... quella che si puo' intraprendere una sola volta nella vita ...
quella che racchiude i sentimenti dell'amicizia ed esclude l'insicurezza dell'amore ... la sincerità dell'affetto senza confini, nel bene e nel male ... e tanto, tanto equilibrio, per mantenersi sulla sottile linea, senza rischiare di cadere nel baratro senza fine dell'egoismo, anche se condiviso ...
Ci sono due specie di persone. Ci sono quelli che vivono, giocano e muoiono. E ci sono quelli che si tengono in equilibrio sul crinale della vita. Ci sono gli attori. E ci sono i funamboli."
(Maxence Fermine)
... non è vero che nessun equilibrio è possibile, ma mantenerlo richiede tanta energia, ed allora mantieni la linea, attenua le oscillazioni, fermati se si alza il vento, e cammina ... verso cosa ? è davvero così importante saperlo ?
c'è chi mi vuole come vuole un po' più santo più criminale e un po' più nuovo un po' più uguale mi vuole come vuole c'è chi mi vuole per cliente chi non mi vuole mai per niente e c'è chi vuole le mie scuse che ciò che sono l'ha offeso di un po': te come ti vogliono? di un po' tu come ti vuoi? tu come ti vuoi? sono vivo abbastanza sono vivo abbastanza per di qua comunque vada sempre sulla mia strada c'è chi mi vuole più me stesso e più profondo, più maledetto e bravo padre e bravo a letto c'è chi mi vuole perfetto di un po': te come ti vogliono? di un po' tu come ti vuoi? tu come ti vuoi? sono vivo abbastanza sono vivo abbastanza per di qua comunque vada sempre sulla mia strada di un po': te come ti vogliono? di un po' tu come ti vuoi? tu come ti vuoi? sono vivo abbastanza sono vivo abbastanza per di qua comunque vada sempre sulla mia strada di un po': te come ti vogliono? di un po' tu come ti vuoi? tu come ti vuoi? sono vivo abbastanza sono vivo abbastanza per di qua comunque vada sempre sulla mia strada
If you’ve been hiding from love If you’ve been hiding from love I can understand where you’re coming from I can understand where you’re coming from
If you’ve suffered enough If you’ve suffered enough I can understand what you’re thinking of I can see the pain that you’re frightened of
And I’m only here To bring you free love Let’s make it clear That this is free love No hidden catch No strings attached Just free love No hidden catch No strings attached Just free love
I’ve been running like you I’ve been running like you Now you understand why I’m running scared Now you understand why I’m running scared
I’ve been searching for truth I’ve been searching for truth And I haven’t been getting anywhere No I haven’t been getting anywhere
And I’m only here To bring you free love Let’s make it clear That this is free love No hidden catch No strings attached Just free love No hidden catch No strings attached Just free love
Hey girl You’ve got to take this moment Then let it slip away Let go of complicated feelings Then there’s no price to pay
We’ve been running from love We’ve been running from love And we don’t know what we’re doing here No we don’t know what we’re doing here
We’re only here Sharing our free love Let’s make it clear That this is free love No hidden catch No strings attached Just free love No hidden catch No strings attached Just free love
Nelle azzurre sere d'estate, io andrò per i sentieri, Punzecchiato dal grano, a pestare l'erba minuta: Sognatore, io ne sentirò la frescura ai piedi. Io lascerò che il vento bagni il mio capo nudo.
Io non parlerò, io non penserò a nulla: Ma l'amore infinito mi salirà nell'anima, E io andrò lontano, molto lontano, come uno zingaro, Nella Natura, - felice come se fossi con una donna.
Dopo un po’ impari la sottile differenza tra tenere una mano e incatenare un’anima. E impari che l’amore non è appoggiarsi a qualcuno e la compagnia non è sicurezza. Ed inizi a imparare che i baci non sono contratti e i doni non sono promesse. E cominci ad accettare le tue sconfitte a testa alta con gli occhi aperti con la grazie di un adulto, non con il dolore di un bimbo. E impari a costruire tutte le tue strade oggi, perché il terreno di domani è troppo incerto per fare piani. Dopo un po’ impari che il sole scotta se ne prendi troppo. Perciò pianti il tuo giardino e decori la tua anima, invece di aspettare che qualcuno ti porti i fiori. E impari che puoi davvero sopportare, che sei davvero forte, e che vali davvero.
