Il potere lo subiamo tutti, compresi gli scrittori. Sarà che ho ormai 47 anni e sono forse un po’ miope, ma le valanghe di libri che acquisto o ricevo come omaggio dalle case editrici mi testimoniano soprattutto questo stordimento che fa uso un po’ di tutto: tanto per dirne una, voi non avete idea di quanti libri hanno una certa forma, un certo stile e perfino un certo contenuto solo perché sono stati scritti al computer.
Voi mi chiedete esempi attuali “in positivo”, di scrittori, cioè, che abbiano risalito la china scivolosa per riaffermare il desiderio umano, ciò che noi abbiamo sempre chiamato «esperienza elementare». Me ne vengono in mente due, ma prima vorrei precisare una cosa, e cioè che la definizione della gravità del problema appartiene già al desiderio. Dire che il nostro io si trova sotto l’effetto-Chernobyl non è un giudizio negativo, è un giudizio vero. All’effetto-Chernobyl ho dedicato il mio romanzo più noto, La nuova era, che è un libro drammatico, ma non negativo. La speranza non è “dopo” il giudizio, ma dentro. Trovo molto più disperato chi sostiene per principio che tutto è positivo, che va tutto bene. Invece la realtà è positiva anche quando le cose vanno male. |