Creato da: 1carinodolce il 08/06/2008
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COSA NON PERDONI ??

Post n°480 pubblicato il 23 Marzo 2010 da 1carinodolce

  

(ATTUALMENTE, IN QUESTO PERIODO, RECENTEMENTE,
O  IN GENERALE, IN PASSATO) 

C'è QUALCOSA CHE NON HAI PERDONATO
O CHE PER TE è MOLTO DIFFICILE PERDONARE ?

   

 
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Commenti al Post:
anto1del
anto1del il 29/03/10 alle 19:59 via WEB
Ciao piacere di conoscerti, molto carino il tuo neoblog, per chi come noi è abituato ad msn, Libero è un vero macello ahahah ma vedrai che pian piano ti abituerai, benvenuto fra i miei amici un abbraccio
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anto1del
anto1del il 29/03/10 alle 20:03 via WEB
Il perdono è un fiore da coltivare, clicca
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fabrizia2009.p
fabrizia2009.p il 30/03/10 alle 16:17 via WEB
l'animo umano è fragile si commettono errori giorno dopo giorno si perdonano gli ammanchi le debolezze le piccole negligenze di cui ognuno di noi è artefice guai non fosse così. Penso però se fossi coinvolta in un dramma sconvolgente cosa succederebbe riuscirei a perdonare? Forse no
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Nera06
Nera06 il 04/04/10 alle 16:35 via WEB
No no per me non è difficile da perdonare e sai perchè? PERCHè IO NON PERDONO PROPRIOOOOO!!! SONO FINITI I TEMPI DEI PERDONI DIO PERDONA IO NO!!! perchè non sono Dio...ciao carino ha dimenticavo sono sempre sweetangel_0 ^___*
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Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 05/04/10 alle 08:51 via WEB
IL PERDONO "Chi non riesce a perdonare agli altri distrugge il ponte sul quale dovrà passare". (G.M.) «Amare è servire. Quando mi pongo di fronte ad una persona, posso considerarla da due punti di vista. Posso tener conta della sua realtà, di ciò che è. Ma posso anche fare attenzione prevalentemente a ciò che può diventare. In ogni persona, per quanto mediocre possa essere, esiste un "io" profondo che chiede urgentemente di essere realizzato. Amare una persona significa mettersi a servizio di questo "io" per aiutarlo a realizzarsi. Amare vuol dire chiamare l'altro all'esistenza, farlo essere di più. Ma chi sa quali sono i limiti dell'altro? Per amare bisogna allora dare credito all'altro. Guardarlo con speranza. Il linguaggio dell'amore non è la dimostrazione, ma la fede. Chi non ha il senso del mistero, dell'avventura, del rischio, non può amare». (E. Fromm) Amare = perdonare e perdonarsi Nei due incontri precedenti abbiamo riflettuto in modo particolare sul tema del perdono. La logica occhio per occhio - dente per dente sarebbe di per sé giustissima... Ma se io pariglio l'offesa, il danno ricevuto, per una presunta giustizia, provoco un danno grave all'altro e a me stesso/a e diminuisco, porta a un livello più basso, tutta l'umanità (siamo tutti interdipendenti!). La logica della giustizia distributiva è di gran lunga superata dal perdono. Il "per-dono" (=un dono di gran lunga superiore) non è solo lasciar perdere la vendetta (o la giustizia), ma è un ridare all'altro, che ha recato l 'offesa, nuovamente la propria amicizia, considerandolo come prima. Chi è perdonato ha così di nuovo la fiducia e la possibilità di ritornare ad essere "uomo", di reintegrarsi, di partire di nuovo. Spesso, quando non so perdonare (perdonare non vuol dire dimenticare, non fare memoria!), rischio di portarmi dietro il peso di uno/a che non riesce a gioire per colpa mia e il peso del mio tormento (che mi rende la vita difficile). il frutto nel perdono è la gioia, sia per chi perdona (che prova la gioia di aprire le braccia all'altro), che per chi è perdonato (che si sente amato, con la possibilità di riscattare e di riprendere i suoi errori rifondendoli nel "crogiolo" dell'amore). Il perdono non è - come alcuni possono ritenere - indice di debolezza (come non lo è la non-violenza). Per riuscire a perdonare ci vuole una grande forza. Riesco a perdonare se mi sento anch'io bisognoso/a di essere perdonato/a dagli altri; se mi sento anch'io debitore/debitrice. Mi sono mai chiesto: "Se la giustizia fosse rigida, inflessibile, quanto anch'io dovrei pagare?". Rendersi conto di essere tutti e ciascuno bisognosi di perdono è un passo molto importante per conoscere meglio se stessi e gli altri. Forse per riuscire a perdonare