Creato da: 1carinodolce il 08/06/2008
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Post n°442 pubblicato il 03 Luglio 2009 da 1carinodolce

   

http://www.avvenire.it/Commenti

   

 
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Post n°441 pubblicato il 29 Giugno 2009 da LucyTermoli.TN


La sessualità, il rapporto uomo-donna, manifestano che uno squilibrio si è prodotto nell’essere umano, dopo la sua creazione:

Lo spostamento dell’istinto sessuale è uno dei sintomi principali della Caduta. Il mondo è andato sempre peggio di epoca in epoca. Le varie forme sociali cambiano e ogni nuova moda comporta particolari pericoli: ma il “duro spirito della concupiscenza” ha percorso ogni strada e siede sogghignando in ogni casa, da quando Adamo è caduto...

E’ un mondo corrotto, il nostro, e non c’è armonia tra i nostro corpi, la nostra mente e l’anima. Tuttavia, la caratteristica di un mondo corrotto è che il meglio non si può ottenere attraverso il puro godimento, o quella che è chiamata la realizzazione di sé (che di solito è un modo elegante per definire l’autoindulgenza, nemica della realizzazione degli altri); ma attraverso la rinuncia, la sofferenza. La fede nel matrimonio cristiano implica questo: grande mortificazione. Per un cristiano non c’è alternativa. Il matrimonio può aiutarlo a santificare e a dirigere verso un giusto obiettivo i suoi impulsi sessuali; la sua grazia può aiutarlo nella battaglia; ma la battaglia resta. Il matrimonio non lo potrà soddisfare – come un affamato può essere soddisfatto da pasti regolari. Presenterà tante difficoltà per mantenere la purezza che si addice a quello stato e altrettante soddisfazioni. Nessun uomo che si sia sposato giovane, per quanto sinceramente innamorato di sua moglie, le è mai stato fedele per tutta la vita con la mente e con il corpo senza un deliberato e consapevole uso della sua volontà o senza negazione di sé. Queste cose non vengono quasi mai dette nemmeno a quelle persone cresciute nella fede della Chiesa. Quelle che vivono al di fuori sembra che non ne abbiano mai sentito parlare. Quando l’innamoramento è passato o quando si è un po’ spento, pensano di aver fatto un errore e di dover ancora trovare la vera anima gemella. Per vera anima gemella troppo spesso si scambia la prima persona sessualmente attraente che si incontra. Qualcuno che forse davvero avrebbero fatto meglio a sposare, se solo... Da qui il divorzio, per risolvere quel “se solo”. E naturalmente di solito hanno ragione: avevano fatto un errore. Solo un uomo molto saggio, arrivato al termine della sua vita, potrebbe esprimere un equo giudizio su quale persona, fra tutte, avrebbe fatto meglio a sposare! Quasi tutti i matrimoni, anche quelli felici, sono errori: nel senso che quasi certamente (n un mondo migliore, o anche in questo, pur se imperfetto, ma con un po’ più di attenzione) entrambi i partner avrebbero potuto trovare compagni molto più adatti.

 

Ma la vera anima gemella è quella che hai sposato.

  

Di solito tu scegli ben poco: lo fanno la vita e le circostanze (benché, se c’è un Dio, queste non sono che i Suoi strumenti o la Sua manifestazione)...
Al di là di questa mia vita oscura, tanto frustrata, io ti propongo l’unica grande cosa da amare sulla terra: i Santi Sacramenti. [...]. Qui tu troverai avventura, gloria, onore, fedeltà e la vera strada per tutto il tuo amore su questa terra, e più di questo: la morte. Per il divino paradosso che solo il presagio della morte, che fa terminare la vita e pretende da tutti la resa, può conservare e donare realtà ed eterna durata alle relazioni su questa terra che tu cerchi (amore, fedeltà, gioia), e che ogni uomo nel suo cuore desidera [21].

