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BOLOGNA IN SERIE A!!

Post n°193 pubblicato il 04 Giugno 2008 da mirko_g75

L´urlo dei trentacinquemila: serie A

Stadio in festa dopo un esaltante ultimo atto: il purgatorio è finito
 

Quando mancano cinque minuti alla fine, dalla curva Andrea Costa, stipata come nei poster di una volta, s´alza per tre volte un coro contro Sergio Cofferati. Lo mandano a quel paese nel modo più semplice e tradizionale, il sindaco che non c´è, quello che al Dall´Ara non è venuto perché non poteva perdere il traghetto. Passa un attimo e viene scandito, per altre tre volte, il nome di Alfredo Cazzola. Che seduto in tribuna risponde con la mano aperta. Dieci metri più in là, Gianfranco Fini, il presidente della Camera, sorride due volte. Per il Bologna nuovamente in A, essendosene detto tifoso, e forse perché il centrodestra, qui declinato in mille modi, potrebbe anche avere un candidato a sorpresa, fra un anno, sebbene l´argomento resti tabù. Ma questi sono i giochi di potere che verranno, adesso c´è un pallone che rotola, sempre più stancamente su quel prato, ma rotola finalmente, dopo tre anni, dalla parte giusta. E anche se i protagonisti sono in campo, mentre roteano le bandiere rossoblù e Amoroso fa girar palla, c´è gente che s´alza su e col cellulare tenta di fotografare il numero uno rossoblù. Come un santino. Quando Rosetti fischia la fine rimbomba quello che Luca Goldoni nel ‘64 definì l´urlo della città. «Grazie presidente», srotola la curva.
Grazie in rosso, presidente in blu. «Siamo tornati», è un altro striscione che compare immediatamente. «Un presidente, c´è solo un presidente», ritmano gli ultras. I giocatori in campo hanno già le magliette celebrative, che la Macron aveva realizzato in gran segreto e che Andrea Cirelli, ex Benetton, abituato a vincere, aveva nascosto a mezzogiorno in capaci borsoni: oggi ce ne saranno per tutti, acquistabili in via Andrea Costa.
George De Carvalho, il «bolognesissimo» speaker portoghese, grida di non invadere il campo. E nessuno invade, come anche la società aveva auspicato a inizio settimana. Chi può è appoggiato alla balaustra, gli altri sono in piedi e cantano, urlano, ringraziano. Qualcuno piange. «Arrigoni olè», si sente ripetere più volte. Dopo Maifredi ‘88 e Ulivieri ‘96, sulla ribalta adesso c´è lui, questo romagnolo di poche parole e molti fatti. Castellini e soci si prendono cinque minuti d´ovazione sotto la curva, poi cominciano, partendo dai distinti, il loro giro di campo. «Salutate questo Bologna», deflagra dal Dall´Ara. Ci sono 35 mila persone in piedi.
A centrocampo Renzo Menarini e Alfredo Cazzola, senza più il trasporto che li aveva uniti a Mantova sette giorni fa, si abbracciano cordialmente. Marazzina è già in mutande, Mingazzini si sta svestendo. Il Conte Max dirà poco dopo ai microfoni di Radio Bruno di essere, da oggi, virtualmente disoccupato, mentre la moglie Alessia, che ha 35 anni, e da ragazza è stata una giocatrice di tennis oltre che una raccattapalle al Foro Italico, si gode raggiante la stagione da copertina di suo marito. Ma anche lei pensa al contratto: «Qui Massimo ha sempre fatto bene, anche se con Ulivieri i suoi momenti bui li ha avuti. Spero che in settimana ci sia questa convocazione da parte della società, hanno sempre detto che avrebbero aspettato la fine del campionato, adesso è finita. Noi qui stiamo davvero bene e speriamo di restare, vedere Massimo osannato dal pubblico per una moglie è proprio una bella soddisfazione».
In tribuna ognuno snocciola il suo rosario. Rita, una studentessa di 20 anni, indossa la stessa maglia che aveva a Mantova, Lapo ha appena quattro anni e mezzo, è il figlio dell´avvocato Grassani ed è già avvolto nella bandiera, Roberto fa il catechista e si gode la sua terza promozione da tifoso, Marco impiegato ad Anzola confessa che non veniva allo stadio dallo spareggio col Parma. Era il 18 giugno 2005. Sono passati tre anni. Due di autentica sofferenza, uno durissimo, questo che si chiude oggi, vissuto quasi sempre fra le prime tre. Alle 17.30 il Dall´Ara si svuota e iniziano i festeggiamenti in centro. La partita non è stata impossibile, il gol all´inizio ha rasserenato gli animi, l´attesa che si respirava nei primi nove minuti, sullo 0-0, era davvero spasdmodica. Sino al 27´ del primo tempo nessuno ha avuto il coraggio di gridare «serie A», esorcizzando la paura. Quando al 17´ della ripresa nel mirino dell´Andrea Costa è finita la Juve, presa a male parole, s´è capito che un cerchio stava per chiudersi, che Calciopoli si poteva archiviare, che un debito era saldato. Impossibile non avere la pelle d´oca.

 
 
 
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Un blog di: mirko_g75
Data di creazione: 27/02/2007
 
 

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