L'aquilone
poesia« COLPEVOLI DI ESISTERE | contatti chiusi » |
ciao Amici. Mi permetto di pubblicare qui una mia poesia che fa parte dell'ultima raccolta intitolata " alla luce del sole".Questa poesia ha destato il malumore di qualche addetto ai lavori, dei quali si fa riferimento nella poesia stessa, ma vorrei precisare che so bene quanto sia importante essere chiari...confermo quindi che la poesia e il suo contenuto è riferito esclusivamente a chi tratta i pazienti come numeri..è chiaro che tutto il resto ha la mia piena ammirazione e stima per il lavoro svolto e per il senso di umanità elargito a favore degli stessi pazienti..un caro saluto quindi e....pace e serenità a tutti.
PAZIENTI
Sono sfibranti
le lunghe attese dei pazienti,
incolonnati per ore e ore
davanti agli sportelli
al di là dei quali, spesso,
sostano operatori
dalla consapevole aria
di esseri superiori.
Poi, negli ambulatori, certi dottori
fanno letteralmente sentire
chi è in attesa da ore,
come una cosa materiale,
qualcosa che intralcia il loro stare,
che disturba la quiete dei loro cervelli
che, puntualmente, ogni volta
li senti elaborare a gran voce
una gita ai monti o al mare
o qualcosa che vorrebbero fare
ma che non possono perchè,
per quanto si sforzino
a uscire da questo loro andazzo
c'è sempre un paziente di mezzo.
Un vecchietto chiamato per numero
s'alza piano e s'avvia a entrare
ma l'infermiera lo fa di nuovo sostare
senza dirgli nemmeno il perchè...
Intanto un medico esce
con provocante flemma
per la pausa caffè...
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Inviato da: antoniogiraldo
il 17/12/2013 alle 11:01
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