Il rifiuto di ammettere che esiste un problema dell’affettività umana, che chiede un cammino per arrivare all’amore, è nefasto:

Si è venuta a creare una situazione in cui le persone comuni, irreligiose e irriflessive, non solo non sono più frenate dalla legge per quanto riguarda la loro incostanza, ma anzi sono incoraggiate all’incostanza dalla legge e dai costumi sociali. Non occorre aggiungere che si è venuta a creare una situazione in cui è incredibilmente difficile educare la gioventù cristiana alla morale sessuale cristiana (che in base alla nostra ipotesi è una morale giusta per tutti e che andrà perduta, la sua sopravvivenza dipendendo dalla gioventù cristiana) [22].

La fiducia sconsiderata nella tecnologia riflette anch’essa il Peccato d’origine:

 
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Post n°440 pubblicato il 29 Giugno 2009 da LucyTermoli.TN

La teologia cristiana e la dottrina del peccato originale negli scritti tolkieniani

Nelle lettere di Tolkien
incontriamo più volte una lettura cristiana della presenza del male nel mondo e della forza di Cristo che gli si oppone.
Talvolta, con il suo humour inglese, scherza sulla fede e sulla bontà di Cristo:

Quindi concluse che l’unico critico letterario è Cristo, il quale ammira più di ogni altro uomo al mondo i doni che Lui stesso ha dispensato. Quindi “riconosciamoci in Cristo”. Dio ti conservi. [19]



Più spesso evidenzia la serietà del problema del male e del peccato. Pure, senza mai dimenticare l’opera instancabile di Dio e del bene:

Una conoscenza anche superficiale della storia deprime una persona dandole la sensazione dell’eterna quantità dell’iniquità umana: vecchia, vecchia, squallida, infinita immutabile incurabile corruzione. Tutte le città, tutti i paesi, tutte le abitazioni degli uomini – fogne! E allo stesso tempo uno sa che c’è sempre un po’ di bene: sempre più nascosto, sempre meno chiaramente discernibile, che raramente esce allo scoperto, si fa visibile, si trasforma in una buona parola, in una vera santità, molto più grande della visibile corruzione. Ma io temo che nelle vite di tutti, tranne pochi, la bilancia sia in debito: facciamo così poco bene in positivo, anche se in negativo evitiamo quello che è il male attivo. Dev’essere terribile essere un sacerdote!... [20]

La sessualità, il rapporto uomo-donna, manifestano che uno squilibrio si è prodotto nell’essere umano, dopo la sua creazione:

 
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MI DESCRIVO

Post n°438 pubblicato il 18 Giugno 2009 da 1carinodolce

 

Fisicamente  (+ che) discreto....

Caratterialmente  un mix  tra 

la Dolcezza  in persona   e

"REIGN IN BLOOD" ,

vecchio, famosissssimo,
tremendamente bello, affascinante   
album degli  SLAYER 

 

[(ma solo per la musica e l'attitude,
il temperamento, appunto, 
NON per il contenuto ideologico assolutamente negativo, disprezzabile..!)] 
 

 

 

 
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MI DESCRIVOO

Post n°437 pubblicato il 18 Giugno 2009 da 1carinodolce

  


___ FISICAMENTE (+ CHE) DISCRETO....

CARATTERIALMENTE UN MIX di (tra) .la Dolcezza in persona e (ma solo per la musica e l'attitude, il temperamento,appunto, non per il contenuto ideologico assolutam.. disprezzabile, negativo..!)) "REIGN IN BLOOD" , v
disprezzabile, negativo..!)) "REIGN IN BLOOD" , vecchio, famosissimo, tremendamente bello, affascinante
ALBUM DEGLI SLAYER 

   

 
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RISP. SERIAMENTE ^_^

Post n°436 pubblicato il 02 Giugno 2009 da 1carinodolce

  

 

COSA TI PIACE (TANTISSIMO) ?

COSA TI PIACE TANTISSIMO FARE ?

COSA TI PIACE/PIACEREBBE (SAPER) FARE?

