« ________________________... | ________________________... » |
Post n°414 pubblicato il 15 Agosto 2013 da giovanedestra_lecco
L'ITALIA TRA I GHIACCI NOSTRO RUOLO E AMBIZIONI NELLA SPARTIZIONE DELL'ARTICO . . La grande corsa verso la spartizione dell'Artico inizio' improvvisamente nel 2007 quando la missione politico scientifica russa "Arktika" posizionò la bandiera tricolore della federazione sotto il polo nord geografico a ben 4261 metri di profondità. Un fatto inaspettato, simbolico e rivoluzionario visto che l'interesse geostrategico per la zona era scemato negli anni novanta con la fine della guerra fredda e della contrapposizione USA-URSS. Tuttavia, le successive dichiarazioni di Vladimir Putin non lasciarono adito ad alcun dubbio sul mutamento di scenario: "Da un punto di vista geopolitico, i nostri interessi nazionali più vitali sono legati all’Artico. La Russia espanderà la sua presenza e difenderà con forza e decisione i suoi interessi”. Le ragioni di questo balzo in avanti del governo russo furono principalmente due. In primis la sua classe dirigente era venuta in possesso di documenti scientifici comprovanti come il processo di surriscaldamento della calotta artica avrebbe reso possibile lo sfruttamento delle enormi risorse energetiche del polo (una stima attendibile calcola una presenza di 90 miliardi di barili di petrolio e 600 miliardi di metri cubi di gas, ovvero più di un quinto delle attuali riserve mondiali). In secondo luogo lo scioglimento dei ghiacci avrebbe reso navigabile per parecchi mesi la rotta artica tra l'Atlantico e il Pacifico permettendo al traffico commerciale euro-asiatico di accorciare i tempi di navigazione, e quindi rendendo di fatto superfluo il canale di Suez e il Mediterraneo (basti pensare che la distanza tra Shangai e Amburgo si sarebbe ridotta di ben 5000 km). Fu così che nei mesi seguenti il ministro della difesa Serdjukov disloco' due speciali brigate artiche con basi nell’estremo Nord del paese, in particolare a Murmansk e ad Arkhangelesk, e inizio' una lunga serie di manovre sottomarine e militari (culminate poi nel 2012 con l'esercitazione congiunta russo-norvegese "Pomir"). Contemporanemante il ministero delle infrastrutture inizio' i lavori di ampliamento del porto di Yamal, ancora più a Nord, (completamento previsto per il 2018 insieme al progetto di una nuova centrale di liquefazione del gas). In particolare, in questo disegno geostrategico il nuovo porto di Yamal, insieme al nuovo porto di Sabetta dovrebbe servire come base principale di attracco lungo la navigazione artica, ovvero la via marittima tra il porto di Rotterdam e Shangai passando a Nord della Siberia. A queste azioni la federazione Russa accompagnò anche una decisa iniziativa diplomatica presso le Nazioni Unite, di fatto rivendicando per sè lo sfruttamento di un'amplissima porzione dell'artico, e suffragando tale richiesta proprio con le conclusioni della missione Arktika. In base a quelle risultanze scientifiche l'estensione geologica sommersa del cosiddetto Scudo Siberiano costituirebbe infatti una parte integrante della piattaforma continentale russa delimitata da quella che viene chiamata dorsale di Lomonosov. Questa scoperta scientifica darebbe quindi alla Russia i diritti per poter annettere una vasta area dell'Artico (fino quasi ad arrivare al centro e grande 1,2 milioni di km², ricchissima di petrolio e di gas). Questa rivendicazione poggerebbe a livello di diritto internazionale su di un emendamento della Convenzione Internazionale ONU del 1982, secondo la quale per poter annettere un territorio, bisogna dimostrare che la struttura della sua piattaforma continentale sia simile alla struttura geologica del proprio territorio. La Russia avanzò questte prestese pur consapevole che si sarebbero scontrate a ivello di diritto internazionale con una tesi opposta, contenuta anch'essa nella Convenzione del Diritto del Mare di Montego Bay del 1982, in base alla quale i paesi rivieraschi possano godere esclusivamente dello sfruttamento esclusivo della ZEE (Zona Economica Esclusiva), compresa a non più di 200 miglia dalla costa. Una simile sfida portata avanti dalla Russia non potè che determinare la reazione di tutti i paesi artici, ma non solo. Anche i grandi paesi