Funambola

Belzebook.


 Ieri sera discussione col mio compagno. Il lavoro, sempre lui, ci costringe a vivere lontani e a comunicare tramite il telefono, skype, facebook, le mail, insomma tutto quel che c’è per sentire meno la puzza della lontananza. E, proprio a causa di questi giocattoli che utilizziamo per sentirci più vicini a qualcuno (o anche a qualcosa che ci interessi), a volte si rischia di isolarsi e allontanarsi da tutto il resto.Non è che arrivo io e dico una genialità, annunciando che ormai rischiamo di vivere più nel virtuale che nel reale (e infatti l'ha detta lui). È che penso che fino a qualche tempo fa dicevamo che era la televisione a rovinare le famiglie. Ma, almeno, la televisione non ci impediva (parlo al passato perché sembra, e ripeto sembra, che nessuno la guardi più) un utilizzo collettivo: si può guardare un film, oppure seguire e commentare un dibattito o un documentario, anche insieme. Invece internet pretende un utilizzo totalmente esclusivo: tu, il pc e il mouse al posto del telecomando. E non ditemi che ho detto una genialità, perché lo so.Ricordo (e mi sento già vecchia, vecchissima, a dirlo) quando, da bambini e poi adolescenti, ci stringevamo la sera tutti vicini vicini sul divano, ognuno al suo posto fisso - ma fisso fisso, come con i posti a tavola – oppure ci sdraiavamo sul tappeto davanti alla tv. Anche se eravamo concentrati sullo schermo, eravamo comunque uniti dal fare una cosa insieme. Vuoi mettere il brivido del casino che combinavamo a imitare tutti insieme Mazinga Zeta o Bia la sfida della magia, oppure le risate in comitiva con Jerry Lewis e Totò, con la calma piatta di questa roba in singolo con una tastiera? Il silenzio a volte è assordante, a parte il ticchetticche del digitare compulsivo.Va bene, ok, oggi di televisore in casa ce n’è praticamente uno per ogni componente della famiglia, ognuno se vuole si stravacca davanti al proprio senza tema di essere disturbato, per cui altro che film insieme e dibattito post-documentario. Resta il fatto che a me i social network – e già il suono di questa parola mi dà prurito ai denti come tutti i termini inglesi d’importazione, ma sono un’anziana italianista e non posso farci nulla – fanno sicuramente più paura del digitale terrestre. Intendiamoci, non sono contro la tecnologia e quant’altro il progresso abbia sfornato in questi ultimi decenni in materia: io stessa non posso farne a meno per tanti motivi, lavoro e fidanzato lontano in primis e perché mi piace pure, mica no; ma sono costernata dalla quantità di tempo che passiamo a volte anche interrottamente impantanati lì (qui) dentro.Prendiamo facebook, per esempio: i sinceramente affezionati vi si piazzano finché la palpebra regge. Se c’è un problema in casa o in famiglia bisogna mettere lo stato di allerta per farsi sentire. La cosa più triste è che molto spesso diventa la tana per far finta di niente quando in coppia c’è aria di crisi e ci si rifugia nella comoda cuccia di una comunicazione meno impegnativa ma assai “distrattiva”.Non sto dicendo che stavamo meglio quando stavamo peggio, ma qui si sta peggiorando assai. Donde, le mie domande: posso io fare a meno di pensare che lo spazio riservato alla famiglia, alla coppia, diventi sempre più sfuggente, avendo tali occasioni di ‘incontro col mondo’ direttamente a casa e a tutte le ore? E posso dire che mi spaventa pensare che ci aspetta un futuro in cui ci troveremo a non avere più nessuno vicino vicino con cui parlare davvero? E, cosa ancora peggiore, non sentirlo e toccarlo dal vivo, non viverlo? Mi spaventa, sì. Perché sarò pure vecchia, vecchissima, ma non fino a questo punto.