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STRABILIOSO RAVASI 10000

Post n°456 pubblicato il 30 Luglio 2009 da 1carinodolce

 

dio e non le divinità

 

Il mondo è colmo di frustrazione perché ci siamo affidati alle divinità invece che a Dio.

Ci siamo genuflessi davanti al dio della scienza, solo per scoprire che ci ha regalato la bomba atomica, suscitando paure e ansie che la scienza non potrà mai mitigare.

Abbiamo venerato il dio del piacere, solo per accorgerci che il brivido svanisce e le sensazioni sono di breve durata.

Ci siamo inchinati al dio del denaro, solo per apprendere che esistono cose come l'amore e l'amicizia che il denaro non può comprare e che il denaro è una divinità piuttosto precaria.

Sotto il titolo Il sogno della non violenza Feltrinelli ha raccolto un'antologia tematica dei pensieri di Martin Luther King, il famoso artefice della lotta afro-americana per i diritti civili, assassinato a 39 anni nel 1968.

Abbiamo scelto questa riflessione che contrappone limpidamente Dio e le divinità, ossia il vero Signore, Creatore e Salvatore e gli idoli che si chiamano:

Scienza, Piacere, Denaro, ai cui piedi tutti ci prostriamo con venerazione, salvo poi scoprire che essi sono impotenti a salvarci.

 

Era suggestiva la distinzione che il nostro scrittore L. Sciascia introduceva nell'umanità: c'è chi è convinto che la ricchezza è bella, anche se morta, e chi, invece, è certo che la ricchezza è morta, anche se bella.

La differenza è evidente e la scelta necessaria: si può anche riconoscere che scienza, piacere, denaro abbiano un loro fascino, ma in sé sono realtà che non possono spiegare il senso della vita, colmarti l'anima, rendere la persona felice in modo profondo.

 

Continuava, infatti, King: «Queste effimere divinità non possono salvare e portare felicità al cuore umano. Solo Dio può farlo».

Il risultato terribile di questa religione della Scienza, del Piacere e del Denaro lo esprime icasticamente il Salmista: «Chiunque confida in essi diventa simile ad essi»,  cosa tra le cose  (Salmo 195, 8).

È un triste destino che si rivela in tanti ridotti ad esseri freddi e gretti, aridi e insensibili.

 

 
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