Creato da gbmelettrotecnica il 03/11/2008
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CATANIA ANTIFURTO NEBBIOGENO CATANIA DEFENDERTECH

Foto di gbmelettrotecnica

Proteggi definitivamente ciò che ti è caro Grazie all'avanzata tecnologia nebbiogena, la parola "antifurto" si riappropria del suo signficato originario: Fermare attivamente i ladri!

Il nebbiogeno è la soluzione totale contro furti e rapine: quando viene rilevata un intrusione, satura ogni tipo di ambiente con una densa nebbia bianca ed impenetrabile. In pochi istanti rende assolutamente impossibile ogni tipo di movimento perchè riduce la visibilità a pochi centimetri.  

Per negozi di abbigliamento, profumerie, gioiellerie...

I sistemi di sicurezza nebbiogena sono particolarmente indicati per attività commerciali che hanno necessità di proteggere i propri beni, immediatamente

 

Apparati elettronici definitivamente protetti

Solo pochi secondi e la nebbia di sicurezza rende invisibile qualsiasi bene, senza danneggiarlo. Densa, bianca e completamente asciutta.

"Perchè tra le mie mura di casa voglio essere sereno"

Tornare a casa e sentirsi finalmente sereni e tranquilli. 

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I furti di una singola video lottery può costare dai 5.000 ai 7.000 euro. Con la protezione nebbiogena casinò, bar e tabaccai sono finalmente protetti

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ANTIFURTO WIRELESS OFFERTA

Post n°26 pubblicato il 02 Aprile 2013 da gbmelettrotecnica

ANTIINTRUSIONE WIRELESS

 

 

 

 

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opzionale.

•1 sirena esterna WL04SEL ad alta intensita acustica ed elevata visibilita grazie

ai flash a led.

•1 telecomando WL04TC a 4 pulsanti liberamente programmabili, con feedback sonoro e visivo dello stato dell’impianto

1 Sensore magnetico wireless a tecnologia digitale

 

 

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CONTROSOFFITTI-PARETI IN CARTONGESSO-TETTI GALLEGGIANTI-ATTIVITA'COMMERCIALI GLOBAL SERVICE-REI.

Post n°24 pubblicato il 05 Agosto 2010 da gbmelettrotecnica

Controsoffitti in pannelli di gesso dello spessore di mm. 15 costituiti da impastogessoso armato con tondini di acciaio zincato e rinforzato con fibra vegetale,posti in opera accostati e bloccati sul retro con fibra vegetale e gesso, daagganciare alle sovrastanti strutture mediante tiranti e filo di ferro zincato dellospessore di 1,4 mm., compresa la stuccatura dei giunti e la loro mascheratura,nonché i ponti di servizio per altezza d’imposta dal controsoffitto non eccedentei m. 3,50 dal piano di appoggio, gli sfridi e quanto altro occorre per renderela superficie in vista perfettamente liscia e pronta a ricevere la coloritura.

Fornitura e posa in opera di controsoffitto in cartongesso dello spessore di 10mm., compresa la struttura in profili d’acciaio zincato dello spessore minimo di6/10 di mm., fissato con viti zincate o fosfatate appositamente stuccate, i pendinidi sospensione, la sigillatura dei giunti con garze a nastro e successiva rasaturadegli stessi; compresi i ponti di servizio per interventi posti fino a m. 3,50d’altezza e quanto altro necessario per dare il lavoro finito a regola d’arte.

Controsoffitti piani in rete metallica tipo “Nervometal” del peso non inferiore a12 N/m2, smaltata, nervata e striata, assicurata ad adeguata armatura portantecon chiodi, graffe, filo di ferro zincato, compresa l’armatura, le opere provvisionali,i ponti di servizio per altezza d’imposta dal controsoffitto non eccedentei m. 3,50 dal piano di appoggio e quanto altro necessario per dare il lavorofinito a regola d’arte.

