Creato da Settima_Corda il 17/08/2011

.. chitarra racconta

Voce di una chitarra smarrita

 

 

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...DOVE SEI, BAMBINO ?

Post n°14 pubblicato il 22 Settembre 2011 da Settima_Corda

Marisa lo chiamo' al telefono da Izolda che in quel periodo aveva ospitato Indio e me.
"...devo parlarti...", esordi'.
Dal tono di quelle poche parole si percepiva un'intenso affanno che strideva col suo carattere deciso, sicuro, da femminista intelligente e critica quale era.

Il motivo del tono delle sue parole salto' fuori dopo poche frasi concitate, spezzettate.
Marisa aspettava un figlio ed Indio ne sarebbe stato il padre.

A 19 anni in un periodo sociale come quello che si stava vivendo e con un imperante individualismo personale una realta' di quello spessore si presentava come  gioia naturale e nel contempo come una verifica, forse prematura, di cio' che si era giunti ad essere,  di come coniugare "l'immaginazione al potere" e il contingente da responsabilizzare.

La prima grande scelta da condividere con qualcuno al di fuori di se stessi, il pensiero della responsabilita'di una vita nuova gia' conseguenza della strada presa dopo il taglio del cordone ombelicale con mamma famiglia. 

"Avrai la forza e poi i soldi e poi la solidita'morale di farti carico della "coerenza intera", occasione di mostrare a se stessi il "...si va avanti tu ed io contro il mondo ...", perche'"...a vent'anni sei il fiore che apre alla luce i petali umidi di rugiada e il giorno, metafora della vita, e' ancora tutto li' davanti a te, da vivere.
E te lo immagini, ora dopo ora com'e' nel tuo sogno gia' iniziato e puo' solamente continuare nella direzione che gia' percorri ed altra non potra' essere mai se vorrai continuare a reggere lo specchio della dignita' sino alla fine.
Quel fiore sara', e lo scoprirai molto dopo, il pacco dono con cui sei nato, con cui ciascuno nasce e contiene in nuce le tue reali potenzialita'.

Sino ad oggi, 20 giugno, hai strappato brandelli di vita alla norma stretta delle batterie di allevamento ma erano tue battaglie.
Ora ti ripassi la retorica della figura di padre e gia' non ti ci vedi ad educare,
portare a se con quale diritto?
 Per portare a se bisogna essere almeno sufficientemente certi di aver qualcosa di vero da trasmettere.
E poi, anzi prima ancora,  non sei tu, forse futuro padre, a decidere se verra' l'eta' che illuminera' il suo ventre.
Pensi al tuo seme nel suo ventre alla sua corsa disperata verso la sublimazione della sua esistenza di spermatozoo che chiami procreazione.
In quel momento si incide nella tua memoria l'immagine dell'attimo infinitesimale nel quale l'unione di due parti genera l'uno fisico, la vita nuova.
In quel momento impari un senso del messagio dell'Amore.
Marisa sceglie.
Per me e' giusto quel che tu senti. Non trattenere lacrime. La luce nuova gia' e' disegnata nel tuo sguardo e nessuno ha diritto di cancellarla. Io sono con te. 
Il figlio nascera'.

Alla fine degli anni sessanta la maggiore eta' era fissata ai vent'un anni.
Noi ne avevamo entrambi diciannove.
Marisa informa i suoi. Indio si presenta a casa loro per conoscerli e viene a sapere che avevano avvisato la sua famiglia con la quale non aveva piu' tenuto contatti negli ultimi mesi.
Segue meeting collettivo.
Conclusione od Out out (a scelta) :"Se vi volete bene noi non ci opponiamo ma dovete sposarvi, in Chiesa.
L'ultima chance di riappacificazione era appena stata gettata, come sempre, in nome dell'apparenza. Non una grinza di facciata nella sempre piu' marcia mascherata borghese.

Liquidata la cerimonia salvafaccia, rifiutata l'offerta di un preconfezionato viaggio di nozze, se ne vanno ad amarsi nella soffitta presa in affitto. Un letto, un gas, un armadio recuperato non so piu' da quale amico ed io, Settima Corda che passo nelle mani di chiunque strimpelli l'anima.

Dall'abbaino pero' si vede il cielo.

Novembre.
Una notte Marisa sta male.
C'e trambusto.
Si sente in lontananza il suono di una  sirena.
Un'ambulanza si ferma sotto il portone. Il suono cessa.
Resto al buio, nella mansarda priva delle loro presenze.

La mattina successiva quando la porta si riapre vedo Indio entrare.
E' da solo.
Si siede sul letto.
Pprende in mano una foto in cui Marisa sorride mentre un vento, lontano nel tempo, le spettina i lunghi capelli biondi. Accarezza con dolcezza quel volto come fosse vero e nel silenzio piange.

  ...ma parole e basta
tutti gli spermi e tutti gli ovuli della terra uniti
in tutte le possibili combinazioni
non potrebbero creare di nuovo te,
cio' che eri e
cio che potresti potuto essere...

 

Per un tempo che non so misurare rimasi abbandonata nella mansarda sempre meno frequentata.
Una mattina, in cui la neve aveva coperto il vetro dell'abbaino e la luce faticava ad entrare nella stanza, sentii trafficare alla porta. 
Era tornato a prendermi.
Frettolosamente raccolse qualche oggetto mentre molti altri rimasero al loro posto.
In strada la coltre di neve ammorbidiva gli spigoli delle geometrie architettoniche come di quello che sarebbe stato il futuro prossimo.  


 

 

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Commenti al Post:
mauafel
mauafel il 22/09/11 alle 19:12 via WEB
Toccanti queste parole d'emozione ed il tuo sguardo su un attimo che chiama alla fine .... dentro ad un "emancipato" libero d'amore inizio
Le lacrime della Fallaci..poi.. mi emozionano Sempre Ancora
"...senza rinunciare alla fede ... chiamata speranza...."
 
 
Settima_Corda
Settima_Corda il 23/09/11 alle 11:13 via WEB
Cavalcare la frequenza dello stesso suono emotivo, riconoscersi senza conoscersi, abbracciare lo spirito
 
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