Creato da Settima_Corda il 17/08/2011

.. chitarra racconta

Voce di una chitarra smarrita

 

 

Sulla strada: marzo 1965, ore 14,30. Rottura del primo anello della catena

Post n°4 pubblicato il 19 Agosto 2011 da Settima_Corda

Da un piccolo buco della mia custodia lo vedo accanto al letto mentre prepara
uno zaino cacciandoci dentro alla rinfusa qualche indumento, un libercolo di spartiti, Demian di Hermann Hesse, Sulla strada di Jack Kerouak e non ricordo altro.

Si sbottona i jeans per legare in vita una sorta di sacchettino di cuoio
con dentro qualche lira.
"Qui sono al sicuro", ricordo di avergli sentito dire.

Si siede sul suo letto.
Guarda la sua stanza spostando lo sguardo velocemente
da un
oggetto all'altro come per scattare delle istantanee.

Nei suoi occhi vedo per la prima volta un'espressione
che
tornera' nel tempo ad ogni decisione irreversibile.
Un'espressione pregna di sfida mista a rabbia,
di nostalgia per un
calore affettivo mai arrivato,
di consapevolezza nel dover
seguire il suo destino,
di certezza nel volerlo realizzare.

Mi parve improvvisamente cresciuto di qualche anno
in quei
momenti che mi parvero senza tempo.


Di colpo si alzo', carico' lo zaino sulle spalle
e quando strinse
le dita sul manico della mia custodia,
dalla forza della presa
capii che qualcosa era cambiato per sempre in lui.

"Ciao mamma,
vado a scuola..."
disse voltandosi verso il salotto
e senza
attendere risposta apri' la porta di casa.

Ce ne andammo giu' dalle scale,
attraversammo il centro della
citta',
percorremmo i portici di via Po per giungere al fiume.
Attraversato il ponte ci incamminammo lentamente
per la strada
che si allontanava dalla citta'.



Non passo' molto tempo prima che un autotreno rosso  ci desse un passaggio
e quando il camionista chiese dove andassimo lui
rispose
"...dove va lei".
"Stai scappando di casa, vero?"
"No", rispose "Sto andando a casa, a casa mia."

La notte ci trovo' addormentati in un campo di fiori della riviera.
La stessa notte ci mando' una pattuglia della polizia.
Documenti
Caserma
Accertamenti
"...suo figlio e' qui ..."
Stazione di frontiera
Treno
Vagone Polizia ferroviaria
Casa
Solitudine
Ansia
Freddo
Domani si riparte
e dopodomani e dopodomani ancora:

...avanti quanto e' lungo il sempre...
.
"Non avrai mai nessuno se non con amore".
Solo cio' che vivi rischiando tutto te stesso
ti insegna una fetta di verita'.

 
 
 

Blowing in the wind, la rivoluzione dentro

Post n°5 pubblicato il 30 Agosto 2011 da Settima_Corda

Quante strade deve percorrere un uomo
prima che possiate chiamarlo uomo?
E quanti mari deve sorvolare una bianca colomba
prima di dormire sulla sabbia?
E quante volte devono volare le palle di cannone
prima di venir proibite per sempre?

La risposta, amico mio, soffia nel vento,
la risposta soffia nel vento.

E quanti anni può esistere una montagna
prima di essere dilavata, fino al mare?
E quanti anni può esistere un popolo
prima di essere lasciato libero?
E quante volte può un uomo volgere il capo
e fingere di non vedere?

La risposta, amico mio, soffia nel vento,
la risposta soffia nel vento.

E quante volte un uomo deve guardare in alto
prima di vedere il cielo?
E quanti orecchi deve avere un uomo
prima di sentir piangere gli altri?
E quante morti ci vorranno
prima che capisca che troppa gente è morta?

La risposta, amico mio, soffia nel vento,
la risposta soffia nel vento.

31 dicembre 1967, si festeggia, si deve festeggiare.

"Si Izolda vengo"
"Porta la chitarra viene anche una mia amica che canta molto bene"
"Izolda sai che se non mi gira non suono neanche una nota"
"...smettila di fare il prezioso, almeno stasera e..."
"... cosa c'e' stasera, l'obbligo di essere diversi, stamparsi sul muso
un sorriso da passaporto e fare cin cin? Mi da fastidio. Solo ieri in auto abbiamo parlato di cosa significhi essere liberi, almeno tra noi, e adesso mi proponi un ballo in maschera?"
"...nessuna maschera Renato. Come sei dogmatico!"
"ok, se leggi quello in me non hai capito molto di come sono,
semplicemente non riesco a fingere. Comunque vengo, bella slava di Belgrado, non preoccuparti...magari la tua amica e' pure figa oltre che intonata..."
"Voi maschi pensate sempre a quello per quanto rivoluzionari siate..."
"Voi femmine anche, solo che non lo dite per quanto femministe pensiate
di essere...Ciao bella, alle nove stasera a casa tua"
"Ok, bacio"
"...bacio"

Si dicevano le cose in faccia, senza problemi e dal mio angolo nel quale lui mi appoggiava potevo ascoltare discussioni lunghe notti intere tese a scardinare dai loro comportamenti residui di borghesia, metastasi di educazione reazionaria.