europei si sentirono coinvolti per via dell'enorme posta in gioco. Ma la risposta più inaspettata e determinata venne da un nuovo attore dello scenario internazionale, la Cina. Quest'ultima capì che i suoi interessi vitali negli anni a venire sarebbero passati inevitabilmente anche dall'Artico: sfruttamento delle risorse energetiche e nuova rotta marittima polare. Ne seguì da parte della Repubblica Popolare un'intelligente attività di lobbyng presso i paesi artici più piccoli al fine di poter essere accolta in qualità di osservatore esterno nel Consiglio dell'Artico. Questi sforzi culminarono nel 2012 con il primo sì della Svezia, seguito dall' Islanda, (stranamente il primo paese europeo ad essere visitato da Wen Gibao nel suo tour europeo e preceduto dall'ampliamento dell'ambasciata cinese a Reykjavik, portata a 500 addetti contro i settanta degli USA). Nel 2013 venne poi il sì della Groenlandia, da poco diventata paese indipendente. A far propendere per tale scelta l'avvio in loco di un progetto minerario da 2,3 miliardi di dollari gestito dalla britannica London Mining, per rifornire la Cina con 15 milioni di tonnellate di minerale di ferro ogni anno. Un business tale da richiedere l'arrivo di 3 mila lavoratori cinesi su una popolazione complessiva di 57 mila persone, ovvero il 5 per cento degli abitanti della Groenlandia. Infine, nel 2013, arrivò anche l'assenso anche della tradizionalmente apatica e diffidente Norvegia nella persona dell'ex ministro degli esteri di Oslo, Espen Barth Eide. Tuttavia, nel frattempo la Repubblica Popolare lavorò per costruire l'asse più importante e proficuo: quello con la Russia. Infatti, in merito allo sfruttamento dell'Artico vi erano una pluralità di interessi in comune e ben pochi motivi di attrito tra le due superpotenze. Innanzitutto, entrambe avevano assoluto interesse a sviluppare la Northern Sea Route, (ovvero il famoso passaggio a nord sfruttando la finestra estiva di un paio di mesi). Nelle previsioni cinesi si parlava già allora di far passare da Nord entro il 2020 il 15% del loro traffico commerciale (nel 2009 furono solo due le navi a riuscire a varcare i ghiacci, nel 2010 4 mercantili con un carico complessivo di 110 mila tonnellate, nel 2011 34 navi, mentre nel 2012 46 navi per un carico complessivo di 26 milioni di tonnellate). In secondo luogo la Cina aveva assoluto bisogno di garantirsi per l'avvenire nuove riserve di idrocarburi non essendo di per sè autosufficente. Da qui la convenienza reciproca: da parte della Cina a diventare il principale mercato di esportazione del petrolio russo (si parla di 1 milione di barili al giorno per i prossimi 25 anni), da parte della Russia a spostare verso oriente i suoi affari petroliferi visto la crisi del mercato eruropeo e le crescenti rivendicazioni contrattuali dei vecchi clienti. Seguirono i primi accordi tra la compagnia petrolifera russa RosNeft e quelle di stato cinesi in merito a progetti di nuove piattaforme nell'Artico, in particolare sul Mare di Pecora e sul Mare di Barents, così come quello di costruire con China National Petroleum una raffineria congiunta a Tianjin. Accordi culminati recentemente in una vera e propria alleanza ufficialmente concretizzatisi nel giugno 2013 con la firma a Pechino tra il presidente di Rosneft Igor Sechin e i tecnocrati di CNPC, circa la vendita alla compagnia cinese del 49% di una società petrolifera acquisita nella siberia orientale. Sempre Rosneft si è impegnata con l'altra compagnia cinese Sinopec per una fornitura di 200.000 barili al giorno per i prossimi 10 anni. Gli USA inizialmente colti alla sprovvista, reagirono però in maniera assai determinata: di fronte a loro si palesava uno scenario geopolitico totamente mutato e rischiosamente ostile. Non solo l'iniziativa Russa del 2007 e il nuovo protagonismo Cinese avevano messo definitivamente fine al lungo secolo americano e all'epoca dell'unilateralismo di Washington aprendo di fatto un'era multipolare; ma in questo nuovo contesto gli USA rischiavano addirittura la marginalizzazione. Infatti, l'asse Russo Cinese e lo sviluppo della Northern Sea Route tra Amburgo e Pechino avrebbero saldato ancora più a fondo gli interessi commerciali dell'Europa a quelli del blocco euroasiatico, di fatto sottraendola