La storia della chiesa di Serravalle, e del consolidarsi del nucleo abitativo della comunità, può farsi di certo risalire al momento in cui, al tramonto della presenza degli Estensi nel ducato ferrarese con la morte di Alfonso II, il conte Alessandro Pasqualetto Giglioli del fu Ottavio decise di costruire un oratorio dedicato al Poverello d’Assisi. In quell’epoca il territorio, con le famiglie ivi insediate, era soggetto ab immemorabili alla giurisdizione della diocesi di Adria e l’assistenza spirituale era garantita parte dai sacerdoti della parrocchia di Papozze e parte da quelli di Ariano nel Polesine. Il disagio più particolare della popolazione, per portarsi alle due sedi parrocchiali per soddisfare il precetto festivo o per l’adempimento di altre pratiche religiose, era enorme, ulteriormente accresciuto dalla impraticabilità delle strade in tempo di pioggia e, in generale, durante la stagione invernale, senza dimenticare le periodiche e pericolose piene del fiume Po. Si tentò di ovviare, in parte, alle difficoltà con il convogliare gli abitanti della zona poste in fronte all’abitato di Santa Maria in Punta (detta allora “del Traghetto”) a quella chiesa che, proprio in quegli anni, palesò d’essere insufficiente a contenere non solo gli abitanti locali ma anche quelli che costituivano la porzione serravallese.Il Giglioli, erigendo l’oratorio di Serravalle, dotandolo di rendite abbastanza cospicue (parte delle decime di cui egli era stato investito dall’antica Abbazia di Gavello), nonché di suppellettili, ebbe l’indiscusso merito di aver favorito l’aggregazione comunitaria sia dal punto di vista religioso che sotto il profilo civile. Nel corso di una Sacra Visita Pastorale effettuata il 9 settembre 1603 si apprende che il sacro edificio era ancora da rifinire e carente pure di un campanile (quest’ultimo costruito addossato alla parete nord solo dopo il 1607). Proprio in quell’anno, più precisamente il 10 settembre, i conti Ippolito e Alfonso Giglioli, del fu Scipione, rappresentati dal Procuratore Domenico Vallarolo, ed eredi legittimi del fondatore, presentarono al Vescovo di Adria il Rev.do don Francesco Bonfioli della diocesi di Cervia perché venisse nominato Cappellano perpetuo. Secondo il testamento del fondatore il sacerdote avrebbe dovuto celebrare ogni settimana una santa messa per l’anima del fondatore e dei suoi defunti, come pure celebrare la santa messa in tutti i giorni di festa. L’atto di nomina del cappellano e la sua immissione "in forma solenne" nel possesso perpetuo dell'oratorio porta la data del lunedì 8 ottobre 1607. A seguito della morte di don Bonfioli (il sacerdote fece testamento nel 1613 con atto di Gaspare Rasori, notaio di Ariano nel Polesine), i conti Giglioli nell’anno 1614 presentarono al vescovo di Adria, per la nomina a Cappellano perpetuo, il conte don Alfonso Giglioli. La nomina di un famigliare, nonostante questi non avesse mai celebrato nella chiesa di Serravalle (che era officiata da un sostituto; sappiamo, ad esempio, della presenza nel 1633 di don Domenico Motta.), consentiva il rientro nella casata degli introiti delle decime. Alfonso Giglioli seguì gli onori di una brillante carriera ecclesiastica giungendo ad alte cariche. Già nell'anno della sua nomina a Serravalle lo ritroviamo con il titolo di protonotario apostolico. Divenne quindi governatore di Camerino, ambasciatore del Pontefice in Firenze ed ebbe pure la nomina a vescovo di Anglona. Il suo nome figura nel Dizionario Biografico degli Italiani. Deceduto mons. Alfonso Giglioli il 24 marzo 1630, trascorsero ben otto anni prima che venisse nominato per Serravalle un altro Cappellano perpetuo. Risale al 19 ottobre 1638 la redazione di un mandato di procura voluto dal conte Francesco Giglioli nella persona del Rev.do don Sperandio Rasi per la