Ormai la mia casa si è trasformata in un insieme scomposto di libri. Ovunque ne spicca almeno un paio con un segnalibro orecchiuto e pendulo, mezzo ingoiato dalle pagine quasi intonse, in memoria. Libri lasciati a metà, infilzati in una quantità indefinita di altri, letti di malavoglia o divorati, e molti nuovissimi e allettanti, che non vedo l’ora di scoprire. Sarà per questo che li inizio e non li finisco, attaccandone subito un altro? E, magari, sarà per questo che ogni volta compro un segnalibro nuovo, rigido e perfetto? Quelli che ho accumulato nel tempo – i segnalibri - sembra che non mi bastino mai. E mi piacciono così tanto che quasi ogni volta che acquisto un libro me ne regalo uno. Alcuni li ho anche creati io stessa. Accade che ne scovi qualcuno dimenticato - un richiamo quasi rassegnato - tra le pagine de Il profumo di Suskind, interrotto nella lettura quasi con stizza, quando lui – il protagonista – ha appena ucciso una donna per rubarne l’odore; tra Grandi speranze e I Quattro libri delle piccole donne, con in mezzo, Suo marito, di Pirandello, riletture dei momenti di nostalgia; ne L’amore non basta mai di Jennifer Vandever, che non ricordo neanche cosa raccontasse ma neanche mi incuriosisce più, e in Lezioni di felicità, di Angela Vallvey, storia d’ordinario amore infedele, questo sì, me lo ricordo ancora. Non ha vinto neanche L’abitudine di amare di Doris Lessing, piazzato sopra un malinconico Cronache di poveri amanti di Pratolini, entrambi con il loro bel trofeo cartonato a segnarne la pagina interrotta, sfidati da una pur amatissima Austen di Mansfield Park, e una sconosciuta Anna Gavalda che mi ha tentato con L’età dei sogni. Sopra tutti, campeggia, con quella faccia occhialuta di Severgnini, L’italiano, lezioni semiserie.Mamma già dorme, le lascio un bacio leggero per non svegliarla. Me ne vado a dormire stringendomi al petto le lezioni semiserie di Beppe. Per sorridere un po’. Così non penso a te. Perchè non c’è niente da capire.
Per una buona notte
Ormai la mia casa si è trasformata in un insieme scomposto di libri. Ovunque ne spicca almeno un paio con un segnalibro orecchiuto e pendulo, mezzo ingoiato dalle pagine quasi intonse, in memoria. Libri lasciati a metà, infilzati in una quantità indefinita di altri, letti di malavoglia o divorati, e molti nuovissimi e allettanti, che non vedo l’ora di scoprire. Sarà per questo che li inizio e non li finisco, attaccandone subito un altro? E, magari, sarà per questo che ogni volta compro un segnalibro nuovo, rigido e perfetto? Quelli che ho accumulato nel tempo – i segnalibri - sembra che non mi bastino mai. E mi piacciono così tanto che quasi ogni volta che acquisto un libro me ne regalo uno. Alcuni li ho anche creati io stessa. Accade che ne scovi qualcuno dimenticato - un richiamo quasi rassegnato - tra le pagine de Il profumo di Suskind, interrotto nella lettura quasi con stizza, quando lui – il protagonista – ha appena ucciso una donna per rubarne l’odore; tra Grandi speranze e I Quattro libri delle piccole donne, con in mezzo, Suo marito, di Pirandello, riletture dei momenti di nostalgia; ne L’amore non basta mai di Jennifer Vandever, che non ricordo neanche cosa raccontasse ma neanche mi incuriosisce più, e in Lezioni di felicità, di Angela Vallvey, storia d’ordinario amore infedele, questo sì, me lo ricordo ancora. Non ha vinto neanche L’abitudine di amare di Doris Lessing, piazzato sopra un malinconico Cronache di poveri amanti di Pratolini, entrambi con il loro bel trofeo cartonato a segnarne la pagina interrotta, sfidati da una pur amatissima Austen di Mansfield Park, e una sconosciuta Anna Gavalda che mi ha tentato con L’età dei sogni. Sopra tutti, campeggia, con quella faccia occhialuta di Severgnini, L’italiano, lezioni semiserie.Mamma già dorme, le lascio un bacio leggero per non svegliarla. Me ne vado a dormire stringendomi al petto le lezioni semiserie di Beppe. Per sorridere un po’. Così non penso a te. Perchè non c’è niente da capire.