davvero occorre prendere coscienza di quanto noi già siamo stati perdonati, avendo trovato chi non ci ha fatto pesare le nostre colpe. Per chi si sente poco amato e poco perdonato è più difficile il perdono verso di sé e, quindi, verso gli altri (a volte si rischia di essere inflessibili con se stessi e con gli altri). I veri amici sono quelli che ti considerano sempre amico, anche quando fai un errore . Sapersi perdonare e saper perdonare è un "nuovo" modo di vivere (un modo anche per non diventare nevrotici!) che presuppone la conversione del cuore, il diventare vulnerabili, coscientemente, volutamente, "bambini" nel cuore (non "bambinoni!). Tutto ciò non avviene spontaneamente, richiede uno sforzo, implica una scelta. É un "rompere il guscio", che ci impedisce di vivere (che a volte è una spessa corazza), è un buttar giù le nostre difese. L'amore è un atto di grande coraggio, è sempre un rischio. Sia chi riceve il perdono che chi perdona, ha la possibilità, nel momento stesso del perdono, di essere nuovo. Il perdono presuppone una cambiamento nel proprio "essere", una dinamica continua. Chi giudica, invece, ferma l'altro nel suo dolore, senza dare nessuna possibilità di riscatto. Anche l'altro si sente fermato da un giudizio, dal non-amore. Il legalismo è un sentirsi ufficialmente a posto, avendo rispettato formalmente la legge. Per aver fatto il proprio dovere ci si sente nel diritto di giudicare (è un grosso errore, anche se è una tentazione quotidiana...). Si rischia di essere ipocriti, formalisti, esecutori materiali della legge e non crescere nell'amore, nella giustizia, nella verità. La legge è un mezzo non un assoluto; chi conta e chi ha la priorità è l'uomo. La Legge è fatta per l'uomo, non l'uomo per la legge. Il fine è l'amore. "È con l'amore che l'uomo può partecipare alla trasformazione del mondo, perché contribuisce a diminuire i rapporti di forza a vantaggio della comunione che cerca, anche in chi opprime, nel "nemico", gli aspetti positivi suscettibili di sviluppo per sottolinearli, farvi appello e così risvegliare il meglio dell'altro. L'amore diventa educativo e promozionale di tutto ciò che può contribuire a far vivere negli altri la vita piena. L'amore sceglie di suscitare la vita piuttosto che mortificarla con la forza e la volontà di potenza. Le persone, infatti, maturano perché vanno spontaneamente verso tutto ciò che le apre alla vita. Ed è l'amore che offre questo stimolo vitalizzante". (Luciano Cian, da "AMARE È UN CAMMINO", ed. LDC) "Se negate anche a un sol uomo il diritto di entrare nella vostra vita, non otterrete il dono dell'unicità degli altri" (Leo Buscaglia) - Michela
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Anonimo il 05/04/10 alle 08:57 via WEB
"Se negate anche a un sol uomo il diritto di entrare nella vostra vita, non otterrete il dono dell'unicità degli altri" (Leo Buscaglia) Ci rendiamo conto che quando "tagliamo fuori" qualcuno dalla nostra vita, diminuiamo anche noi? Eppure noi ci "difendiamo" sempre. Queste barriere difensive non ci permettono di instaurare un rapporto profondamente umano. Se ci disarmiamo diventiamo autentici, ci fidiamo dell'altro fino a porgerci trasparenti, senza paura, diventiamo un po’ come "bambini". Certamente siamo anche più vulnerabili, ma vivi e veri. Allora ci apriamo alla novità della nostra vita, vediamo la "novità" che è negli altri, sradichiamo in noi i pre-concetti, i pre-giudizi, per ritrovare in noi l'unità, l'armonia primaria. Questo "abbandonarsi con fiducia", questo "svuotarci", è anche umiltà e fiducia negli altri fino in fondo, comunione con le persone e con il tutto. "In India, quando si incontra qualcuno e ci si accomiata da lui e si dice "NANASTE", significa: Io onoro in te il luogo dove risiede l'intero universo; se tu sei, in quel luogo in te e io sono in quel luogo in me, siamo una cosa sola". (L.Buscaglia, da "VIVERE, AMARE, CAPIRSI", ed. Mondadori) Se vogliamo tentare di amare veramente, oltre che essere sempre più "trasparenti", "senza maschere", occorre: imparare a perdonare imparare a perdonarci abituarsi al perdono Voler bene, cioè, nonostante l'offesa, voler bene a chi ci offende, a chi ci fa del male, perché sappiamo che anche noi abbiamo bisogno a nostra volta del perdono degli altri. «Per poter accettare il comportamento degli altri, bisogna quindi guardare ben da vicino il proprio. Se non si riesce a