Quella sera alla festa di capodanno nella cascina di Izolda c'era una folta rappresentanza di esemplari "underground" o "freaks" che si chiamassero.



Lui era nervoso. Lo vedevo sbirciare la situazione un po' ovunque e dal suo sguardo capivo che qualcosa non gli andava a genio, lo infastidiva.
Speravo si sarebbe risparmiato di sparare cio' che sentiva ma sapevo anche che non sarebbe riuscito a tacere.
La sua allergia al conformismo
degli anticonformisti convinti di essere tali crebbe fino a quando inizio'...non parlando ma con un urlo meditato e mirato.
Fu silenzio.
"Ve lo ripeto...risuona il mio barbarico urlo sui tetti del mondo" urlo'
guardando con aria di sfida e delusione la platea.
"Conoscete Walt Withman ? Quel vecchio di fine 800, americano,
omosessuale? Mai sentito parlare di "Foglie d'erba"? E'il poeta della vera democrazia. Scomodo al potere ma mi pare scomodo anche alla maggior parte di voi."

"Ci si rivede quando avrete capito che non state facendo nessuna
rivoluzione. Voi state semplicemente facendo una sostituzione. Avete mutato la regola di mamma e papa' in un'altra regola, di Marx, Lenin, Mao, Malatesta o che ne so ma quando la smetterete di masturbarvi in un cerchio senza uscita?"

Non c'era molto da scherzare. L'atmosfera divenne tesa e densa di rabbia
e non si poteva tralasciare che tra i presenti spiccava un gruppo di Lotta Continua, i piu' radicali e violenti tra i gruppi della sinistra extraparlamentare.

Intervenne Izolda con il suo fare accomodatorio. Tacito' il mio suonatore
e spalmo' sorrisi sulla faccia dei comunisti continui che chiusero dicendo "...ok Izolda, lasciamo stare ma un'altra volta lascia fuori gli anarchici individualisti"

In quel momento lo vidi mettere in atto quella che sapeva bene essere la provocazione
piu' strafottente...mise un fiore della sua collana tra i capelli del capo tribu' di Lotta Continua, si giro', mi prese con se, saluto' Izolda.

Nessuno ci prese a bastonate quella volta. 
Autostrada. Autostop. Due ore dopo eravamo
al traforo del Monte Bianco, direzione sconosciuta. Erano le 23 e 30. Nevicava. Il suo volto era disteso. Camminavamo a bordo strada lasciando sulla neve fresca le impronte delle suole carroarmato. Avevamo imparato l'arte di passare il piu' inosservati possibile. Non era molto ben visto un tipo con i capelli lunghi, la barba, uno zaino sulle spalle.
L'auto del passaggio ci aveva lasciati a un chilometro circa dal confine.
Gia', il confine, un'altro non senso delineato dalla carne da macello dei
fanti agli ordini del napoleone di turno. Italia, Francia, lui lo chiamava Mondo quando mi parlava insieme. Il confine era ormai li' a poche centinaia di metri. La galleria ma prima la guardiola, il gendarme che come al solito avrebbe intimato l'alt per poi chiamare altri gendarmi come in aiuto, come se nello zaino al posto dei calzini ci fossero bottiglie Molotov. Era la prassi riservata ai diversi.
Nulla di tutto cio'. A quel gendarme era rimasto qualcosa di suo, di
umano.
Gli sorrise, apri' la porticina e gli disse di entrare.
Mancavano pochi minuti alla mezzanotte piu' densa di verita' che avesse
vissuto finp ad allora.
"Dove stai andando?", chiese in tono paternalistico ma autentico.
"Verso Nord, Parigi, Amsterdam"
"Capisco...Se passa ancora qualcuno chiedo io per te che ti diano un
passaggio. Nel frattempo brindiamo insieme ?"
Poso' lo zaino, mi appoggio' al vetro della guardiola, lo guardo' e gli
sorrise. Lo avrebbe abbracciato ma non oso'. Quando si volto' per guardare la strada da cui eravamo arrivati mi parve di vedere che i suoi occhi fossero lucidi.
"Cin cin, alla tua..."
"Cin cin alla sua..."