 
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La Compartimentazione Antifiamma REI 180

Post n°23 pubblicato il 16 Maggio 2010 da gbmelettrotecnica
 


 La Compartimentazione
Principi generali
Tra i parametri dell’analisi di rischio, fondamentale è il volume del compartimento che,
abbinato ad una razionale disposizione degli ambienti di lavoro ed alla organizzazione delle vie di
esodo (layout), assume un peso determinante, nella pianificazione ai fini della sicurezza.
La compartimentazione sia essa orizzontale che verticale, fornisce la possibilità di ridurre le
conseguenze di un evento incidentale localizzato in una certa zona possa estendersi ad altre aree.
Ove manchino elementi di chiusura che fisicamente delimitano il compartimento, si
considerano gli spazi liberi a cielo aperto, eventualmente esistenti, come divisori delle diverse
aree, supplendo di fatto alla mancanza di muri a tenuta REI, purchè siano sufficientemente vasti
da garantire un sufficiente di stanziamento dei vari corpi di fabbrica.
Obiettivo indispensabile è quello di poter contenere l’incendio nella zona d’innesco del
focolaio, senza permettere, o almeno ritardando il più possibile, una sua propagazione ad altre
zone, prevedendo la messa in opera di strutture, denominate “tagliafuoco”, che si interpongono tra
l’area soggetta ad incendio ed altre aree ancora libere.
Il Compartimento
Il Compartimento rappresenta una protezione di un edificio delimitata da elementi costruttivi atti ad
impedire, almeno per un tempo prefissato, la propagazione dell’incendio e dei suoi effetti, come
fumi e calore, a settori adiacenti o a strutture attigue.
Sicuramente un frazionamento della superficie in
comparti il più limitati possibile offre maggiori garanzie
rispetto a frazionamenti a comparti più vasti anche se protetti
da impianti automatici di spegnimento che se non
manutenzionati o verificati periodicamente non possono
offrire idonee garanzie di sicurezza.
Il D.M. 9/03/207 fornisce le seguenti definizioni:
a. CAPACITÀ DI COMPARTIMENTAZIONE IN CASO
D’INCENDIO
: attitudine di un elemento costruttivo a
conservare, sotto l’azione del fuoco, oltre alla
propria stabilità, un sufficiente isolamento termico
ed una sufficiente tenuta ai fumi e ai gas caldi
della combustione, nonché tutte le altre prestazione se richieste.
b. COMPARIMENTO ANTINCENDIO: parte della costruzione organizzata per rispondere alle
esigenze della sicurezza in caso di incendio e delimitata da elementi costruttivi idonei a
garantire, sotto l’azione del fuoco e per un dato intervallo di tempo di tempo, la capacità
di compartimentazione.
Una determinazione quantitativa che individui quanto possa essere vasto un
compartimento deve tener conto dei seguenti fattori:
• presenza o meno di impianti antincendio
• conformazione planovolumetrica
• facilità di accesso allo stesso da parte dei soccorritori
• destinazione d’uso dello stesso
La normativa valuta, a seconda dei casi, come quantificare la superficie di un
compartimento differenziandosi di volta in volta.