Dopo un po’ impari la sottile differenza tra tenere una mano e incatenare un’anima. E impari che l’amore non è appoggiarsi a qualcuno e la compagnia non è sicurezza. Ed inizi a imparare che i baci non sono contratti e i doni non sono promesse. E cominci ad accettare le tue sconfitte a testa alta con gli occhi aperti con la grazie di un adulto, non con il dolore di un bimbo.
E impari a costruire tutte le tue strade oggi, perché il terreno di domani è troppo incerto per fare piani.
Dopo un po’ impari che il sole scotta se ne prendi troppo. Perciò pianti il tuo giardino e decori la tua anima, invece di aspettare che qualcuno ti porti i fiori.
E impari che puoi davvero sopportare, che sei davvero forte, e che vali davvero.
un'arancia sulla tavola ...
il tuo vestito sul tappeto ...
e nel mio letto tu ...
dolce presente del presente ...
freschezza della notte ...
calore della mia vita
Lei non lo sapeva ma aspettava un uomo
che la scuotesse proprio come un tuono
che la calmasse come un perdono
che la possedesse e fosse anche un dono
era tanto tempo che aspettava l'uomo
che la ipnotizzasse solo con il suono
di quella sua voce dolce e impertinente
che proprio non ci poteva fare niente
che la fa sentire intelligente
e bella, porca ed elegante
come se fosse nuda tra la gente
ma pure santa come un diamante
un uomo dolce e duro nell'amore
che sa come prendere e poi dare
con cui scopare, parlare, mangiare
e poi di nuovo farsi far l'amore
per seppellirsi tutta nell'odore
che le rimane addosso delle ore
che non si vuole mai piu' lavare
per non rischiare di dimenticare
che le ricordi che sa amare
un uomo che sappia rassicurare
che la faccia osare di sognarsi
come non e' mai riuscita ad immaginarsi
un uomo pieno di tramonti
di stelle, di racconti e di orizzonti
che ti guarda e dice cosa senti
come se leggesse nei tuoi sentimenti
un uomo senza senso
anche un po' fragile ma cosi' intenso
con quel suo odore di fumo denso
di tabacco e vino e anche d'incenso
impresentabile ai tuoi genitori
cosi' coerente anche negli errori
proprio te che fino all'altro ieri
ti controllavi anche nei desideri
tu che vivevi nell'illusione
di dominare ogni tua passione
tu che disprezzavi la troppa emozione
come nemica della ragione
non sei mai stata cosi' rilassata
cosi' serena ed abbandonata
o cosi' viva e cosi' perduta
come se ti fossi appena ritrovata
con un uomo senza senso
anche un po' fragile ma cosi' intenso
con quel suo odore di fumo denso
di tabacco e vino e anche d'incenso
un uomo dolce e duro nell'amore
che sa come prendere e poi dare
con cui scopare, parlare, mangiare
e poi di nuovo farsi far l'amore
tratto dal Manifesto, un articolo che ben disegna l'isterismo collettivo di una parte della mia città ... ancora violentata da una frangia, sempre più folta purtroppo, del tifo romanista ... che di romano ha ben poco ...
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Roma giallorossa è attonita, shoccata, il giorno dopo gli ennesimi «fatti dell’Olimpico». C’è chi tace, in lutto. Chi ammette: adesso abbiamo esagerato. Chi intigna: quell’arbitro è un mascalzone, un provocatore, hanno fatto bene, o quasi... Un mercoledì nero per i romanisti, scrive un quotidiano. Iniziato con il nuovo «caso Cassano», proseguito con l’ammonizione a Totti, l’espulsione di Mexes e un primo tempo meritatamente in svantaggio, conclusosi con la faccia insanguinata dell’arbitro Frisk. Un mercoledì che segue, come non vederlo, una catena fatta di tanti, troppi «nervosismi», dalla rissa col Galatasaray alle tante polemiche innestate da Sensi, alle corna di Cassano in diretta tv a San Siro, allo sputo di Totti in Portogallo. Immagini che fanno il giro del mondo, che rovinano un’«immagine» sapientemente costruita grazie ai tanti che – per mestiere ma anche per passione – cercano da tempo di confezionarla in positivo. Ma perché tutto questo? Come è potuto succedere, come può succedere? Nulla è solo frutto del caso, soprattutto quando gli eventi si susseguono formando una catena che si allunga nel tempo. E allora proviamo a ragionare, proviamo a capire cosa c’è nel Dna e nella storia, recente e meno recente, della squadra giallorossa.
