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Post n°11 pubblicato il 26 Settembre 2008 da neroimmenso

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La melatonina: un rimedio contro la depressione stagionale

Post n°9 pubblicato il 22 Settembre 2008 da neroimmenso

Se è vero che brutto tempo, pioggia e buio già nel primo pomeriggio mettono a dura prova un po' tutti, c'è chi ne soffre davvero: si chiama depressione stagionale, ed è un disturbo dell'umore che colpisce il 4-5% delle persone ma, in forma lieve, può interessare fino a un italiano su dieci.
Per fortuna che anche per quest’anno la primavera se l’è portata via. Ma già dal prossimo inverno potremmo cominciare a curarla con la melatonina, l'ormone usato contro la sindrome del jet lag per adattarsi al fuso orario. E' quanto suggeriscono i risultati di una sperimentazione clinica americana.
La SAD, Disturbo Affettivo Stagionale, è una sindrome depressiva caratterizzata, oltre che da cattivo umore, irritabilità e apatia, anche da manifestazioni come appetito eccessivo e voglia di dolci. Arriva con la brutta stagione quando le ore di sole diminuiscono proprio perché è fortemente legata alla quantità di luce naturale cui siamo esposti.
I medici hanno voluto vedere se dietro questa depressione stagionale ci fosse un malfunzionamento dell'orologio biologico individuale, il meccanismo che scandisce tutti gli aspetti fisiologici del nostro organismo legati all'alternanza giorno notte e, in generale, tutti i ritmi tipici del nostro corpo.
Per verificarlo, i ricercatori hanno usato l'ormone della melatonina, una molecola che il nostro corpo produce principalmente di notte e che viene usata contro la sindrome del jet lag, cioè per quelle persone che, dopo un lungo viaggio, non riescono ad adattarsi al nuovo fuso orario perché il loro corpo è “settato” su quello del paese di provenienza. Dare melatonina al mattino significa ritardare la fase di sonno, viceversa darla il pomeriggio equivale ad anticiparla, ossia far sopraggiungere prima il sonno.
Nei pazienti che hanno assunto l'ormone in piccole dosi, soprattutto in quelli che l’hanno fatto al pomeriggio, i sintomi della SAD sono in parte regrediti e il loro umore è migliorato senza dare problemi di sonnolenza.
Insomma, la sperimentazione americana suggerisce non solo che la causa della depressione invernale potrebbe risiedere in un malfunzionamento dell'orologio biologico dell'organismo, ma che la melatonina potrebbe rappresentare un valido aiuto per combatterla.

 
 
 

Il cibo di lunga vita

Post n°8 pubblicato il 11 Settembre 2008 da neroimmenso

L’elisir di lunga vita? Risiede nel cibo. Lo dice la nutrigenomica, la scienza che studia come alcuni alimenti siano in grado di intervenire sul Dna per attivare quei geni, detti “geni della vita”, che impediscono l’insorgenza delle patologie responsabili dell’invecchiamento. Insomma, il cibo come medicina: gli alimenti come il curry, il vino rosso o il kiwi, tanto per citare i più comuni, sono in grado di regolare il corretto funzionamento dei nostri geni, influenzando il nostro stato di salute e la nostra età biologica, che in un futuro potrebbe non corrispondere più a quella anagrafica. Potremmo infatti arrivare a costruirci uno stile di vita “su misura” e, facendo ricorso a specifiche sostanze, rallentare i processi biologici di invecchiamento e le malattie che li favoriscono.
Secondo Giovanni Scapagnini, uno dei ricercatori italiani internazionalmente più apprezzati nel campo della nutrigenomica, <<la mappatura del genoma umano è stata la scoperta più importante dell’umanità>>: si è riusciti a dare un’identità ai geni che compongono il nostro Dna e si è potuti risalire ai geni “della vita”, quelli che se opportunamente stimolati prevengono le patologie e allungano la vita. Ora si sa che per rallentare il processo di invecchiamento si può far ricorso ad alcune sostanze naturali. Qualche esempio: una ricerca dell’equipe di Scapagnini ha dimostrato come il curry sia una sostanza capace di prevenire l’insorgenza di Alzheimer, un’altra come il vino rosso sia in grado di prevenire il diabete di tipo 2.
Certo, la ricerca è solo all’inizio, ma a quanto pare gli esperimenti fatti su alcune specie animali come vermi, ratti o pesciolini hanno già prodotto risultati sorprendenti. C’è un pesciolino delle pozze del deserto del Kalahari, in Sudafrica, che vive per sole dieci settimane: in questo lasso di tempo nasce, si riproduce, muore. A parità di condizioni ambientali, se in laboratorio viene trattato con determinati alimenti, ecco che l’arco della sua vita si allunga del 40%. C’è poi il caso di alcuni topolini grassissimi ai quali, oltre alla dieta grassa, è stata data da mangiare una certa molecola contenuta nel vino rosso: la loro esistenza è durata il doppio di quella delle cavie “non trattate”.
Secondo Scapagnini il segreto è nel cibo: <<in certi alimenti sono contenute sostanze capaci di intervenire sull’insorgenza di patologie attivando meccanismi genetici>>. Se integrate “su misura” alla nostra alimentazione quotidiana, queste sostanze da un lato potrebbero prevenire l’insorgenza di patologie, dall’altro allungare la vita non tanto anagraficamente, quanto in termini di vero benessere.
Se dunque l’alimentazione ottimale è quella tagliata su misura per i geni di ognuno, grazie ai progressi effettuati nel campo della genetica domani sarà possibile stabilire quale sia la dieta migliore per ogni singola persona: potremo avere bevande e cibi con gli integratori delle vitamine e delle sostanze giuste per la propria struttura genetica.
Non c’è che dire: aveva ragione Feuerbach quando diceva che “Siamo ciò che mangiamo”…o se preferite “Dimmi ciò che mangi e ti dirò chi sei”!

