GEOPOLITICA-NDO

Post N° 17


AGGIORNAMENTI SUL PIANO  DI PACE SAUDITA E PROBABILE SCAMBIO DI PRIGIONERI (TRA QUESTI IL CAPORALE SCHALIT)___________________Argomenti (tags) dell'articolo: 
 PALESTINA 4 
 ISRAELE 3
 ARABIA SAUDITA 2____________________Oggi ci sembra interessante approfondire un articolo della Associated Press pubblicato dal Jerusalem Post del 16 aprile.Esso riporta un’intervista del premier israeliano Olmert alla Canadian Broadcasting Corp. TVCercheremo di utilizzare questo documento anche per aggiornare i lettori di Geopoliticando sull’evoluzione del Piano di Pace Saudita (vd. Articolo "Sviluppi del Piano di Pace Saudita – Israele 1, Palestina 2, Arabia Saudita 1).Olmert nell’intervista dichiara che Israele è "desiderosa di affrontare direttamente con l’Arabia Saudita il Piano di Pace da quest’ultima proposto".L’importante dichiarazione è accompagnata da attestati di stima verso Riad: "l’Arabia Saudita deve e può giocare un ruolo decisivo nella pacificazione del Medio Oriente", ha aggiunto infatti Olmert, invitandola, altresì, a prendere la guida contro il radicalismo islamico.C’è anche tanta ipocrisia in queste dichiarazioni. Sia infatti chiaro che l’Arabia Saudita è la patria del Wahhabismo, un movimento musulmano decisamente poco incline al rispetto di altre religioni e soprattutto molto incline all’espansione di questi principi (vedi le scuole wahhabite sviluppatesi in Bosnia negli ultimi anni e sponsorizzate da Riad).Ma Olmert sa che il momento è propizio. Spieghiamone subito le ragioni:Israele sta rafforzando il progetto saudita che è, principalmente, quello di scalzare l’Iran da Paese leader musulmano. E’ questo allora il momento di far ottenere una grande vittoria a Riad, vittoria che potrebbe coincidere nella risoluzione di alcune delle questioni fondamentali di contrasto, la nascita di uno stato palestinese.Come più volte riportato grandi differenze e rivalità separano l’Iran sciita dall’Arabia Saudita sunnita (vd art. citato e Obiettivi del viaggio del presidente iraniano Ahmadinejad in A. Saudita – Iran 4).Olmert ha compreso come la proposta saudita non vivrà, verosimilmente, più a lungo dell’attuale crisi Iran-Arabia SauditaNaturalmente non tutto ciò che è stato richiesto nel Piano è attuabile, come abbiamo riferito nell’articolo "Sviluppi del Piano di Pace Saudita – Israele 1, Palestina 2, Arabia Saudita 1, nel quale evidenziamo come sia oggettivamente impossibile un ritorno dei Palestinesi profughi delle guerre con Israele, essendo quelle terre ormai Israele a pieno titolo.Essendo questo punto molto discusso e per ora ufficialmente considerato non trattabile dagli arabi, è ragionevole pensare che le trattative stiano comunque proseguendo "sottotraccia".Tale pensiero è stato confermato dallo stesso Olmert che ha lasciato intendere che : "quando due parti non possono parlarsi ci sono comunque modi per comunicare". Geopoliticando ritiene che le trattative "nascoste" stiano riguardando principalmente tale questione.Tra quelle non nascoste (ma che potrebbero rivelare interessanti sorprese) vi è anche quella che riguarda la liberazione del caporale israeliano Gilad Schalit, prigioniero dei palestinesi ormai da parecchi mesi. Le trattative istituzionali portate avanti da Israele cercano di non indebolire le istituzioni che potrebbero non essere considerate interlocutori affidabile in un’eventuale successiva emergenza, rischio in cui incorrono in Afghanistan le nostre istituzioni, dopo l’infelice gestione dell’ "affair Mastrogiacomo". Chiudiamo tuttavia velocemente questa parentesi, per dire che Israele ha già ricevuto una lunga lista di nomi di palestinesi da liberare per riavere Schalit.Olmert ha già dichiarato di essere favorevole a uno "scambio ragionevole" utilizzando "standard da medio oriente", lasciando intendere che ciò significa che è possibile scambiare più prigionieri contro uno solo, ma non 1.400 (prima richiesta palestinese) contro uno. Ma se ad essere liberato fosse anche il principale leader di Al Fatah, dopo Abu Mazen, Marwan Hassib Hussein Barghouti?Barghouti è considerato un importante interlocutore anche in Europa e negli Stati Uniti, ma è prigioniero degli israeliani dal 2002, i quali lo accusano di aver partecipato (probabilmente l’accusa è corretta) ad alcuni omicidi di cittadini di Tel Aviv.Tuttavia Barghouti è considerato un eroe dal suo popolo e la sua liberazione potrebbe portare a rendere più accettabili alcune rinunce ai palestinesi (come il citato