Funambola

In famiglia


Papà è tornato a casa con la spesa. Con una ricetta nuova di zecca, bella pronta per il pranzo di domani, domenica.“Me l’ha data Manola.”“Chi è Manola?”“Quella di Giorgio”“Papà…!? Chi è Giorgio?” “Il gioielliere, qui sotto…”Il gioielliere è, in realtà, il fruttivendolo. Secondo mio padre, i diamanti costano un filino di più delle arance di Giorgio. Perché casa mia è così: nessuno si permetterebbe di chiamare le cose con il loro vero nome. È necessario, vitale, dare un soprannome a chiunque e a qualunque cosa. Viviamo di rebus, molti ancora irrisolti. Oppure, assai empaticamente, può capitare di sentire frasi come “Oggi pomeriggio ti ha chiamato coso”. O, metaforicamente, “Non trovo il fattapposta, dove lo hai messo”. E, ancora, possono arrivare messaggi telepatici con il mento o con un dito puntato semplicemente lì. E tu devi capire al volo. Sennò ti dicono pure che tu non capisci mai niente.Bene. Domani pomeriggio, domenica, vado in Calabria, a un pelo dallo Stretto. Però ci vado per lavoro. Che avete capito. Magari.