 
 
 

UN pidocchio per capello....

Post n°7 pubblicato il 11 Settembre 2008 da neroimmenso

Via i pidocchi dai banchi di scuola
In Italia colpiscono quasi due milioni di persone, di cui il 70% bambini. Contro l’ignoranza e i luoghi comuni… “Informiamo Insieme”!

A settembre suona la campanella e, puntualissimi, ecco i pidocchi fare il loro ingresso a scuola e sulle teste di migliaia di bambini. Nonostante non esistano stime ufficiali in Italia, si calcola che siano circa 500 mila le famiglie che, ogni anno, si trovano a fare i conti con questi piccoli parassiti che non mollano: una vera e propria emergenza sanitaria, che tocca la sua massima incidenza proprio tra settembre e dicembre.
Cari genitori, non c’è nulla di cui vergognarsi! La pediculosi non deve essere un argomento tabù, perché è un fenomeno che può coinvolgere tutti, indiscriminatamente. Ed è proprio evitando di tenere nascosto il problema che la lotta può dare i suoi frutti. I pidocchi si diffondono anche grazie a ignoranza, luoghi comuni e inadeguate norme preventive. Per batterli occorre informare: è questo l’obiettivo della campagna educazionale “Informiamo Insieme”, la prima nel suo genere a livello nazionale.
Promossa e patrocinata da Federsanità Anci con il patrocinio del Ministero dell’Istruzione, “Informiamo Insieme” è partita proprio in questi giorni e ha cominciato a coinvolgere le prime 120 scuole tra materne ed elementari, selezionate nelle città di Milano, Roma e Napoli. Coinvolti anche gli insegnanti, gli uffici di igiene locali, i pediatri e i farmacisti. Tra i punti salienti della campagna, la programmazione di alcune ore di formazione in aula, tenute da un farmacista, e la creazione di un sito internet dedicato, con tanti utili consigli per prevenire e combattere i pidocchi (www.pidocchioko.it, in pubblicazione a fine mese). Il sito si rivolgerà principalmente agli insegnanti, ai bambini e ai loro genitori, con sezioni dedicate e materiali scaricabili (opuscoli informativi, giochi, storielle e il simpatico “test pidocchioso”) capaci di spiegare la pediculosi in modo chiaro, distruggendo i falsi miti che ancora oggi la rendono un disagio e una vergogna. Ci sarà poi un’area ad accesso riservato per gli specialisti con tutte le novità in tema di trattamento.
Ma quali sono i luoghi comuni che ancora oggi circondano i pidocchi e rendono difficile la tempestività dell’intervento? Primo, che questi fastidiosi parassiti si diffondano in condizioni igieniche precarie o, peggio, a causa della massiccia presenza di extracomunitari nelle scuole. Niente di più falso: ci sono casi tenuti accuratamente nascosti anche nei più prestigiosi istituti milanesi o romani! I pidocchi prediligono i capelli chiari e sottili perché riescono ad afferrarli meglio e a deporre più uova; i capelli dei neri, invece, hanno una sezione ovale che non consente loro di restare aggrappati.
Altro falso mito è che i pidocchi siano il segnale di scarsa pulizia. Sbagliato: privilegiano i capelli puliti, perché riescono ad arrivare meglio alla cute per succhiare sangue. Infine, la stragrande maggioranza delle persone crede che i pidocchi siano in grado di saltare da una testa all’altra. Non è vero: saltano da un capello all’altro, non da una persona all’altra e lo scambio avviene quando i bambini dormono o giocano insieme, testa contro testa, o scambiandosi i cappellini, non semplicemente quando condividono lo stesso spazio.
Genitori: controllate spesso le teste dei vostri figli. Se le trovate “positive”, non tacete ma ottenete dalla scuola che anche gli altri genitori provvedano. E quello che è appena iniziato sarà un anno scolastico con un bel po’ di grattacapi in meno.

 
 
 

Drogati di telefonino

Post n°6 pubblicato il 18 Febbraio 2008 da neroimmenso

Drogati di telefonino
Il cellulare crea dipendenza, e se non lo abbiamo è crisi vera

I telefonini creano dipendenza come le droghe. Lo dice una ricerca australiana sul comportamento dei consumatori, che ha intervistato un campione di persone fra 17 e 52 anni con diverse caratteristiche professionali e culturali. "Poiché offrono un piacere immediato, se non si presta attenzione possono creare dipendenza come il fumo, il cibo-spazzatura e, appunto, la droga" - avvertono gli studiosi.
I telefoni cellulari, che in Australia hanno raggiunto la cifra record di 19 milioni su una popolazione di 20 milioni di persone, sono diventati una parte fondamentale della vita sociale, al punto da causare problemi che vanno dall'agitazione se si è costretti a spegnerli alla perdita di autostima se non si ricevono chiamate o sms. I sintomi sono simili alla crisi di astinenza.
Fra le persone che hanno riconosciuto di avere un rapporto problematico con il telefonino, lo studio ha osservato caratteristiche di atteggiamento legate all'importanza che il cellulare riveste nella propria vita, al senso di identità legato allo strumento, alla paura di restare esclusi dal gruppo se non si possiede un modello adeguato.
I segni più evidenti della dipendenza: l'impulsività nel rispondere immediatamente ad ogni messaggio, il bisogno irrefrenabile di telefonare quando si è giù di morale, reazioni irrazionali quando si resta senza cellulare e, naturalmente, bollette salatissime a fine mese.

 
 
 
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Un blog di: neroimmenso
Data di creazione: 15/02/2008
 

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