Il blog di Giovanni

QUANDO UNA SCUOLA STORICA CHIUDE...

Ho partecipato stamattina alla recita di fine anno dei ragazzi della scuola elementare di Serravalle. E’ stato un addio, perché quella scuola chiuderà i battenti e i ragazzi saranno trasferiti dal prossimo anno a Berra. Non entro nelle polemiche e nelle politiche scolastiche di questa amministrazione comunale. Non voglio entrarci, volutamente e consciamente. Ognuno, investito di una autorità, deve sentire su di sé non solo gli onori della carica ma anche l’onere delle decisioni, soprattutto di quelle che incidono nel presente ma anche e soprattutto sul futuro di intere generazioni. A ognuno il suo. Sì, perché la storia della scuola di Serravalle costretta a chiudere non è di oggi, viene da lontano, come vengono da lontano i tanti problemi legati al calo delle nascite, al calo delle risorse finanziarie, al calo degli investimenti in ordine alla cultura e alla sicurezza. Abito non lontano da una scuola che ho visto sorgere nel 1958 e inaugurare nel 1959, una scuola che ho frequentato quando era addirittura plesso di Direzione Didattica, la Dirigenza Statale di Berra ove era “re” indiscusso e indiscutibile il Dott. Alfiero Leoni, un romagnolo divenuto serravallese dopo aver insegnato quale docente, dopo essersi laureato e dopo essersi sposato con una nostra compaesana. Una scuola dove hanno esercitato il loro “ministero” educativo laico maestri del calibro di Natale “Iogres” Simioli, Mario Beghelli, Mercede Savorana Rubini, Armisse Boschetti Prando, Giovanni Prando, Marisa Maciga, Vittorio Vicentini, Mario Baravelli, Gualberto Marangoni, Ledia Freguglia, Lia Terni. E mi fermo qui perché l’elenco sarebbe lunghissimo. Per non dimenticare bidelle e bidelli storici: Virginia Folla, Antonio Masini, Mario Osti. Altri tempi. Già, altri tempi perché le scuole elementari erano non solo qui in paese, ma anche a Ponte Giglioli e in località Trombona e in zona Convento (tanto per stare alla nostra frazione). Ho insegnato in scuole elementari del Mesolano poi sono diventato Direttore Didattico e Dirigente Scolastico. Ho avuto persino l’incarico in reggenza di gestire un travagliato periodo di cambio di dirigenza nel 1994, gestendo le scuole di quella che era allora la Direzione Didattica di Iolanda di Savoia nella quale era confluita la Direzione di Berra, e perciò anche Serravalle. Mai avrei pensato che la nostra scuola chiudesse. Da quando sono in pensione, al mattino i miei orari sono quelli di quando andavo a dirigere le scuole di Codigoro, poi a guidare l’ufficio di sostegno all’autonomia scolastica in Provveditorato. Quante volte ho udito una campanella suonare, quante volte ho udito le voci delle maestre, quelle degli alunni, il vociare dei genitori in attesa dell’uscita dei loro figli da scuola. Con l’estate che arriva, si farà obbligatorio abituarsi al silenzio in quel grande edificio che costò enormi sacrifici finanziari al Comune di Berra a poco più di un decennio dalla tragedia della seconda Guerra Mondiale, e che venne ripetutamente adeguato alle normative. Nel salone al primo piano, ecco una mostra di fotografie di ieri e di tempi un poco più lontani, alcune schede storiche per non dimenticare le origini. Poi un buffet che non ho ben capito se fosse di gioia (per i ragazzi che chiudevano l’anno scolastico certamente!) o di commiato (questo di sicuro per docenti e personale ausiliario). Insomma è stato un ultimo giorno di scuola diverso dal solito. L’ultimo giorno di sempre. L’ultimo giorno di una scuola che ha fatto la storia del nostro paese. Migliaia e migliaia di Serravallesi, fin dalla fine degli anni Cinquanta nel Novecento, sono passati di qui. E da qui hanno portato a casa la classica “Licenza” elementare che in anni lontani poteva aiutare a costruire un futuro.

Ora, non voglio essere patetico, però io credo che quello che sto per dire non fosse solo sulle labbra dei bambini che hanno recitato poesie e dialoghi sulla scuola che hanno frequentato e che da settembre sarà chiusa alla loro frequenza: “quando una scuola storica chiude i battenti è un po’ come perdere un pezzo di cuore, un angolo di paese, un frammento di identità”. Una maestra, quasi con le lacrime agli occhi mi ha confidato: “Pazienza, l’unica cosa certa è che chiudiamo sapendo che non si riapre più, questo è un discorso che si interrompe per sempre”. Una frattura che non sarà mai più sanata, come è avvenuto per le scuole di Cologna, come è avvenuto per Ariano Ferrarese, per Massenzatica, per Mezzogoro e per una miriade di plessi scolastici sparsi nella nostra provincia. Pazienza! Ma non perdiamo il senso civico. I nostri alunni – ne sono certo - sapranno farsi onore anche in altre scuole per guardare al futuro e costruire domani una società migliore di quella attuale.

Giovanni Raminelli

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