Haiku e Zen

pagine di diario, riflessioni, poesie, haiku, zen

 

IMPORTANTE

COMUNICATO

Buoni amici e lettori, per motivi tecnici legati a difficoltà intermittenti di aggiornamento (vedi post del 12 luglio 2017 e a nuove vesti espositive, prive tra l'altro di pubblicità imposta, questo blog viene affiancato da un altro blog, ora in formazione, ma già visibile e operante al seguente indirizzo:

claudiobedussi.blog

Il presente sito e il presente blog, anche se aggiornati finché ciò sarà possibile, e ogni volta che sarà possibile con gli stessi post del blog di cui sopra, rimarranno visibili (fino a che l'host lo riterrà) essenzialmente come memoria storica, dalla nascita (2000) fino a oggi.

Haikuzen, 20/07/2017

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
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L'EREMO DELLE STAGIONI

 

    Maggio

 

fermo lo sfalcio

chino su dolci rosse

ciliegie a terra

 

 

     Agosto

 

lama taglia erba

erba consuma lama ehi

piccolo grillo ehi

 

 

     Ottobre

 

radenti in volo

fumiganti vapori

corrono il valico

 

 

     Gennaio

 

fratel leprotto

attraversa il campo

bianco di neve 



 

ZEN, VIA VERSO LA LUCE

Hugo M.Enomiya Lassalle

Hugo M. Enomiya Lassalle

ZEN

via verso la luce

Ed. Appunti di Viaggio
pag.175

€ 13

 

 

CLAUDIO BEDUSSI

Nuova edizione in commercio
www.appuntidiviaggio.it
mondadoristore.it
ibs.it
Hoepli.it

lafeltrinelli.it

Eremo d'inverno
stanze quotidiane da una
casa di passo

Ed. Appunti di viaggio-La parola
Roma, 2016
€ 22

(2013 - 2016)
pag.194

Stanze quotidiane da una casa di passo e dialogo col mondo nell'età che tramonta dell'autore.




Eremo di mezzo
lettere agli esseri sulla via dell'esistenza

(1980-2013)

pag.104
Edizioni Sotterranee
€ 10

 


Giovane eremo
materiali da un'altra età

(1969-1980)

pag.116
Edizioni Sotterranee
€ 10

Il diario interiore di un giovane tra i monti dell'Alto Garda. Un percorso di liberazione, intimo e sofferto, ancorché poetico in una valle disabitata e protettiva nelle retrovie delle alte terre che si affacciano sul Garda.

 

 

 

 

 

LA FOLLIA DELL'ONDA

 

Claudio Bedussi

La follia dell'onda
13 passi nell'arte e nell'uomo

2012

pag.160
Edizioni Sotterranee
€ 12

Nella lunga peregrinazione alla ricerca di ciò che non abbiamo mai perduto davvero, ma solo scordato nelle nostre profondità, beati saranno quelli per i quali le cose "sorgeranno a ferirli", e per i quali nessuna inamovibile struttura compensativa, nessuna corazza difensiva, nessun sistema di poveri surrogati saranno così assoluti da sostituire quel ritorno a casa.

 

OX

 

Claudio Bedussi

Ox

2012

pag. 98
Edizioni Sotterranee
€ 9

 

Venite anime ferite,voi fianchi delusi
ospiti di stanze in penombra, occhi
in inverno.

*

Ah,Cristiano
che le città sono in fiamme
e la sera non le placa. Le periferie
buie mormorano sinistre.

*

Ho visto oceani, Cristiano e onde
blu Morgana, che il Garda sogna
d'inverno solo tra Campione e Riva,
quando anche la roccia che incombe
respira, e frastagliata sembra vivere
più dell'acqua immobile.



 
Citazioni nei Blog Amici: 8
 

AREA PERSONALE

 

cbedus@tin.it

 

 

Tornare a casa

Post n°334 pubblicato il 20 Ottobre 2016 da haikuzen

 

Zazen non è religione, non è filosofia

non è pensiero, non è ideologia o 

tornaconto, o desiderio di 

guadagno personale.

