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IMPIANTI ELETTRICI-TECNOLOGICI-ELETTRONICI-TERMICI-FOTOVOLTAICI-ENERGIA ALTERNATIVA

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IMPIANTI FISSI DI ESTINZIONE AUTOMATICA SPRINKLER

Post n°22 pubblicato il 16 Maggio 2010 da gbmelettrotecnica

Impianti fissi di estinzione automatici
Tali impianti possono classificarsi in base alle sostanze utilizzate per l’azione estinguente:
-
Impianti ad acqua SPRINKLER (ad umido, a secco, alternativi, a preallarme, a diluvio
etc.);
- Impianti a schiuma;
- Impianti ad anidride carbonica;
- Impianti ad halon;
- Impianti a polvere.
Un impianto automatico di estinzione ad acqua consta di più parti:
- Fonte di alimentazione (acquedotto, serbatoi, vasca, serbatoio in pressione);
- Pompe di mandata;
- Centralina valvolata di controllo e allarme;
- Condotte montanti principali;
- Rete di condotte secondarie;
- Serie di testine erogatrici (sprinkler).
L’erogazione di acqua può essere comandata da un impianto di rilevazione - incendi,
oppure essere provocata direttamente dalla apertura delle teste erogatrici: per fusione di un
elemento metallico o per rottura, a determinate temperature, di un elemento termosensibile a bulbo
che consente in tal modo la fuoriuscita d’acqua.
Tipi d’impianto
- Ad umido
: tutto l’impianto è permanentemente riempito di acqua in pressione: è il sistema
più rapido e si può adottare nei locali in cui non esiste rischio di gelo.
- A secco : la parte d’impianto non protetta, o sviluppantesi in ambienti soggetti a gelo, è
riempita di aria in pressione: al momento dell’intervento una valvola provvede al
riempimento delle colonne con acqua.
- Alternativi : funzionano come impianti a secco nei mesi freddi e ad umido nei mesi caldi.
- A pre-allarme : sono dotati di dispositivo che differisce la scarica per dar modo di escludere i
falsi - allarmi.
- A diluvio :impianti con sprinklers aperti alimentati da valvole ad apertura rapida in grado
di fornire rapidamente grosse portate.
Gli impianti a schiuma sono concettualmente simili a quelli ad umido e differiscono per la
presenza di un serbatoio di schiumogeno e di idonei sistemi di produzione e scarico della schiuma
(versatori).
Impianti di anidride carbonica, ad halon, a polvere: hanno portata limitata dalla capacità
geometrica della riserva (batteria di bombole, serbatoi).
Gli impianti a polvere, non essendo l’estinguente un fluido, non sono in genere costituiti da
condotte, ma da teste singole autoalimentate da un serbatoio incorporato di modeste capacità.
La pressurizzazione è sempre ottenuta mediante un gas inerte (azoto, anidride carbonica).


IMPIANTI FISSI DI ESTINZIONE AUTOMATICA

Ugelli - Gli ugelli si compongono del corpo, dell’otturatore e del piatto. L’otturatore impedisce
l’uscita del getto e lo libera in caso di riscaldamento. Ne esistono tre tipi di uso corrente.
2. Nell'ugello. un cilindro di vetro (un recipiente di vetro fine riempito di un liquido che arriva
facilmente ad ebollizione. Impedisce l’uscita dell'acqua e scoppia ad una cena temperatura.
3. Il fusibile metallico è una pastiglia saldata che fonde ad una temperatura determinata liberando
la mandata d'acqua.
4. Il fusibile In cristallo, comporta un cristallo di sale che assicura Ia chiusura allo stato solido e si
liquefa ad una temperatura determinata. I Corpi di otturazione sono tarati per certe temperature di
reazione standard tra i 70° e i 200° C e marcati con colori diversi.

7.4. Sistemi di rilevazione e segnalazione incendi

 

 


Tali sistemi rientrano a pieno titolo tra i provvedimenti di protezione attiva e sono finalizzati
alla rivelazione tempestiva del processo di combustione, prima cioè che questo degeneri nella fase
di incendio generalizzato.
Dal diagramma seguente si deduce che è fondamentale riuscire ad avere un TEMPO D’INTERVENTO
possibilmente inferiore al tempo di prima propagazione, ossia intervenire prima che si sia
verificato il “flash over”; infatti siamo ancora nel campo delle temperature relativamente basse,
l’incendio non si è ancora esteso a tutto il sistema e quindi ne è più facile lo spegnimento ed i
danni sono ancora contenuti. Dal diagramma qualitativo riportato di seguito si può vedere che
l’entità dei danni, se non si interviene prima, ha un incremento notevole non appena si è verificato
il “flash over”. Pertanto un impianto di rivelazione automatica trova il suo utile impiego nel ridurre il
“TEMPO REALE” e consente:
- di avviare un tempestivo sfollamento delle persone, sgombero dei beni etc;
- di attivare un piano di intervento;
- di attivare i sistemi di protezione contro l’incendio (manuali e/o automatici di spegnimento).