  

MA... LA DOMANDA + GIUSTA è :

 


COSA SAI FARE BENISSIMO ,


 

IN COSA SEI BRAVISSIMO/A ??

 

   

 
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http://www.familycinematv.it/page.php?a=davinciluisa.php

Post n°435 pubblicato il 30 Maggio 2009 da Antologia2

  Arrivato sugli schermi con un rumoroso corollario di polemiche, il film tratto dal romanzo di Dan Brown
(una furbissima collezione di falsità storiche e calunnie presentate come vere per mettere in discussione la natura divina di Cristo e accusare la Chiesa di aver insabbiato verità e commesso violenze di ogni genere) gioca le carte di una messa in scena sontuosa e di un cast di alto livello, restando per altro molto, forse troppo fedele all’originale e riservando quindi poche sorprese agli spettatori.

L’intera vicenda, costruita come una lunga e a tratti noiosa caccia al tesoro, si sviluppa sull’arco di poche ore durante le quali personaggi dallo scarsissimo spessore (per i quali lo spettatore, dunque, finisce per provare scarsa preoccupazione) sono sballottati tra cupi complotti che affonderebbero le radici fin nei primi anni di vita della Chiesa (identificata univocamente come luogo di corruzione, violenza e ottusità) e che nel presente sono portati avanti da demoniaci rappresentati dell’Opus Dei, il cui nome viene ripetuto con un’insistenza talmente inutile da suggerire che gli autori della versione cinematografica provino un gusto particolare nell’infamare la Prelatura a mezzo grande schermo. Questo Silas che prima uccide a sangue freddo e poi si fustiga è un ridicolo sadomasochista da manicomio che sembra riesumato dalle vignette massoniche e anticlericali di fine Ottocento.

L’irresponsabilità e l’incoscienza con cui l’Opus Dei –istituzione riconosciuta dalla Chiesa Cattolica, lodata e incoraggiata da tutti i Pontefici che l’hanno conosciuta, da Pio XII fino a Benedetto XVI, viene dipinta come se fosse una setta di fanatici assassini è assolutamente stupefacente e si inserisce in quella curiosa eccezione del mondo contemporaneo per cui bisogna essere sempre rispettosi con tutti, ma gli unici che possono essere diffamati impunemente, fino ai  modi più assurdi, sono i cattolici.

Sulla risibilità e l’infondatezza (storica, artistica e teologica) delle tesi presentate nel corso del film si sono spese molte parole (un’ampia rassegna dei principali articoli della stampa internazionale si può trovare sul sito www.opusdei.it , e una trattazione sistematica in inglese delle questioni sollevate dal romanzo su www.jesusdecoded.com , sito promosso dalla Conferenza Episcopale Americana), ma vale la pena forse sottolineare come l’esito ultimo del percorso proposto dalla pellicola -che fondamentalmente vuole negare la natura divina di Gesù e, attraverso una confusa valorizzazione della figura della Maddalena, infamare la Chiesa e la sua pretesa di essere vero luogo di incontro con Cristo anche oggi- sia quello di proporre come alternativa una fusione di divino e umano nell’uomo di stampo gnostico e neopagano che ben si inserisce nelle correnti new age oggi molto diffuse in una certa cultura americana.

Correnti che trovano molto seguito non tanto tra la gente comune, ma proprio tra la gente del mondo dello spettacolo che ha contribuito a realizzare la pellicola e ha testardamente rifiutato qualunque tipo di dialogo con chi da questa pellicola non può non essere offeso.

Ma chi si aspettava una pellicola di grande impatto capace di “convincere” anche gli spettatori più diffidenti, rimarrà deluso. Il film di Howard, solitamente un buon professionista specie se affiancato da uno sperimentato collaboratore come Akiva Goldsman (ai due si devono pellicole riuscite come A Beautiful Mind e Cinderella Man) è, invece, un’operazione commerciale in cui al grande spiegamento di risorse (anche per ingaggiare un attore come Tom Hanks che qui regala una prova ben poco carismatica) non corrisponde un’equivalente riuscita narrativa e visiva.

