Creato da: 1carinodolce il 08/06/2008
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Post N° 4

Post n°4 pubblicato il 09 Giugno 2008 da 1carinodolce

 


Siamo tutti straordinari.
Vivere è cercare il proprio nome


Una vocazione, la risposta a una chiamata.


Questo è il talento, che ognuno ha e deve scoprire. È cercare se stessi, dire chi si è.

 

Una ricerca controcorrente, che dà fastidio al “sistema”.


Il regista Pupi Avati si racconta alla vigilia dell’uscita del suo nuovo film



Pupi Avati non fa mai vacanze, lavora sempre, ha un film in uscita e sta per iniziare le riprese di una nuova produzione, di cui diremo più avanti. I registi parlano sempre di quello che fanno, a Pupi Avati piace di più raccontare le sue scoperte di vita («Nel mio laboratorio uso solo me stesso per i miei esperimenti»), che poi diventano film, il suo “strumento”. È un regista prolifico e bulimico, affamato di esistenza. Nella sua biografia artistica ci sono i grandi momenti storici e l’intimità della famiglia, la psicologia dell’amore e la provincia bolognese. Forse anche a lui, come diceva Cioran, una sola vita non basta; e forse il cinema è un modo con cui si può accumulare più vita, se ne può vivere di più. Di sicuro serve a indagare meglio la propria, a non perderne nemmeno un riflesso, una sfumatura. E così all’età di 66 anni vuole ragionare della strana e inusitata dicotomia passione-talento. E si vedrà a quali risvolti porti la recherche di Avati.

Èil cuore di un film, naturalmente, Quando arrivano le ragazze, di imminente uscita, protagonisti Vittoria Puccini, Claudio Santamaria, Paolo Briguglia, e un sorprendente Johnny Dorelli. Una vicenda di due amici, due musicisti, uno passione l’altro talento; in pratica due Pupi Avati. «Se a 18 anni avessi incontrato me stesso all’età di oggi, se Pupi Avati giovane avesse incontrato Pupi Avati adulto, e questi avesse detto quello che sapeva della vita, il giovane avrebbe risparmiato venti anni di sirene, allucinazioni, travisamenti, fraintendimenti che lo hanno dirottato verso obiettivi che non gli erano propri, che non avevano niente a che fare con la sua identità, la sua sensibilità. In una parola, con il mio talento. L’adulto avrebbe detto: guarda che c’è una differenza sostanziale fra la passione e il talento, guarda che la passione non ha niente a che vedere con il talento. Tu desideri così tanto diventare musicista jazz, ti piacciono tanto le biografie dei jazzisti, ti piace tanto la musica jazz, ti piace tanto suonare questo clarinetto: non credere che sia sufficiente il tuo investimento di energia, determinazione e caparbietà per raggiungere un risultato. Se sei sprovvisto di talento tutto questo sforzo, tutta questa energia che metti non darà risultato, te ne accorgerai fra un po’, quando improvvisamente davanti a te si manifesterà qualcuno dotato di talento e allora il confronto sarà inevitabile, ineludibile».


 

 
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