Un attimo sospeso nel tempo e poi l'abbraccio sotto la neve.
Era una notte densa piena di umanita'.
La verita' spesso e' dove non pensi di trovarla e viceversa.
La liberta' di pensiero te la devi andare a raccogliere non e' mai quella

che e' gia' in te, ne manca sempre un pezzetto da portare alla luce, non importa dove sia il tunnel alla cui uscita la troverai.
Cucchiainata dopo cucchiainata fino a quando sentirai il primo batticuore
naturale della tua nuova vita inconfondibile con quello della prigione portatore di paure.

 

 
 
 

1968: gennaio

Post n°6 pubblicato il 31 Agosto 2011 da Settima_Corda

Pensieri di notte sul sedile posteriore di una coupe' blue diretta a Parigi

Nell'anno '68 di nostra vita
io eterno studente
perché la materia di studio sarebbe infinita
e soprattutto perché so di non sapere niente,
io, chierico vagante, bandito di strada,
io, non artista, solo piccolo baccelliere,
perché, per colpa d'altri, vada come vada,
a volte mi vergogno di fare il mio mestiere,

io dico addio a tutte le vostre cazzate infinite,
riflettori e paillettes delle televisioni,
alle urla scomposte di politicanti professionisti,
a quelle vostre glorie vuote da coglioni...

E dico addio al mondo inventato del villaggio globale,
alle diete per mantenersi in forma smagliante
a chi parla sempre di un futuro trionfale
e ad ogni impresa di questo secolo trionfante,
alle magie di moda delle religioni orientali
che da noi nascondono soltanto vuoti di pensiero,
ai personaggi cicaleggianti dei talk-show
che squittiscono ad ogni ora un nuovo "vero"
alle futilità pettegole sui calciatori miliardari,
alle loro modelle senza umanità
alle sempiterne belle in gara sui calendari,
a chi dimentica o ignora l'umiltà...

Io dico addio a chi si nasconde con protervia dietro a un dito,
a chi non sceglie, non prende parte, non si sbilancia
o sceglie a caso per i tiramenti del momento
curando però sempre di riempirsi la pancia
e dico addio alle commedie tragiche dei sepolcri imbiancati,
ai ceroni ed ai parrucchini per signore,
alle lampade e tinture degli eterni non invecchiati,
al mondo fatto di ruffiani e di puttane a ore,
a chi si dichiara di sinistra e democratico
però è amico di tutti perché non si sa mai,
e poi anche chi è di destra ha i suoi pregi e gli è simpatico
ed è anche fondamentalista per evitare guai
a questo orizzonte di affaristi e d'imbroglioni
fatto di nebbia, pieno di sembrare,
ricolmo di nani, ballerine e canzoni,
di lotterie, l'unica fede il cui sperare...


Nell'anno '68 di nostra vita
io, giullare da niente, ma indignato,
anch'io qui canto con parola sfinita,
con un ruggito che diventa belato,
ma a te dedico queste parole da poco
che sottendono solo un vizio antico
sperando però che tu non le prenda come un gioco,
tu, ipocrita uditore, mio simile...
mio amico...

 
 
 

1968 Gennaio: Parigi

Post n°8 pubblicato il 01 Settembre 2011 da Settima_Corda

Apre gli occhi dopo un sonno non sonno codice d'ingresso per stati mentali non meglio definiti.
Mi e' sufficiente guardarlo un attimo per percepirne lo stato d'animo.
Nel trascorrere di dodici ore ci si era lasciati alle spalle un migliaio di chilometri e altrettanti paesaggi mentali stantii del passato prossimo che la distanza aiutava a relegare nella sezione ricordi.
La coppia nel frattempo si era alternata alla guida.
Lei ora conduceva lentamente la coupe' lungo il Quai de la Gare sulla rive gouche in direzione centre ville.

 


 

 

 

 

 

 Alla vista di una boulangerie aperta posteggia.
Siamo a fine corsa. Sara' una probabilita' pressoche' remota quella di rivedere coloro che ti hanno "tirato su" e con i quali hai trascorso una notte illuminata dai fari puntati sull'asfalto bagnato lungo l'autostrada dal confine fino alla Ville Lumiere.
E questa sensazione la vedo negli occhi del mio suonatore come nei loro.
Attimi di silenzio sono preludio ad un nuovo abbraccio tra anime che tacitamente si sono intese, come accadde solo la mezzanotte prima con il doganiere dal volto umano.
Direzione Sorbonne.