Chi pensava che Goldsman e Howard rimanessero fedeli alla trama di Dan Brown solo per amor di soldi, ma rinunciassero, per rispetto alla sensibilità dei credenti, a una serie di affermazioni totalmente gratuite –che poco hanno a che fare con la trama del film, e quindi lo appesantiscono- rimarrà deluso.

Pronunciate sullo schermo (e drammatizzate in modo molto goffo e irritante – vedi il dialogo tra Langdon, Sophie Neveu e il professor Teabing), le teorie di Dan Brown si dimostrano oltre che false anche di una pesantezza indigeribile e il gioco degli indovinelli artistici, delle filastrocche e degli anagrammi stanca come una Settimana Enigmistica di cui si debbano risolvere tutti i quiz in una volta sola.

Lo scarso spessore dei personaggi, e l’ancor minore coinvolgimento su quanto loro accade, dà il colpo di grazia cosicché lo spettatore arriva alla soluzione finale ben poco disposto a dar credito alle conclusioni.

 

Resta il fatto che la pellicola, con la sua pretesa di autenticità e fondatezza storica, non è altro che l’amplificazione di una menzogna che, benché mal raccontata, rappresenta, come è stato ricordato in altre sedi, il modo in cui oggi di Gesù e della sua Chiesa viene fatto mercato.

 

Un’operazione irresponsabile e truffaldina che non può che suscitare la massima disapprovazione.  
Luisa Cotta Ramosino  
 

 

 
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GRAZIE A CITAZ...

Post n°434 pubblicato il 09 Maggio 2009 da 1carinodolce

 Gianfranco Ravasi311203

Post n°416 pubblicato il 12 Marzo 2009 

 

da  citazioni_bellisssss 

 


Questo apologo della tradizione musulmana sufi, tratto dalle Parabole d'Oriente e d'Occidente di Jean Vernette, è al tempo stesso un augurio e un impegno. È, innanzitutto, un augurio per l'anno che sta per nascere, perché gli uomini usino meno le forbici della divisione: hanno già abbastanza squarciato il tessuto della comune umanità, frantumandolo in tanti scampoli dispersi. È anche un impegno a prendere tra le dita l'ago infilandolo col refe del dialogo. La nostra rubrica con la sua storia ultradecennale ha cercato proprio di usare il più possibile questo ago, facendo incontrare voci diverse, culture distanti, esperienze variegate.

Sappiamo che può essere sempre in agguato il rischio del sincretismo, dell'"omogeneizzato" spirituale, inoffensivo ma scipito:

ed è per questo che non abbiamo mai nascosto l'angolo di visuale ove siamo collocati, lasciando quasi sempre affiorare un rimando a quella Bibbia che è la nostra carta d'identità spirituale e culturale.

Tuttavia riteniamo - sulla scia anche dell'impegno incessante per la pace e per il dialogo tra i popoli promosso da Giovanni Paolo II - di assegnare il primato a ciò che "cuce" insieme le civiltà, all'amore e alla comunione, per altro centrali nel messaggio evangelico.

Il filo da usare è uno solo: 
  

«L'inizio dell'amore per il prossimo sta nell'imparare ad ascoltare le sue ragioni»  (D. Bonhoeffer).
 

Gianfranco Ravasi

 31 dicembre 2003 

 

     


Il re, un giorno, si recò dal grande mistico Farid. S'inchinò e gli offrì un paio di forbici tempestate di diamanti. Farid le ammirò ma le restituì al visitatore: «Grazie per il dono magnifico; ma io non ne faccio uso. Dammi piuttosto un ago». «Ma se hai bisogno di un ago, ti saranno utili anche le forbici», replicò il re. «No - spiegò Farid - le forbici tagliano e separano. Un ago, invece, cuce e unisce ciò che era diviso. Il mio insegnamento è fondato sull'amore e sulla comunione. Mi occorre un ago per ricucire l'unità e non le forbici per tagliare e dividere».