presentazione al Vescovo di Adria, e per la successiva nomina a Cappellano perpetuo, del conte don Giovanni Giglioli, figlio di Galeazzo. Don Giovanni Giglioli, in quell’epoca, deteneva già il titolo di Priore della chiesa di San Leonardo in Ferrara oltre a gestire interessi con il cardinale Antonio Barberini, perpetuo commendatario della chiesa di Santa Maria di Gavello, grazie ai cui buoni uffici ottenne con Breve Pontificio, dato in Roma presso la basilica di Santa Maria Maggiore del 15 maggio 1639 il titolo perpetuo di “Abbazia” alla chiesa di Serravalle e di “Abate” al sacerdote che vi venisse immesso. Alla morte dell’Abate Giovanni, collocabile tra il 1665 e i primi mesi del 1666, con atto del notaio Alessio Tabarrini datato 23 agosto 1666 venne nominato Abate di Serravalle il canonico Decio de Quochi o Cocchi di Roma, il quale rinunciò alla prebenda in manu Sanctissimi.In conseguenza di ciò, con rogito del notaio Domenico Nali datato 5 aprile 1684, venne eletto Abate il conte don Galeazzo Giglioli. Alla morte del Giglioli, la Dataria di Roma conferì il titolo abbaziale al reverendo don Giuseppe Marsigli in data 30 gennaio 1694, già primo e perpetuo Rettore della chiesa di San Luca in Ferrara col titolo di Canonico.Al Marsigli subentrò attorno al 1738 il Marchese don Gherardo Bevilacqua presentato al Vescovo di Adria dal conte Riccardo Giglioli. Il Bevilacqua tuttavia lasciò lo stato ecclesiastico cedendo di fatto l’Abbazia di Serravalle al sacerdote don Antonio Schiavi (nominato il 13 aprile 1761, deceduto il 20 febbraio 1797). Sono di quell’epoca le controversie giudiziarie che contrapposero i Giglioli ai Bevilacqua in merito al diritto di nomina degli Abati di Serravalle e derivanti dai legami di parentela fra le due casate. Infatti, il conte Ippolito, figlio di Scipione d’Alfonso Giglioli, e fratello del vescovo Mons. Alfonso, sposò Costanza Bevilacqua da cui nacquero i figli Scipione, Francesco, Lucrezia e Costanza. Lucrezia, a sua volta, si unì in matrimonio con Onofrio Bevilacqua ed ebbe un unico figlio, Riccardo, che portò entrambi i cognomi Bevilacqua e Giglioli. Di qui il preteso diritto dei Bevilacqua di nominare gli Abati di Serravalle. Ma la sentenza del 1797 confermò ai Giglioli, originari fondatori e costruttori della chiesa, il diritto di nomina. In conseguenza di ciò il 10 marzo 1797 venne presentato al vescovo di Adria il sacerdote don Giovanni Antonio Crepaldi. La sua nomina porta la data del 3 giugno 1800.Alla morte del Crepaldi, avvenuta il 16 aprile 1802, si presentò in data 22 aprile di quell’anno don Angelo Reali, immesso poi ufficialmente nel possesso abbaziale in data 9 maggio 1803. Nel 1818 con Bolla del pontefice Pio VII De salute dominici gregis le comunità di Berra e di Serravalle passarono dalla diocesi di Adria a quella di Ravenna, con aggregazione per la responsabilità della cura d’anime alla chiesa arcipretale di Santa Margherita V.M. di Cologna.Deceduto il Reali in data 26 dicembre 1824, i Giglioli presentarono all’arcivescovo di Ravenna in data 13 settembre 1825 don Luigi Bianchi, originario di Mezzogoro. Sacerdote perennemente in conflitto con i giuspatroni e con i superiori a causa di una gestione discutibile tanto del ministero sacerdotale che del beneficio, ostacolò per un trentennio la trasformazione dell’Abbazia di Serravalle in parrocchia. Ritiratosi in famiglia e rinunciato il titolo di Abate, gli subentrò nel 1855 don Angelo Malandri.Con l’approvazione dei conti Giglioli e con soddisfazione dell’intera comunità, in data 11 giugno 1858 (rogito del notaio Luigi Ferrarini) la chiesa di Serravalle divenne “Abbazia parrocchiale”. Il Malandri lasciò la cura pastorale nel 1885 al faentino don Pio Minghetti che la tenne fino al 1908, allorché in data 1 novembre di quell’anno venne sostituito da don Primo