Il destino nostro e di quelli che amiamo, dei padri, e dei nostri teneri figli bambini, sarebbe alla fine solo la morte.
Più niente di loro, dopo l’ultimo respiro. Solo Cristo, solo quella pietra tombale rotolata nella notte di Pasqua ha sradicato questa legge; ha promesso che chi crede vivrà per sempre. E’ la vittoria sul male più grande;
sulla morte che apparentemente ci riduce in polvere, ma anche sulle sue avvisaglie, e compagne:
la malattia, la sofferenza, il dolore. L’annuncio di cui i cristiani sono messaggeri, "angeli", è questa rivoluzione, questa inclinazione diversa e opposta dell’asse attorno a cui gravita l’universo.
Il male non vince, la morte non è per sempre. Quale notizia è più sbalorditiva per un’umanità incapace di pace e di giustizia, e ogni giorno assediata dalla violenza o dalla fame?
O dal cinismo di chi sta materialmente abbastanza bene per sorridere della immensa speranza dei cristiani.
In quella eclissi di attesa e di desiderio di vita, che segna la profonda crisi dell’umanità oggi, evocata dal Papa.
Messaggeri dunque, tutti, e in particolare quei quattrocentomila sacerdoti che "servono generosamente il popolo di Dio" nei luoghi più remoti del pianeta, come ha ricordato a Pasqua il decano del collegio cardinalizio Angelo Sodano, nel fare al Papa auguri inconsueti, forti come un abbraccio.
A nome di una Chiesa che "gli si stringe attorno", grata "per la fortezza d’animo e il coraggio apostolico" con cui annuncia Cristo.
"Angelo" il Pontefice e "angelo" – messaggero – anche l’oscuro giovane prete d’oratorio con la sua truppa di ragazzi attorno; il missionario in Africa, e ogni credente che – più con ciò che è, più con la speranza della sua faccia che con le parole – annuncia.
Annuncia che la morte non ha vinto per sempre, che la sofferenza non è senza fine;
che rivedremo il padre che ci manca, o il figlio che ci è stato tolto.
Che le forze apparentemente opache e invincibili della prepotenza e della ingiustizia non prevarranno – e per questa promessa, non dimentichiamolo, il "mondo" è radicalmente ostile al cristianesimo. |