 

 

 
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François de La Rochefoucauld 1/4

Post n°433 pubblicato il 09 Maggio 2009 da citazioni_bellisssss


La cortesia è il desiderio di essere ricambiati e di essere considerati gentili.

La modestia, che sembra rifiutare le lodi, in realtà desidera soltanto riceverne di più raffinate.

Niente è più raro della vera bontà: quelli che credono di averla hanno in genere soltanto compiacenza o debolezza.
 
L'umiltà è la peggior forma di presunzione.

A voler essere un grand'uomo bisogna profittare di tutta la propria fortuna.
Abbiamo bisogno di maggiori virtù per sostenere la buona fortuna piuttosto che quella cattiva.
Amiamo sempre coloro che ci ammirano, ma non sempre coloro che noi ammiriamo.
C'è tanta eloquenza nel tono della voce, nell'espressione degli occhi e nell'aspetto di una persona di quanta ce ne sia nella scelta delle parole.
Certe volte si è diversi da se stessi quanto dagli altri.
Ci consoliamo facilmente delle disgrazie dei nostri amici quando servono a mettere in mostra la nostra tenerezza per loro.
Ci dimentichiamo facilmente dei crimini che sono noti solo a noi stessi.
Ci lamentiamo talvolta lievemente dei nostri amici per giustificare anticipatamente la nostra leggerezza.
Ci sono follie che si propagano come le malattie contagiose.
Ci sono persone che assomigliano a quelle canzonette che si cantano per una sola stagione.
Ciò che fa si che la maggior parte delle donne siano poco sensibili all'amicizia è che essa è insipida quando si è gustato l'amore.
Dicano pure di noi tutto il bene che vogliono, non ci diranno mai niente di nuovo.
È più difficile sopportare la buona che la cattiva sorte.
È più facile essere savi per gli altri che per se stessi.
È una grande follia voler essere l'unico savio.
Gli uomini non si capiscono a vicenda: ci sono meno pazzi di quanto si creda.
Il piacere dell'amore è di amare, e si è più felici per la passione che si nutre che per quella che si ispira.
In tutte le esistenze, si nota una data alla quale il destino si biforca, o verso una catastrofe o verso il successo.
Invecchiando, si diventa e più pazzi e più savi.
L'amore, al pari del fuoco, non può sussistere senza un continuo moto e cessa di vivere quando cessa di sperare o di temere.
L'eccessiva fretta nel ricambiare un favore è una forma d'ingratitudine.
L'intelletto è sempre messo nel sacco dal cuore.
L'orgoglio non vuole essere in debito, e l'amor proprio non vuol pagare.
La cosa più difficile da trovare nei legami amorosi è l'amore.
La debolezza di carattere è l'unico difetto che non si possa correggere.
La felicità e l'infelicità degli uomini dipende tanto dalla loro buona sorte quanto dal loro umore.
La felicità sta nel gusto e non nelle cose; si è felici perché si ha ciò che ci piace, e non perché si ha ciò che gli altri trovano piacevole.
La follia è molto rara negli individui, ma nei gruppi, nei partiti, nei popoli, nelle epoche è la regola.
La fortuna ci corregge di parecchi difetti, di cui non saprebbe correggerci la ragione.
La generosità spesso non è altro che la vanità del donare.