Filippetti. Tre anni appresso ebbe la nomina ad Abate Parroco don Giuseppe Minguzzi, ricordato per aver ricostruito il sacro edificio e aperto un asilo infantile fra i primi dell’arcidiocesi ravennate.Con la morte di don Minguzzi (24 giugno 1931) si ebbe la nomina del sacerdote don Adamo Zani, dopo pochi mesi sostituito da don Giovanni Baravelli (il cui ingresso ufficiale avvenne il 17 aprile 1932). Con la sua rinuncia al beneficio parrocchiale attuata nei primi mesi del 1950, l’arcivescovo di Ravenna inviò il 26 aprile 1950 don Giuseppe Fabbri (immesso ufficialmente il 22 ottobre 1950). Nominato il Fabbri direttore spirituale del Seminario di Ravenna, la chiesa abbaziale parrocchiale di Serravalle ebbe il nuovo nominato nella persona di don Francesco Migliorati (immesso il 4 ottobre 1958).Il 18 maggio 1966 Serravalle e gli altri paesi della cosiddetta “Pentapoli” ravennate passarono sotto la giurisdizione della Arcidiocesi di Ferrara. Nominato il Migliorati Vicario Foraneo a Coccanile, l’11 giugno 1967 ebbe l’immissione ufficiale quale Abate parroco di Serravalle il sacerdote ferrarese don Silvio Padovani, poi inviato alla fine del 1973 a reggere la parrocchia di Quacchio. Dall’1 gennaio 1974 e con ingresso ufficiale datato 4 agosto 1974 il nuovo investito fu don Giovanni Alberto Camarlinghi, che resse la comunità fino ai primi giorni del febbraio 1985. Dal 15 febbraio 1985 la nomina passò a don Carlo Maran (ingresso il 24 febbraio 1985), che lasciò la parrocchia nel 1992 e a cui subentrò ufficialmente dal 6 gennaio 1993 per trasferimento da Mezzogoro il sacerdote don Michelangelo Sandri. Questi, dopo un lungo periodo di malattia e di sofferenza, morì in Serravalle il 6 giugno 1996. Gli subentrò don Giogio Caon, fino al 2016, e da quella data don Andrea Masini, tutt’ora Abate parroco di Serravalle.Giovanni RaminelliCopyright 2021
Breve storia della chiesa abbaziale parrocchiale di S.Francesco d'Assisi in Serravalle (Ferrara)
La storia della chiesa di Serravalle, e del consolidarsi del nucleo abitativo della comunità, può farsi di certo risalire al momento in cui, al tramonto della presenza degli Estensi nel ducato ferrarese con la morte di Alfonso II, il conte Alessandro Pasqualetto Giglioli del fu Ottavio decise di costruire un oratorio dedicato al Poverello d’Assisi. In quell’epoca il territorio, con le famiglie ivi insediate, era soggetto ab immemorabili alla giurisdizione della diocesi di Adria e l’assistenza spirituale era garantita parte dai sacerdoti della parrocchia di Papozze e parte da quelli di Ariano nel Polesine. Il disagio più particolare della popolazione, per portarsi alle due sedi parrocchiali per soddisfare il precetto festivo o per l’adempimento di altre pratiche religiose, era enorme, ulteriormente accresciuto dalla impraticabilità delle strade in tempo di pioggia e, in generale, durante la stagione invernale, senza dimenticare le periodiche e pericolose piene del fiume Po. Si tentò di ovviare, in parte, alle difficoltà con il convogliare gli abitanti della zona poste in fronte all’abitato di Santa Maria in Punta (detta allora “del Traghetto”) a quella chiesa che, proprio in quegli anni, palesò d’essere insufficiente a contenere non solo gli abitanti locali ma anche quelli che costituivano la porzione serravallese.Il Giglioli, erigendo l’oratorio di Serravalle, dotandolo di rendite abbastanza cospicue (parte delle decime di cui egli era stato investito dall’antica Abbazia di Gavello), nonché di suppellettili, ebbe l’indiscusso merito di aver favorito l’aggregazione comunitaria sia dal punto di vista religioso che sotto il profilo civile. Nel corso di una Sacra Visita Pastorale effettuata il 9 settembre 1603 si apprende che il sacro edificio era ancora da rifinire e carente pure di un campanile (quest’ultimo costruito addossato