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« LAPIS - Una recensione a...CONFESSIONI DI UN VAMPIRO »

LAPIS -Il dilemma di Antigone

Post n°23 pubblicato il 16 Maggio 2012 da graphitis

Racconto a puntate: 3.a puntata

(a ritroso, le puntate precedenti)

Angelo pensava, invece, che la sua attività e i principi che la sostenevano erano senza tempo, appartenevano all’umanità. Ma già un dubbio s’insinuava: se tutta la bramosia di riappropriarsi del corpo di un familiare fosse stata solo rivincita postuma, per non accettare una sconfitta affettiva? La ragazza che avrebbe dovuto cercare, che chissà se realmente era stata su quella nave, di cui tutti conoscevano i dissapori col padre – una volta le aveva fatto una scenata, aveva minacciato di diseredarla! – sarebbe tornata spontaneamente, se l’avesse potuto? Eppure l’avrebbe ridata alla sua famiglia. Ridata? Non poteva dubitare del criterio fondamentale, del suo motto: pietas.

“Che cosa direbbero i tuoi classici del rimanere insepolto?”

“Ti capisco, Antigone. Dar sepoltura era legge assoluta, superiore ad ogni imperativo umano; diversamente, l’anima non avrebbe trovato pace, la condanna sarebbe proseguita nell’aldilà. Ma crediamo ancora in queste cose? Non ci hanno strappato ogni rispetto per la morte? Come possiamo essere gli eredi di una cultura, noi che metabolizziamo gli insulti di Abu Graib, i marines che orinano sui cadaveri dei talebani?”

“Vogliamo dunque diventare insensibili? Non opporci?”

“Non vogliamo; ma con un rispetto che abbraccia i vivi prima dei morti”.

 

Camminarono in silenzio per il sentiero lungo il lago tra i canneti che talvolta si chiudevano a formare un tunnel, attraversarono rivoli e ruscelli, provocando la fuga di folaghe, vorticosa quando erano sorprese o di lento allontanarsi; allora triangoli di scia luminosa si disegnavano sulla superficie uniforme. Qualche merlo protestava strillando e tuffandosi a tagliare la strada quasi a sfiorarli: era il suo modo di proteggere la compagna o il nido.

“Mi accompagneresti al Giglio?” – chiese Angelo ora che le loro strade si separavano. Marco pensò al vecchio convento, sulla balza dove la necropoli si addentrava nel tufo, a strapiombo sul fosso.

“Certo. Andiamo“

“Voglio dire, all’isola” – precisò Angelo. Marco ne fu sorpreso.  

“E perché proprio io?”

“Perché non tu?” – rispose Angelo.

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