La gente onesta ci rispetterà per i nostri meriti: il pubblico per la nostra fortuna.
La gratitudine è la più squisita forma di cortesia.
La maggior parte della gente giudica gli uomini dai loro successi o dalla loro buona fortuna.
La noia estrema serve a cacciare la noia.
La prudenza e l'amore non sono fatti l'una per l'altro; via via che cresce l'amore, la prudenza diminuisce.
Attribuita anche a Charles Baudelaire.
La saggezza è per l'anima ciò che la salute è per il corpo.
La speranza e il timore sono inseparabili, e non c'è timore senza speranza, né speranza senza timore.
La troppa fretta nello sdebitarsi di un favore è una forma di ingratitudine.
La vendetta procede sempre dalla debolezza dell'animo, che non è capace di sopportar le ingiurie.
Le nostre virtù, il più delle volte, non sono che vizi mascherati.
Le passioni sono i soli oratori che persuadono sempre: il più semplice degli uomini che nutra una passione è più convincente del più eloquente che ne sia privo.
Le promesse di certi uomini sono come sabbie mobili che viste da lontano sembrano solide e sicure ma si rilevano inconsistenti e insidiose.
Le uniche buone copie sono quelle che mostrano l'assurdità di un pessimo originale.
Nessuno merita di essere lodato per la bontà, se non ha la forza di essere malvagio; ogni altra bontà è il più delle volte soltanto pigrizia o impotenza della volontà.
Noi spesso paghiamo i nostri debiti non tanto perché è soltanto giusto che lo facciamo, quanto per facilitare i prestiti futuri.
Non abbiamo forza che basti a tener dietro alla nostra ragione.
Per conoscere bene le cose, bisogna conoscerne i particolari: e siccome questi sono quasi infiniti, le nostre conoscenze sono sempre superficiali e imperfette.
Per quanta differenza appaia tra le fortune degli uomini, vi è pur sempre una certa compensazione di beni e di mali che le pareggia.
Perdoniamo fino a che amiamo.
Più si ama l'amante e più si è vicini ad odiarlo.
Qualche devoto dirà che il caso è il soprannome della Provvidenza.
Quando si trovi nell'assoluta impossibilità di giungere la dove vuole, anche la più grande ambizione non ha più l'aria di essere quello che è.
Raramente pensiamo che la gente abbia buon senso quando non ha la nostra stessa opinione.
Se esiste un amore puro ed esente dalle altre nostre passioni, è quello che sta nascosto in fondo al cuore e che noi stessi non conosciamo.
Si danno dei consigli, ma non s'ispira una condotta.
Siamo talmente abituati a camuffarci di fronte agli altri che finiamo per farlo anche di fronte a noi stessi.
Soltanto le persone che evitano di suscitare la gelosia meritano che se ne abbia per loro.
Spesso perdoniamo quelli che ci annoiano, ma non possiamo perdonare quelli che noi annoiamo.
Spesso quella che pare generosità non è altro che ambizione mascherata: disprezzando i piccoli interessi, essa in realtà mira ai grandi.
Un uomo intelligente si troverebbe spesso in imbarazzo senza la compagnia di qualche sciocco.
Un vero amico è il maggiore dei beni e quello che, tra tutti, ci si cura meno di acquistare.
Vi sono crimini che diventano innocenti e perfino gloriosi a causa del loro splendore, numero ed eccesso.

