglio. Proceda.” È andata che ho superato l’esame a pieni voti e dopo aver studiato pochissimo. Ma nella vita di tutti i giorni, col cavolo che la logica mi dà una mano. Eppure sono sempre lì che pianifico, che mi studio per benino tutti i dettagli, valuto le diverse opzioni, passo con lo scandaglio azioni e conseguenze. Opzione numero 1: potrei fallire. Opzione numero 2: impossibile riuscire. Opzione numero 3: potrei farcela. Neanche fossi ad un telequiz a premi. Da notare il condizionale delle opzioni n° 1 e n° 3. L’imperativo resta nell’impossibile, mentre nelle altre due c’è una maggiore percentuale di possibilità in negativo o in positivo. Chiaro che la logica matematica mi indurrebbe a scegliere l’opzione n° 3, pur sempre con il suo bravo margine di fallibilità. Facile, no? Col cavolo. Prima di arrivare a definire le tre opzioni, il cervello ha analizzato e studiato in anteprima, come topi in laboratorio, tutte le caratteristiche di ognuna. Come se, nel frattempo, il mondo se ne fosse stato fermo ad aspettare. Ecco perché non ho ancora deciso di rimettermi a guidare, perché non ho vissuto quella storia così intrigante, perché non mi sono trasferita a Firenze, perché… Perché ho sempre la tendenza a consigliarmi secondo una logica basata sulla mia esperienza passata. E così, c’è sempre qualcosa di irrisolto. Col dubbio tenace che una scelta non sia quella giusta se agisco d’istinto. Eppure ne avrebbe da raccontare di belle, lui. Perché ogni tanto mi viene in mente quella frase che qualcuno scrisse sulla prima pagina del mio diario: “La logica è morte per quella parte di te che può operare miracoli.” Quel qualcuno, evidentemente, aveva capito tutto di me. Un po’ di leggerezza, mia cara. Se ognuno di noi può diventare ciò che sogna, dovresti smetterla di avere gli incubi. È tempo di fare qualche miracolo, mi sa.