 

Zazen non è nemmeno la meditazione

che si fa a casa a differenza della

rivoluzione che si fa in piazza.

 

Perché già Zazen è rivoluzione, rivol-

gimento di coscienza, conoscenza del sé 

profondo, contatto con le sorgenti, 

forza propulsiva, vita.

 

Zazen è solo un nome 

per un atto umano:  tornare a casa,

da dove non siamo mai partiti,

ma solo illusoriamente

autoesiliati.

 

 
 
 

Se non volete vedere migranti

Post n°333 pubblicato il 13 Ottobre 2016 da haikuzen

 

Se non volete vedere migranti

 nascondete lo specchio

 

Come possono cessare

 

se non cessano le loro guerre

che sparano con le nostre armi

 

se non cessa la loro fame

che morde con i nostri mercati

 

sono gli stessi mercati che prendono 

nove mele su dieci che ci sono, 

e lasciano a digrignare i denti

   gli uni contro gli altri    

 

sull'ultima che rimane

i poveri d'Europa e del mondo.

 

Se non volete vedere migranti

rendiamoci migranti dello spirito,

scuotetevi, ereditiamo la terra

superiamo la visione angusta

del piccolo io

che ci rende dei miserabili,

 

inutilmente cercando

di passare per la cruna dell'ago.

 

 
 
 

E tu non puoi dire qui sta e qui non c'è

Post n°332 pubblicato il 06 Ottobre 2016 da haikuzen

 

L'Uno è questo, la forma di

                                       questo.

Il suono di questo.

 

Questo pensiero cosciente

Che si sente e si pensa.

 

L'Uno è questa coscienza

fatta di nulla ch'è tutto. 

 

Ciò che senza un qui sta 

e tramonta e sorge 

e tramonta.

 

E senza un qui una gioia

e una meraviglia

respirano.

 

(Se senti che l'Uno ė questo,

senza gioia o meraviglia,

è solo l'Uno che parla

attraverso il sogno

di un risveglio.)

 

Poi qui sta il sentire 

e il pensiero di un'umanità 

dolente che sale

 

di una fame lontana

che ci è prossima

e inesausta.

 

Per quanto innumerevoli

siano gli esseri...

 

 
 
 

Falcio al sole

Post n°331 pubblicato il 29 Settembre 2016 da haikuzen

 

 

Falcio al sole

respiro nel gesto.

 

La fatica ha un termine certo,

ma tu non chiedere quando

 

e dove

termina il campo.

 

 
 
 

Eremo d'inverno

Post n°330 pubblicato il 21 Settembre 2016 da haikuzen
Foto di haikuzen

(clicca sull'immagine per l'ultima bozza di copertina.
La copertina definitiva e corretta sarà dsponibile a breve sul web)

 

 

 

Claudio Bedussi
EREMO D'INVERNO

stanze quotidiane da una casa di passo

Ed. Appunti di viaggio-La parola, Roma, 2016

in copertina: Sesshû Tôyô (1420-1506)
hatsuboku-sansui (landscape with flung ink)

 

I testi raccolti in questo libro – poesie, haiku, riflessioni, insegnamenti sullo zen e sulla meditazione – rileggono e rimandano il nostro vissuto, la nostra esperienza, presentandosi come uno specchio del nostro stesso cammino spirituale, della nostra stessa maturazione interiore. Con linguaggio evocativo, ci fanno riflettere sulla nostra realtà, terrena e spirituale, e ci guidano, ci sostengono nel cammino intrapreso, facendoci condividere ciò che l'Autore ha sperimentato nel corso di un'intera vita.

(dalla quarta di copertina, editoriale)

 

Fresca di stampa quest'ultima e nuova edizione di Eremo d'inverno (2013-2016) è il terzo volume della trilogia, detta de I tre Eremi, iniziata con Giovane Eremo (1969-1980) e proseguita con Eremo di mezzo (1980-2013).

