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Post n°467 pubblicato il 01 Settembre 2009 da LICURSI.110
Il bello, il giusto e il vero nel mestiere di comunicare Autore: Contri, Alberto
"Mi sentivo responsabile della bellezza del mondo", è la confessione dalla quale traspare un potente desiderio di ricercare un accordo tra la felicità e il metodo, tra l'intelligenza e la volontà, facendosi ad un tempo carico dei problemi di tutti gli uomini. Penso sinceramente che chi lavora in un servizio pubblico si debba a suo modo sentire responsabile, come l'imperatore Adriano, della bellezza del mondo.
Trasferito in campo televisivo, potremmo dire che al concetto di utilità si sostituisce quello di gradimento; al concetto di bene, quello di ascolto. Per la verità non si tratterebbe di una sostituzione grave se il concetto di "bello" ed in generale le categorie dell'estetica avessero conservato ancora una loro intima relazione con il concetto di verità e di giustizia. In questo caso ci troveremmo dinnanzi ad una accentuazione diversa, ad una graduazione mutata di elementi all'interno della stessa scala di valori. In realtà è venuta meno, sembrerebbe irrimediabilmente, la stessa solidarietà che in tutto il pensiero classico e in molta parte del pensiero moderno ha caratterizzato il rapporto tra il vero, il bello, il giusto. L'utilizzo massiccio delle procedure di consenso, l'utilizzo massiccio dell'estetica e degli obiettivi sociali implica che gli uomini conoscano che cosa è l'uomo, a cosa serve, a cosa tende.
In quella lettera che consiglio di rileggere, si sottolineava il fatto che l'uomo è prima ancora che un creatore del bello, uno che lo cerca e che ne segue le epifanìe. Oggi invece prevale un concetto di bello come pura realizzazione tecnica, come montaggio: TV e cinema per loro stessa natura possono essere i luoghi supremi di questa ambiguità. Non che non occorra la tecnica e il "labor", ci mancherebbe, ma l'esperienza della bellezza si connota innanzitutto come apertura a un livello del gratuito e del misterioso che opera nel mondo. E proprio la TV con i suoi meccanismi così simili a quelli del procedimento artistico (sintesi, taglio, montaggio, compresenza di più livelli cronologici e semantici, pluralità dei punti di vista) potrebbe essere un grande fattore di educazione al bello… ma il fatto che invece oggi si avvicini sempre più spesso alla parola TV l'aggettivo spazzatura dovrebbe farci riflettere. Così come dovrebbe far riflettere che ci siano alcuni "maitre a penser" che hanno grandi responsabilità nel servizio pubblico, che con grande serenità e lucidità fanno addirittura delle separazione, della scissione del vero dal giusto e dal bello la loro bandiera culturalprofessionale. Fonte: CulturaCattolica.it Curatore: Buggio, Nerella continua ....
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