perdonare a se stessi, non si può perdonare agli altri. Se non si riesce a perdonare agli altri, di solito, è perché non si è esteso il perdono a se stessi. Liberarsi dal risentimento libera il corpo dalla tensione, dà la sensazione concreta di aver fatto una conquista... L'energia del cuore, bloccata prima dal mantenere in vita il risentimento, si libererà e prenderà strade costruttive. Non saremo più uomini "contro" ma uomini "per"». (da "Guida al training motivazionale") "La maturità a livello del cuore c'è quando si è capaci di amare il proprio nemico ed essere un uomo e una donna di pace, diventare cioè un essere che perdona e perciò che toglie la colpevolezza dalle spalle delle persone. La colpevolezza è ciò che pesa sulla mia umanità e impedisce la creatività, la speranza." (J.Vanier, da "LA FERITA NEL CUORE DELL'UOMO", ed. EMP) Proposte per la riflessione: 1. Provo ad elencare le persone verso cui provo del risentimento... 2. Provo ad elencare i miei "aculei" (=le mie difese) 3. Il 2° punto, secondo me, è collegato col 1°? In che modo? - M.
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pensierimiei1962
pensierimiei1962 il 10/04/10 alle 12:07 via WEB
"Purtroppo".. perdono troppo, è un guaio anche quello.. Buona giornata ciao Anto
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Antologia2
Antologia2 il 17/04/10 alle 17:33 via WEB
http://www.avvenire.it/Commenti/CHIAMATI+A+DARE+VOCE+ALLINAUDITO+CHE+IL+MONDO+NON+SA+ACCETTARE_201004060746580230000.htm
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Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 01/05/10 alle 07:33 via WEB
Il destino nostro e di quelli che amiamo, dei padri, e dei nostri teneri figli bambini, sarebbe alla fine solo la morte. Più niente di loro, dopo l’ultimo respiro. Solo Cristo, solo quella pietra tombale rotolata nella notte di Pasqua ha sradicato questa legge; ha promesso che chi crede vivrà per sempre. E’ la vittoria sul male più grande; sulla morte che apparentemente ci riduce in polvere, ma anche sulle sue avvisaglie, e compagne: la malattia, la sofferenza, il dolore. L’annuncio di cui i cristiani sono messaggeri, "angeli", è questa rivoluzione, questa inclinazione diversa e opposta dell’asse attorno a cui gravita l’universo. Il male non vince, la morte non è per sempre. Quale notizia è più sbalorditiva per un’umanità incapace di pace e di giustizia, e ogni giorno assediata dalla violenza o dalla fame? O dal cinismo di chi sta materialmente abbastanza bene per sorridere della immensa speranza dei cristiani. In quella eclissi di attesa e di desiderio di vita, che segna la profonda crisi dell’umanità oggi, evocata dal Papa. Messaggeri dunque, tutti, e in particolare quei quattrocentomila sacerdoti che "servono generosamente il popolo di Dio" nei luoghi più remoti del pianeta, come ha ricordato a Pasqua il decano del collegio cardinalizio Angelo Sodano, nel fare al Papa auguri inconsueti, forti come un abbraccio. A nome di una Chiesa che "gli si stringe attorno", grata "per la fortezza d’animo e il coraggio apostolico" con cui annuncia Cristo. "Angelo" il Pontefice e "angelo" – messaggero – anche l’oscuro giovane prete d’oratorio con la sua truppa di ragazzi attorno; il missionario in Africa, e ogni credente che – più con ciò che è, più con la speranza della sua faccia che con le parole – annuncia. Annuncia che la morte non ha vinto per sempre, che la sofferenza non è senza fine; che rivedremo il padre che ci manca, o il figlio che ci è stato tolto. Che le forze apparentemente opache e invincibili della prepotenza e della ingiustizia non prevarranno – e per questa promessa, non dimentichiamolo, il "mondo" è radicalmente ostile al cristianesimo.
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tucana07
tucana07 il 28/05/10 alle 19:47 via WEB
Tutto vero, tutto giusto, tutto bello. E tutt'altro che impossibile, anche se non facile...ma solo se il "perdono" è affare che riguarda solo noi. Per quanto mi riguarda trovo difficile perdonare le cattiverie gli inganni le prevaricazioni che vedo compiere contro terzi: animali, bambini, anziani, malati, insomma, chiunque non sia in condizioni di difendersi. Questo non sono in grado di tollerarlo dimenticarlo perdonarlo. Nè trovo sbagliato allontanare chi ci ha fatto e vuole continuare a farci del male. C'è anche un diritto alla difesa.
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