Diario spirituale, riflessione interiore, percorso esistenziale, notazione biografica, meditazione sociale, descrizione d'ambiente, narrazione in versi, afflato poetico, sentimento panico, saggio filosofico, commento di letture, colloquio con il mondo e altro ancora costituiscono la trama e l'ordito di “queste stanze quotidiane da una casa di passo” che occupano l'arco di una vita.

L'eremo, la casa di passo esiste, ed è nel cuore del mondo, sui monti dell'Alto Garda (ma farebbe differenza un'altra montagna dell'anima?) e così pure il valico, la terra scoscesa, la vita vissuta, il sudore del lavoro, la meditazione, la scrittura, i ritorni nel traffico delle periferie, lo sguardo sul mondo e i gesti quotidiani.

Ogni pagina del libro (quasi tutti i testi sono già stati pubblicati sul blog), rimanda a un gusto che in un libro può solo essere evocato, ma che è possibile esperire da parte di ogni essere umano nel corso della propria esistenza. Non sarà un libro, quindi, nemmeno questo, a cambiarmi la vita, ma l'ha fatto l'esperienza di coscienza e consapevolezza che gli sta dietro, e che potrebbe contribuire a cambiare anche la vostra.

Del resto l'opera è onorata di far parte di una collana che esprime libri di autori, Padri cristiani, Maestri zen, donne e uomini di meditazione, laici viandanti alle sorgenti interiori, che hanno cercato la kenosis, l'hanno realizzata e posta in condivisione. Tali sono le opere che andrebbero lette prima della mia. E parlo tra gli altri di H.E. Lassalle, di Johannes Kopp, allievo di Yamada Koun, di Reb Anderson, Bede Griffiths, Dario Doshin Girolami, Maria Pia Giudici e Christina Feldman. Per quanto riguarda Eremo d'inverno, altri, se vorranno, ne potranno dire e commentare più estesamente e in profondità.

Come autore devo fermarmi qui, al semplice annuncio della presenza del testo in libreria (da subito presso l'editore: tel 06.47.82.50.30 - email: laparola@appuntidiviaggio.it) a disposizione del lettore che ravvisi in sé una disposizione d'animo ad aprirlo.

 
 
 

Sul fondo della bottiglia obliqua

Post n°329 pubblicato il 15 Settembre 2016 da haikuzen

 

 

Sul fondo della bottiglia obliqua

una polla tremolante d'acqua

                                           iridescente

grande come il mare.

 

 

 
 
 

Osando il dire: lo zazen, ovvero la triade della compassione

Post n°328 pubblicato il 08 Settembre 2016 da haikuzen

 

Prologo

 

 

Il suono della parola

non è il sapore che sente la bocca.

Una descrizione non è l'esperienza.

 

Nemmeno un trattato di quattrocento 

pagine ne è un assaggio.

 

Ma se assaggio il sapore soave

la parola s'alza e risuona

a indicare la luna.

 

Se non capisci siedi in zazen.

Se capisci, in zazen guardalo svanire.

 

 

1

Zazen è zazen, va bene

ma per la compassione, osando il dire, zazen è essere

sedere e gustare il presente che avviene

 

talvolta è l'attenzione al respiro 

che in sottofondo non ha mai sosta 

sooooo-staaaaa soooo-staaaaaaa

d'un tratto è la serranda fragorosa

uno scricchiolio vicino un fruscìo il respiro

riavvertito un silenzio tonante nel quale

guizza la forma di un pensiero peeeeen-

siiiiiiieeeeee-rooooo... il campo visivo

è la presenza mentale e la presenza mentale 

è il campo visivo specchio composto 

da ogni forma che rientra nel raggio 

del sentire evanescente e indivisa

 

tuttto è dentro perché un fuori non c'è

tutto è vuoto perché un tutto non c'è

 

gustare è non esserne mai sazio

desiderarlo è perderlo all'istante

temere di perderlo è smarrirlo d'incanto

 

e però è gioia meraviglia senso di pace

serena pienezza di un "chi" che è

gioia meraviglia senso di pace 

ineffabile presenza.