 
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CLICCARE ( LINK ) ...

Post n°431 pubblicato il 12 Aprile 2009 da LuciaSimLic

 

 BELLA CANZONE X TE :

http://www.youtube.com/watch?v=zF7y67oOgFI

 

 
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LA FELICITà è POSSIBILE??

Post n°430 pubblicato il 04 Aprile 2009 da LICURSI.110

  

Tutti aspiriamo alla felicità. Tutte le nostre scelte, nella vita, hanno un solo obiettivo: la felicità.

La vera questione è dunque di sapere se questa felicità è possibile e come.

La nostra aspirazione più profonda non è quella di amare e di essere amati ? Le ferite d'amore non sono forse quelle che ci colpiscono più profondamente?

Ma è anche nell'amore che possiamo trovare una felicità vera e durevole.

E questa non si riduce semplicemente ad una soddisfazione personale, ma è innanzi tutto il dono libero di se stessi all'altro.

Ciò non significa che il piacere, i beni materiali, la vita sociale non possano contribuire alla felicità; sono tutti elementi che qualificano realmente la nostra vita, ma in se stessi non sono capaci di riempirci.

La nostra felicità e la nostra gioia stanno nel dono di noi stessi e nell'amore che riceviamo dall'altro.

Una tale felicità, che è meravigliosa, rimane comunque fragile in quanto sottoposta ai nostri limiti umani: quante volte ci sorprendiamo a cercare il piacere personale, a voler possedere, dominare! E la nostra società consumistica tende ad aumentare in noi la fuga verso comportamenti individualisti. Una maldestra ricerca della felicità, che dà molto sovente origine a situazioni di conflitto con gli altri e a disillusioni, anche se non sempre osiamo ammetterlo...

D'altra parte, anche in un amore autentico, si sente come un limite il fatto che la gioia dello stare insieme non è perfetta, che il nostro cuore aspira a qualcosa di ancora più grande.
Il nostro cuore è fatto per un amore infinito, e solo un amore infinito potrà colmarlo. «Per te ci hai fatti, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te», diceva sant'Agostino (Le Confessioni I, 1).

Si pensa che la vera felicità, la felicità eterna promessa da Dio, sia per un tempo successivo alla morte...
In realtà, la felicità, che è la vita eterna nell'amore di Dio, comincia fin da ora, dal momento in cui apro il cuore per credere quanto Lui mi dice: « Tu sei prezioso ai miei occhi, sei degno di stima e io ti amo » (Is 43,4). Dio non è lontano, Egli si è fatto vicino, uno di noi, in Gesù Cristo, l'Emmanuele.

 
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'TOSTA RADIO' DEL MESE

Post n°429 pubblicato il 03 Aprile 2009 da 1carinodolce

  

http://www.lastfm.it/listen/globaltags/Steelheart 

 
...


LA RADIO DEL MESE, OTTIMA, CENTINAIA, CENTINAIA DI CANZONI BELLISSIME 

(PURTROPPO C'è UN 5-10% DI PEZZI NON ALL'ALTEZZA, A CAUSA DI ALCUNE PERSONE...., PERò...

IL RESTO è ECCEZIONALE !!!

 

 

CANZONI PIACEVOLISSIME, MELODICHE, PURTROPPO TUTTE STRANIERE, O QUASI, MOLTISSIMI PEZZI ''TOSTI'' , ANZI... FORSE... UN PO' TROPPO ''TOSTI'' *__^

  

 
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CANZONE PAZZESCAA

Post n°428 pubblicato il 25 Marzo 2009 da 1carinodolce

 
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FIDUCIA IN SE STESSI

Post n°427 pubblicato il 25 Marzo 2009 da citazioni_bellisssss


FIDUCIA IN SE STESSI
 
E' facile, terribilmente facile scuotere la fiducia di un uomo in se stesso. Approfittarne per spezzare il suo spirito è opera diabolica. Nella vita tutti abbiamo avuto l'occasione di imbatterci in persone che hanno il dono di infondere fiducia, anche nelle situazioni più drammatiche.

Sono quelle " per usare una locuzione popolare " del "bicchiere mezzo pieno", capaci di stimolare sempre il fremito della speranza e dell'incoraggiamento. Ma tutti abbiamo talora incrociato persone pronte a spingere in basso chi è già in difficoltà, forse anche con una sottile punta di sadismo.

Lo scrittore inglese George Bernard Shaw, in una battuta della sua opera teatrale Candida (1895), coglie l'aspetto satanico di questo comportamento, sottolineandone la carica eversiva.

Si punta, infatti, a minare la fiducia in se stessi che ciascuno di noi possiede e che ci permette di entrare nel mondo, di incontrarci con gli altri, di esprimere idee e offrire un contributo allo sviluppo della società.

Sono tanti i modi coi quali è possibile incrinare questa sicurezza.

C'è l'altezzosità del sapere di un maestro che umilia il discepolo; c'è la pesantezza della critica da parte di un collega;

c'è l'incomprensione di un genitore o la superficialità di un amico o l'offesa di un avversario.

Certo, c'è una fiducia in se stessi che è mera superbia, ostinazione o pervicacia.

Ma per ognuno di noi è necessario avere una sicurezza interiore, il coraggio di accettarci e di impegnarci, nella consapevolezza che tutti hanno un dono da offrire agli altri, hanno un posto da occupare nella società, hanno un pur piccolo segno da lasciare nella storia dell'umanità.