 
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IMPIANTI FISSI DI ESTINZIONE AUTOMATICA SPRINKLER

Post n°22 pubblicato il 16 Maggio 2010 da gbmelettrotecnica

Impianti fissi di estinzione automatici
Tali impianti possono classificarsi in base alle sostanze utilizzate per l’azione estinguente:
-
Impianti ad acqua SPRINKLER (ad umido, a secco, alternativi, a preallarme, a diluvio
etc.);
- Impianti a schiuma;
- Impianti ad anidride carbonica;
- Impianti ad halon;
- Impianti a polvere.
Un impianto automatico di estinzione ad acqua consta di più parti:
- Fonte di alimentazione (acquedotto, serbatoi, vasca, serbatoio in pressione);
- Pompe di mandata;
- Centralina valvolata di controllo e allarme;
- Condotte montanti principali;
- Rete di condotte secondarie;
- Serie di testine erogatrici (sprinkler).
L’erogazione di acqua può essere comandata da un impianto di rilevazione - incendi,
oppure essere provocata direttamente dalla apertura delle teste erogatrici: per fusione di un
elemento metallico o per rottura, a determinate temperature, di un elemento termosensibile a bulbo
che consente in tal modo la fuoriuscita d’acqua.
Tipi d’impianto
- Ad umido
: tutto l’impianto è permanentemente riempito di acqua in pressione: è il sistema
più rapido e si può adottare nei locali in cui non esiste rischio di gelo.
- A secco : la parte d’impianto non protetta, o sviluppantesi in ambienti soggetti a gelo, è
riempita di aria in pressione: al momento dell’intervento una valvola provvede al
riempimento delle colonne con acqua.
- Alternativi : funzionano come impianti a secco nei mesi freddi e ad umido nei mesi caldi.
- A pre-allarme : sono dotati di dispositivo che differisce la scarica per dar modo di escludere i
falsi - allarmi.
- A diluvio :impianti con sprinklers aperti alimentati da valvole ad apertura rapida in grado
di fornire rapidamente grosse portate.
Gli impianti a schiuma sono concettualmente simili a quelli ad umido e differiscono per la
presenza di un serbatoio di schiumogeno e di idonei sistemi di produzione e scarico della schiuma
(versatori).
Impianti di anidride carbonica, ad halon, a polvere: hanno portata limitata dalla capacità
geometrica della riserva (batteria di bombole, serbatoi).
Gli impianti a polvere, non essendo l’estinguente un fluido, non sono in genere costituiti da
condotte, ma da teste singole autoalimentate da un serbatoio incorporato di modeste capacità.
La pressurizzazione è sempre ottenuta mediante un gas inerte (azoto, anidride carbonica).


IMPIANTI FISSI DI ESTINZIONE AUTOMATICA

Ugelli - Gli ugelli si compongono del corpo, dell’otturatore e del piatto. L’otturatore impedisce
l’uscita del getto e lo libera in caso di riscaldamento. Ne esistono tre tipi di uso corrente.
2. Nell'ugello. un cilindro di vetro (un recipiente di vetro fine riempito di un liquido che arriva
facilmente ad ebollizione. Impedisce l’uscita dell'acqua e scoppia ad una cena temperatura.
3. Il fusibile metallico è una pastiglia saldata che fonde ad una temperatura determinata liberando
la mandata d'acqua.
4. Il fusibile In cristallo, comporta un cristallo di sale che assicura Ia chiusura allo stato solido e si
liquefa ad una temperatura determinata. I Corpi di otturazione sono tarati per certe temperature di
reazione standard tra i 70° e i 200° C e marcati con colori diversi.

7.4. Sistemi di rilevazione e segnalazione incendi

 

 


Tali sistemi rientrano a pieno titolo tra i provvedimenti di protezione attiva e sono finalizzati
alla rivelazione tempestiva del processo di combustione, prima cioè che questo degeneri nella fase
di incendio generalizzato.
Dal diagramma seguente si deduce che è fondamentale riuscire ad avere un TEMPO D’INTERVENTO
possibilmente inferiore al tempo di prima propagazione, ossia intervenire prima che si sia
verificato il “flash over”; infatti siamo ancora nel campo delle temperature relativamente basse,
l’incendio non si è ancora esteso a tutto il sistema e quindi ne è più facile lo spegnimento ed i
danni sono ancora contenuti. Dal diagramma qualitativo riportato di seguito si può vedere che
l’entità dei danni, se non si interviene prima, ha un incremento notevole non appena si è verificato
il “flash over”. Pertanto un impianto di rivelazione automatica trova il suo utile impiego nel ridurre il
“TEMPO REALE” e consente:
- di avviare un tempestivo sfollamento delle persone, sgombero dei beni etc;
- di attivare un piano di intervento;
- di attivare i sistemi di protezione contro l’incendio (manuali e/o automatici di spegnimento).

 

 