 

 

2

Lo zazen è un sentire 

indiviso e gioioso, oltre ogni dire

di essere nel senza-tempo 

                                       e nel senza-dove si è

 

di essere parte di un Nulla ineffabile 

e reale che si manifesta come 

ogni forma e come 

tutte le forme.

 

Se così per te non è

c'è uno stato di non-abbandono 

in te, c'è un sentire divisivo

 

in azione, che produce intenti,

sforzi, mete, qualcosa da conseguire

o da smettere di conseguire.

 

Ma se solo fai il pensiero 

o il gesto di escludere tale stato,

                                                    questo sentire, 

entri in un'ulteriore fase

                                       divisiva.

 

Guardalo con apertura, accoglienza,

compassione, empatia.

 

Guarda con la presenza cosciente

Il tuo stato quale esso sia,

 

anch'esso come il tuo guardare è una forma

della realtà che si manifesta,

il presente che avviene.

 

Non appena lo sperimenti così com'è, non appena

lo realizzi nel suo essere proprio ora

 

alcunché di divisivo

 

s'apre d'incanto lo zazen dell'abbandono

di sé della coscienza gioiosa e illimitata

piena di tutte le forme non separate 

dell'universo senza oggetto 

alcuno puro Nulla e 

puro Tutto.

 

 

3

Ogni zazen è risveglio.

Se non lo è, è perché ci teniamo 

 

afferrati:

 

o a un tentativo di conseguimento

o a un tentativo di eliminare

tale tentativo.

 

Viene poi la mente che crede

d'aver capito e si lega al tentativo

terzo di eliminare i primi due.

 

Ma ecco che la regina delle volpi

si fa avanti e cerca di non cadere

nei primi tre e così via.

 

Allora si ritorna al respiro, fatto fisico

che interrompe la catena, ma

cos'è queso senso di fare

bene, di fare giusto

 

di lasciarsi andare?

 

Non è forse l'ennesimo tentativo,

un'altra illusione di conseguire?

 

Tuttavia è proprio questa serie di

tentativi a generare la stanchezza

che li tronca.

 

È allora, anche solo per un battito

di ciglia, che lo zazen

si realizza.

 

 
 
 

I like I don't like

Post n°327 pubblicato il 01 Settembre 2016 da haikuzen

 

Ci siamo liberati da chiese e partiti

abbiamo dismesso etiche e ideologie

come camicie di forza.  

 

Abbiamo reso sovrano il nostro giudizio

e ora è mi piace o non mi piace 

su ogni cosa.

 

Abbiamo liberato l'io,

                                ora dobbiamo 

liberarci dall'io.

 
 
 

L'altrui dolore

Post n°326 pubblicato il 25 Agosto 2016 da haikuzen

 

Guarda la tua sofferenza con grande compassione

fino a che energia di sofferenza ed energia

compassionevole sono l'unica energia

che costituisce e percorre

                                          al di là di ogni concetto

al di qua di ogni nome.

 

Poi, se già non t'aveva toccato

continua con quella parte di te

che è l'altrui dolore.

 

 
 
 

Non chiedetemi

Post n°325 pubblicato il 18 Agosto 2016 da haikuzen

 

Non chiedetemi se sono cristiano

o buddhista, religioso o laico,

credente o ateo

 

quando siedo in zazen 

la schiena diritta e le punte

dei pollici che si toccano.

 

Respiro d'onda, acqua 

nell'acqua

 

quale oceano infinito sono

 

a quale oceano infinito

appartengo?

 
 
 

Riletture - 3

Post n°324 pubblicato il 08 Agosto 2016 da haikuzen


Ripensando Hiroshima e Nagasaki - 31

 

 

Un albero non può crescere nel mondo

se non affonda le radici nella terra.