Gianfranco Ravasi

 
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3 ........

Post n°426 pubblicato il 24 Marzo 2009 da 1carinodolce

 
Probabilmente come il figlio maggiore della parabola del figliol prodigo crediamo di stare nel giusto e di avere diritto più degli altri alla misericordia di Dio,
ci indigniamo se il Padre offre il vitello grasso a chi ha perso la strada.

Forse dovremmo ricordare più spesso le parole di Giacomo:

«Non avete  perché non chiedete;  chiedete e non ottenete  perché chiedete male» ( Gc 4,2-3).

Abbiamo dimenticato che se avessimo fede quanto un granellino di senapa potremmo dire a un monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà,

ma se non facciamo nulla per moltiplicare i nostri pani e nostri pesci in modo da distribuirli alla folla affamata, probabilmente non abbiamo fede, perché chi dice di amare Dio che non vede e non ama il fratello che ha accanto è mentitore.
 

 
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ANTOLOGIA 2

Post n°425 pubblicato il 24 Marzo 2009 da 1carinodolce

 
Gesù stesso ci ha detto: «Chiedete e vi sarò dato» ( Mt 7,7), ma mai come in questo momento abbiamo la sensazione di non essere ascoltati:

la disoccupazione in vertiginoso aumento sta mettendo in ginocchio sempre più famiglie e sempre più gente chiede lavoro, ma il lavoro non c’è, chiede pane, ma il pane non arriva.

È Dio che non ci ascolta più o siamo noi che nelle contraddizioni di una vita convulsa, nella fatica del giorno, abbiamo dimenticato come si prega?

Forse anche noi dovremmo chiedere, come gli apostoli: «Signore, insegnaci a pregare» ( Lc 11,1).

Forse abbiamo dimenticato cosa rispose il Maestro: «Quando pregate non sprecate parole, ma dite Padre nostro».

Probabilmente noi diciamo «Padre mio» e chiediamo per noi quello che viene negato ad altri,

preghiamo per la nostra sicurezza economica anche se questa va a discapito di altri,

chiediamo di salvare i nostri figli da un futuro incerto, ma rimaniamo indifferenti se a Sud del mondo i bambini muoiono di fame.

CONTINUA .......

 

 
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INVIATOMI DA ANTOLOGIA

Post n°424 pubblicato il 24 Marzo 2009 da 1carinodolce

 

Il rischio degli inascoltati


Chiedere ma senza crederci

«Prega­te in­ces­santemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche» ( Ef 6,18).

Eterno dialogo tra terra e cielo, la preghiera da sempre svela il bisogno dell’uomo di rivolgersi a Dio, di lodarlo quando tutto va per il verso giusto, ma soprattutto di chiedere soccorso nel momento del bisogno: «Vieni presto, Signore, in mio aiuto» ( Sal 70), implora il salmista.

Perfino Gesù, pur sapendo che avrebbe avuto ogni potere sul cielo e sulla terra, spesso si ritirava solo a pregare e nel momento dell’angoscia ha avuto l’umiltà d’implorare Dio: «Padre, allontana da me questo calice».

Più volte il Maestro ha insegnato ai discepoli a pregare: «Quando pregate non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe…, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto» ( Mt 6,5.6).

Gesù conosceva bene il cuore dell’uomo e ben sapeva che ogni volta che c’è crisi di fede la preghiera si svuota del suo afflato interiore e le preghiere subentrano alla preghiera. Quasi a nascondere la confusione sia pure innocente tra superstizione e fede, la preghiera diviene culto, rito, tradizione, come se bastasse recitare un’orazione per assicurarsi la protezione divina.

Eppure, pregare per chiedere è lecito, anzi, chi non ha l’umiltà di chiedere tradisce un atteggiamento di autosufficienza e, chiuso nella sfera della razionalità, imbrigliato nelle leggi della natura, dimentica che nulla è impossibile a Dio.

 

 
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