alla parete nord solo dopo il 1607). Proprio in quell’anno, più precisamente il 10 settembre, i conti Ippolito e Alfonso Giglioli, del fu Scipione, rappresentati dal Procuratore Domenico Vallarolo, ed eredi legittimi del fondatore, presentarono al Vescovo di Adria il Rev.do don Francesco Bonfioli della diocesi di Cervia perché venisse nominato Cappellano perpetuo. Secondo il testamento del fondatore il sacerdote avrebbe dovuto celebrare ogni settimana una santa messa per l’anima del fondatore e dei suoi defunti, come pure celebrare la santa messa in tutti i giorni di festa. L’atto di nomina del cappellano e la sua immissione "in forma solenne" nel possesso perpetuo dell'oratorio porta la data del lunedì 8 ottobre 1607. A seguito della morte di don Bonfioli (il sacerdote fece testamento nel 1613 con atto di Gaspare Rasori, notaio di Ariano nel Polesine), i conti Giglioli nell’anno 1614 presentarono al vescovo di Adria, per la nomina a Cappellano perpetuo, il conte don Alfonso Giglioli. La nomina di un famigliare, nonostante questi non avesse mai celebrato nella chiesa di Serravalle (che era officiata da un sostituto; sappiamo, ad esempio, della presenza nel 1633 di don Domenico Motta.), consentiva il rientro nella casata degli introiti delle decime. Alfonso Giglioli seguì gli onori di una brillante carriera ecclesiastica giungendo ad alte cariche. Già nell'anno della sua nomina a Serravalle lo ritroviamo con il titolo di protonotario apostolico. Divenne quindi governatore di Camerino, ambasciatore del Pontefice in Firenze ed ebbe pure la nomina a vescovo di Anglona. Il suo nome figura nel Dizionario Biografico degli Italiani. Deceduto mons. Alfonso Giglioli il 24 marzo 1630, trascorsero ben otto anni prima che venisse nominato per Serravalle un altro Cappellano perpetuo. Risale al 19 ottobre 1638 la redazione di un mandato di procura voluto dal conte Francesco Giglioli nella persona del Rev.do don Sperandio Rasi per la presentazione al Vescovo di Adria, e per la successiva nomina a Cappellano perpetuo, del conte don Giovanni Giglioli, figlio di Galeazzo. Don Giovanni Giglioli, in quell’epoca, deteneva già il titolo di Priore della chiesa di San Leonardo in Ferrara oltre a gestire interessi con il cardinale Antonio Barberini, perpetuo commendatario della chiesa di Santa Maria di Gavello, grazie ai cui buoni uffici ottenne con Breve Pontificio, dato in Roma presso la basilica di Santa Maria Maggiore del 15 maggio 1639 il titolo perpetuo di “Abbazia” alla chiesa di Serravalle e di “Abate” al sacerdote che vi venisse immesso. Alla morte dell’Abate Giovanni, collocabile tra il 1665 e i primi mesi del 1666, con atto del notaio Alessio Tabarrini datato 23 agosto 1666 venne nominato Abate di Serravalle il canonico Decio de Quochi o Cocchi di Roma, il quale rinunciò alla prebenda in manu Sanctissimi.In conseguenza di ciò, con rogito del notaio Domenico Nali datato 5 aprile 1684, venne eletto Abate il conte don Galeazzo Giglioli. Alla morte del Giglioli, la Dataria di Roma conferì il titolo abbaziale al reverendo don Giuseppe Marsigli in data 30 gennaio 1694, già primo e perpetuo Rettore della chiesa di San Luca in Ferrara col titolo di Canonico.Al Marsigli subentrò attorno al 1738 il Marchese don Gherardo Bevilacqua presentato al Vescovo di Adria dal conte Riccardo Giglioli. Il Bevilacqua tuttavia lasciò lo stato ecclesiastico cedendo di fatto l’Abbazia di Serravalle al sacerdote don Antonio Schiavi (nominato il 13 aprile 1761, deceduto il 20 febbraio 1797). Sono di quell’epoca le controversie giudiziarie che contrapposero i Giglioli ai Bevilacqua in merito al diritto di nomina degli Abati di Serravalle e derivanti dai legami di parentela fra le due casate. Infatti, il conte Ippolito, figlio di Scipione d’Alfonso Giglioli, e fratello del vescovo