Solitamente le squadre di calcio sono nate e nascono perché, appunto, c’è gente che ha voglia di giocare a calcio. La Roma no. L’AS Roma nasce per «rappresentare» una città, la sua cultura e la sua identità. Il progetto aveva appunto questo obiettivo: una città, una squadra. Alla Lazio e ai laziali che, rispetto alle altre tre squadre, ebbero la forza per poter dire no, il ruolo dei reprobi, dei refrattari, degli Altri per antonomasia. Non più «gens romana», il copione non prevede che all’interno dell’Urbe possano esserci pluralismo, articolazioni, differenze.
Nel corso degli anni l’industria culturale – che proprio a Roma ha il suo centro – assorbe e amplifica il progetto. L’AS Roma diviene sempre più Roma tout court. I romanisti sono molti (tre tifoserie su quattro unificate, appunto, nel 1927), la massa dei tifosi fa da volano. I film (da Bonnard ad Alberto Sordi ai Vanzina, passando per molti altri), la radio (Orazio Pennacchioni) e le radio (ma quante sono quelle che «usano» il calcio, nella Capitale, anche per fini direttamente o indirettamente politici, quasi sempre di destra?), la tv e le tv: tutti convergono sempre più nell’esaltare il mito-Roma e nel creare il prodotto-Roma. Ha fatto impressione, poche sere fa, sentire Giulio Andreotti in televisione ripetere quasi alla lettera quanto Sordi diceva proprio a lui, nel film Il tassinaro (1983), occasione per una comparsata ammiccante di don Giulio: dopo decenni lo scudetto (quello del 1983, appunto) era tornato a Roma! A Roma, come se la Lazio, che lo aveva vinto solo nove anni prima, non esistesse...
In questa tifoseria già gonfia di orgoglio, celebrata e autocelebrativa, ma a lungo scarsa di vittorie, i trionfi di Cragnotti hanno avuto l’effetto di un elettroshock rivitalizzante: nel 2001 anche la Roma, anzi «Roma», vince. I «gladiatori» tornano, l’Urbe comanda, ecc. La stampa sguazza, le tirature salgono: i tifosi al Circo Massimo (non per i gladiatori, ma per il celebre spettacolo che «non proseguisce») sono – nei titoli, negli articoli – 500mila, un milione, due milioni. L’orgia mediatica pare inarrestabile. Persino questo giornale (vogliamo fare un po’ di sana autocritica?) parla di «mutazione antropologica» (de che?), a proposito delle nuove «radiose giornate» dei festeggiamenti; ma tutti i giornali, le tv, le radio divengono un coro senza tregua. L’identità incrocia il mercato: compra la maglietta, non per andare allo stadio ma per indossarla tutti i giorni. Guarda la pay-tv, abbonati a Roma Channel (una struttura in gran parte gentile omaggio della Rai, cioè di noi tutti). Compra e appendi in macchina il pupazzo giallorosso. Compra le stoviglie della Roma, la sveglia della Roma, il caffè della Roma, il casco della Roma, la credit card della Roma. È degli ultimi giorni l’ultima chicca: in un paese già tristemente noto per essere l’unico al mondo in cui escono ben tre quotidiani sportivi, ora c’è un quotidiano (12 pagine!) rivolto solo ai tifosi della Roma che parla solo della Roma. Nel suo entourage anche alcuni «bei nomi» di uomini delle professioni e dell’intelligenza, per i quali quel giornale è un ninnolo, il secondo o terzo o quarto o quinto quotidiano della mazzetta giornaliera, ma che non si rendono conto del danno che fanno nel momento in cui tanta gente comune invece di comprare un quotidiano qualsiasi che anche parla del mondo e dei conflitti che lo attraversano, compra da qualche giorno solo il quotidiano che parla solo della Roma...