Rivelatori d’incendio – Generalità
I rivelatori di incendio possono essere classificati in base al fenomeno chimico-fisico
rilevato in:
- di calore
Rilevatori - di fumo (a ionizzazione o ottici)
- di gas
- di fiamme
oppure in base al metodo di rivelazione:
- statici (allarme al superamento di un valore di soglia)
- differenziali (allarme per un dato incremento)
- velocimetrici (allarme per velocità di incremento).
La suddivisione può essere infine effettuata in base al tipo di configurazione del sistema di
controllo dell’ambiente:
- puntiformi
Rilevatori - a punti multipli (poco diffusi)
- lineari (poco diffusi).
In sintesi potremo quindi definire un “rilevatore automatico d’incendio” come un dispositivo
installato nella zona da sorvegliare che è in grado di misurare come variano nel tempo grandezze
tipiche della combustione, oppure la velocità della loro variazione nel tempo, oppure la somma di
tali variazioni nel tempo. Inoltre esso è in grado di trasmettere un segnale d’allarme in un luogo
opportuno quando il valore della grandezza tipica misurata supera oppure è inferiore ad un certo
valore prefissato (soglia).
“L’impianto di rivelazione” può essere definito come un insieme di apparecchiature fisse
utilizzate per rilevare e segnalare un principio d’incendio. Lo scopo di tale tipo d’impianto è quello
di segnalare tempestivamente ogni principio d’incendio, evitando al massimo i falsi allarmi, in
modo che possano essere messe in atto le misure necessarie per circoscrivere e spegnere
l’incendio.
E’ opportuno sottolineare e precisare la differenza sostanziale tra i termini di “rilevazione” e
“rivelazione”. Rilevazione d’incendio non è altro che la misura di una grandezza tipica legata ad un
fenomeno fisico provocato da un incendio.
Avvenuta la rilevazione, con il superamento del valore di soglia, si ha la rivelazione quando
“la notizia” che si sta sviluppando l’incendio viene comunicata (rivelata) al “sistema” (uomo o
dispositivo automatico) demandato ad intervenire.
Componenti dei sistemi automatici di rivelazione
Un impianto di rilevazione automatica d’incendio è generalmente costituito da:
RILEVATORI AUTOMATICI D’INCENDIO;
• CENTRALE DI CONTROLLO E SEGNALAZIONE;
• DISPOSITIVI D’ALLARME;
• COMANDI D’ATTIVAZIONE;
• ELEMENTI DI CONNESSIONE PER IL TRASFERIMENTO DI ENERGIA ED INFORMAZIONI.
Evidentemente vi possono essere impianti che hanno componenti in più o in meno rispetto a
quelli elencati.
La centrale di controllo e segnalazione garantisce l’alimentazione elettrica (continua e
stabilizzata) di tutti gli elementi dell’impianto ed è di solito collegata anche ad una “sorgente di
energia alternativa” (batterie, gruppo elettrogeno, gruppo statico ecc.) che garantisce il
funzionamento anche in caso di “mancanza ENEL”.
Avvenuto l’incendio, l’allarme può essere “locale” o “trasmesso a distanza”.
L’intervento può essere manuale (azionamento di un estintore o di un idrante, intervento
squadre VV.F.) oppure automatico (movimentazione di elementi di compartimentazione e/o
aereazione, azionamento di impianti di spegnimento automatico, d’inertizzazione, predisposizione
di un piano esodo).
Un approfondito studio delle operazioni svolte manualmente (uomo) ed automaticamente
(apparecchiature) e la loro interconnessione e sequenza temporale e procedurale può evitare falsi
allarmi e mancati funzionamenti oppure ridurne gli effetti negativi. Ad esempio nel caso di un
impianto di rivelazione automatica collegato ad un impianto fisso di spegnimento a pioggia è
preferibile, se è possibile, che in seguito ad un allarme un operatore possa visualizzare sul
pannello di controllo della centrale in quale zona dell’insediamento è stato rilevato l’incendio
(presunto); effettuato un controllo visivo, solo se effettivamente è in corso un incendio, l’operatore
aziona l’impianto di spegnimento.
E’ opportuno quindi perseguire soluzioni equilibrate che prevedono un grado d’automazione
compatibile con le soluzioni tecnologiche già ampiamente collaudate affidando all’uomo il compito
di effettuare i controlli che si rendessero necessari.
Tali tipi d’impianti trovano valide applicazioni in presenza di:
- Depositi intensivi;
- Depositi di materiali e/o sostanze ad elevato valore specifico;
- Ambienti con elevato carico d’incendio, non compartimentabili;
- Ambienti destinati ad impianti tecnici difficilmente accessibili e controllabili (cunicoli,
cavedi, intercapedini al di sopra di controsoffitti etc.).

 

 

 

 

 
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