Nei pressi di un'Universita' e' facile trovare l'ambiente giusto per il tipo di informazioni che cercava e questa regola vale in ogni parte del mondo.
La cultura crea interrogativi che muovono i pensieri.
Per risolvere questi interrogativi i pensieri creano movimento e questi ti tratteggia sul volto un segno inconfondibile e nell'anima un linguaggio universalmente comprensibile per chi indossa la medesima meta.
Un nome risuona piu' evidente sebbene ovattato dall'imbottitura della mia custodia: Montmartre, Place du Tertre.

Metro', direzione Montmartre

 

Scalinata di Montmartre

Place du Tertre

  

 
"Su queste scale.
In questa piccola piazza, alta nel cielo di Parigi.
Ti sentoVincent
Nella speranza isterica di abbracciare la vita"

Questo il pensiero intenso del mio suonatore
nel respirare il profumo dei colori  ad olio

Molti anni dopo avremmo dedicato a lui
"Il ponte di Arles"

 

 

Questo mondo non aveva senso per uno bello come te





 Vincent, loro non ti ascoltavano,
ancora non ascoltano,
forse non ascolteranno mai.

 

 

Il pomeriggio si consumo' tra il fascino dell'arte e la nostalgia di ieri.
La realta'riprese a farsi sentire dallo stomaco.
Seduto in fondo alla piazza apri'lo zaino ma non trovo' cibo in mezzo agli spartiti.
Se ne era dimenticato di nuovo?
No, semplicemente non sapeva che sarebbe finito a Parigi, avrebbe dovuto passare la notte da Izolda ma sappiamo come andarono le cose nella cascina.
Fu in quel frangente che feci il mio esordio in terra di Francia.

 Io, Settima Corda, nel '68

Lascio' il bagaglio da un pittore e dopo pochi passi si fermo' al dehor del Cabaret della Boheme pieno di parigini e turisti che cenavano.
Apri' la mia custodia, mi accordo' e nella nostra intesa collaudata spiattellammo il nostro repertorio da folksinger dylaniano.
 

Erano tempi diversi da quelli odierni e nel giro di un'ora tirammo su denaro sufficiente per la cena e forse anche per una camera in affitto.
La sua razionalita' organizzativa sembrava entrare in funzione solo nei momenti assolutamente necessari, nel resto del tempo non capii mai bene dove stesse vagando col pensiero, in quale cielo volando.
Dico questo perche' lo sentii bisbigliare "...se prima mangio poi non so se ho sufficienti soldi per la stanza, quindi pri. ma devo affittare la stanza e poi con quel che resta mangiainre e bere ovviamente"

Cosi facemmo. La stanza veva un letto in condizioni sufficienti per dormire, in un angolo un lavandino scrostato ed uno spioncino che si apriva sul retro della piazza.
Lo credo che costasse poco...lui si mise ugualmente a mercanteggiare sul prezzo. Alla fine del tira molla di natura economica pero' rimanevano piu'franchi del previsto, tanto da permettersi un menu a prezzo fisso ma tra i piu' cari ed abbondanti.

La sera accende altri mondi oltre i lampioni gialli di Parigi.
La sera ed il vino spezzano con naturalezza le deboli catene delle convenzioni.
La sera, il vino e l'arte sono i migliori passaporti illegali per tempi che incidono la vita.

Era poco piu' di un ragazzo ed il primo dell'anno fini' con due giovani pittori che lo accompagnarono, meglio sarebbe dire lo portarono, nella suite con lo spioncino.

In effeti quando dormi, profondamente per di piu', non ti accorgi se sotto hai un Luigi XVI o una brandina.

 

 
 
 

La liberta' passa anche di la'

Post n°9 pubblicato il 03 Settembre 2011 da Settima_Corda

 

...metterei il suo culo tra i trofei

il suo culo bianco che non finiva mai

meglio dei paradisi di Versaille.

E tu Parigi sotto le lenzuola blue

Parigi con le gambe aperte

la liberta passa anche di la'

Parigi vuole dire Amore...

 

Manca ancora una decina di giorni all'appello sistematico del rientro al dovere.

Apre una mappa sgualcita dell'Europa.
Ad occhio traccia una linea ideale della distanza tra La Ville Lumiere ed Amsterdam.



Si puo' fare.
Si puo' fare cio' che si vuole
Un nuovo aspetto del poter scegliere si fa strada.
E' una realta': non si fa proprio il conoscibile se non lo si pratica realmente

Perche' Amsterdam ?

Perche' una notizia un po' originale
non ha bisogno di alcun giornale
come una freccia dall'arco scocca
vola veloce di bocca in bocca

 
 
 

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