 

La contemplazione cristiana, lo zazen

la calata verticale di una sincera ricerca 

                                                          personale

inquadrata o no in una religione storica

sono il fuoco in un terribile inverno.

 

La giustizia sociale

l’eguaglianza economica e politica

l’equilibrio con la natura

la gioia e la nonviolenza sono

il suo calore che avanza.

 

 

 

1 Giovane eremo (1969-1980).

 

 
 
 

Riletture - 2

Post n°323 pubblicato il 07 Agosto 2016 da haikuzen

 

Ripensando Hiroshima e Nagasaki - 21


«La lotta di classe esiste

e i ricchi l’hanno vinta»

 

è stato detto. 

 

Ma ciò che pochi dicono

è che questa vittoria

è stata ottenuta in una 

                                  prigione,

le cui alte mura avvolgono 

ugualmente vincitori e vinti.

 

C’è infatti una prigione che ingabbia 

la mente di tutti gli esseri umani

alla stessa maniera.

 

È la percezione della realtà

divisa tra  e non sé.

 

Dove poi la realtà chiamata 

prevale nettamente sulla stessa realtà

chiamata non sé.

 

Da tale percezione la mente è presa

e ad essa la mente si avvinghia

come metro di misura

di ogni cosa.

 

Il Mio piacere, la Mia gioia,

il Mio dolore, il Mio amore,

le Mie amicizie, la Mia famiglia,

i Miei figli, i Miei soldi, la Mia roba.

 

Il Mio successo, i Miei fallimenti, il Mio 

volontariato, le Mie elemosine,

la Mia illuminazione, il Mio Dio, la Mia 

religione, la Mia rivoluzione. 

 

(Anzi, la Nostra: 

omuncoli e controrivoluzionari

chi sta fuori dal cerchio magico,

cioè sempre gli altri).

 

Io dentro, il mondo fuori.

Io bene, intorno il male.

 

Questa gabbia produce 

i gironi infernali della lotta 

degli uni contro gli altri.

 

Dove c’è il turnover di chi vince 

ed è carnefice di chi perde

 

e chi perde vince su altri 

perdenti, che vincono su 

più miseri sconfitti,

 

tutti in perenne ricerca di forza

per sconfiggere altri.

 

Tutti carnefici. Tutti vittime.

E la Storia è la cupa memoria.

 

1Eremo d'inverno (2013-2016)


 
 
 

Riletture - 1

Post n°322 pubblicato il 06 Agosto 2016 da haikuzen

 

Ripensando Hiroshima e Nagasaki -11



...Ora, io so

che in un punto della Storia

la sete ritroverà la sorgente


e sulla via di Damasco

la disperazione cadrà da cavallo.


So

che ciò che noi siamo veramente

è indistruttibile


ma non so, ancora non so

se qualcosa di terribile dovrà

accadere prima.


Più terribile davvero

di quanto sia già ora,

come conseguenza diretta

delle nostre azioni.


Certo, il vento

continuerà a soffiare dopo.

  E la primavera della Valvestino ritornerebbe

presto o tardi con i suoi fiori.


Ma è per l'uomo che sarà pianto

e stridor di denti.


 

 

1 Giovane eremo (1969-1980)

 
 
 

Il viaggio tra camera e bagno

Post n°321 pubblicato il 01 Agosto 2016 da haikuzen

 

Estinguere la fame e la sete per tutte le cose del mondo, porta al vissuto di ogni attimo, tutte le cose del mondo comprese. Se prendo la bici per un giro nel viale del santuario, non ci sono Maldive che tengano, così pure nel viaggio tra camera e bagno, delizioso e brevissimo. D'altra parte se sono in viaggio per le Maldive non ci sono Seychelles che tengano, o viale di santuario. Già, ma se tutto equivale nel vissuto dell'attimo, da quale spinta può nascere la scelta? 

 

Ah, il giovane umbro che faceva piroettare su se stessi i suoi frati e nella direzione casuale in cui cadevano, presi dalle vertigini, li mandava per il mondo! 

