Creato da: 1carinodolce il 08/06/2008
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... AMATISSIMA MIA ROMA !!

Post n°482 pubblicato il 11 Aprile 2010 da 1carinodolce

 

   

   MIA AMATISSIMA ROMA , ORA VINCI CON L'ATALANTA ( NERAZZURRI ..! ) E NEL DERBY, IL DERBY CON LA LAZIO ...

 

PUOI/DEVI VINCERE ENTRAMBE LE PARTITE, ... MA, MI RACCOMANDO, MASSIMO IMPEGNO, ATTENZIONE, CONCENTRAZIONE, 'CINISMO' !!

 

     

 
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Commenti al Post:
ciubini.enrico
ciubini.enrico il 11/04/10 alle 07:45 via WEB
CIAO CARINODOLE... non e' perche' mi sei simpatico... ma!!!! se mai fosse preferisco la Roma che Milan Juventus un caro saluto...enrico
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luca.slim
luca.slim il 13/04/10 alle 22:23 via WEB
ciao,ho tentato di mandarti un msg,ma hai la casella piena..buona serata
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Anonimo il 15/04/10 alle 14:41 via WEB
"La vita è un libro con le note tutte in fondo", disse improvvisamente, come se tutto quello che gli girava dentro, da tempo, avesse preso forma in questa frase. "Bello. Ma in che senso?" chiese Gerry. Stefania lo guardava. "Se la vita avesse le note a ogni pagina, vedresti momento per momento dove sbagli, cosa è giusto fare, di cosa devi avere paura. Invece lo scopri solo alla fine. Quando sei arrivato in fondo, quando sei vecchio, voglio dire. Forse, nel momento in cui muori hai davanti il libro tutto intero, completo di note e indice. Leggi le note al capitolo 17, quello dei diciassette anni, mettiamo, e scopri che a quella ragazza piacevi davvero e sei stato uno scemo a non farti avanti, e che quell'amico ti voleva bene e hai sbagliato a non telefonargli. A non chiedergli scusa, dopo che avevate litigato. Al capitolo 35 viene fuori che non avresti mai dovuto licenziarti da quel lavoro, e che il figlio era meglio farlo prima, o dopo. Così le note non servono a niente." Si passò una mano sulla faccia e guardò i suoi amici. "Cosa dicono le note al capitolo 18? Io sono arrivata lì", disse Stefania. "Io sono al 22", borbottò Gerry, e tornò a fissare il fiume ormai quasi nero. Un pesce molto grosso saltò vicino a riva, facendo sussultare la ragazza. "Le note di cui parlo sono nel mio libro. Io nel vostro non posso leggere. Non si impara niente dall'esperienza degli altri. Niente. Anche se guardassi i capitoli 18 e 22 del mio libro, e vi dicessi cosa dovete fare, non mi ascoltereste. E fareste bene." R M
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Anonimo il 16/04/10 alle 06:19 via WEB
La Spagna vuole bandire Biancaneve Caro Zapatero, le spiego le favole Il governo Zapatero intende, dunque, mettere al bando tre favole perché le considera nocive all’educazione delle bambine, e cioè: "Biancaneve", "Cenerentola" e "La Bella addormentata nel bosco". La tesi – come già riportato su Avvenire di domenica – è che le tre favole calano nel cervellino delle bambine un’idea sbagliata delle donne, la vita delle donne, il loro rapporto con i mariti e con la società in genere. Perché le protagoniste si trovano sempre nei guai, non sanno cavarsela, piangono e aspettano l’aiuto di una forza superiore, puntualmente incarnata da un giovanotto ricco e potente, di nobile lignaggio, addirittura un principe, che arriva sul suo cavallo bianco, le porta via e le sposa. L’uomo è la salvezza. Il matrimonio è la suprema protezione. La bambina-ragazza non è autosufficiente. Senza il giovanotto, è perduta. Le donne che, quand’erano bambine, sono state allevate con le favole, sono destinate alla schiavitù. Perché siano donne libere domani, bisogna toglier loro le fiabe oggi. E specialmente quelle tre fiabe. Se questo è il progetto del governo spagnolo, mi sento chiamato in causa personalmente, perché ho cresciuto due nipotine non negando mai loro la visione delle favole, quelle e altre, quando me lo chiedevano. Unica astuzia: restare vicino a loro. Ho avuto modo, così, di misurare mese per mese la maturazione, diciamo così, intellettuale delle piccole, perché anche capire la favole richiede uno sviluppo mentale. A pochissimi anni, uno e mezzo, due, la prima nipotina non capiva perché ora si vede Biancaneve e poi si vede la matrigna. Era convinta che Biancaneve, se non era più dentro il televisore, fosse uscita nella nostra stanza. E si guardava intorno cercandola. Ci son volute settimane perché capisse che c’è una realtà virtuale. Nella favola di Cenerentola il re dice: «Domani faremo una grande festa da ballo». Sparisce il re e comincia la festa. La bambina ha gridato: «Perché adesso è domani». Aveva capito il tempo nella fiction, cioè nel film, cioè nella letteratura. Grande scoperta. Quando in "Biancaneve" appariva il Cacciatore, la bambina tremava. Perché