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L’aurora mi sorprende mentre mi reco al lavoro. Oggi sono uscito di casa molto presto, mezz’ora prima del solito. Una scelta fatta per evitare la folla di persone che assale i mezzi pubblici dalle sette in poi, e con il suo chiacchiericcio disturba quelli come me, che leggono. Salgo sull’autobus e mi accorgo di essere l’unico passeggero, mi siedo e guardo fuori dal finestrino un po’ zozzo. In lontananza i colori si susseguono con un ritmo frenetico, io sono combattuto: continuare a gustarmi questa indescrivibile azione della natura o cominciare la lettura. Molte volte ho immaginato l’aurora e poi l’alba, stimolato da bei scritti, molte volte ho desiderato di essere in spiaggia il mattino presto e vedere il sole sorgere, e adesso, è una di quelle volte. Non apro il libro, ma seguo la luce e sogno.
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persona che spero di conoscere al più presto. E’ una persona speciale, è una
delle poche che mi ha chiamato grande. Dedico a lei e al suo compagno di vita
Massimo la canzone del video qui sotto. Grazie Simona e tu Massimo, considerato
che sei l’unico che lo può fare, coccola tanto.
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“Como?”
“Como te va?”
“Como te va a vita?”
“Va va.....”
“Va?”
“Va a farlope”
“Dio quanto vorrei fuire”
“E va va”
"VOGLIO LEI"
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Sfoglio i resti di un sogno interrotto dal suono della sveglia. Sono pezzetti confusi che cerco di rimettere insieme e dargli un senso.
Il sole, il cielo azzurro, una fila di alberi ai lati di una strada, una panca e un tavolo spersi nella campagna. Verde, tanto verde tutt’attorno. L’odore della terra e dei fiori era spruzzato nell’aria da una brezza tiepida.
Ascoltavo le tue parole in silenzio, ascoltavo te e stavo bene. La tua storia la conoscevo già, ma per la prima volta la raccontavi con serenità, per la prima volta non piangevi. Anzi, un sorriso si era fissato sul tuo viso, gli occhi ridevano e i capelli, mossi dall’aria, cingevano la tua immagine. Non ti avevo mai vista così. Il suono della tua voce riempiva l’atmosfera, ne ero ebbro. Parlavi, parlavi, non mostravi la minima intenzione di smettere. Io, ai margini del tuo discorso, ascoltavo in silenzio e ti osservavo.
Una carezza. Il tuo silenzio. La tua mano sulla mia. Tu hai sorriso e hai chinato di lato la testa. Ci guardavamo come se fosse la prima volta. Il tempo aveva smesso di correre, lo tenevamo stretto a noi, confinato in quegli attimi eterni.
Un rumore. Un rombo proveniva dall’altra parte della strada. Un puntino apparve lontano in mezzo ad una nuvola di polvere. Un’automobile si fermò e una portiera si aprì. L’autista era una gigantesca sveglia che con la sua voce trillante t’invitò a salire. Rimasi da solo, confuso e amareggiato per la dipartita.
Ancora inebriato dal tuo ricordo, guardo il soffitto nella penombra della stanza, con un’unica importante domanda da fare a colei che adesso a ripreso a ronfare al mio fianco: “Perché punti la sveglia sempre mezz’ora prima, e soprattutto, perché la punti se no ti devi alzare?”
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So che al di là di ogni difficoltà,
di ogni solitudine,
di ogni pena,
di ogni lacrima,
brilla il tuo amore.
In quale sogno t’incontrerò ancora?
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Inviato da: c.sonia
il 28/06/2010 alle 11:49
Inviato da: salsadetress
il 15/03/2010 alle 08:28
Inviato da: c.sonia
il 12/03/2010 alle 16:18
Inviato da: c.sonia
il 30/10/2009 alle 21:23
Inviato da: Sonia
il 28/10/2009 alle 11:21