 

Ma torniamo, da comuni mortali, alla nostra dimensione quotidiana: perché mai dovrei scegliere Santorini se il percorso da salotto a cucina è già fonte d'illuminazione? Problemi di chi fa ancora differenze tra le grandi mete e il viaggio dietro casa, e non si capacita che la meta possa emergere, tra una miriade di motivazioni,  per l'intenso valore vissuto nell'attimo, nel quale sta il bandolo, il fulcro e il baricentro di ogni luogo, e non nel luogo più o meno sognato nel quale si andrà. Un conto è trovare la meta, infatti, in un oggi interiore nel quale sentiamo che non manca nulla e un conto è scegliere  un viaggio sentendosi "mutilati" se questo non dovesse concretizzarsi. Nel primo caso, quando l'attimo sarà vissuto con i piedi nell'acqua turchese o con la bici nel viale, sarà ancora e sempre, nella data forma della situazione, quell'attimo unico e irripetibile di vita. Chi invece ha fame e sete di questo e di quello e mette, quindi, il baricentro in un altrove bramato, quando l'altrove non sarà più tale, dopo un breve giro di valzer, già muoverà gli occhi inquieto in cerca di un nuovo altrove.

 
 
 

È presto detto

Post n°320 pubblicato il 24 Luglio 2016 da haikuzen
 

 

  È presto detto:
                           ognuno vuol vincere e affermarsi, ma
                           per andare all'incontro con noi stessi

                           (bere alle sorgenti, riconoscere l'altro...)

occorre perdersi.

Le vie sono infinite infatti
ma la frattura illusoria
da sanare è una sola:

la percezione separata
di un sé, di un'esistenza.

 

 
 
 

L'atto meditativo

Post n°319 pubblicato il 15 Luglio 2016 da haikuzen

 

L'atto meditativo

(un non atto in verità)

sta alla vita dell'essere umano

come il cibo e l'acqua alla sua bocca

come l'aria ai suoi polmoni.

 

Infatti se il mondo fosse sazio

potrebbe farne astinenza

 

Se il mondo fosse felice

un sorriso lo potrebbe seppellire

 

Se una rivoluzione fosse riuscita

sarebbe bastata una ghigliottina

o la canna di un fucile.

 

Invece ne fanno a meno i sofferenti

(se ne privano gli oppressi)

                                              e lo seppellisce

il riso degli incauti.

 

 
 
 

X

Post n°318 pubblicato il 10 Luglio 2016 da haikuzen

 

Vastità azzurra

un ramo di bambù

pesca nell'onda

 

 
 
 

“Come scrivere tutto questo?”

Post n°317 pubblicato il 03 Luglio 2016 da haikuzen
 


Di nuovo risorge forte il problema della lingua, di un'altra lingua per la psicoanalisi. "Come scrivere tutto questo?", si chiede Fachinelli. Come dare figura all'eccedenza femminile? All'ospite che ci attraversa? "Vento sulla fronte, rombo del mare, luce torpore, pensiero dell'accettazione, gioia con senso di gratitudine, verso chi?"

(Da Massimo Recalcati, "L'inconscio alla ricerca di una nuova lingua", in “la Repubblica”, 13/04/2016, sez. Cultura, p.53. L'autore sta recensendo il libro di Elvio Fachinelli, Al cuore delle cose, a cura di Dario Borso, Derive Approdi).

Dunque:

"Vento sulla fronte, rombo del mare
luce torpore, pensiero dell'accettazione
gioia con senso di gratitudine, verso chi?"


Questa scheggia lirica (o vogliamo dire brano "mistico"?) credo possa trovare più di un orecchio pronto a vibrare del vissuto. Però solo un orecchio “orientale” (o mistico-lirico occidentale) potrebbero concluderla: dall'orecchio di un haijin a quello dello zen. Le parole finali "verso chi?" sono un vero e proprio koan, e come tutti i koan si risolve con un "risveglio", un'apertura di coscienza. Ma come si scriverebbe, questa scheggia lirica dopo la "risposta", l'apertura di coscienza? Ecco:


"Vento sulla fronte, rombo del mare
luce torpore, pensiero dell'accettazione
gioia con senso di gratitudine, verso chi?"