Mons. Alfonso, sposò Costanza Bevilacqua da cui nacquero i figli Scipione, Francesco, Lucrezia e Costanza. Lucrezia, a sua volta, si unì in matrimonio con Onofrio Bevilacqua ed ebbe un unico figlio, Riccardo, che portò entrambi i cognomi Bevilacqua e Giglioli. Di qui il preteso diritto dei Bevilacqua di nominare gli Abati di Serravalle. Ma la sentenza del 1797 confermò ai Giglioli, originari fondatori e costruttori della chiesa, il diritto di nomina. In conseguenza di ciò il 10 marzo 1797 venne presentato al vescovo di Adria il sacerdote don Giovanni Antonio Crepaldi. La sua nomina porta la data del 3 giugno 1800.Alla morte del Crepaldi, avvenuta il 16 aprile 1802, si presentò in data 22 aprile di quell’anno don Angelo Reali, immesso poi ufficialmente nel possesso abbaziale in data 9 maggio 1803. Nel 1818 con Bolla del pontefice Pio VII De salute dominici gregis le comunità di Berra e di Serravalle passarono dalla diocesi di Adria a quella di Ravenna, con aggregazione per la responsabilità della cura d’anime alla chiesa arcipretale di Santa Margherita V.M. di Cologna.Deceduto il Reali in data 26 dicembre 1824, i Giglioli presentarono all’arcivescovo di Ravenna in data 13 settembre 1825 don Luigi Bianchi, originario di Mezzogoro. Sacerdote perennemente in conflitto con i giuspatroni e con i superiori a causa di una gestione discutibile tanto del ministero sacerdotale che del beneficio, ostacolò per un trentennio la trasformazione dell’Abbazia di Serravalle in parrocchia. Ritiratosi in famiglia e rinunciato il titolo di Abate, gli subentrò nel 1855 don Angelo Malandri.Con l’approvazione dei conti Giglioli e con soddisfazione dell’intera comunità, in data 11 giugno 1858 (rogito del notaio Luigi Ferrarini) la chiesa di Serravalle divenne “Abbazia parrocchiale”. Il Malandri lasciò la cura pastorale nel 1885 al faentino don Pio Minghetti che la tenne fino al 1908, allorché in data 1 novembre di quell’anno venne sostituito da don Primo Filippetti. Tre anni appresso ebbe la nomina ad Abate Parroco don Giuseppe Minguzzi, ricordato per aver ricostruito il sacro edificio e aperto un asilo infantile fra i primi dell’arcidiocesi ravennate.Con la morte di don Minguzzi (24 giugno 1931) si ebbe la nomina del sacerdote don Adamo Zani, dopo pochi mesi sostituito da don Giovanni Baravelli (il cui ingresso ufficiale avvenne il 17 aprile 1932). Con la sua rinuncia al beneficio parrocchiale attuata nei primi mesi del 1950, l’arcivescovo di Ravenna inviò il 26 aprile 1950 don Giuseppe Fabbri (immesso ufficialmente il 22 ottobre 1950). Nominato il Fabbri direttore spirituale del Seminario di Ravenna, la chiesa abbaziale parrocchiale di Serravalle ebbe il nuovo nominato nella persona di don Francesco Migliorati (immesso il 4 ottobre 1958).Il 18 maggio 1966 Serravalle e gli altri paesi della cosiddetta “Pentapoli” ravennate passarono sotto la giurisdizione della Arcidiocesi di Ferrara. Nominato il Migliorati Vicario Foraneo a Coccanile, l’11 giugno 1967 ebbe l’immissione ufficiale quale Abate parroco di Serravalle il sacerdote ferrarese don Silvio Padovani, poi inviato alla fine del 1973 a reggere la parrocchia di Quacchio. Dall’1 gennaio 1974 e con ingresso ufficiale datato 4 agosto 1974 il nuovo investito fu don Giovanni Alberto Camarlinghi, che resse la comunità fino ai primi giorni del febbraio 1985. Dal 15 febbraio 1985 la nomina passò a don Carlo Maran (ingresso il 24 febbraio 1985), che lasciò la parrocchia nel 1992 e a cui subentrò ufficialmente dal 6 gennaio 1993 per trasferimento da Mezzogoro il sacerdote don Michelangelo Sandri. Questi, dopo un lungo periodo di malattia e di sofferenza, morì in Serravalle il 6 giugno 1996. Gli subentrò don Giogio Caon, fino al 2016, e da quella data don Andrea Masini, tutt’ora Abate parroco di Serravalle.Giovanni RaminelliCopyright 2021