IL VOLO DI ICARO
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Un sorriso ai volti sottratti dal tempo....
Post n°16 pubblicato il 31 Ottobre 2010 da IoDomenico
Al tramonto, come a seguire l’ultimo bacio del sole, scivolo nel mio antro, la caverna dell’animo, nel silenzio lieve come sa esserlo quello della sera. Mi adagio su un dondolo, e disteso su un fianco resto ad osservare il mare, quel colore preso dal cielo, mentre i profili della costa si bagnano dell’aurea dell’ultimo raggio di luce. Raccolto a gambe incrociate, ciondolo lo sguardo come lo scorrere d’una nuvola. Ogni voce sa distanziarsi, mentre altre, prendono consistenza fra i pensieri, coi ricordi, e la voglia di avvicinarsi ai sogni. In quei momenti denudo ogni certezza, mi abbandono ai sapori che il giorno non consegna, colgo la malinconia, col desiderio di rivivere ciò che dell’età un’immagine conserva. I vicoli restano sempre uguali alla memoria, ai miei ricordi di ragazzo, le case invece fanno la vera differenza, diverse da quelli di altri tempi, basse e coi tetti di tegole,con piccole finestre e la gente spesso seduta ad attendere sempre un qualcosa, qualcuno. Ma le strade sempre identiche riportano ugualmente i trascorsi momenti, e si agganciano ai desideri che crescono con l’avanzare degli anni. I vicoli sanno riportarmi in quell’ora gli odori delle pietanze e le voci dei bimbi che inseguono i giochi, le risate e gli schiamazzi, e puntuale il richiamo con voce squillante delle mamme. Nel cielo terso, con la penombra che contrasta le luci di strade lontane e quella delle case che sì illuminano, sembra che ogni cosa vada a deporsi in un fagotto, per poi tornare ad aprirsi col nuovo giorno, così i bimbi tornano alle case, i problemi si sommano al giorno dopo, e i voli degli uccelli tornano ai nidi, mentre i sogni attendono la notte. Osservare ogni rientro è il voler comprendere la vita, quella che si azzanna, che ti sfiora, che strilli, che non si fa sentire. E comprendo che un volo non ha direzioni scritte nel cielo, è fulmineo, uno schizzo e poi il nulla. Ed io so che a volte, in quel giorno appena trascorso, tante cose sono l’attimo inutilmente cercato, lo schizzo che in quel momento vorrei saper conservare o ritrovare. La luna mi sta davanti, distante, ed è come si sporgesse ad una sola parte del cielo, mentre l’altra di nascosto sia a scrutare i miei pensieri, ed io non mi sento mai solo. Riunito nel mio tempo, vivono entrambi i contesti, io sospeso ai pensieri, e la molteplice compagnia delle sensazioni, delle parole, dei volti che ad uno ad uno, vengono ad affollare la mia mente, come sapessero che sono quelli i loro spazi, il luogo e l’ora, in cui stare seduti per viaggiare con la mente. Il respiro di quelle occasioni non sempre facili da trovare, è pacato e misura il silenzio intorno, come se più forte, possa incupirlo. Non è un periodo lungo quello che riesco a ritagliarmi, ma risulta intenso. Può rendermi più concreto nel trovare soluzioni ai pensieri, o flemmatico nel disegnare fra le nuvole il sorriso che a volte credo di non poter trovare. Se socchiudo gli occhi posso avvertire qualunque vibrazione, le foglie dei rampicanti smosse dal venticello, il canto distante di uccelli, il rombo d’un aereo in volo, le onde che si scavalcano come fossero i miei pensieri, il cigolio del mio dondolo. A volte sono gli istanti, in cui la mia età adulta torna a giocare col passato così distante: gli occhi dei grandi tornano piccini, le riflessioni del tempo materiale all’incanto di fiabe, il danaro solo il gioco che si condivide, e le mani non hanno calli e si stringono senza nessuna divisione. Nella mia caverna resto nascosto a chiunque, so che non mi darà risposta a nessun problema che sfioro, ma è il lasso di tempo in cui lascio libera ogni illusione, vivo i sogni come un bimbo, ritrovo reminiscenze capaci di dare un senso di calore all’animo, un sorriso che si abbozza o che ritorna se dimenticato. Diviene il tempo che distingue la realtà dalle illusioni, che smuove le paure che non fanno volare o le rintana per non fare male. E’ l’unico spazio che sa farmi tornare sereno, come il tempo d’un bimbo, di questo manca quel calore che un tempo sentivo tra la mano, che lentamente carezzava il mio volto, lei si sedeva vicino cingendomi in un abbraccio e si chiedeva cosa il suo ragazzo stesse pensando. Nella caverna dell'animo penetrano gli sguardi di chi è oltre il nostro giorno....
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