 

 


Rivelatori d’incendio – Generalità
I rivelatori di incendio possono essere classificati in base al fenomeno chimico-fisico
rilevato in:
- di calore
Rilevatori - di fumo (a ionizzazione o ottici)
- di gas
- di fiamme
oppure in base al metodo di rivelazione:
- statici (allarme al superamento di un valore di soglia)
- differenziali (allarme per un dato incremento)
- velocimetrici (allarme per velocità di incremento).
La suddivisione può essere infine effettuata in base al tipo di configurazione del sistema di
controllo dell’ambiente:
- puntiformi
Rilevatori - a punti multipli (poco diffusi)
- lineari (poco diffusi).
In sintesi potremo quindi definire un “rilevatore automatico d’incendio” come un dispositivo
installato nella zona da sorvegliare che è in grado di misurare come variano nel tempo grandezze
tipiche della combustione, oppure la velocità della loro variazione nel tempo, oppure la somma di
tali variazioni nel tempo. Inoltre esso è in grado di trasmettere un segnale d’allarme in un luogo
opportuno quando il valore della grandezza tipica misurata supera oppure è inferiore ad un certo
valore prefissato (soglia).
“L’impianto di rivelazione” può essere definito come un insieme di apparecchiature fisse
utilizzate per rilevare e segnalare un principio d’incendio. Lo scopo di tale tipo d’impianto è quello
di segnalare tempestivamente ogni principio d’incendio, evitando al massimo i falsi allarmi, in
modo che possano essere messe in atto le misure necessarie per circoscrivere e spegnere
l’incendio.
E’ opportuno sottolineare e precisare la differenza sostanziale tra i termini di “rilevazione” e
“rivelazione”. Rilevazione d’incendio non è altro che la misura di una grandezza tipica legata ad un
fenomeno fisico provocato da un incendio.
Avvenuta la rilevazione, con il superamento del valore di soglia, si ha la rivelazione quando
“la notizia” che si sta sviluppando l’incendio viene comunicata (rivelata) al “sistema” (uomo o
dispositivo automatico) demandato ad intervenire.
Componenti dei sistemi automatici di rivelazione
Un impianto di rilevazione automatica d’incendio è generalmente costituito da:
RILEVATORI AUTOMATICI D’INCENDIO;
• CENTRALE DI CONTROLLO E SEGNALAZIONE;
• DISPOSITIVI D’ALLARME;
• COMANDI D’ATTIVAZIONE;
• ELEMENTI DI CONNESSIONE PER IL TRASFERIMENTO DI ENERGIA ED INFORMAZIONI.
Evidentemente vi possono essere impianti che hanno componenti in più o in meno rispetto a
quelli elencati.
La centrale di controllo e segnalazione garantisce l’alimentazione elettrica (continua e
stabilizzata) di tutti gli elementi dell’impianto ed è di solito collegata anche ad una “sorgente di
energia alternativa” (batterie, gruppo elettrogeno, gruppo statico ecc.) che garantisce il
funzionamento anche in caso di “mancanza ENEL”.
Avvenuto l’incendio, l’allarme può essere “locale” o “trasmesso a distanza”.
L’intervento può essere manuale (azionamento di un estintore o di un idrante, intervento
squadre VV.F.) oppure automatico (movimentazione di elementi di compartimentazione e/o
aereazione, azionamento di impianti di spegnimento automatico, d’inertizzazione, predisposizione
di un piano esodo).
Un approfondito studio delle operazioni svolte manualmente (uomo) ed automaticamente
(apparecchiature) e la loro interconnessione e sequenza temporale e procedurale può evitare falsi
allarmi e mancati funzionamenti oppure ridurne gli effetti negativi. Ad esempio nel caso di un
impianto di rivelazione automatica collegato ad un impianto fisso di spegnimento a pioggia è
preferibile, se è possibile, che in seguito ad un allarme un operatore possa visualizzare sul
pannello di controllo della centrale in quale zona dell’insediamento è stato rilevato l’incendio
(presunto); effettuato un controllo visivo, solo se effettivamente è in corso un incendio, l’operatore
aziona l’impianto di spegnimento.
E’ opportuno quindi perseguire soluzioni equilibrate che prevedono un grado d’automazione
compatibile con le soluzioni tecnologiche già ampiamente collaudate affidando all’uomo il compito
di effettuare i controlli che si rendessero necessari.
Tali tipi d’impianti trovano valide applicazioni in presenza di:
- Depositi intensivi;
- Depositi di materiali e/o sostanze ad elevato valore specifico;
- Ambienti con elevato carico d’incendio, non compartimentabili;
- Ambienti destinati ad impianti tecnici difficilmente accessibili e controllabili (cunicoli,
cavedi, intercapedini al di sopra di controsoffitti etc.).

 

 

 

 

 
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