Dite che è uguale? Non è proprio così. Nel primo caso prevale il rovello di dare risposta a un'esperienza troppo intensa per il piccolo io, si cerca l'enucleazione di una realtà, che in quanto tale verrebbe oggettivata, distinta e in ultima istanza concettualizzata, separata dal soggetto pensante, morta (ma solo nella testa del soggetto).

Nel secondo caso "verso chi?" non attende più risposte "verso" qualcosa, mette anzi fine a ogni ansiosa ricerca nel momento stesso in cui l'interrogativo viene formulato con la gioia e la pienezza dell'esperienza stessa. L'ospite che ci attraversa (direi che ci "costituisce") sta già parlando con il vento sulla fronte e il rombo del mare. E colui che fa la domanda sente la risposta nella sua domanda stessa.

Non si tratta, però, di un io che "smemora" nell'indistinto come Eco erroneamente ritiene (vedi "Lo zen e l'occidente", postfazione in Alan Watts, Lo Zen, Bompiani, 1964), e che sempre erroneamente, a mio avviso, impedirebbe la caratteristica occidentale - è sempre Eco che parla - di formulare ipotesi di lavoro e di seguire la via dell'analisi e del lavoro dell'intelletto. Infatti Paolo Beonio-Brocchieri ("Note su una storia dello Zen", PDF rintracciabile in rete) mio indimenticato professore all'Orientale di Ca' Foscari, fa lo stesso errore - ma di segno contrario - con D.T.Suzuki, noto esponente zen, rimproverandolo di usare troppe analisi, parole e libri, per uno zen che vorrebbe essere oltre. Come se una cosa precludesse l'altra.

L'analisi, invece, è possibile e benvenuta, perché precede l'apertura di coscienza (e il gettare tutte le energie nella prima può essere propedeutico a quell'impasse, quel vicolo cieco, quella paralisi intellettiva dalla quale può scaturire l'apertura stessa, quella sì "presenza" oltre le parole) e la segue, senza più poterne, fortunatamente e felicemente, prescindere.

L'esperienza del bosco e di esserne parte non fa smemorare affatto la percezione degli alberi nella loro irriducibile e stupenda diversità, men che meno quella dell'io che li guarda ed è sede di tale percezione. Semplicemente, dopo l'apertura di coscienza, l'analisi, il lavoro dell'intelletto, come pure l'incontro fisico e psichico con “l'altro” (che è un altro albero, sì, ma dello stesso bosco universale), avvengono nella coscienza pacificata del “vuoto che è forma e della forma che è vuoto”1 (nulla a che vedere con la concezione nichilista del “vuoto” in Occidente), e i suoi risultati relativi tendono sempre al servizio dell'umanità e di ogni forma di vita.



1Sutra del Cuore, testo buddhista. Citazione a braccio.

 
 
 

Nel cavo silenzioso della notte

Post n°316 pubblicato il 27 Giugno 2016 da haikuzen

 


Nel cavo silenzioso della notte

che disperde nei sogni la tempesta


dei cuori umani

e delle piccole menti

prima che il chiarore

dell'alba riporti il dissidio

e la contesa


le trincee armate da dove l'io spia

i suoi fantasmi


qui avvolto nel buio più pacifico

sì, qui dove il giovane russo parla


ai secoli, alla storia e all'universo


qui il cuore del mondo sta

e respira.


 
 
 

Perché il volo delle farfalle

Post n°315 pubblicato il 21 Giugno 2016 da haikuzen

 

Perché il volo delle farfalle

è così deliziosamente

                                    caotico, dite?


È il loro modo di cercare

l'amore, essere il vero

arrivare al fiore.

 


 
 
 
 
 

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(collana Saggi)

 

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