L’ipertrofismo identitario del tifoso romanista, la sopravalutazione di sé e della sua squadra, il suo vittimismo, dunque, non possono che crescere a dismisura, blanditi, aizzati, inturgiditi: la Roma è sempre e comunque uno squadrone, non può (ma perché? chi lo stabilisce?) vendere i «suoi» campioni, deve comunque stare «lassù», altrimenti fioccano, ridicole ancor più che vergognose, le interrogazioni parlamentari (ma non c’hanno proprie niente di serio da fare...). Totti è il più grande giocatore del mondo, Cassano è il secondo più grande giocatore del mondo, l’uno è paragonato a Pelè, l’altro a Maradona. De Rossi è il pallone d’oro di domani, per dopodomani già s’intravede Aquilani... Ergo, se gli scudetti, le coppe e i palloni d’oro non arrivano, è colpa certo di un Complotto! Non è vero che in campo Totti è sempre sopra le righe e spesso gli vengono risparmiate le due ammonizioni a partita che meriterebbe. Non è vero (ora inizia a essere evidente) che Cassano è un caso così grave di fronte al quale al tedesco Voeller, poverino, non resta che invocare inutilmente «disciplina» (c’aveva provato anche Capello, ma la Società era stata magnanima...). E che forse vuole andare via, a fare gol e danni a Milano o a Madrid. Non si può scrivere che la squadra e la società sono fortemente ridimensionate, che gli schiaffoni sul mercato estivo sono stati tanti. Né che Voeller è una brava persona ma non è mai stato un grande allenatore. Insomma, non si può dire che l’«Impero» rischia di venire travolto non solo e non tanto dai «barbari», ma anche da quel «male oscuro» che fa parte del proprio Dna, che è la sua forza e la sua debolezza: dover essere non una squadra di calcio, ma il simbolo di una città, anzi della città. Eterna, per di più. E dunque un’ossessione, un dover essere, un destino che nel momento in cui non si avvera diviene una maledizione. E che in ogni caso produce una pressione ambientale terribile, insopportabile, e un parossismo in campo e fuori che tutto il mondo inizia davvero a non poter più sopportare (le sentenze della Uefa lo diranno chiaramente).
Modesta proposta: e se la Roma tornasse a essere solo una squadra di calcio? Se i canali tv e i giornali monotematici spegnessero la luce? Se non fosse più una religione o una fede e neanche una monocultura? Se fosse solo, per i suoi tifosi, una bella passione, una parte della vita, un interesse della domenica e del mercoledì, un articolo al giorno e forse due letti durante il cappuccino e non un film che dura sette giorni su sette, ventiquattro ore su ventiquattro, sogni (in giallorosso) inclusi? Non sarebbe possibile così un approccio più sereno alle vittorie e alle sconfitte che attendono,inevitabilmente, la Roma?
Un corvo nero è in cima ad un alto pino.
Si guarda intorno fieramente e lancia un grido di vittoria.
Il corvo crede veramente che il pino gli debba tutto: il suo essere un albero, la sua maestosa bellezza, il suo splendore sempreverde, la sua forza nel battersi contro il vento.
Il grande benefattore del sereno pino. Ma esso non si agita mai.
Non sembra neanche accorgersi del piccolo corvo.
Assorto nei suoi pensieri, tende le braccia dei rami verso il cielo, tollera con calma il rumoroso intruso.
Niente disturba i suoi pensieri, la sua dignità.
Tante e tante nuvole gli hanno sfiorato la chioma, tanti e tanti uccelli migratori si sono posati sui suoi rami ...
tu sai com'è questa cosa:
se guardo
la luna di cristallo, il ramo rosso
del lento autunno alla mia finestra,
se tocco
vicino al fuoco
l'impalpabile cenere
o il rugoso corpo della legna,
tutto mi conduce a te,
come se ciò che esiste,
aromi, luce, metalli,
fossero piccole navi che vanno
verso le tue isole che m'attendono
orbene,
se a poco a poco cessi di amarmi
cesserò d'amarti poco a poco.
se d'improvviso
mi dimentichi,
non cercarmi,
che già t'avrò dimenticata.
se consideri lungo e pazzo
il vento di bandiere
che passa per la mia vita
e ti decidi
a lasciarmi sulla riva
del cuore in cui ho le radici,
pensa
che in quel giorno,
in quell'ora,
leverò in alto le braccia
e le mie radici usciranno
a cercare altra terra.
ma
se ogni giorno,
ogni ora
senti che a me sei destinata
con dolcezza implacabile.
se ogni giorno sale
alle tue labbra un fiore a cercarmi,
ahi, amor mio, ahi mia,
in me tutto quel fuoco si ripete,
in me nulla si spegne nè si dimentica,
il mio amore si nutre del tuo amore, amata,
e finchè tu vivrai starà tra le tue braccia
senza uscire dalle mie.