alla tradizionale orbita di sudditanza Atlantica. Fù così che sul piano militare venne aumentata la presenza nell'Artico della flotta USA, sia con nuove missioni di sottomarini nucleari, sia con esercitazioni militari coinvolgendo sempre più spesso i partner NATO (la più recente, "Cold Response" è stata di fatto la risposta simbolica a quella Russo-norvegese "Pomir"del marzo 2012, con più di 16.000 uomini NATO impegnati). Contemporanemante gli USA agirono a livello diplomatico al fine di imbrigliare nelle maglie degli organismi internazionali il nuovo protagonismo di Russia e Cina. In particolare, l'amministrazione americana spinse affinchè l'ONU intervenisse in prima linea nella questione artica, limitando ogni rivendicazione territoriale russa, e fissando per il 2014 l'anno ultimo per la presentazione di ogni forma di richiesta, con conseguente decisione ONU. In secondo luogo, gli USA diedero di nuovo forza e autorevolezza ad un altro organismo sovranazionale, ovvero il Consiglio dell'Artico (un'organizzazione fondata dagli otto paesi polari a Ottawa nel 1996: USa, Russia, Canada, Danimarca, Islanda, Finlandia, Norvegia e Svezia). In particolare gli USA si mossero affinchè questo organismo non accogliesse solo la Cina in qualità di osservatore, ma anche i propri tradizionali alleati atlantici. Fù così che su pressione americana il Consiglio dell'Artico riunitosi in Svezia nel 2012 decise di aprire le proprie porte a Gran bretagna, Francia, India, Giappone, Italia, Corea del Sud e ovviamente Cina. Sarebbe però sbagliato e ingeneroso ritenere l'entrata dell'Italia nel consesso dei paesi chiamati allo sfruttamento dell'Artico come una gentile concessione americana, seppur avvenuta con la benevolenza dei Russi e dei Norvegesi. Se il nostro paese ha raggiunto questo status, pur essendo tra tutti quello geograficamente più lontano, è perchè vi sono delle regioni storiche ed economiche che superano quelle di natura geopolitica, e che conferiscono all'Italia indiscutibili diritti morali. Innanzututto, il nostro paese tramite ENI, ovvero la sua compagnia petrolifera di bandiera, è stato tra i primi a investire ingenti risorse nella perforazione dei fondali artici e nella implementazione di nuovo tecniche per lo sfruttamento dei suoi profondi giacimenti. Eni è impegnata da anni con la compagnia di stato novergese Statoil nella esplorazione dei giacimenti del mare di Barents, nel bacino di Skrugard-Havis. Inoltre a 150 km di distanza Eni sta sviluppando Goliat, il primo maxi deposito di Petrolio e gas a ridosso del Polo. Eni insieme ad Enel attraverso il veicolo finanziario Arctic Russia possiede al 49% con Gazprom (al 51%) la joint venture SeverEnergia, che da poco ha vinto la gara per l'acquisizione di immense riserve di gas nell'Artico da parte di Artikgas, e Urengoil. Impossibile poi, per i paesi membri del Consiglio dell'Artico non prendere in considerazione l'immenso contributo dato dall'Italia nell'esplorazione geografica e scientifica del polo Nord. Basti pensare che nel quattrocento Piero Querini capitano da Mar della Serenissima naufragò con un carico di 800 botti di Malvasia alle isole Lofoten, riportando in Europa le prime notizie dell'Artico. Nel seicento il sacerdote ravennate Francesco Negri fu il primo europeo a raggiungere da solo in inverno via barca Capo Nord. Fu un altro Italiano nel 1799 il primo europeo a raggiungere capo nord via terra, Giuseppe Acerbi, conosciuto come direttore del mensile "Biblioteca Italiana". Nel 1900 con la spedizione stella polare il duca degli Abruzzi si fermò a 86° 34 segnando un nuovo record nella corsa verso i fatidici 90°. Meta che venne poi raggiunta in sorvolo 26 anni dopo col dirigibile Norge ancora una volta capitanato da un Italiano, Umberto Nobile. Due anni dopo sempre Nobile dal dirigibile Italia lanciava un tricolore sul punto centrale del polo nord geografico, facendo della nostra bandiera nazionale il primo vessillo a toccare l'estremo nord del pianeta. (M. Zambelli per Pensiero Nazionale) |
https://gold.libero.it/GiovaneDestra/trackback.php?msg=12282764
I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
AREA PERSONALE
DIFENDI LA LINGUA ITALIANA
CONTRO L'ANGLOFONIA, IL MISTILINGUISMO,
L'IBRIDAZIONE DEL NOSTRO LINGUAGGIO
.