il Cacciatore ha l’ordine della Matrigna di portare la bambina nel bosco e ucciderla. Nella boscaglia il Cacciatore solleva il coltello alto sulla bambina, il coltello luccica e manda lampi, e la mia nipotina lancia un grido. La scena durava pochi secondi, perché poi il Cacciatore si pentiva e lasciava la piccola in vita. La nipotina era terrorizzata da quei brillii della lama nel cielo. Non voleva perdere la favola, ma non voleva vedere quel coltello. Allora le ho insegnato un trucco: le ho messo in mano il telecomando del videoregistratore, e lo ho indicato il tasto che accelera la visione. Con quel tasto lei "faceva scappare" il Cacciatore. Quel brillio della lama era un’astuzia maligna di Walt Disney, sapeva che col terrore avrebbe affascinato i piccini. Dopo Disney, tanta tv usa la tecnica del terrore, e tanto cinema, e tanti fumetti, e insomma tanta vita. Imparando a superare quel terrore, la piccola non ha raggiunto una vittoria su Walt Disney, ma sulla vita. È cresciuta. Un giorno diventerà ragazza, un giorno donna, e di lei sarà quel che sarà. Ma le favole l’hanno educata alla trama, al pathos, all’arte (sono, obiettivamente, capolavori artistici: Zapatero vuol buttar via l’arte?), al sentimento. Quanto al rapporto tra la bella prigioniera e il principe salvatore, il vero schiavo mi sembra il principe, costretto a imprese sovrumane, lotte spietate, mostri da abbattere, fuoco da attraversare, draghi rinascenti dal proprio cadavere, come nella "Bella addormentata". Ah, dimenticavo: la fiabe del vecchio Disney vanno completate dalle fiabe più recenti, ce n’è una freudianamente acutissima. Si chiama "Kirikù e la strega Karabà". Scritta pochi anni fa in Francia, alle soglie del Duemila. La strega è come tutte le streghe, una malvagia, che qui toglie l’acqua al villaggio e lo mette alla disperazione. Kirikù va alla guerra, riapre la sorgente, e ritorna al villaggio. Sorpresa: ha la strega con sé, vuole sposarla. Tutti si scandalizzano, ma lui spiega: «Non è cattiva, la poveretta aveva una spina nel fianco che la faceva impazzire, io gliel’ho tolta, e adesso è buona». Il nemico diventa buono con te se tu sei buono con lui. Ferdinando Camon
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ciubini.enrico
ciubini.enrico il 18/04/10 alle 08:40 via WEB
CIAO STAMATTINA MI HAI FATTO UNA BELLA SORPRESA. GRAZIE.Il tuo nome e' veramente appropriato. SEI DOLCE E CARINO. ti abbraccio con affetto...enrico
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Anonimo il 25/04/10 alle 09:57 via WEB
In fondo è semplice: sono gli uomini che fanno l’umanesimo. È stato così in ogni epoca, da quella del papiro fino a quella della stampa, e non è diverso oggi, non sarà diverso domani. Mediale e cross-mediale, digitale e convergente sono concetti nuovi, d’accordo, processi che possono addirittura risultare rivoluzionari. Ma alla fine tocca ancora a noi fare la differenza. Tocca a ciascuno di noi, come sempre, assumere l’onere della testimonianza. Non si tratta di entusiasmarsi per qualsiasi dispositivo alimentato da una batteria al litio. Si tratta piuttosto di imparare a riconoscere i segni dei tempi, senza ignorare le zone d’ombre e senza lasciarsene assorbire. È un panorama sorprendente, quello che emerge dai lavori del convengo sui "Testimoni digitali" che si conclude oggi a Roma al cospetto e con la parola di Benedetto XVI. E la sorpresa proviene dalla realtà, in perfetta coerenza con la tradizione del cristianesimo, che è scuola altissima – e severa – di realismo. Si annuncia il Vangelo nel mondo così com’è, non nel mondo così come vorremmo che fosse. Se il mondo della contemporaneità è un contesto "aumentato", interconnesso e annodato da fili invisibili, è lì che i cristiani si danno appuntamento: nella nuova agorà, in una piazza che cessa di essere fittizia e secondaria perché è abitata da una concretezza radicale, da un’istintiva adesione alle ragioni ultime dell’essere uomo e dell’essere donna. A. Z.
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Anonimo il 29/04/10 alle 04:32 via WEB
Il ricorso alla droga è sintomo di un "malessere" profondo. Come afferma il Pontificio Consiglio per la Famiglia: "La droga non entra nella vita di una persona come un fulmine a ciel sereno, ma come un seme che attecchisce in un terreno da lungo tempo preparato" (5). Dietro a questi fenomeni c'è una richiesta di aiuto da parte dell'individuo, che rimane solo con la propria vita; c'è un desiderio non solo di riconoscimento e di valorizzazione, ma anche di amore. È, pertanto, alla causa del fenomeno che bisogna risalire innanzitutto se si vuole intervenire in modo efficace sulle conseguenze personali e sociali provocate dall'uso della droga.
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