impossibile diritto al ritorno).Il primo ministro palestinese, di Hamas, Ismail Haniyeh ha già ammesso che il nome di Barghouti fa parte della lista dei prigionieri ma in Israele si sono già levate molte voci contro la sua liberazione.La nostra idea è che le trattative sottobanco riguardino anche questo punto, un’eventuale liberazione di Barghouti ma per qualcosa di più del caporale Schalit: occorre trovare una mediazione sulla proposta di pace saudita e bisogna farlo in fretta, per i motivi che abbiamo sopra esplicato.Ecco allora che un’eventuale liberazione di Barghouti (o la promessa di liberazione in tempi brevi) faciliterebbe il compromesso. Barghouti sarebbe d’accordo? Ha nelle sue mani una grande responsabilità, il suo curriculum, seppur macchiato dalla ripresa dei combattimenti contro Israele, è pur sempre un curriculum di una persona estremamente ragionevole (vd. Per chi vuole sapere di più che trovi subito sotto).In tutto ciò si devono temere attentati da parte di coloro che non vogliono che l’avvicinamento tra Israele ed Arabia Saudita, prosegua.Di certo fra questi l’Iran che potrebbe rafforzare Ezbollah in Libano che, come noto, sopravvive soprattutto grazie all’aiuto di Teheran.Ma anche Al Quaeda che è presente anche nei territori come affermato dalle forze di sicurezza palestinesi. Queste ultime, riferendosi all’annunciata esecuzione (probabilmente la notizia è falsa) del giornalista della BBC Alan Johnston, rapito quatto settimane fa nella striscia di Gaza, da parte di un gruppo denominato "The Tawheed and Jihad Brigades", ha affermato che "si tratta di uno dei nuovi gruppi tra i diversi affiliati ad Al Quaeda, che hanno iniziato ad operare nella striscia di Gaza, dal 2004". Sempre secondo le dichiarazioni ufficiali delle forze di sicurezza palestinesi si tratterebbe di ex affiliati ad Hamas, scontenti della politica "relativamente moderata" del loro ex gruppo. Una notizia molto interessante che conferma il netto distacco tra Hamas ed Al Quaeda.PER CHI VUOLE SAPERNE DI PIU’:MARWAN HASSIB HUSSEIN BARGHOUTI:È membro del Consiglio Legislativo Palestinese - ove fu eletto nel 1996 - e segretario generale di Al Fatah per la Cisgiordania. Tornato in Palestina nel 1994, dopo gli accordi di Oslo, si propose come uomo del dialogo con Israele.Convinto che il processo di pace di Oslo possa portare a un totale ritiro di Israele dai territori occupati e alla fondazione di uno stato palestinese indipendente con capitale Gerusalemme, incoraggia stretti rapporti con i leader israeliani favorevoli alla creazione di due stati separati indipendenti e sovrani.La "stagione del dialogo", tuttavia, si conclude per Barghouti nel 1998 quando - proseguendo l'espansione dei coloni israeliani nei territori - porta a compimento il suo personale processo di identificazione con il diffuso sentimento popolare che vede gli accordi di Oslo come un vicolo cieco per la causa palestinese.Barghouti sintetizzò allora la nuova strategia di lotta con un celebre ragionamento: "Abbiamo tentato la strada dell'Intifada per sette anni, senza negoziare; poi abbiamo negoziato per sette anni, senza Intifada. Ora, forse, dobbiamo tentarle entrambe contemporaneamente"Accusato di omicidio e condannato a cinque ergastoli dalla giustizia israeliana con una sentenza del Luglio 2004, Marwan Barghouti giace in carcere dal 15 Aprile 2002, quando fu catturato, a Ramallah, con un blitz dell'esercito di Tel Aviv. Dal carcere, pur consapevole di poter ambire alla leadership di Al Fatah, e non solo, ha sostenuto la candididatura di Abu Mazen a Presidente dell’Autorità palestinese.WAHHABISMO:Si tratta di un movimento radicale sunnita affermatosi nella penisola arabica intorno alla meta del XVIII secolo.Adotta un’interpretazione molto rigida dell’Islam. I wahhabiti avversano ogni presunta deviazione dalla purezza dell’islam delle origini, ogni forma di ostentazionne del lusso, mostrano una feroce ostilità al misticismo e alle forme popolari di fede (es. il culto dei santi). Sono inoltre decisi avversari degli sciiti.Clicca qui per tornare direttamente alla HOME PAGE di "Geopoliticando" (devi tornare alla home page anche se vuoi inserire commenti al presente articolo) oppure chiudi direttamente questa pagina ATTENZIONE: PER TORNARE ALLA HOME PAGE NON CLICCARE SOTTO DOVE LEGGI "VAI ALLA HOME PAGE DEL BLOG", NON TI RIPORTERA' ALLA HOME PAGE EFFETTIVA DI GEOPOLITICANDO. UTILIZZA ESCLUSIVAMENTE LA POSSIBILITA' DI TORNARE ALLA HOME PAGE CHE TROVI SOPRA O CLICCA QUI