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Il solstizio d'estate nel paleolitico e nella preistoria - La Massoneria

Post n°17 pubblicato il 04 Febbraio 2012 da gio_bat24

IL SOLSTIZIO D'ESTATE

Già dal Paleolitico gli uomini avevano individuato i movimenti della volta celeste osservando una porzione di cielo da un punto fisso, ad esempio l'ingresso di una grotta.
Si incidevano ossa con segni che forse rappresentavano i cicli lunari come dimostrano reperti risalenti anche a 30.000 anni fa.
Ciò significa che già molto presto l'uomo ebbe consapevolezza del movimento ciclico del tempo e si rese conto dell'importanza di conoscere le scansioni dei mesi e delle stagioni. Probabilmente faceva osservazioni sulla comparsa e maturazione dei frutti di cui si cibava, o sui movimenti migratori degli animali che cacciava e associava questi momenti a particolari manifestazioni del sole e della luna.
Una etnoastronoma francese, Chantal Jégues-Wolkiewiez ha avanzato l'ipotesi che a Lascaux sarebbe rappresentata un'antica mappa del cielo.
"Tutto è cominciato quando ho deciso di verificare una mia teoria" spiega la ricercatrice. "Avevo misurato l'orientamento dell'ingresso della grotta e mi ero convinta che durante il solstizio d'estate i raggi del Sole al tramonto vi entrassero fino a illuminare i dipinti della grande Sala dei Tori. Per questo motivo il 21 giugno 1999 mi sono recata sul posto. Era proprio come pensavo. Questo dimostrava che essa non era stata scelta a caso. I dipinti della Sala dei Tori erano fatti in modo che venissero rischiarati dal Sole morente del solstizio, forse perché il solstizio d'estate era un periodo speciale, che serviva come punto di riferimento per la misurazione del tempo durante l'Era paleolitica".

 IN SARDEGNA NEL NURAGICO

Non possiamo sapere se i gruppi di Neolitici che sono approdati sulle coste della Sardegna dopo la fine dell'ultima glaciazione (10.000 anni fa) avessero un loro metodo per misurare il tempo in quanto non abbiamo reperti che ci possano dare testimonianze in questo senso.
Di recente nel cuore dell'Isola di Sant'Antioco si è individuato un cromlech, Sa Corona 'e Marroccusu (3400-3200 a.C.) formato da anelli concentrici, realizzati con macigni di andesite basaltica, e si può ipotizzare che la struttura che si conserva ancora integra e semisommersa dalla macchia, fosse utilizzata per individuare dei riferimenti temporali.

Osservando i monumenti del successivo periodo nuragico si sono riscontrate delle particolarità che fanno pensare proprio ad una loro dislocazione funzionale all'individuazione di solstizi ed equinozi.
In Sardegna alcuni pozzi sacri e tombe dei giganti sono direzionati verso l'alba dell'equinozio di primavera. Nel pozzo di Santa Cristina durante gli equinozi di primavera e d'autunno, un tempo era il sole a illuminare il fondo del pozzo, facendo passare i suoi raggi attraverso la gradinata.

A Isili è consuetudine andare a vedere tramontare il sole del solstizio d'estate dandosi appuntamento sui resti di un nuraghe da cui si scorge il sole scomparire, all'orizzonte, sulla verticale del nuraghe Is Paras. La mattina dopo, sempre dallo stesso basamento o rudere di nuraghe, si scorge il sole sorgere sulla verticale di un terzo nuraghe. Ovviamente qualcuno dirà che è un puro caso. La maggioranza invece afferma che l'intelligenza dei popoli nuragici e il loro spirito di osservazione ha determinato la costruzione dei tre nuraghi proprio per individuare il solstizio d'estate.

 A Sedilo presso il nuraghe Iloi gli appassionati di archeo-astronomia si danno appuntamento per ammirare il sole tramontare quasi perfettamente allineato sull'asse di un lato perimetrale del nuraghe.
È un fenomeno che si può ammirare solo due volte l'anno, appunto in occasione del solstizio d'estate al tramonto e nel solstizio d'inverno, ma in questo caso all'alba.

Lo studioso Mauro Zedda ha effettuato delle osservazioni presso altri complessi nuragici per verificare le sue ipotesi ed è giunto alla conclusione che la quasi totalità dei nuraghi complessi - tra cui rientra anche quello di Iloi - hanno delle linee tangenti alle torri periferiche orientate verso uno dei punti dove sorgono o tramontano il sole e la luna nei solstizi e nei lunistizi.
Secondo Leonardo Melis le feritoie di alcuni nuraghi servivano per indicare i solstizi e gli equinozi. Osservando il nuraghe Aiga di Abbasanta Danilo Scintu ha notato che all'interno della sala del primo piano, a mezzogiorno nel solstizio d'estate il sole entra dal foro apicale della cupola e va a illuminare la nicchia frontale all'ingresso. Per ottenere questo effetto occorre calcolare i movimenti del sole, le esatte dimensioni di cupola, di base e di posizionamento della nicchia.

Nell'immagine tratta dal libro "Le torri del cielo" di Danilo Scintu si vede l'interno della sala del primo piano del nuraghe Aiga di Abbasanta. Si fa anche l'ipotesi che la nicchia ospitasse la sepoltura di una persona importante, forse un eroe nuragico.

LA MASSONERIA

Perché San Giovanni è patrono della Massoneria?
Caratteristica universale delle antiche Confraternite è il patronato dei due santi: San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista. Il primo è precursore di Gesù, il secondo è autore dell'Apocalisse.
Questi due santi con l'avvento del Cristianesimo sono divenuti l'emblema del culto solare che in passato si festeggiava con i solstizi: la festa del Battista ricorre nel solstizio estivo, quella dell'Evangelista nel solstizio invernale.
Le Confraternite insieme alle religioni del passato avevano ereditato anche la celebrazione dei solstizi.
Le Confraternite durante il paganesimo avevano come protettore Giano Bifronte il cui culto coincideva con i due solstizi.
Giano era la divinità dalla doppia faccia. Una rappresentava il passato, la ricchezza degli antichi, mentre l'altra era il futuro, il progredire del cammino umano. Chi meglio dei due Giovanni avrebbe potuto sostituire il dio bifronte? Sotto il nome di S. Giovanni la Massoneria coltiva l'antico culto filosofico di Giano che era il protettore degli architetti.

Ancora oggi molte logge in tutto il mondo aprono i loro lavori sul prologo del Vangelo di San Giovanni.
Tanti simboli delle logge sia nell'emblema sia nei sigilli richiamano espressamente i due santi. Ad esempio: aquila, Alfa-Omega simboleggiano l'Evangelista mentre il sigillo Agnus richiama il Battista. Durante la cerimonia si accende un fuoco, simbolo del tempo e del sommo potere. Con questa fiamma deve estinguersi ogni azione o sentimento consumato nelle tenebre dell'ignoranza.
Il fuoco di San Giovanni è il simbolo della luce, il fuoco cosmico che è all'origine della vita, materiale e spirituale. Quel fuoco che sostiene, conserva e distrugge la vita ma, distruggendola ne crea un'altra.

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