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Post N° 5

Post n°5 pubblicato il 08 Febbraio 2009 da naciv
 
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Le virtù cardinali nel sistema dell'etica epicurea sono la giustizia, l'onestà e la prudenza, cioè l'equilibrio tra piacere e dolore: Epicuro enfatizzava il valore dell'amicizia, sentimento meno perturbante dell'amore. Il suo edonismo individualistico insegnava che solo mediante la continenza, la moderazione e il distacco si raggiunge quello stato di serenità che è la vera felicità. Nonostante il suo materialismo, Epicuro credeva nella libertà della volontà, ipotizzando che persino gli atomi fossero "liberi" e talvolta deviassero spontaneamente dalla loro orbita originaria.


 


Epicuro non negava l'esistenza degli dèi, ma riteneva che, in quanto "esseri felici e imperituri" dotati di poteri sovrannaturali, essi non intervenissero nelle questioni umane, sebbene potessero trarre piacere dalla contemplazione della vita di uomini virtuosi.


 


 L'epicureismo, che a differenza della corrente filosofica rivale, lo stoicismo, ha attraversato la storia come una tradizione viva e feconda, trovò eminenti seguaci anche tra i romani: la fonte principale per la conoscenza degli insegnamenti di Epicuro è infatti il De rerum natura di Lucrezio; a partire dal III secolo, conobbe una lenta decadenza, per poi giungere a nuova fioritura nel XVII secolo con il filosofo francese Pierre Gassendi.


 


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Zenone di Cizio (Cizio, Cipro 333 - Atene 263 a.C.), filosofo greco, considerato il fondatore dello stoicismo. Nato da una ricca famiglia di commercianti della Fenicia, all'età di vent'anni si recò ad Atene, dove divenne discepolo del filosofo cinico Cratete. In seguito, intorno al 300 a.C., Zenone iniziò a tenere lezioni nel "portico dipinto" (in greco, stoà poikìle, da cui stoicismo) e fondò la propria scuola, raccogliendo intorno a sé un gran numero di discepoli.


 


Delle sue opere, quasi interamente perdute, ci sono noti circa venti titoli; possiamo tuttavia ricostruire le linee generali del suo pensiero, posto alla base dell'etica stoica, grazie a testimonianze posteriori, in particolare quelle dei suoi successori alla guida della scuola, Cleante e Crisippo, e quelle di Cicerone, Diogene Laerzio e Plutarco


 


Lucio Anneo Seneca Fra i seguaci della filosofia stoica vi fu Lucio Anneo Seneca, vissuto fra il 50 a.C. e il 40 d.C. Autore delle celebri Lettere a Lucilio, diede una grande rilevanza alla riflessione etica e privilegiò il concetto di virtus, inteso come sforzo di dominare le passioni umane grazie al controllo da parte della razionalità.


 


PRINCIPI


 


Gli stoici, come gli epicurei, fecero dell'etica il campo fondamentale della conoscenza, ma, come ausilio alle loro teorie etiche, svilupparono teorie di logica e di fisica. In logica il loro contributo più importante fu la scoperta del sillogismo ipotetico; in fisica, essi sostennero che tutta la realtà è materiale, ma che la materia inerte è distinguibile dal principio attivo o vivificatore, il logos, che concepirono sia come ragione divina sia come principio che materialmente anima la natura, identificandolo con uno spirito vivificante e onnipervasivo, il pneuma. Anche l'anima umana è una manifestazione del logos: vivere secondo natura o secondo ragione significa vivere conformemente all'ordine divino dell'universo.


 


La fondazione dell'etica stoica è il principio, già proclamato dai cinici, che il bene non si trova in un oggetto esterno, ma nella condizione dell'anima e nella saggezza offerta dall'assenza delle passioni e dai desideri che turbano l'esistenza (apatia).



 


 Tutti gli esseri umani sono manifestazioni di un unico spirito universale...


 


Elemento distintivo dello stoicismo è il cosmopolitismo: tutti gli esseri umani sono manifestazioni di un unico spirito universale e dovrebbero vivere in accordo fraterno e aiutarsi reciprocamente. Gli stoici sostenevano che differenze esteriori, come la posizione sociale e il censo, non avessero importanza nelle relazioni sociali. Di conseguenza, prima dell'avvento del cristianesimo, essi riconobbero e sostennero la fratellanza umana e la naturale uguaglianza di tutti gli esseri umani.


 


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Cinici Seguaci della scuola filosofica fondata all'inizio del IV secolo a.C. da Antistene. I cinici si riunivano in un ginnasio alla periferia di Atene, il Cinosarge ("cane bianco"), da cui prese nome la scuola; dopo la morte di Antistene, l'esponente più illustre della filosofia cinica fu Diogene di Sinope.


 


Affermando che la civiltà e i suoi problemi costituiscono una condizione artificiosa e innaturale, i cinici auspicarono il ritorno a una vita "secondo natura", che identificarono con un'esistenza semplice basata sull'autosufficienza: secondo i cinici, è l'indipendenza il vero bene, non le ricchezze o la lussuria. Di conseguenza, essi praticarono una sorta di ascetismo, considerando la temperanza un mezzo per ottenere la liberazione dell'uomo dalla schiavitù delle passioni.


 


Il discepolo prediletto di Diogene, Cratete di Tebe (IV secolo a.C.), esercitò un profondo influsso sul filosofo Zenone di Cizio (333-263 a.C.), fondatore dello stoicismo.

 
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