.
PER LA PUREZZA DELLA LINGUA NAZIONALE
PER IL FUTURO DEL NOSTRO IDIOMA
.
DIVINITA' DELL'ITALIA
.
.
" O PATRIA
OGNI TUA ETA'
S'E' DESTA
NEL MIO SANGUE"
(Ungaretti)
.
.
ULTIMI COMMENTI
Inviato da: fiber patch cord
il 31/03/2013 alle 13:10
Inviato da: fake chanel
il 31/03/2013 alle 13:09
Inviato da: G24 light bulb
il 31/03/2013 alle 13:08
Inviato da: chanel handbags 2013
il 31/03/2013 alle 13:07
Inviato da: replica chanel
il 31/03/2013 alle 13:05
SEMPRE PIU' IN ALTO
.
"ECCO LA BANDIERA, IL TRICOLORE
SI SPIEGA AL SOFFIO DELL'ONORE
SI STENDE AL VENTO DELLA FEDE,
SI ILLUMINA NELLA PROMESSA DEL FUTURO.
CONSACRALA ANCHE TU,
ESSA TE LO DOMANDA"
(G. D'ANNUNZIO)
.
GRANDITALIA
"IL BELPAESE
LA' DOVE 'L
SI' SUONA"
(Dante, Divina Commedia)
.
"IL BELPAESE
CH'APPENNIN PARTE
E 'L MAR CIRCONDA
ET L'ALPE"
(Petrarca, Il Canzoniere)
CERCA IN QUESTO BLOG
LA MILITANZA COME ARTE
LE MIGLIORI MOSTRE FUTURISTE DI SEMPRE
.
.
.
1) Futurismo 100- Astrazioni.
Venezia, Museo Correr dal 5 giugno al 4 ottobre 09.
.
2) Futurismo 1909-2009 Dimamismo+ Arte+ Azione
Milano, Palazzo Reale dal 5 febbraio al 7 giugno
.
3) Futurismo 100 simultaneità
Milano, palazzo Reale, dall' 15 ottobre al 25 gennaio 2010
.
FRECCE TRICOLORI, ESSERE E' APPARTENERE
.
..
" L'IDEA NAZIONALE
NON E' UN DATO CULTURALE,
UN SENTIMENTO SPONTANEO
DI APPARTENENZA,
E' CIO' CHE UNO SA
DI DOVER ESSERE.
ITALIANI SI NASCE,
NON SI DIVENTA"
.
SPRAZZI DI LUCE
NEL RICORDO
.
"L'UNICO CONFINE
CHE CONOSCE LA NAZIONE
E' LA FORZA
DEI SUOI UOMINI"
(V. SALOMON)
.
.
" OVUNQUE SIA
UN TRICOLORE,
LA' SONO POSTI
I CONFINI
DELLA PATRIA.
DA LA' EDUCHEREMO
LE ALTRE GENTI
CON LA LINGUA,
CON LE LEGGI,
CON LE ARTI"
.